Diversi governi europei (tra cui Germania, Austria, Regno Unito, Norvegia, Svezia e Italia) hanno deciso di sospendere le procedure per l’assegnazione dello status di rifugiato ai cittadini siriani, in seguito alla caduta del regime di Assad
Ahmad Sharaa, conosciuto come Jolani, comandante militare delle forze filo-turche in Siria, ha annunciato la nomina di un nuovo primo ministro per la Siria “liberata”. Si tratta di Muhammad Bashir, già capo del cosiddetto governo di Salvezza della regione di Idlib. Questa scelta è arrivata subito dopo l’offensiva del 27 novembre, che si è conclusa con la presa di Damasco all’alba di domenica.
Un governo di transizione per la Siria “liberata”
Muhammad Bashir, nominato nuovo primo ministro, è stato in passato a capo del governo civile formato nel 2017 nella regione di Idlib da Hayat Tahrir al Sham (HTS), il principale gruppo armato dell’opposizione. A Idlib, il governo guidato da Bashir gestiva tasse e servizi pubblici con relativa efficienza, pur rimanendo sottoposto all’influenza dominante di HTS. Tuttavia, non è ancora chiaro quale grado di autonomia avrà Bashir nel formare il nuovo governo per l’intera Siria.
La decisione sulla sua nomina è stata presa durante un incontro con Mohammed al Jolani, leader di HTS, e Mohammed al Jalali, ex primo ministro del regime di Bashar al Assad, che negli ultimi giorni ha iniziato a collaborare con le forze antiassadiste per garantire una transizione pacifica del potere.
I bombardamenti di Israele
Parallelamente, Israele ha condotto attacchi aerei su alcune basi militari siriane, dichiarando di voler prevenire che armi chimiche finiscano nelle mani dei ribelli. Le operazioni si sono concentrate nelle vicinanze di Damasco e in altre aree del Paese. Il ministro degli Esteri israeliano ha confermato che tali attacchi mirano a tutelare la sicurezza nazionale.
Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, con sede nel Regno Unito, Israele ha effettuato più di cento attacchi su obiettivi militari in tutto il territorio siriano, colpendo anche tre basi principali, tra cui l’aeroporto di Aqraba, a sud-ovest di Damasco. Sono stati distrutti decine di elicotteri e aerei militari. L’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha ribadito che queste azioni sono «esclusivamente per tutelare la sicurezza» del Paese.
Le ricerche dei prigionieri del regime
Lunedì sono proseguite le ricerche di prigionieri nelle carceri del regime, con particolare attenzione alla prigione di Sednaya, simbolo della brutalità del governo di Assad. I Caschi Bianchi, organizzazione di soccorso volontaria, hanno dichiarato che non sono ancora riusciti a individuare i piani sotterranei e le celle segrete di cui si è parlato, ma le ricerche continuano.
Le decisioni dei paesi europei sulle richieste di asilo siriane
Diversi governi europei, tra cui Germania, Austria, Regno Unito, Norvegia, Svezia e Italia, hanno deciso di sospendere le procedure per l’assegnazione dello status di rifugiato ai cittadini siriani, in seguito alla caduta del regime di Assad.
L’Italia ha annunciato la sospensione al termine del Consiglio dei Ministri di lunedì. In Germania, il ministero dell’Interno ha precisato che le richieste saranno messe in pausa fino a quando non sarà chiaro il futuro politico della Siria. La Svezia, oltre a sospendere le richieste di asilo, ha deciso di fermare le espulsioni. In Austria, il governo intende rivalutare le richieste già approvate e pianificare un programma di rimpatri.
Anche la Francia sta valutando misure simili, sebbene l’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati abbia dichiarato di non voler negare la possibilità di presentare richieste di asilo per ora.
Il contesto politico europeo
Le decisioni dei paesi europei sono influenzate anche dal clima politico interno. In Germania, le elezioni anticipate di febbraio vedono il tema dell’immigrazione tra le principali preoccupazioni degli elettori. In Austria, il cancelliere Karl Nehammer, del Partito Popolare, cerca di mantenere una linea dura sull’immigrazione per contrastare l’estrema destra.
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