Siria: il regime di Assad è caduto e Damasco è stata presa dagli jihadisti

Nella notte tra sabato e domenica, gruppi armati jihadisti hanno preso il controllo della capitale Damasco, dichiarando che la Siria è finalmente “libera”

Nella notte tra sabato e domenica, gruppi armati jihadisti hanno preso il controllo della capitale Damasco, dichiarando che la Siria è finalmente «libera». Questa svolta cruciale arriva dopo un’offensiva militare che ha avuto inizio undici giorni fa. Il dittatore siriano Bashar al Assad ha abbandonato la capitale ed è fuggito, ma al momento non si conosce la sua destinazione.

Il primo ministro del regime, Mohammad Ghazi al Jalali, ha dichiarato dalla sua residenza a Damasco di essere disposto a facilitare una transizione pacifica del potere. Ha inoltre rivolto un appello a tutti i cittadini siriani, compresi i membri dell’opposizione, affinché si evitino violenze contro le persone e danni alle istituzioni governative.

Abu Mohammed al Jolani, capo del gruppo Hayat Tahrir al Sham (HTS), il principale movimento dell’opposizione armata, ha ribadito l’invito a evitare disordini. Ha chiesto ai ribelli di rispettare le istituzioni governative, che rimarranno sotto la supervisione dell’ex primo ministro fino a quando non si concluderà una transizione ordinata. Secondo molti osservatori, questa posizione potrebbe indicare un accordo dell’ultimo minuto tra le due fazioni per evitare saccheggi e atti di vendetta.

La guerra civile in Siria

La guerra civile in Siria ebbe inizio nel 2011, durante le rivolte della “Primavera Araba”. Il 15 marzo di quell’anno, migliaia di giovani siriani manifestarono a Damasco e Aleppo contro il regime autoritario di Assad. Queste proteste si trasformarono rapidamente in un conflitto armato tra l’esercito governativo e le milizie dell’opposizione, organizzate nell’Esercito Siriano Libero (ESL).

Nei primi anni, i ribelli sembravano vicini a rovesciare il regime. Tuttavia, due eventi modificarono il corso della guerra: l’ingresso di alleati stranieri a sostegno di Assad, tra cui il gruppo libanese Hezbollah (2012), le forze iraniane (2013) e l’intervento militare della Russia (2015), e l’ascesa dell’ISIS, che conquistò ampie porzioni della Siria orientale.

L’ISIS, noto per le sue brutalità, attirò l’attenzione di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Nel frattempo, la Russia utilizzò bombardamenti aerei per sostenere Assad, permettendogli di riconquistare città strategiche come Aleppo.

La Turchia inizialmente supportò i ribelli contro Assad, ma successivamente si concentrò sui curdi siriani, considerati legati al PKK turco, ritenuto un’organizzazione terroristica da Ankara. I curdi, dal canto loro, riuscirono a ottenere una certa autonomia nel nord della Siria, nella regione conosciuta come “Rojava”.

Durante il conflitto, le forze di Assad sono state accusate di crimini contro i civili, tra cui attacchi chimici, assedi e bombardamenti di strutture civili come ospedali. Anche l’ISIS e altri gruppi armati si sono macchiati di gravi violazioni dei diritti umani.

L’ISIS perse progressivamente territorio a partire dal 2015. La sua sconfitta definitiva arrivò nel 2019, con la caduta di Baghuz e l’uccisione del leader Abu Bakr al Baghdadi.

Negli ultimi anni, Assad aveva consolidato il controllo sulla maggior parte del paese, lasciando ai ribelli solo alcune aree periferiche come Idlib. Tuttavia, l’offensiva lanciata undici giorni fa dai ribelli islamisti ha ribaltato lo status quo, culminando nella presa di Damasco.