Esiste un sistema giudiziario parallelo che consente ai colossi energetici di denunciare i Governi

Nato con il “Trattato sulla Carta dell’Energia” (ECT), un patto firmato da circa 40 Paesi pensato per proteggere gli investimenti nei combustibili fossili

Esiste un sistema giudiziario parallelo che consente ai colossi energetici di denunciare i Governi
Esiste un sistema giudiziario parallelo che consente ai colossi energetici di denunciare i Governi. Questo speciale sistema giudiziario è nato grazie al Trattato sulla Carta dell’Energia (ECT), un patto firmato da circa 40 Paesi, pensato per proteggere gli investimenti nei combustibili. In pratica, le aziende che ritengono di aver subito un danno dallo Stato per via dalle politiche energetiche e climatiche adottate, possono trascinarlo in tribunale e costringerlo ad un risarcimento miliardario.

Tale meccanismo, nato negli anni ’90, fu pensato e istituito per tutelare gli investitori dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica (per proteggere le imprese energetiche che operavano in quei territori dall’espropriazione e dalle nuove regolamentazioni).

Di fatto le aziende petrolifere, del gas e del carbone di tutto il mondo hanno ricevuto più di 100 miliardi di dollari dai tribunali ECT (probabilmente perché questi ultimi, come riferisce il Guardian, non sono imparziali e hanno problemi di autoregolamentazione e conflitti di interessi).

Come funzionano i tribunali ECT

Il funzionamento dei tribunali dell’ECT è diverso dai sistemi giuridici tradizionali (dove la magistratura dovrebbe essere nominata pubblicamente e in maniera indipendente): le regole prese come punto di riferimento sono quelle formulate dal Centro internazionale per la risoluzione delle controversie internazionali (ICSID) della Banca mondiale.

Quindi, per ogni caso, si sceglie un collegio di 3 arbitri: “uno nominato dallo Stato, uno dall’investitore e un terzo che funge da presidente ed è selezionato dagli altri due arbitri“. Il regolamento dice che gli arbitri dovrebbero essere “persone di alto carattere morale e riconosciuta competenza nei campi del diritto, del commercio, dell’industria o della finanza, alle quali si può fare affidamento per esercitare un giudizio indipendente“.

La scelta di uno dei componenti può essere contestata se una parte non è d’accordo, ma non è garantito che alla fine ci sia un cambio.

Una volta stabilito il “trio“, il caso viene presentato e discusso davanti ad un gruppo di avvocati, che rappresentano le due parti. Il tutto avviene a porte chiuse, e non c’è obbligo di divulgare al pubblico l’esito della controversia.

I problemi dei tribunali ECT

In base ai casi giudicati fino ad ora dall’ECT, in un numero significativo di questi, “un individuo che aveva precedentemente agito in qualità di arbitro nominato da un investitore, in un altro caso simile è stato nominato per agire come difensore per un’altra parte“.

Visto che tali operazioni si svolgono in segretezza, è complicato stabilire che gli arbitri non abbiano legami con gli avvocati coinvolti nel processo o non siano essi stessi degli avvocati.

Le regole sono autogestite dagli arbitri e va a finire che “l’obiettivo principale dell’ECT è promuovere e proteggere gli investimenti in combustibili fossili, che non è affatto l’obiettivo dell’accordo di Parigi“, ha detto Patrice Dreiski, ex dirigente dell’ECT.

Negli ultimi anni la maggior parte delle controversie ha coinvolto gli Stati dell’UE per via della loro intenzioni di incentivare le rinnovabili e ridurre i combustibili fossili.

Ad esempio, nel 2021 le società energetiche tedesche RWE e UNIPER si sono appellate all’ECT ​​per citare in giudizio i Paesi Bassi, chiedendo un risarcimento di diversi miliardi di euro per la politica di eliminazione dell’energia a carbone entro il 2030 messa in atto dal Paese.

Un episodio simile è capitato anche all’Italia. Nel 2017 la compagnia petrolifera britannica Rockhopper ha citato in giudizio il Governo italiano (che si è ritirato dall’ETC nel 2016) per aver vietato le trivellazioni petrolifere sulla costa adriatica. Nell’agosto del 2022 il tribunale ha stabilito che l’Italia dovrà pagare 190 milioni di euro.

Siccome i Paesi stanno cercando di ridurre le proprie emissioni per rispettare l’accordo di Parigi del 2015 sul clima, è giunta da Bruxelles la proposta di eliminare gradualmente l’ECT ​​all’interno dei confini dell’UE.

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