Notizia dell’ultima ora: “Prove del coinvolgimento dello Stato nell’omicidio Borsellino”
24 MAGGIO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Depistaggio nella strage di via D’Amelio: Nuove rivelazioni emergono durante il processo di appello sul cosiddetto “depistaggio Borsellino”. Secondo il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, e il sostituto Maurizio Bonaccorso, uomini delle istituzioni hanno manipolato le indagini per nascondere il coinvolgimento di entità esterne a Cosa Nostra nell’ideazione e nell’esecuzione dell’attentato che ha causato la morte del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta.
L’attenzione dei magistrati si concentra sull’ex questore di Palermo Arnaldo La Barbera, capo del pool di poliziotti in cui operavano i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, deceduto nel 2002. La Barbera è stato già identificato dal processo Borsellino Quater come il principale responsabile di uno dei più gravi casi di depistaggio nella storia italiana, legato al furto dell’agenda rossa del giudice e alla creazione di finti collaboratori di giustizia. Tuttavia, la sentenza di primo grado non ha confermato il suo coinvolgimento esterno all’associazione mafiosa.
La Procura di Caltanissetta, al contrario, sostiene che i comportamenti sospetti di La Barbera indicano il suo coinvolgimento nella sottrazione dell’agenda rossa. Secondo i pubblici ministeri, se La Barbera avesse agito solo per mantenere e migliorare la sua posizione all’interno della polizia, avrebbe adottato comportamenti diversi e avrebbe cercato di fare luce sul mistero dell’agenda rossa. Pertanto, la Procura ritiene che La Barbera abbia contribuito a mantenere le indagini all’interno del “perimetro” mafioso della strage.
Nel processo di appello, i magistrati di Caltanissetta delineano un quadro che, se confermato, potrebbe riscrivere la recente storia italiana. Sostengono l’esistenza di contiguità tra la mafia e centri di potere esterni all’organizzazione nella pianificazione della strage di via D’Amelio e nella partecipazione di funzionari appartenenti agli apparati istituzionali. Alcune prove a supporto di questa tesi sono la tempistica della strage, non coincidente con gli interessi della mafia, e la presenza sospetta di membri del servizio di sicurezza intorno all’auto blindata del magistrato subito dopo l’esplosione.
Secondo la Procura, il depistaggio mirava proprio a nascondere questa complicità esterna, e il furto dell’agenda rossa di Borsellino da parte di individui autorizzati a operare sulla scena del crimine è stato un elemento chiave. Inoltre, i pm sostengono che ci sono prove certe di indottrinamento da parte di La Barbera e Bo nei confronti dei finti pentiti, dimostrate dai numerosi colloqui avuti con loro, sottolineando un costante modus operandi basato sull’uso di colloqui investigativi e accessi alle strutture carcerarie per istruire Il processo sul depistaggio nella strage di via D’Amelio è ancora in corso ed è considerato uno dei più importanti per indagare sul presunto legame tra la mafia e gli ambienti istituzionali. La battaglia legale è appena iniziata in vista del giudizio di appello, e le nuove rivelazioni potrebbero portare a una ridefinizione della recente storia del Paese.
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