L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un report preoccupante sulla situazione degli antibiotici, evidenziando un aumento del rischio di infezioni e decessi legati alla resistenza antimicrobica. Attualmente, sono in fase di sviluppo 32 antibiotici a livello globale, ma solo 12 di questi possono essere considerati innovativi. Di questi, appena 4 risultano efficaci contro almeno uno dei patogeni “critici” inclusi nella lista nera dell’OMS, che comprende i batteri più pericolosi.
La resistenza antimicrobica è una grave minaccia per la salute pubblica, causando oltre 35.000 decessi all’anno nelle nazioni europee, con circa un terzo di questi decessi che avviene in Italia. Particolarmente critica è la disponibilità di antibiotici per i bambini, nelle formulazioni orali che risultano più comode per i pazienti ambulatoriali, e di agenti capaci di fronteggiare la crescente resistenza ai farmaci. La resistenza antimicrobica si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti non rispondono più ai trattamenti farmacologici, rendendo le persone più vulnerabili e aumentando il rischio di infezioni difficili da trattare, malattie e decessi.
Yukiko Nakatani, vicedirettore generale dell’OMS per la resistenza antimicrobica, ha dichiarato che la situazione sta peggiorando e che non si stanno sviluppando nuovi prodotti innovativi abbastanza velocemente per combattere i batteri più pericolosi e mortali. Anche quando vengono approvati nuovi prodotti, l’accesso a questi rappresenta una sfida significativa, poiché spesso non raggiungono i pazienti che ne hanno disperato bisogno, indipendentemente dal livello di reddito dei paesi.
Non solo c’è una carenza di nuovi agenti antibatterici in fase di sviluppo, ma anche l’innovazione in questo campo è insufficiente. Tuttavia, ci sono segnali positivi: si stanno esplorando sempre più agenti biologici non tradizionali, come batteriofagi, anticorpi, agenti anti-virulenza, immunomodulanti e modulatori del microbioma, come complementi e alternative agli antibiotici. Studiare e regolamentare questi agenti non tradizionali è complesso e richiede ulteriori sforzi per facilitare gli studi clinici e le valutazioni necessarie per determinare quando e come utilizzare questi agenti in ambito clinico.
Infine, il report dell’OMS menziona l’autorizzazione di tre nuovi agenti non tradizionali, tutti prodotti a base fecale, destinati a ripristinare il microbiota intestinale e a prevenire le recidive di infezioni da Clostridioides difficile (CDI) dopo il trattamento antibiotico negli adulti.