Le accuse mosse dalla Procura nei confronti di Maria Rosaria Boccia riguardano vari episodi, tra cui la manipolazione di foto che avrebbero fatto sembrare che Boccia frequentasse abitualmente il Ministero della Cultura
Maria Rosaria Boccia, imprenditrice di Pompei, è al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura di Roma, nata a seguito della denuncia dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. La vicenda riguarda accuse di minacce e lesioni aggravate che Boccia avrebbe commesso nei confronti dell’ex ministro e della sua famiglia. Secondo quanto emerso dalle indagini, Boccia avrebbe fatto pressione su Sangiuliano, al punto da spingerlo a rassegnare le dimissioni dalla carica ministeriale, dopo aver pubblicamente ammesso di aver avuto una relazione con lei.
Le accuse mosse dalla Procura riguardano vari episodi, tra cui la manipolazione di foto che avrebbero fatto sembrare che Boccia frequentasse abitualmente il Ministero della Cultura. Gli investigatori sostengono che l’imprenditrice avrebbe condiviso senza il consenso di Sangiuliano foto private in cui apparivano insieme e avrebbe simulato la propria presenza in luoghi frequentati dall’ex ministro in ambito privato. Inoltre, Boccia avrebbe contattato la moglie di Sangiuliano, Federica Corsini, alludendo alla sua relazione extraconiugale con il marito.
Le autorità stanno attualmente analizzando i dispositivi elettronici sequestrati a Boccia, tra cui telefoni cellulari, computer e occhiali spia, per verificare la presenza di chat, registrazioni audio e video che potrebbero contenere ulteriori prove. Tra le persone coinvolte nelle comunicazioni sospette c’è anche Melania Rizzoli, amica della moglie di Sangiuliano.
Maria Rosaria Boccia sarà presto interrogata dalla Procura di Roma. Nel frattempo, dopo la perquisizione e il sequestro dei suoi dispositivi da parte dei carabinieri, Boccia ha ripreso a postare sui social. Ha condiviso un’immagine pubblicitaria di due cellulari con la scritta “operativa”, accompagnata da messaggi di ringraziamento per il sostegno ricevuto, il tutto con la canzone di Fiorella Mannoia “Io non ho paura” come sottofondo musicale.
L’inchiesta si concentra su due principali capi d’imputazione. Il primo è quello di minacce a un corpo politico, reato previsto dall’articolo 338 del codice penale, che può portare a pene fino a 7 anni di carcere. Gli inquirenti sostengono che Boccia abbia minacciato Sangiuliano con l’intento di compromettere la sua immagine politica e istituzionale, cercando di ottenere la nomina a consulente per i Grandi Eventi, una posizione di stretta collaborazione con il ministro.
Dopo la fine della relazione extraconiugale con Sangiuliano, e quando ha scoperto che la sua nomina a consulente era stata bloccata, Boccia avrebbe intensificato le sue pressioni. Ha contattato ripetutamente l’ex ministro per cercare di ottenere incontri, che lui avrebbe sempre rifiutato, e ha tentato di informarsi sugli sviluppi della sua possibile nomina presso il dicastero. Boccia ha inoltre informato Sangiuliano di una presunta gravidanza e ha continuato a contattare la moglie del ministro, facendo chiari riferimenti alla relazione extraconiugale con il marito.
Tra le azioni contestate, Boccia avrebbe anche pubblicato senza consenso foto private e manipolate, che la ritraevano all’interno del Ministero, e avrebbe rilasciato a media e social frammenti di notizie riguardanti la sua relazione con Sangiuliano e il suo accesso a documenti riservati del Ministero, suggerendo di essere in possesso di ulteriori informazioni compromettenti.
Un ulteriore capo d’accusa riguarda l’aggressione fisica ai danni di Sangiuliano. Secondo la denuncia, l’episodio si sarebbe verificato a Sanremo, nella notte tra il 16 e il 17 luglio, quando Boccia avrebbe colpito l’ex ministro provocandogli una ferita alla testa.
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