Le autorità sanitarie canadesi hanno confermato il primo caso umano di influenza aviaria H5N1 nel Paese, riguardante un adolescente della British Columbia, attualmente ricoverato in gravi condizioni al BC Children’s Hospital di Vancouver
Le autorità sanitarie canadesi hanno confermato il primo caso umano di influenza aviaria H5N1 nel Paese, riguardante un adolescente della British Columbia, attualmente ricoverato in gravi condizioni al BC Children’s Hospital di Vancouver. Il giovane, risultato positivo al virus il 9 novembre, ha mostrato sintomi iniziali come febbre, congiuntivite e tosse, ma la sua condizione si è rapidamente aggravata, portandolo a sviluppare una sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS).
Il contagio è stato confermato attraverso un test genetico condotto dalla Public Health Agency of Canada (PHAC), che ha identificato il ceppo H5N1. Si tratta del primo contagio umano noto in Canada; un precedente caso nel 2014 era correlato a viaggi. Attualmente non sono stati identificati altri casi di infezione tra le persone che hanno avuto contatti con il paziente. Tuttavia, oltre 40 individui che sono stati a contatto con lui sono sotto monitoraggio, senza segni di infezione.
Le indagini sull’origine del contagio sono in corso. L’epidemiologa Bonnie Henry ha dichiarato che si sta valutando ogni possibile contatto tra il paziente e animali domestici presenti nella sua abitazione, che include cani, gatti e rettili. Finora, non sono stati riscontrati segni di infezione in questi animali e non è stato individuato alcun contatto diretto con volatili infetti, che sono la fonte comune di trasmissione del virus H5N1.
Negli Stati Uniti, si sta diffondendo un focolaio di H5N1 nei bovini da latte, con 46 infezioni umane confermate nel corso dell’anno, perlopiù tra lavoratori a contatto con animali infetti. Tuttavia, tutte le infezioni negli USA si sono risolte con sintomi lievi grazie a trattamenti antivirali. È importante notare che il clade del virus identificato nei bovini statunitensi è diverso da quello riscontrato nell’adolescente canadese.
In risposta alla diffusione del virus tra gli uccelli migratori, la Francia ha alzato il livello di rischio aviario da “moderato” ad “alto”. Questa decisione ha portato le autorità francesi a rafforzare le misure di prevenzione per monitorare e contenere potenziali focolai. Jennifer Nuzzo, direttrice del Pandemic Center alla Brown University School of Public Health, ha descritto il caso canadese come un “evento tragico ma non sorprendente”, sottolineando l’importanza di intensificare gli sforzi per contrastare la diffusione del virus.
In Italia, la situazione dell’influenza aviaria presenta ancora alcune criticità. Attualmente i focolai sembrano limitati: nel 2024 è stato confermato un solo focolaio a febbraio, dopo i numerosi episodi verificatisi tra marzo e dicembre 2023, durante i quali sono stati identificati 11 nuovi focolai del virus ad alta patogenicità (H5N1) negli allevamenti di pollame. Tuttavia, il rischio di diffusione rimane elevato, soprattutto per quanto riguarda la trasmissione da uccelli selvatici a quelli domestici.