L’Ecuador è in stato d’emergenza dopo una serie di violenze e rivolte nelle carceri e nelle strade del paese
L’Ecuador è in stato d’emergenza dopo una serie di violenze e rivolte nelle carceri e nelle strade del paese. Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato il coprifuoco e la mobilitazione dell’esercito, mentre le forze di sicurezza sono impegnate in operazioni per riportare l’ordine.
Le violenze sono iniziate lunedì, dopo l’evasione di José Adolfo Macías Villamar, noto come “Fito” e capo del gruppo criminale Los Choneros, considerato uno dei più potenti del paese. Macías Villamar era in carcere dal 2011, ma nonostante fosse in prigione si ritiene che in questi anni avesse continuato a comandare il gruppo.
L’evasione di “Fito” ha dato il via a una serie di rivolte nelle carceri ecuadoriane. In varie prigioni, decine di agenti di polizia sono stati presi in ostaggio dai detenuti, mentre altri detenuti sono evasi, fra cui almeno un altro capo di una banda, Fabricio Colón Pico Suárez.
La violenza delle bande si è poi spostata nelle strade. In varie città, tra cui Guayaquil, la più grande del paese, ci sono state esplosioni, saccheggi di negozi, attacchi a ospedali, veicoli bruciati e scontri a fuoco.
Martedì sera un gruppo di uomini armati ha interrotto i programmi della tv pubblica ecuadoriana TC Televisión entrando nei suoi studi principali di Guayaquil, nel sud del paese, e prendendo in ostaggio diversi dipendenti. L’attacco è durato circa due ore, fino a quando la polizia è riuscita a entrare nella sede di TC Televisión e ad arrestare gli uomini armati.
Nel decreto presidenziale con cui ha dichiarato lo stato d’emergenza, Noboa ha equiparato venti delle più importanti bande del paese a “organizzazioni terroristiche”, promettendo nuove operazioni di polizia per mettere fine alle violenze.
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