Dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, è possibile delineare come cambieranno le aliquote Irpef per il prossimo anno e chi pagherà meno tasse
Dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, è possibile delineare come cambieranno le aliquote Irpef per il prossimo anno e chi pagherà meno tasse. Il Consiglio dei Ministri, il 15 ottobre, ha confermato alcuni dettagli già emersi con il Piano strutturale di bilancio di medio termine, approvato il 27 settembre.
Conferma delle tre aliquote Irpef
Il governo ha confermato che l’Irpef resterà su tre scaglioni anche nel 2025, insieme al taglio del cuneo fiscale. Questi cambiamenti, introdotti nel 2024, diventano così strutturali, cioè resteranno in vigore anche oltre la fine del 2025. Il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri ha specificato che: “Si rendono strutturali gli effetti del taglio del cuneo e l’accorpamento su tre scaglioni delle aliquote IRPEF già in vigore nell’anno in corso”.
Gli scaglioni attuali, che resteranno confermati anche nel 2025, sono:
- Aliquota del 23% per i redditi fino a 28.000 euro
- Aliquota del 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro
- Aliquota del 43% per i redditi che superano 50.000 euro
Possibili modifiche per l’Irpef 2025
Anche se le aliquote attuali resteranno in vigore, il governo ha espresso la volontà di ridurre ulteriormente le tasse, in particolare per il ceto medio, ovvero chi guadagna tra i 50.000 e i 60.000 euro. Si sono avanzate ipotesi riguardanti una possibile modifica della no tax area, cioè l’esenzione dalle tasse per i redditi più bassi, che potrebbe essere estesa. Tuttavia, per il momento, nella Legge di Bilancio 2025 non sono previste altre novità per quanto riguarda le aliquote.
Sfide per la riduzione delle imposte
La sfida principale che il governo deve affrontare per il 2025 riguarda la possibilità di tagliare ulteriormente le tasse, soprattutto per il ceto medio. Tuttavia, per farlo, è necessario trovare le risorse economiche necessarie. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato che il ceto medio si sta impoverendo e che è fondamentale intervenire anche riducendo l’Ires (Imposta sul reddito delle società) per le imprese che investono e creano occupazione. Anche la riforma dell’Irap è considerata urgente, poiché questa imposta crea diverse problematiche.
Sebbene la riforma fiscale stia procedendo rapidamente, con 13 decreti attuativi già avviati, la riduzione delle tasse dipenderà in gran parte dal successo del concordato preventivo biennale, una misura che rappresenta un compromesso tra lo Stato e i contribuenti. Questo concordato potrebbe infatti generare il gettito fiscale necessario per finanziare ulteriori riduzioni delle imposte.
Concordato preventivo: un fattore decisivo
Al momento, è difficile fare previsioni precise perché l’adesione al concordato preventivo si concluderà il 31 ottobre, e solo allora sarà possibile conoscere il gettito effettivo. Il successo di questa misura sarà determinante per valutare se sarà possibile un nuovo taglio dell’Irpef nel 2025. Se il concordato dovesse avere buoni risultati, il governo potrebbe decidere di ridurre ulteriormente le tasse.
taglio dell’Irpef nel 2025: cosa aspettarsi
Nel 2025, l’eventuale riduzione delle tasse riguarderà principalmente il ceto medio, ovvero i redditi compresi tra 35.000 e 50.000 euro, e forse anche chi guadagna oltre questa soglia. Nel 2024, questa fascia di reddito non ha beneficiato in modo significativo del taglio dell’Irpef, poiché la riduzione di 260 euro annui di tasse è stata neutralizzata da una franchigia sulle detrazioni fiscali. Inoltre, il taglio del cuneo fiscale si esaurisce per i redditi superiori a 35.000 euro.
Ipotesi di riduzione delle aliquote
Per il 2025, sono state avanzate diverse ipotesi su come agire per ridurre ulteriormente l’Irpef:
- Riduzione dell’aliquota del secondo scaglione: si potrebbe abbassare l’aliquota del35%, che attualmente si applica ai redditi tra 28.000 euro e 50.000 euro , portandola al 33%
- Ampliamento del secondo scaglione: un’altra ipotesi prevede di estendere il secondo scaglione, applicando l’aliquota del 35% (o del 33%, in caso di riduzione) anche ai redditi tra 50.000 e 60.000 euro, che oggi sono tassati al 43%
- Modifica della no tax area: si propone di ampliare la soglia di esenzione fiscale, portando la no tax area dagli attuali 8.500 euro a 12.000 euro
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