Salvatore Aldobrandi (75 anni) condannato all’ergastolo per l’omicidio della sua ex fidanzata Sargonia Dankha (scomparsa nel 1995 in Svezia)

Salvatore Aldobrandi, un uomo di 75 anni, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Imperia per l’omicidio della sua ex fidanzata Sargonia Dankha, scomparsa nel 1995 in Svezia. La giovane, di origini irachene e naturalizzata svedese, aveva solo 21 anni quando sparì il 13 novembre a Linköping. Aldobrandi era stato fin da subito l’unico sospettato, ma le indagini in Svezia non portarono a un processo poiché non fu mai trovato il corpo. Dopo quasi trent’anni, il caso è stato riaperto grazie alla denuncia dei familiari di Sargonia in Italia

Salvatore Aldobrandi, un uomo di 75 anni originario di San Sosti, in provincia di Cosenza, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Imperia per l’omicidio della sua ex fidanzata, Sargonia Dankha. La giovane, di origini irachene e naturalizzata svedese, scomparve il 13 novembre del 1995 a Linköping, in Svezia. La sentenza è arrivata quasi trent’anni dopo il delitto e chiude un caso che era rimasto irrisolto per lungo tempo.

Sargonia Dankha aveva solo 21 anni al momento della sua scomparsa. Aldobrandi era stato il principale sospettato fin dall’inizio, ma le indagini svolte in Svezia non portarono a un processo. Le autorità svedesi non poterono procedere per omicidio poiché non fu mai trovato il corpo della giovane. Tuttavia, i familiari di Dankha si sono rivolti alle autorità italiane, che hanno riaperto il caso.

Durante le indagini, furono trovate tracce di sangue di Sargonia nell’auto che Aldobrandi aveva preso in prestito il giorno della scomparsa. Nonostante ciò, nel 1996 Aldobrandi fu rilasciato e tornò in Italia, stabilendosi a Sanremo. Il caso rimase senza una verità giudiziaria fino al 2023, quando Aldobrandi fu arrestato e rinviato a giudizio.

La Corte d’Assise ha riconosciuto l’aggravante dei futili motivi e ha condannato Aldobrandi per omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. Inoltre, è stato disposto un risarcimento di 300mila euro per la madre di Sargonia, Shabo Ghriba, e di 100mila euro per il fratello Ninos Dankha. Queste somme sono state stabilite come provvisionale immediatamente esecutiva.

Il processo ha visto anche la testimonianza di un ex collega di Aldobrandi, che ha affermato che l’imputato gli chiese aiuto per eliminare il corpo di Dankha. L’avvocato Francesco Rubino, legale della famiglia della vittima, ha sottolineato che “la giustizia italiana è riuscita laddove quella svedese ha incontrato dei limiti”.

Aldobrandi si è sempre dichiarato innocente e i suoi avvocati hanno annunciato che presenteranno appello contro la sentenza. Durante il dibattimento, la Corte ha riconosciuto che l’omicidio avvenne “nell’ambito di una relazione caratterizzata dal possesso e dall’ossessione”. La sentenza è stata accolta con emozione dalla famiglia di Sargonia, che ha vissuto anni di dolore e attesa per ottenere giustizia.