Chi c’è nella corsa europea ai mini reattori nucleari?

Da Google a Microsoft, dalla startup Newcleo a una società del ministero della Difesa italiana, in Europa si sta formando un’importante alleanza per lo sviluppo dei mini reattori nucleari modulari, noti come SMR (Small Modular Reactors)

Chi c'è nella corsa europea ai mini reattori nucleari?

Chi c’è nella corsa europea ai mini reattori nucleari? In Europa si sta formando un’importante alleanza per lo sviluppo dei mini reattori nucleari modulari, noti come SMR (Small Modular Reactors). Questa coalizione, promossa dalla Commissione Europea, ha l’obiettivo di sviluppare una nuova generazione di impianti nucleari di piccole dimensioni, capaci di produrre energia in modo più flessibile e sicuro rispetto alle centrali nucleari tradizionali. Tra i partecipanti a questa iniziativa ci sono grandi nomi dell’industria tecnologica come Google e Microsoft, startup innovative come la italiana Newcleo fondata dal fisico Stefano Buono, e multinazionali come Siemens. In totale, sono coinvolte 286 entità, tra cui università, piccole imprese e grandi aziende del settore, tutte unite dalla volontà di rafforzare la posizione dell’Europa in un mercato dominato da Stati Uniti e Cina.

I mini reattori nucleari modulari sono impianti di dimensioni ridotte rispetto alle centrali tradizionali, sia per dimensioni fisiche sia per capacità produttiva. Questi reattori utilizzano la tecnologia della fissione nucleare per produrre energia, con una potenza che varia dai 10 ai 300 megawatt. Grazie alla loro struttura modulare, è possibile produrli in serie e assemblarli con maggiore facilità. Secondo l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), questa caratteristica potrebbe facilitare la loro diffusione e il loro utilizzo su larga scala.

L’alleanza europea sui mini reattori nucleari è parte di un piano d’azione più ampio dell’Unione Europea, che ha inserito il nucleare tra le tecnologie idonee a ricevere finanziamenti per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. L’obiettivo è creare un’industria europea in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dei 27 Stati membri, senza dipendere da fornitori esterni come avvenuto per i pannelli solari con la Cina. L’iniziativa è stata avviata a febbraio 2024 e prevede di definire una strategia preliminare entro i primi mesi del 2025, con l’obiettivo di installare un mini reattore entro il 2030. A settembre saranno selezionati i progetti di piccoli reattori da sostenere, sia dal punto di vista economico che della ricerca, attraverso otto gruppi di lavoro che si occuperanno di diversi aspetti, come la filiera di fornitura e il trattamento delle scorie.

Il tema del nucleare è particolarmente delicato in Europa, dove solo 13 dei 27 Stati membri utilizzano energia nucleare. La Francia, in particolare, ha un ruolo di primo piano nella promozione dei mini reattori, con 72 aziende francesi iscritte all’alleanza, tra cui il colosso dell’atomo Orano e la startup Newcleo. Anche l’Italia, nonostante abbia abbandonato l’energia nucleare quasi 40 anni fa, è sorprendentemente ben rappresentata, con 39 iscritti. Tra le aziende italiane coinvolte ci sono nomi importanti come Eni, Enel, Ansaldo Nucleare, Fincantieri, e diverse università, tra cui Pisa e il Politecnico di Milano.

La Polonia è il terzo paese per numero di partecipanti (18), seguita da Repubblica Ceca e Germania, entrambe con 16 iscritti. Sebbene l’alleanza sia definita “europea”, la Commissione Europea ha incluso anche paesi vicini all’orbita industriale europea, come Ucraina e Turchia. Inoltre, attraverso le loro filiali europee, sono coinvolti anche Stati Uniti, rappresentati da Google e Microsoft, interessati principalmente a finanziare la ricerca e a garantire contratti vantaggiosi per sperimentare nuove tecnologie nei loro data center.

L’alleanza europea sui mini reattori rappresenta un test cruciale per la capacità dell’Europa di competere su scala globale. Stati Uniti e Cina sono attualmente in vantaggio, con gli Stati Uniti che hanno investito massicciamente in progetti SMR e la Cina che ha già attivato il primo reattore alla fine del 2023. Secondo un rapporto di Wood Mackenzie, i progetti SMR a livello mondiale hanno raggiunto una capacità di 22 gigawatt nei primi tre mesi del 2024, con investimenti complessivi di circa 176 miliardi di dollari.

La commercializzazione di questi nuovi impianti non è prevista prima del 2030. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) ha sottolineato che ci sono diversi modelli di SMR in varie fasi di sviluppo, ma rimangono ostacoli politici e tecnici che l’Europa dovrà affrontare. Sul fronte della fusione nucleare, un obiettivo a lungo termine con una possibile attivazione prevista per il 2050, l’Europa deve accelerare gli investimenti per non rimanere indietro rispetto agli Stati Uniti, che attualmente dominano il settore con 26 aziende dedicate.

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