Il presidente eletto degli Stati Uniti ha comunicato che l’Unione Europea deve affrontare il suo “enorme deficit” commerciale con gli Stati Uniti attraverso l’acquisto su larga scala di petrolio e gas americani. In un post pubblicato sul suo social network Truth, Trump ha affermato: “Ho detto all’Unione Europea che deve colmare il suo deficit enorme con gli Stati Uniti attraverso l’acquisto su larga scala del nostro petrolio e gas. Altrimenti, saranno dazi doganali ovunque!!!”
Donald Trump minaccia l’Unione Europea di imporre dazi se non acquisterà petrolio e gas statunitensi. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha comunicato che l’Unione Europea deve affrontare il suo “enorme deficit” commerciale con gli Stati Uniti attraverso l’acquisto su larga scala di petrolio e gas americani. In un post pubblicato sul suo social network Truth, Trump ha affermato: “Ho detto all’Unione Europea che deve colmare il suo deficit enorme con gli Stati Uniti attraverso l’acquisto su larga scala del nostro petrolio e gas. Altrimenti, saranno dazi doganali ovunque!!!”.
Gli Stati Uniti sono attualmente il più grande produttore mondiale di petrolio e il principale esportatore di gas naturale liquefatto (GNL). Le discussioni tra acquirenti di GNL, inclusi i Paesi dell’Unione Europea e il Vietnam, sono già in corso per valutare la possibilità di aumentare gli acquisti di combustibile dagli Stati Uniti. Questo è stato fatto in parte per evitare le possibili tariffe doganali.
Trump ha anche minacciato di applicare dazi a Paesi come la Cina, il Canada e il Messico, concentrandosi in particolare su quelle nazioni che presentano un deficit commerciale con gli Stati Uniti. L’Europa è già la principale destinazione per il GNL americano, con oltre la metà delle consegne destinate al continente nell’anno passato.
In un contesto più ampio, le politiche economiche proposte da Trump, che includono dazi e tagli fiscali, hanno portato la Federal Reserve a essere cauta riguardo all’allentamento delle sue politiche nel prossimo anno. I mercati finanziari ora prevedono meno di due riduzioni dei tassi di interesse nel 2025, con un tasso terminale previsto del 3,9%, molto più alto rispetto a quanto stimato in precedenza.
Questa situazione ha avuto un impatto significativo sul mercato obbligazionario, con i rendimenti dei Treasury Usa a dieci anni aumentati di 40 punti base nelle ultime due settimane, superando il livello del 4,5% per la prima volta dal mese di maggio. Anche il mercato delle materie prime ha risentito della forza del dollaro, con i prezzi del petrolio che sono scesi: il WTI a 69,05 dollari al barile e il Brent a 72,53 dollari al barile. L’oro, invece, ha mostrato una leggera crescita, arrivando a 2.616 dollari l’oncia.
James Rossiter, responsabile della strategia macro globale di TD Securities, ha commentato: “È chiaro quanto le banche centrali si stiano preoccupando della geopolitica e dell’incertezza nel 2025”. Ha aggiunto che l’incertezza rimarrà alta e i mercati potrebbero affrontare fluttuazioni maggiori rispetto al passato.