La formazione della nuova Commissione europea si trova in una situazione di stallo e il problema non sarebbe il candidato italiano Fitto ma la candidata spagnola Teresa Ribera (per la gestione dell’alluvione a Valencia)
Nonostante le audizioni del 12 novembre abbiano dimostrato che Raffaele Fitto, candidato italiano, è considerato da molti tra i più preparati e idonei della squadra, il vero problema sembra essere legato alla candidata spagnola Teresa Ribera.
La candidatura di Teresa Ribera e i contrasti interni
La spagnola Teresa Ribera è al centro delle polemiche per la gestione della tragedia di Valencia, considerata da molti inadeguata. Questo episodio ha accentuato le difficoltà politiche del suo mentore, il premier spagnolo Pedro Sánchez, già sotto pressione in patria.
La situazione si è ulteriormente complicata durante l’audizione della Ribera, segnata da critiche severe, soprattutto da parte dei popolari spagnoli. Il leader del Partido Popular, Alberto Núñez Feijóo, ha ufficialmente chiesto al governo Sánchez di ritirare la candidatura della Ribera.
In risposta, i socialisti spagnoli, che guidano il gruppo dei socialisti europei, hanno reagito difendendo la loro candidata. Hanno anche dichiarato che non appoggeranno Raffaele Fitto per la vicepresidenza della Commissione.
Il ruolo del Partito Democratico italiano
Il Partito Democratico italiano si è trovato coinvolto in questa disputa. Sebbene alcuni esponenti di rilievo, come Antonio Decaro, Stefano Bonaccini, Giorgio Gori e Pina Picierno, fossero favorevoli a sostenere Fitto, la segretaria Elly Schlein ha deciso di allinearsi alla posizione dei socialisti spagnoli.
Questa scelta ha alimentato divisioni interne al PD e messo in evidenza le difficoltà di leadership della Schlein. La premier Giorgia Meloni ha criticato duramente questa posizione, definendola “poco patriottica”. In un post sui social media, Meloni ha scritto:
“Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del PD di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la Presidente von der Leyen ha deciso di affidare. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra.”
Lo stallo della Commissione europea
La situazione di stallo non riguarda solo le candidature di Fitto e Ribera. Anche il commissario ungherese Olivér Várhelyi ha visto la sua nomina bloccata, con l’opposizione di socialisti, verdi e liberali.
Il blocco della formazione della Commissione rischia di avere conseguenze significative, rallentando il processo di approvazione e minando la credibilità dell’Unione Europea. La data prevista per il voto sulla Commissione è il 27 novembre, ma l’opposizione dei socialisti, con i loro quasi 200 voti, potrebbe compromettere la maggioranza necessaria.
Le implicazioni geopolitiche
Questo stallo arriva in un momento delicato per l’Europa, che deve affrontare la sfida rappresentata dalla nuova amministrazione statunitense di Donald Trump, il cui obiettivo dichiarato è indebolire l’Unione Europea.
Secondo alcuni osservatori, un intervento deciso dei governi nazionali potrebbe essere necessario per risolvere la situazione. Tra questi, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni potrebbe giocare un ruolo di primo piano, grazie alla sua stabilità interna e alla crescente autorevolezza sulla scena europea.
Ipotesi e dinamiche dietro le quinte
Non è escluso che dietro le difficoltà di Fitto ci siano anche le pressioni di altri leader europei, come il francese Emmanuel Macron. Le tensioni tra Macron e la presidente Ursula von der Leyen, in particolare sulla nomina del commissario francese Thierry Breton, potrebbero aver contribuito a complicare il quadro.
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