Scoperti in Vaticano i documenti che indicano una nuova ipotesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi

Notizia dell’ultima ora: Scoperti in Vaticano i documenti che indicano una nuova ipotesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi

Scoperti in Vaticano i documenti che indicano una nuova ipotesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi
11 LUGLIO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – Settembre 1983, Emanuela Orlandi è scomparsa da tre mesi e le indagini stanno procedendo in diverse direzioni. Durante questo periodo di incertezza, il Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli ha scritto un messaggio segreto a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Papa Giovanni Paolo II. Questo messaggio, scambiato tra la Santa Sede e Bogotà, potrebbe cambiare completamente la prospettiva del caso Orlandi. Il sacerdote destinatario del messaggio è stato a lungo consigliere spirituale e confessore della famiglia di Emanuela. Nel messaggio, il cardinale Casaroli chiede se è vero che la sorella maggiore di Emanuela, Natalina, gli aveva rivelato di essere stata molestata sessualmente dallo zio Mario Meneguzzi, marito di Lucia Orlandi, zia paterna dei 5 ragazzi Orlandi.

Il cardinale Casaroli precisa che la richiesta di conferma di questo elemento gli è stata fatta da ambienti investigativi romani. La risposta dalla Colombia arriva poco dopo: “Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio. Mi ha confidato questa cosa terrorizzata e le è stato intimato di tacere, altrimenti avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi gestiva il bar e l’aveva fatta assumere qualche tempo prima”.

Il ritrovamento di queste due lettere non costituisce direttamente un’accusa nei confronti dello zio di Emanuela, poiché Mario Meneguzzi è ormai scomparso. Tuttavia, apre uno scenario che era stato solo parzialmente esplorato durante le indagini, prima che il caso passasse dal sostituto procuratore Margherita Gerunda al suo collega Domenico Sica. È importante sottolineare che Natalina aveva già reso testimonianza di queste molestie durante un interrogatorio a un magistrato di Roma, che però non è mai emerso dai documenti ufficiali.

Questi nuovi elementi pongono l’ufficio del promotore di giustizia vaticano Diddi e il procuratore capo di Roma Lo Voi di fronte all’analisi approfondita della pista familiare. I titolari dei due fascicoli d’indagine sono rimasti colpiti dal confronto tra il volto di Mario Meneguzzi e l’identikit tracciato da un vigile e un poliziotto che hanno riferito di aver visto, la sera della scomparsa, un uomo parlare con Emanuela appena uscita dalla scuola di musica vicino al Senato. Questa somiglianza avrebbe richiesto ulteriori approfondimenti, ma non è chiaro se siano stati effettuati. Gli investigatori stanno riesaminando tutte le carte della prima inchiesta e confrontando le dichiarazioni di Natalina Orlandi con gli interrogatori di testimoni antichi e recenti, nonché con migliaia di atti giudiziari che riguardano l’epoca del caso Orlandi.

Le indagini includono anche dettagli come le telefonate fatte dai presunti rapitori a casa Orlandi, alle quali rispondeva proprio lo zio Mario. Viene inoltre presa in considerazione l’intervento dei servizi segreti, che contavano alcuni individui molto vicini a Meneguzzi. Si è appreso che un giorno Meneguzzi, presumibilmente avvisato in anticipo, ha scoperto di essere pedinato dalla Squadra Mobile mentre si dirigeva verso Santa Marinella, sul litorale romano. Sorgono quindi diverse domande: perché lo stavano pedinando? Su quali basi investigative? E perché è stato proprio lui a consigliare al cognato Ercole Orlandi di scegliere l’avvocato Gennaro Egidio come legale e a non preoccuparsi delle spese legali, poiché il Sisde si sarebbe occupato di tutto? Con chi era in contatto Mario Meneguzzi? Questi sono solo alcuni dei numerosi interrogativi riaperti dallo scambio di corrispondenza segreta tra il Vaticano e il Sudamerica avvenuto 40 anni fa.

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