Secondo Marco Travaglio, il caso riguardante Antonio Scurati e la presunta censura da parte della Rai sarebbe stato innescato non da una decisione dei vertici Rai, bensì da una mossa incauta della conduttrice Serena Bortone
Secondo Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, il caso riguardante Antonio Scurati e la presunta censura da parte della Rai sarebbe stato innescato non da una decisione dei vertici Rai, bensì da una mossa incauta della conduttrice Serena Bortone. Travaglio sostiene che non ci sia stata alcuna censura da parte della Rai, ma piuttosto un malinteso generato da una proposta della Direzione Approfondimenti.
Secondo la ricostruzione di Travaglio, Scurati aveva già concluso un accordo con la Rai per esibirsi in un monologo, con un compenso di 1.500 euro autorizzato dall’Ufficio Contratti. Tuttavia, il pagamento viene bloccato dalla Direzione Approfondimenti di Paolo Corsini e del suo vice Giovanni Alibrandi, non per censura, ma per una nuova proposta: Scurati sarebbe stato invitato a esibirsi gratuitamente.
Il malinteso si crea quando la produzione di “CheSarà” invia via mail la lista degli ospiti per l’evento, indicando accanto al nome di Scurati la sigla “TG”, che indica un titolo gratuito. I dirigenti Rai interpretano questa sigla come accettazione da parte di Scurati di esibirsi gratuitamente e autorizzano il comunicato stampa che annuncia gli ospiti, incluso Scurati.
Tuttavia, secondo Travaglio, la Bortone non ha mai chiesto direttamente a Scurati se fosse d’accordo con questa nuova proposta. La scoperta del malinteso avviene quando la Bortone, dopo aver appreso casualmente dell’annullamento del contratto di Scurati, pubblica un post su Instagram lamentandosi della situazione. Questo post fa esplodere la polemica sulla presunta censura.
Nonostante ciò, sostiene Travaglio, i dirigenti Rai non avevano mai detto a Scurati di non leggere il suo monologo. Tuttavia, la confusione generata dal malinteso porta Scurati a decidere di non partecipare all’evento.
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