WIRED – SOLO IL 57% DELLA POPOLAZIONE ITALIANA UTILIZZA LO SMARTPHONE PER ACCEDERE A INTERNET

Più della metà (57%) della popolazione mondiale utilizza lo smartphone per accedere a internet, ma l’altra metà fatica a farlo a causa di problemi economici e della scarsa copertura di rete

SOLO IL 57% DELLA POPOLAZIONE ITALIANA UTILIZZA LO SMARTPHONE PER ACCEDERE A INTERNET

Attualmente, circa 4,6 miliardi di persone in tutto il mondo – ovvero il 57% della popolazione globale – accedono a internet tramite dispositivi mobili. Questo dato emerge da un’indagine della Global System for Mobile Communications Association Intelligence (GSMA), un’organizzazione che rappresenta gli operatori di telefonia mobile a livello globale. L’indagine ha analizzato l’andamento della crescita degli utenti connessi da mobile negli ultimi anni, evidenziando un cambiamento significativo: tra il 2015 e il 2021, ogni anno oltre 200 milioni di persone si sono collegate a internet da mobile per la prima volta, ma negli ultimi due anni il numero è sceso a 160 milioni all’anno.

Secondo i dati della GSMA, il numero di utenti connessi da mobile è aumentato rapidamente nel corso dell’ultimo decennio, ma da qualche tempo questa crescita si è stabilizzata.

Questo rallentamento è legato principalmente alla situazione in paesi come il Pakistan, il Bangladesh, la Nigeria e il Messico, dove gli operatori sono riusciti a connettere alla rete le aree più facilmente raggiungibili. Tuttavia, le zone geograficamente isolate o difficili da servire rimangono ancora senza connessione.

Non è solo una questione di posizione geografica: anche i fattori economici giocano un ruolo determinante. Una recente indagine dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni evidenzia che il costo dei dati mobili in Africa è circa due volte più alto rispetto all’America, limitando così l’accesso alla rete per molte persone.

Nei paesi più avanzati tecnologicamente, come Cina, Stati Uniti e Singapore, la percentuale di popolazione connessa a internet da mobile è già molto alta, rispettivamente al 80%, 81% e 93%. Questo spiega perché la crescita in queste nazioni si sia rallentata: la maggior parte della popolazione è già online.

Ciononostante, sorprende che il 20% della popolazione cinese rimanga ancora offline e si abboni alle offerte di rete mobile con estrema lentezza. Lo stesso vale per paesi come il Bangladesh, la Nigeria e il Pakistan, dove solo il 37%, 34% e 24% della popolazione utilizza dispositivi mobili per accedere a internet.

In molti casi, il problema è ancora una volta la scarsa copertura di rete. Nonostante i miglioramenti tecnologici, oltre 350 milioni di persone vivono in aree del mondo che non dispongono di una rete mobile a banda larga.

Ci sono molte soluzioni che potrebbero contribuire a connettere queste aree, come le offerte di rete satellitare proposte da aziende come Starlink di SpaceX. Tuttavia, la crescita degli utenti connessi da mobile continua a rallentare.

Oltre ai problemi già citati, si aggiunge una questione legata allo stile di vita: nelle aree rurali o nelle regioni più povere, molte persone non hanno nemmeno accesso a dispositivi come smartphone o tablet. Per queste comunità, una connessione internet rimane un lusso lontano dalla portata.

LE ALTRE NOTIZIE IN EVIDENZA SULLA “TECNOLOGIA”:

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ANSA – ITALIA: IL 5G COPRE IL 99,5% DELLE AREE ABITATE MA SOLO IL 17% DEGLI UTENTI HA DISPONIBILITA’ DI CONNESSIONE

È quanto emerge dai dati Desi 2024 (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), presentati nel corso del Forum sulla filiera delle telecomunicazioni, e contenuti nel Rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia 2024. Per quanto riguarda la disponibilità 5G, cioè la percentuale di utenti con telefoni e piani tariffari 5G attivi che trascorrono la maggior parte del tempo connessi a reti 5G, il rapporto evidenzia “una forte disparità tra i diversi Paesi a livello mondiale” e sottolinea che “l’Italia si posiziona nella parte bassa della classifica”, con un valore di disponibilità pari solo al 17%. Secondo l’analisi Desi 2024, il 5G in Italia copre quasi la totalità delle zone abitate, ossia il 99,5%, un risultato che colloca il Paese tra i primi in Europa per copertura, superando la media europea del 89,3%. Tuttavia, il Rapporto mette in guardia dal considerare il dato senza approfondire: i valori diffusi dalla Commissione europea includono la copertura ottenuta attraverso il cosiddetto Dynamic spectrum sharing (condivisione dinamica dello spettro o Dss), una tecnologia che permette l’uso simultaneo di frequenze sia per il 4G che per il 5G. Considerando la copertura 5G Non stand alone (Nsa), ossia quella integrata alla rete 4G, in Italia, a settembre 2024, si raggiunge oltre il 75% della popolazione, in crescita di circa il 7% rispetto a settembre 2023. Tuttavia, nonostante l’alta copertura, come riportato, la disponibilità effettiva di connessione 5G per gli utenti rimane al 17%.

ANSA – NEL 7-12% DEI CASI DI ABUSI SU MINORI LE VITTIME SONO ADESCATE SUI SOCIAL

I social media sono sempre più utilizzati per adescare e abusare di adolescenti, secondo una nuova ricerca presentata alla conferenza dell’American Academy of Pediatrics 2024 a Orlando. Lo studio ha esaminato oltre 1.000 adolescenti vittime di abusi sessuali e ha scoperto che circa il 7% di essi ha riferito che i social media sono stati utilizzati per facilitare l’aggressione, con Instagram e Snapchat tra le piattaforme più comunemente segnalate. Quando si considerano solo le vittime i cui aggressori non erano parenti, la percentuale aumenta al 12%. L’autore della ricerca, Miguel Cano, pediatra specializzato in abusi, ha dichiarato: “Gli adolescenti vivono sempre più le loro vite negli spazi digitali”. Sebbene l’uso dei social media possa offrire vantaggi come il collegamento con altre persone e il mantenimento dei contatti con familiari e amici in tutto il mondo, esistono anche molti pericoli ben documentati. I ricercatori hanno analizzato casi di bambini e adolescenti di età compresa tra i 10 e i 18 anni che hanno denunciato abusi sessuali al Chadwick Center for Children and Families del Rady Children’s Hospital tra il 2018 e il 2023. Hanno definito “aggressione sessuale facilitata dai social media” quella in cui i social media sono stati utilizzati per comunicare tra vittima e aggressore, portando all’aggressione sessuale. I pericoli legati all’uso dei social media includono l’incontro con estranei online e l’esposizione a varie forme di maltrattamento, come abusi emotivi, cyberbullismo, molestie, minacce e contenuti sessuali inappropriati. Cano ha evidenziato un rischio emergente: “incontrare” virtualmente estranei e poi pianificare incontri faccia a faccia, che possono portare a situazioni pericolose e talvolta a episodi di abuso sessuale. L’età media dei pazienti coinvolti nello studio era di 13 anni e l’89% delle vittime erano ragazze. Circa il 60% delle vittime aveva un legame di parentela con l’aggressore, mentre circa l’80% degli aggressori erano uomini adulti. Cano ha concluso: “Con pochi controlli e regolamentazioni, i genitori, i pediatri e chiunque si prenda cura dei bambini deve comprendere questo pericolo e proteggere i bambini dai predatori sui social media”.

WIRED – SOCIALAI, L’APP CHE PERMETTE DI SIMULARE UN PROFILO CON MIGLIAIA DI FOLLOWER

SocialAI è una nuova applicazione che permette agli utenti di simulare un profilo social con migliaia di follower apparentemente adoranti. Questa piattaforma, simile a X, è caratterizzata dalla presenza di bot che rispondono a ogni post pubblicato. Se qualcuno ha sempre desiderato avere un profilo seguito da un vasto pubblico pronto a interagire, SocialAI offre questa opportunità grazie all’intelligenza artificiale. Gli utenti possono pubblicare contenuti e ricevere immediatamente migliaia di commenti generati artificialmente, creando l’illusione di un post virale, anche se in realtà non lo è. L’ideatore dell’app, Michael Sayman, ha dichiarato che l’intento di SocialAI va oltre il semplice intrattenimento. In un post su X, ha affermato: “SocialAI è stato progettato per aiutare le persone a sentirsi ascoltate e per offrire loro uno spazio di riflessione, supporto e confronto che agisce come una comunità affiatata.” Sayman ha condiviso anche le sue esperienze di isolamento e la necessità di avere uno spazio dove poter esprimere i propri pensieri. Ha aggiunto: “So che questa app non risolverà tutti i problemi della vita, ma spero che possa essere per altri un piccolo strumento per riflettere, crescere e sentirsi visti.” Tuttavia, nonostante le buone intenzioni espresse dal creatore, l’app presenta una base ingannevole. La sua natura si fonda sull’illusione di interazioni autentiche da parte di utenti reali, mentre in realtà gli utenti sono sostituiti da bot. Questo aspetto suscita interrogativi sulla vera essenza della comunità che SocialAI intende creare. È evidente che la fortuna dell’app potrebbe derivare dalla consapevolezza degli utenti riguardo alla sua vera natura e al fatto che sono a conoscenza dell’inganno sottostante.

ANSA – INTERNET STA SCOMPARENDO: IL 38% DELLE PAGINE WEB NON ESISTE PIU’

Internet non è eterno, ma soggetto a un costante fenomeno di “decadimento digitale”. Spesso, cliccando su vecchi link o cercando forum e notizie di qualche anno fa, ci si imbatte nella schermata “error 404”. Secondo un’analisi del Pew Research Center, un quarto dei siti attivi tra il 2013 e il 2023 non esistono più o non sono più accessibili, principalmente a causa di link cancellati o spostati. Nel passaggio dall’era del web statico all’era dei social media, i contenuti vengono creati sempre più per documentare un momento e poi scomparire. Questo fenomeno si verifica in vari spazi online, dai siti istituzionali a quelli di notizie, da Wikipedia ai social media. Negli ultimi dieci anni è scomparso il 38% delle pagine web, e persino l’8% delle pagine esistenti nel 2023 non è più disponibile. Un quarto di tutti gli articoli di notizie sul web contiene almeno un collegamento morto, così come il 21% delle pagine dei siti governativi statunitensi e il 54% delle pagine di Wikipedia. La perdita di informazioni è evidente anche sui social media. Quasi un quinto di tutti i post su X (ex Twitter) risultano inaccessibili pochi mesi dopo la pubblicazione, con il 60% dei profili che hanno pubblicato i post diventati privati, sospesi o cancellati. In alcune lingue, come il turco e l’arabo, oltre il 40% dei tweet non è più visibile tre mesi dopo la pubblicazione, probabilmente a causa della censura. Vincenzo Cosenza, esperto di digitale, sottolinea che il fenomeno è dovuto a molteplici fattori: pagine eliminate o spostate, domini non rinnovati, documenti eliminati o spostati. Inoltre, con il passaggio ai social media, i contenuti vengono creati per scomparire rapidamente, come nel caso dei video brevi e delle storie senza link permanenti. Di conseguenza, stiamo costruendo un web del presente che non lascerà traccia nel futuro, simile a un mandala che si distrugge dopo essere stato creato.

ILPOST – ICQ CHIUDERA’ IL PROSSIMO 26 GIUGNO

ICQ, uno dei programmi di messaggistica istantanea più longevi della storia di Internet, chiuderà il prossimo 26 giugno, quasi 28 anni dopo il suo lancio. Nonostante fosse ormai poco utilizzato a causa della concorrenza delle numerose app di messaggistica per smartphone, ICQ rappresentò per molti la prima esperienza di chat in tempo reale, in un’epoca in cui email, siti web e chat erano novità. ICQ nacque nel 1996 grazie a cinque informatici israeliani che fondarono la società Mirabilis. La prima versione del programma fu lanciata nel novembre dello stesso anno, diffusa principalmente grazie al passaparola online, poiché i social media non esistevano ancora e la comunicazione avveniva tramite forum e newsgroup. ICQ era facile da usare: gli utenti si registravano e ricevevano un numero identificativo (UIN), che li distingueva. Il sistema permetteva di cercare altri utenti tramite UIN o nickname, mostrare in tempo reale la composizione dei messaggi e avviare chat di gruppo. Nel 1998, AOL acquisì Mirabilis per circa 300 milioni di dollari, contribuendo a far conoscere ICQ a un pubblico più ampio. Nel 2001, ICQ contava oltre 100 milioni di iscritti, un traguardo significativo considerando che Internet non era ancora diffusa nelle case come oggi. Tuttavia, negli anni successivi, ICQ perse utenti a causa della concorrenza di nuovi servizi come Skype e dei social network emergenti. Nel 2010, AOL vendette ICQ a Mail.Ru, una società russa che gestisce il social network VK. Nonostante i tentativi di rilanciare il servizio, tra cui una nuova versione chiamata ICQ New nel 2020, il programma non riuscì a riconquistare popolarità, raggiungendo solo una decina di milioni di utenti mensili. Questo portò VK a decidere la chiusura di ICQ, invitando gli utenti a utilizzare VK Messenger e VK WorkSpace, servizi legati al social network VK, popolare in Russia ma poco conosciuto in Occidente. Il nome ICQ derivava dall’assonanza con la frase inglese “I seek you” (ti cerco) e dal codice CQ usato nelle comunicazioni radio. Molti utenti ricordano il suono caratteristico “oh-oh” che segnalava l’arrivo di un nuovo messaggio e la possibilità di avviare conversazioni con sconosciuti tramite il proprio UIN. Negli ultimi anni, però, la sicurezza del sistema era stata messa in dubbio, soprattutto dopo un’inchiesta del giornale russo Novaya Gazeta che rivelava come le agenzie di spionaggio russe avessero facilmente accesso ai messaggi privati di alcuni utenti.

WIRED – USARE INTERNET FA BENE?

Un nuovo studio condotto su vasta scala, che coinvolge ben 2,4 milioni di persone, suggerisce che l’uso di internet potrebbe essere associato a un maggiore benessere. Questo risultato, sorprendente rispetto all’opinione comune, emerge da una ricerca condotta dal professor Andrew Przybylski dell’Università di Oxford e dal dottor Matti Vuorre dell’Università di Tilburg. La ricerca, condotta nel corso di 15 anni dal 2006 al 2021, ha coinvolto interviste a persone di età pari o superiore ai 15 anni, durante le quali sono state poste domande sia sull’uso di internet sia sul livello di benessere personale. Analizzando i dati raccolti, i ricercatori hanno scoperto una correlazione significativa tra l’uso di internet e il benessere personale nell’84.9% dei casi. In particolare, coloro che hanno un accesso costante alla rete sembrano mostrare un tasso di soddisfazione della propria vita superiore dell’8,5% rispetto a coloro che non utilizzano internet. Tuttavia, nonostante i risultati positivi emersi dallo studio, alcuni esperti del settore mantengono un atteggiamento cauto. La dottoressa Shweta Singh dell’Università di Warwick ha sottolineato che, nonostante il beneficio individuale percepito, ci sono prove di fenomeni negativi legati all’uso di internet, come i casi di sextortion ai danni dei minori, in aumento in tutto il mondo. Il professor Simeon Yates dell’Università di Liverpool ha aggiunto che il livello di benessere auto-riferito non esclude l’esperienza di eventi negativi online.

BYOBLU – AL VIA IL RICONOSCIMENTO FACCIALE ANCHE IN ITALIA

L’utilizzo del riconoscimento facciale è stato recentemente lanciato a Roma e Milano, con applicazioni diverse nelle due città: a Roma, l’implementazione riguarderà la metropolitana, mentre a Milano sarà utilizzato per il trasporto aereo, in particolare presso l’aeroporto di Linate. A Linate, il sistema di riconoscimento facciale, denominato “Face boarding”, consente ai passeggeri di utilizzare il proprio volto per accedere ai controlli e al gate, evitando così di presentare documenti cartacei. Prima di utilizzare questa modalità, i passeggeri devono registrarsi tramite un’applicazione per smartphone, che sarà disponibile a partire dal prossimo mese. Inizialmente, l’adesione al sistema è facoltativa, ma potrebbe diventare obbligatoria in futuro, considerando la crescente digitalizzazione in vari settori, inclusi quello economico, sanitario e turistico. Le prime compagnie ad adottare questo sistema sono state ITA e Scandinavian Airlines, che hanno partecipato a una sperimentazione durata alcuni mesi. Il sistema è stato sviluppato in collaborazione con l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) e la Polizia di Stato. A Roma, invece, sono stati annunciati investimenti per introdurre il riconoscimento facciale nelle stazioni della metropolitana. L’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè, ha annunciato una gara d’appalto del valore di 100 milioni di euro per sviluppare questi sistemi. L’obiettivo principale è migliorare il servizio di vigilanza e sviluppare la rete 5G, in vista del Giubileo. Tuttavia, il progetto potrebbe incontrare ostacoli legali. Il decreto nr.51 del 2023, prorogato fino al 2025, attualmente vieta l’uso del riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Pertanto, l’amministrazione della Capitale dovrebbe richiedere l’autorizzazione al Garante della privacy per implementare questo sistema. Il Garante ha già avviato un’istruttoria per chiedere ulteriori informazioni alla giunta comunale in merito a questo progetto.

ILFATTOQUOTIDIANO – AUMENTA LA SOGLIA DI INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO IN ITALIA

Dal 30 aprile è entrata in in vigore una nuova norma che aumenta il limite soglia d’inquinamento elettromagnetico in Italia, secondo quanto stabilito dall’art. 10 della legge n° 214 del 30/12/23, promossa dal ministro Adolfo Urso e sostenuta dalle multinazionali del 5G. Questa norma permette picchi di densità di potenza del wireless fino a 100 volte superiori rispetto a quanto consentito fino ad ora, nonostante le preoccupazioni espresse dalla comunità scientifica indipendente riguardo ai potenziali rischi per la salute. Anche se le radiazioni delle onde elettromagnetiche sono considerate possibili cancerogeni, come indicato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC-OMS), e nonostante i primi studi in vivo evidenzino i pericoli del 5G per la salute umana, gli uffici tecnici comunali saranno chiamati ad aumentare i limiti nelle circa 100.000 antenne già installate, con la prospettiva di aggiungerne altre. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni soprattutto tra coloro che già soffrono dei livelli attuali di inquinamento elettromagnetico, con richieste di aiuto per proteggersi da questa forma di inquinamento. Inoltre, il Governo Meloni ha deciso unilateralmente di aumentare l’elettrosmog senza convocare la Conferenza Unificata prevista per legge, né ascoltare il parere del Comitato Interministeriale per la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico, come richiesto dalla legge Quadro 36/2001. Questo ha generato opposizioni da parte di alcuni consigli regionali e comuni che hanno espresso chiaramente la loro contrarietà ad un aumento dei limiti dei campi elettromagnetici. Questa non è la prima volta che il governo ignora le richieste dei territori in merito al 5G; già nel 2020 il Governo Conte aveva impedito a oltre 600 comuni italiani di esprimersi in merito ai potenziali rischi del 5G. Tuttavia, c’è ancora spazio per esprimere il proprio dissenso. È stato promosso il Disconnessi Day, una giornata nazionale di sciopero digitale, durante la quale si è invitati a spegnere qualsiasi dispositivo digitale per mandare un segnale forte al governo e alle multinazionali del settore. Si tratta di un’azione di autodeterminazione digitale volta a contrastare l’aumento dell’inquinamento elettromagnetico derivante dal 5G.

L’INDIPENDENTE – NEGLI STATI UNITI E’ INIZIATA LA PRIMA SPERIMENTAZIONE SU LARGA SCALA DI IMPIANTI CEREBRALI

Synchron Inc., un’azienda attiva nel settore degli impianti cerebrali e finanziata da Jeff Bezos e Bill Gates, ha avviato la prima sperimentazione su larga scala dei suoi microchip cerebrali negli Stati Uniti. Questa iniziativa è finalizzata a far comunicare i pensieri del soggetto con un dispositivo digitale, aprendo la strada per l’approvazione commerciale del suo dispositivo. Attualmente, sei pazienti stanno partecipando ai test, che coinvolgono il Mount Sinai di New York, l’Università di Buffalo e l’Università di Pittsburgh Medical Center (UPMC). Inoltre, circa 120 centri di sperimentazione clinica si sono offerti per collaborare all’esecuzione dello studio. L’obiettivo dei microchip prodotti da Synchron Inc. è consentire alle persone di interagire con dispositivi digitali attraverso il pensiero. L’azienda ha avviato un registro online per i pazienti interessati a partecipare ai test, con un focus su individui affetti da condizioni come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), ictus e sclerosi multipla. Synchron ha ottenuto l’approvazione dalla Food and Drug Administration (FDA) per testare il suo impianto cerebrale sugli esseri umani nel 2021 e ha già impiantato il dispositivo su sei pazienti. Il processo di impianto avviene attraverso la vena giugulare con un intervento chirurgico minimamente invasivo, posizionando il dispositivo sulla superficie della corteccia motoria del cervello. Synchron è in competizione con Neuralink di Elon Musk nella nicchia dei dispositivi di interfaccia cervello-computer (BCI). Entrambe le aziende mirano a ottenere l’approvazione finale della FDA per commercializzare i loro dispositivi. Synchron sembra essere avanti rispetto a Neuralink nella corsa verso l’approvazione, nonostante la maggiore esposizione mediatica di quest’ultima. La società ha recentemente acquisito una partecipazione azionaria in Acquandas, un produttore di dispositivi medici che ha sviluppato una nuova generazione di componenti. Le prime applicazioni degli impianti cerebrali saranno principalmente in ambito medico, consentendo alle persone paralizzate di svolgere alcune attività in modo autonomo. Tuttavia, le possibilità di sviluppo e applicazione potrebbero estendersi ben oltre questo campo, aprendo la strada a potenziali impieghi negativi. Musk e altri finanziatori di aziende simili credono che gli impianti cerebrali possano potenziare l’essere umano, aprendo la strada a un’eventuale applicazione di massa.

ANSA – GLI USA RIPRISTINANO LA NEUTRALITA’ DELLA RETE

Gli Stati Uniti hanno reintegrato la neutralità della Rete, ripristinando una politica che era stata revocata durante l’amministrazione Trump. Questa politica garantisce che tutti gli utenti internet abbiano accesso allo stesso servizio, senza discriminazioni o preferenze basate sul pagamento. L’ex presidente aveva consentito agli operatori di offrire servizi più veloci alle aziende che pagavano di più, creando un sistema a due velocità. Il presidente Joe Biden aveva promesso di ripristinare la neutralità della Rete, e ora la Federal Trade Commission ha confermato questa decisione, affermando che ogni consumatore merita un accesso internet rapido, aperto e equo.

WIRED – INTRODOTTE NUOVE NORME UE PER ALLUNGARE LA GARANZIA DEI PRODOTTI

L’Unione Europea ha introdotto una nuova regolamentazione per favorire il diritto alla riparazione dei dispositivi elettronici, mirando a ridurre lo spreco e a promuovere la sostenibilità ambientale. Una delle principali novità è l’estensione di un anno della garanzia sui prodotti riparati, offrendo un ulteriore livello di protezione per i consumatori. Le nuove norme richiedono anche alle aziende di settore di offrire riparazioni a un prezzo accessibile, in modo da non scoraggiare i clienti dal cercare soluzioni di riparazione. Inoltre, i produttori saranno obbligati a fornire pezzi di ricambio e strumenti necessari per le riparazioni, rendendo il processo di riparazione più conveniente e accessibile. Tra le disposizioni più significative, le aziende tecnologiche non potranno impedire alle officine indipendenti di utilizzare parti di ricambio di terze parti o di riparare dispositivi precedentemente trattati da soggetti esterni. Questo contribuirà a garantire un maggiore accesso alle soluzioni di riparazione e a ridurre la dipendenza dai centri di assistenza autorizzati. Per facilitare l’esercizio del diritto alla riparazione da parte degli utenti, l’UE prevede di lanciare una piattaforma che aiuti a individuare officine di riparazione affidabili, venditori di prodotti e soggetti che offrono assistenza per articoli difettosi. Questo servizio fornirà agli utenti le risorse necessarie per fare scelte informate sulle riparazioni e sui servizi di assistenza disponibili. Tuttavia, queste nuove norme dovranno prima essere approvate dal Consiglio dell’UE e successivamente adottate come legge dai singoli stati membri. Una volta entrate in vigore, gli Stati membri avranno due anni per attuare le disposizioni.

SCENARIECONOMICI – INTERNET 4,5 MILIONI DI VOLTE PIU’ VELOCE GRAZIE ALLA NOSTRA STESSA FIBRA OTTICA

Gli scienziati dell’Aston Institute of Photonic Technologies, in collaborazione con il National Institute of Information and Communications Technology (NICT) in Giappone e i Nokia Bell Labs negli Stati Uniti, hanno raggiunto un risultato straordinario: una velocità di trasmissione dati su Internet 4,5 milioni di volte superiore alla banda larga domestica media. Questo exploit è stato reso possibile grazie all’utilizzo di bande di lunghezza d’onda precedentemente inutilizzate nei sistemi a fibra ottica. La velocità di trasmissione record di 301 terabit al secondo è stata ottenuta attraverso l’impiego di una singola fibra ottica standard. Questo risultato rappresenta un notevole balzo in avanti rispetto alle velocità medie di trasmissione dati, come dimostrato dalla velocità media della banda larga domestica nel Regno Unito, che si attesta a soli 69,4 Mbit/s. La chiave di questa scoperta è stata l’apertura di nuove bande di lunghezza d’onda, non precedentemente utilizzate nei normali sistemi di fibra ottica per Internet. I ricercatori hanno sviluppato dispositivi innovativi, come amplificatori ottici ed equalizzatori di guadagno ottico, per accedere a queste bande e sfruttarle al massimo. Il Dr. Ian Phillips, uno dei principali ricercatori coinvolti nello studio, ha spiegato che questa tecnologia permette di accelerare la velocità di trasmissione dati anche rispetto alle tecnologie tradizionalmente utilizzate nelle fibre ottiche, rappresentando una vera innovazione nel campo. L’implicazione più significativa di questa scoperta è la sua capacità di rispondere alla crescente domanda di dati derivanti dall’applicazione dell’Internet delle cose (IoT) e dall’intelligenza artificiale. Tuttavia, rimane una sfida importante da affrontare: ridurre il consumo energetico necessario per l’elaborazione dei dati, un aspetto cruciale per il settore. La transizione a questo sistema internet ad altissima velocità sarebbe relativamente semplice, poiché richiederebbe solo la sostituzione dei modem utilizzati per la codifica dei dati per le fibre ottiche, senza la necessità di cambiare i cavi o i sistemi operativi già esistenti. I risultati di questa ricerca innovativa sono stati pubblicati dall’Institute of Engineering and Technology e presentati come documento post-deadline alla Conferenza Europea sulla Comunicazione Ottica (ECOC) del 2023. Questo risultato non solo rappresenta un significativo progresso nella tecnologia di trasmissione dati, ma stabilisce anche un nuovo standard per la ricerca futura in questo campo.

ANSA – SWISSCOM ACQUISISCE VODAFONE ITALIA

Swisscom ha ufficialmente siglato accordi vincolanti con il Gruppo Vodafone Plc per acquisire il 100% di Vodafone Italia per un valore di 8 miliardi di euro. L’obiettivo di questa acquisizione è l’integrazione di Vodafone Italia con Fastweb, una controllata di Swisscom in Italia. L’unione delle infrastrutture mobili e fisse di alta qualità, insieme alle competenze e agli asset di entrambe le aziende, mira a creare un operatore convergente leader nel mercato italiano. Tuttavia, la transazione rimane soggetta all’approvazione delle autorità regolamentari e di altre autorità competenti. Fastweb, che fa parte del gruppo Swisscom, opera con successo in Italia dal 2007 e ha registrato una crescita significativa negli ultimi dieci anni, diventando uno dei principali operatori del mercato italiano. Con l’acquisizione di Vodafone Italia, Swisscom rafforza ulteriormente la sua presenza nel paese e amplia le sue capacità nel settore delle telecomunicazioni. I benefici di questa operazione si estendono a diversi settori. Per i clienti residenziali, si prevede un miglioramento della connettività e della qualità del servizio, grazie alla combinazione delle infrastrutture di Fastweb e Vodafone Italia. Inoltre, i clienti avranno accesso a una vasta gamma di servizi convergenti a prezzi competitivi. Anche le aziende e la pubblica amministrazione trarranno vantaggio dall’unione di Fastweb e Vodafone Italia. La disponibilità di infrastrutture e competenze complementari consentirà di offrire soluzioni avanzate nel settore della connettività e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), accelerando la digitalizzazione del paese. La creazione di Swisscom Italia, attraverso l’integrazione di Fastweb e Vodafone Italia, porterà benefici anche per il paese nel suo complesso. La nuova società sarà in grado di sostenere investimenti a lungo termine nelle infrastrutture di rete fisse e mobili, contribuendo a ridurre il divario digitale e promuovendo la trasformazione digitale del paese. Il processo di chiusura dell’operazione è previsto nel primo trimestre del 2025, subordinato all’approvazione delle autorità competenti. Inoltre, è stato annunciato che la NewCo e il Gruppo Vodafone stipuleranno accordi di servizio transitori e a lungo termine, tra cui un contratto di licenza per l’uso del marchio Vodafone in Italia per un massimo di 5 anni dopo il closing. Walter Renna, Amministratore Delegato di Fastweb, ha espresso ottimismo riguardo ai benefici derivanti da questa operazione, sottolineando il valore che la NewCo porterà agli stakeholder e il suo contributo alla trasformazione digitale del paese. Christoph Aeschlimann, CEO di Swisscom, ha sottolineato l’importanza strategica dell’operazione e la sua coerenza con la visione di crescita e investimento a lungo termine del gruppo. Il Congresso spagnolo ha approvato la legge sull’amnistia di Puigdemont. La legge, che passa ora al Senato, copre i reati di terrorismo, tradimento e malversazione che sarebbero stati commessi dall’indipendentista catalano.

WIRED – L’INDAGINE EUROPEA SUGLI INFLUENCER: SOLO 1 SU 5 RISPETTA LE REGOLE SULLA PUBBLICITA’

Un’indagine condotta dalla Commissione europea e dalle Autorità garanti dei consumatori di vari Stati membri ha rilevato che la maggior parte degli influencer non rispetta le regole in materia di pubblicità online. Su un campione di 567 influencer monitorati, il 97% ha pubblicato post con contenuto commerciale, ma solo il 20% (appena 1 su 5) li ha segnalati come inserzioni pubblicitarie. Il 38% degli influencer che ha segnalato la natura commerciale dei post non ha utilizzato le “Platform labels” messe a disposizione dei social network (come “partnership a pagamento” su Instagram), optando per diciture diverse e meno chiare. L’indagine ha anche evidenziato che il 40% degli influencer monitorati ha pubblicato post relativi a propri prodotti, servizi o marchi; il 60% di questi influencer non ha segnalato in modo “coerente” la natura pubblicitaria di queste comunicazioni. Solo 1 influencer su 2 dichiara “ufficialmente” di svolgere tale attività come professione, con tutte le implicazioni giuridiche e fiscali del caso. L’indagine conferma che molti influencer sono reticenti a segnalare la natura pubblicitaria dei propri post, per timore di avere un calo di visibilità. Tuttavia, la mancata segnalazione impedisce ai consumatori di attivare la “advertising consciousness” e di decodificare il messaggio pubblicitario, inducendoli a prendere decisioni di acquisto che altrimenti non avrebbero assunto. In Italia, l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha emanato la Digital Chart nel 2016 (poi divenuta un Regolamento vincolante nel 2019) per fornire a influencer e celebrities suggerimenti su come segnalare la natura pubblicitaria di un post. L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha avviato azioni di moral suasion e procedimenti istruttori conclusisi con impegni delle parti. L’Autorità garante delle comunicazioni ha pubblicato le “Linee-guida volte a garantire il rispetto delle disposizioni del Testo unico da parte degli influencer” e ha istituito un tavolo tecnico che dovrà redigere un “Codice di condotta”. I lavori del tavolo tecnico inizieranno il 5 marzo 2024 e dovrebbero concludersi entro 120 giorni. La Commissione europea sembra intenzionata a coinvolgere anche i social network nei controlli, alla luce degli obblighi imposti dal Digital Service Act. 358 influencer (oltre il 50% di quelli monitorati) sono stati selezionati per ulteriori indagini. Le autorità nazionali li contatteranno per chiedere loro di rispettare le regole in vigore.

ILSOLE24ORE – ELON MUSK VUOLE PORTARE STARLINK IN ITALIA

Secondo “Il Sole 24 Ore”, Elon Musk di Tesla sta esplorando l’opportunità di partecipare all’espansione della banda ultralarga in Italia attraverso il servizio di connessione satellitare Starlink, al fine di ridurre il divario digitale nella Penisola. Musk avrebbe avviato trattative con le autorità italiane e si sarebbe messo in contatto con Open Fiber, coinvolta nel progetto nazionale per la connessione ad alta velocità. Open Fiber, insieme a Tim, è impegnata nel progetto “Italia a 1 Giga” per fornire connessioni anche nelle aree attualmente mal servite. Questi presunti passi di Musk riflettono il suo interesse nell’espandersi nel settore delle telecomunicazioni in Italia. I rapporti tra Musk e il governo italiano sembrano consolidati, come evidenziato dalla sua partecipazione a un evento di Fratelli d’Italia a dicembre ad Atreju.

WIRED – IL DIGITAL SERVICES ACT (DSA) DIVENTA LEGGE PER TUTTI: COSA SIGNIFICA

Il 17 febbraio segna un cambiamento significativo per tutti gli operatori online, poiché il Digital Services Act (DSA), il pacchetto di regole europee sui servizi digitali, diventa legge per tutti. Questo impatta fornitori di cloud, hosting, motori di ricerca, e-commerce e servizi online, imponendo norme riguardanti la trasparenza degli algoritmi, la pubblicità, la lotta alla violenza online, la protezione dei minori e la profilazione degli utenti. Fino ad ora, solo 22 multinazionali del settore, inclusi Google, Meta (Instagram e Facebook), Bing, Twitter, Snapchat, Pinterest, LinkedIn, Amazon, Booking, Wikipedia, Apple App Store, TikTok, Alibaba Express e Zalando, hanno dovuto adeguarsi al DSA. Recenti aggiunte comprendono siti pornografici come Pornhub, XVideos e Stripchat. Ora, tutti gli operatori online devono rispettare le nuove regole. Tuttavia, molti sono cauti nell’approcciare questo cambiamento, data la possibilità di multe fino al 6% del fatturato annuale e fino al 5% dei ricavi medi giornalieri per ogni giorno di ritardo nell’applicazione delle misure richieste. Vinted ha semplificato i suoi termini e condizioni, riducendo del 25% il numero di pagine, mentre Italiaonline ha implementato avvisi automatici 30 giorni prima della scadenza annuale per i servizi a pagamento su Libero e Virgilio
L’implementazione del DSA richiede agli operatori di fornire trasparenza sulle loro operazioni, moderare i contenuti in modo chiaro, rispondere ai reclami degli utenti, e proteggere la privacy degli utenti. Inoltre, devono essere istituiti punti di contatto per la comunicazione con le autorità locali e deve essere garantita la leggibilità dei termini e delle condizioni dei servizi offerti.

AMAZON

WIRED – ANCHE AMAZON AVRA’ IL SUO CHATBOT: SI CHIAMERA’ METIS

Amazon sta sviluppando un nuovo chatbot basato su intelligenza artificiale, atteso per settembre e conosciuto con il nome in codice Metis. Questo progetto mira a competere con ChatGPT di OpenAI e altre soluzioni simili presenti sul mercato. Metis utilizzerà il modello di linguaggio di grandi dimensioni denominato Olympus, sviluppato internamente da Amazon. Metis sarà in grado di generare testo e immagini, fornendo link alle fonti utilizzate durante le ricerche. Una delle caratteristiche distintive di Metis è la tecnologia Retrieval-Augmented Generation (RAG), che permette di aggiornare il chatbot in tempo reale con dati recenti, migliorando la precisione delle risposte. Inoltre, Metis sarà capace di eseguire compiti complessi come gestire dispositivi domotici, prenotare biglietti per viaggi e ordinare prodotti su Amazon. Amazon lancerà Metis insieme a una nuova versione di Alexa, conosciuta come Remarkable Alexa. Questa versione potenziata dell’assistente vocale includerà funzioni generative per testo e immagini. Non è ancora chiaro se Remarkable Alexa utilizzerà lo stesso modello Olympus di Metis o il precedente modello Titan, che non include la tecnologia RAG e quindi ha capacità più limitate. Il debutto di Metis e della nuova Alexa è previsto per settembre, quando Amazon presenterà ufficialmente queste nuove soluzioni basate su intelligenza artificiale.

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ILGIORNO – AMAZON VINCE UNA CAUSA SULLE FALSE RECENSIONI

Il gigante dell’e-commerce, Amazon, ha ottenuto una vittoria significativa in tribunale contro Realreviews.it, un sito che promuoveva recensioni false di prodotti venduti sulla piattaforma di vendite online. Il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che ha imposto la chiusura immediata del sito e ha vietato al suo gestore di intraprendere attività simili in futuro. Secondo quanto riportato dalla sentenza, Realreviews.it offriva agli utenti la possibilità di ottenere un rimborso completo dei prodotti acquistati in cambio della pubblicazione e della prova di una recensione a 5 stelle. Questa pratica è stata giudicata in violazione della legge sulla concorrenza sleale, causando danni sia ad Amazon che ai suoi clienti. La sentenza rappresenta un precedente significativo, poiché segna la prima volta che Amazon vince una causa civile contro un sito che incoraggia recensioni false. Claire O’Donnell, direttore di Selling Partner Trust & Store Identity di Amazon, ha commentato l’importanza di questa vittoria, sottolineando l’impegno dell’azienda nel garantire che ogni recensione sullo store di Amazon sia affidabile e rifletta le reali esperienze dei consumatori. Anche Altroconsumo ha accolto positivamente la decisione del tribunale. Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne dell’associazione, ha denunciato da tempo il fenomeno delle recensioni abusive, definendolo illecito e dannoso per i consumatori in buona fede. Cavallo ha evidenziato che già nel 2019, Altroconsumo aveva condotto un’indagine sul tema dei servizi di boosting e aveva intrapreso azioni con le procure e con Agcom per contrastare gli illeciti legati alla compravendita di recensioni false su web e social network.

GROK

ANSA – ELON MUSK APRE A TUTTI GROK, IL SISTEMA DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI XAI

La società xAI, fondata da Elon Musk per lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale (IA), ha annunciato la pubblicazione del codice sorgente di Grok, il suo software di conversazione e ottenimento di informazioni, comunemente noto come chatbot. Grok è stato presentato come un’alternativa a ChatGPT, uno dei chatbot più diffusi, sviluppato da OpenAI. Secondo Musk, l’obiettivo di rendere open source il codice di Grok è quello di democratizzare l’accesso alle IA, consentendo a chiunque di sperimentare il sistema e apportare modifiche. Tuttavia, questa mossa solleva questioni riguardo all’opportunità e ai rischi associati alla condivisione di sistemi di IA, che potrebbero essere utilizzati per diffondere notizie false e manipolare informazioni. Grok è stato sviluppato da xAI e presentato per la prima volta all’inizio del novembre 2023 come alternativa a ChatGPT. La società xAI è stata fondata da Musk con l’obiettivo di comprendere la vera natura dell’universo. Precedentemente, Musk aveva fondato OpenAI ma aveva abbandonato il progetto a causa di disaccordi sulla gestione e il controllo della società. Il chatbot Grok, il cui nome deriva dal romanzo di fantascienza “Straniero in terra straniera” di Robert A. Heinlein, è stato progettato per fornire risposte divertenti e informazioni su qualsiasi argomento, prendendo ispirazione dalla “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams, uno dei libri preferiti di Musk. Grok è accessibile solo agli abbonati Premium di X, il social network precedentemente noto come Twitter e acquisito da Musk nell’autunno del 2022. Sebbene la versione ufficiale del chatbot rimanga un’esclusiva per gli abbonati Premium, gran parte del codice sorgente è stato reso disponibile su GitHub, consentendo agli sviluppatori di esplorare e comprendere il funzionamento del sistema. La licenza di Grok, di tipo “Apache 2.0”, consente anche un utilizzo commerciale del codice, sebbene i dati utilizzati per addestrare il sistema di IA non siano stati condivisi da xAI. Questa limitazione potrebbe influenzare le possibilità di utilizzo del sistema, ma fornisce comunque informazioni sulle metodologie di sviluppo di Grok. La decisione di Musk di rendere open source il codice di Grok ha stimolato un dibattito sulla trasparenza e l’accessibilità delle tecnologie di IA. Mentre alcuni esperti raccomandano cautela nella condivisione di tali sistemi, altri sostengono che la trasparenza sia essenziale per comprendere e regolare l’evoluzione delle IA nel tempo.

OPENAI

WIRED – SEARCHGPT, IL MOTORE DI RICERCA DI CHATGPT

OpenAI ha introdotto una nuova funzionalità per ChatGPT chiamata SearchGPT, che consente all’intelligenza artificiale di effettuare ricerche sul web in tempo reale. Ora gli utenti possono ottenere aggiornamenti su notizie, risultati sportivi, previsioni meteo, quotazioni di borsa e molto altro, direttamente attraverso il chatbot di ChatGPT. Questa novità, accessibile su chatgpt.com e nelle app desktop e mobile, integra la capacità di interagire in linguaggio naturale con la possibilità di accedere a informazioni aggiornate e verificate, segnando un primo passo nella sfida a concorrenti come Google e Microsoft Copilot. La funzione di ricerca permette agli utenti di scegliere se attivare il web automaticamente o richiedere la ricerca con un clic sull’icona “Ricerca”. La ricerca utilizza un modello avanzato di linguaggio, progettato per analizzare e contestualizzare le informazioni presenti sul web. Ogni risposta fornisce link a fonti definite “affidabili” da OpenAI, e consente agli utenti di esplorare ulteriormente l’argomento grazie a una barra laterale che mostra articoli e approfondimenti selezionati. Le risposte fornite da ChatGPT sono un riassunto delle informazioni trovate online, adattato alle richieste specifiche dell’utente e reso più completo grazie alla capacità del modello di interpretare il contesto complessivo della chat. Per garantire aggiornamenti costanti, OpenAI ha stretto partnership con editori e fornitori di contenuti, offrendo visualizzazioni specifiche per categorie come meteo, mercati finanziari, sport e notizie. La funzione di ricerca di ChatGPT è stata sviluppata in collaborazione con alcune delle principali organizzazioni nel settore dell’informazione, tra cui Associated Press, Reuters, Le Monde e Condé Nast, editore di Wired. SearchGPT è basato su un modello ottimizzato di GPT-4, che combina le tecnologie di OpenAI con dati sintetici e risultati provenienti da tecniche avanzate di machine learning. In futuro, OpenAI punta a estendere SearchGPT a settori come shopping e viaggi, oltre a integrarlo nelle funzionalità Advanced Voice e canvas. L’obiettivo è rendere questa esperienza accessibile a tutti gli utenti, compresi quelli della versione Free, ampliando così il raggio d’azione e la versatilità della piattaforma.

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WIRED – O1, LA NUOVA INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI OPENAI CHE RAGIONA DA SOLA

OpenAI, l’azienda nota per aver sviluppato ChatGPT, ha recentemente introdotto un nuovo modello di intelligenza artificiale chiamato “o1”, che rappresenta un’importante innovazione nel modo in cui l’IA affronta problemi complessi. A differenza dei modelli precedenti, o1 è in grado di “ragionare” su un problema in modo graduale, simile al processo mentale umano. Invece di fornire una risposta immediata, il modello riflette passo dopo passo prima di arrivare alla soluzione corretta. Mira Murati, direttrice tecnica di OpenAI, ha spiegato che questo nuovo modello non è semplicemente un successore di GPT-4, ma piuttosto un suo complemento. “È un nuovo paradigma per affrontare compiti di ragionamento molto complessi”, ha dichiarato Murati in un’intervista. Il nome interno del modello all’interno dell’azienda è “Strawberry”, ma il suo scopo non è quello di sostituire GPT-4, bensì di integrarlo. OpenAI, infatti, sta già lavorando su GPT-5, che sarà più grande del suo predecessore e probabilmente includerà la tecnologia di ragionamento introdotta con o1. Tradizionalmente, i grandi modelli linguistici, come GPT-4, utilizzano enormi quantità di dati e reti neurali per generare risposte. Tuttavia, questi modelli spesso falliscono su problemi apparentemente semplici che richiedono un ragionamento logico. O1, invece, si distingue perché utilizza l’apprendimento per rinforzo per migliorare il proprio processo decisionale. Questa tecnica fornisce feedback positivi al modello quando dà risposte corrette e feedback negativi quando sbaglia. Questo permette a o1 di perfezionare il suo modo di ragionare e di sviluppare strategie più efficaci per risolvere problemi complessi. Mark Chen, vicepresidente della ricerca di OpenAI, ha mostrato il funzionamento di o1 in diversi contesti, affrontando problemi che GPT-4 non riusciva a risolvere, come una complicata domanda di chimica o un rompicapo matematico. Chen ha sottolineato che o1 non cerca di imitare il pensiero umano, ma sviluppa un suo metodo di ragionamento indipendente. Secondo OpenAI, il nuovo modello ha ottenuto risultati notevolmente migliori in ambiti come programmazione, matematica, fisica, biologia e chimica. Ad esempio, mentre GPT-4 ha risolto solo il 12% dei problemi dell’American Invitational Mathematics Examination (AIME), o1 è riuscito a risolverne l’83%. Nonostante i suoi successi, o1 ha anche delle limitazioni. È più lento di GPT-4 e non sempre fornisce risultati migliori. Inoltre, non è in grado di fare ricerche sul web né di analizzare immagini o audio, a differenza di altri modelli multimodali. Tuttavia, il suo avanzato sistema di ragionamento rappresenta comunque un notevole progresso nel campo dell’intelligenza artificiale. Anche altre aziende, come Google, stanno lavorando su modelli simili. Ad esempio, Google ha lanciato AlphaProof, un progetto che combina l’apprendimento per rinforzo con modelli linguistici per risolvere complessi problemi matematici. Tuttavia, la sfida principale di questi sistemi è che non esistono sempre risposte corrette per tutti i problemi, il che rende più difficile il loro addestramento. Noah Goodman, professore a Stanford, ha affermato che un approccio più generalizzato all’addestramento dei modelli potrebbe essere la chiave per migliorare ulteriormente le capacità di ragionamento dell’IA. Anche se i modelli possono già affrontare problemi in modo graduale, secondo Goodman potrebbe esserci ancora una grande differenza tra il ragionamento umano e quello dei modelli di IA. Yoon Kim, professore al Massachusetts Institute of Technology, ha aggiunto che il modo in cui gli LLM (Large Language Models) risolvono i problemi è ancora in parte misterioso e che è cruciale capire come questi modelli arrivano alle loro decisioni, soprattutto quando influenzano un gran numero di persone. La nuova tecnica sviluppata da OpenAI non serve solo a migliorare le capacità di risoluzione dei problemi, ma può anche contribuire a rendere l’IA più sicura e meno propensa a generare risultati dannosi. Mira Murati ha paragonato questo processo a quello dei bambini che, imparando a riflettere sulle loro azioni, riescono ad allinearsi meglio a norme e comportamenti sociali. Oren Etzioni, professore emerito dell’Università di Washington ed esperto di intelligenza artificiale, ha sottolineato l’importanza di permettere ai modelli di impegnarsi nella risoluzione di problemi complessi in più fasi, utilizzando strumenti adeguati. Tuttavia, ha aggiunto che rimangono sfide significative da affrontare, come le “allucinazioni” (risposte errate generate dai modelli) e la verifica della correttezza delle informazioni. Mark Chen ha concluso affermando che il nuovo approccio al ragionamento sviluppato da OpenAI dimostra che non è necessario un enorme aumento della potenza di calcolo per far progredire l’IA. Questo nuovo paradigma potrebbe, infatti, consentire di rendere l’intelligenza artificiale più accessibile ed economica, avvicinando OpenAI alla sua missione principale.

WIRED – OPENAI HA LANCIATO IL SUO MOTORE DI RICERCA: SEARCHGPT

OpenAI ha ufficializzato il suo motore di ricerca sperimentale chiamato SearchGPT, ancora in fase prototipale e con accesso limitato. Questo nuovo sistema, basato sull’intelligenza artificiale, mira a sfidare il monopolio di Google, il motore di ricerca dominante a livello globale da decenni. SearchGPT cerca di offrire un’esperienza simile a ChatGPT nella dimensione della ricerca sul web, proponendo un’interazione naturale e conversazionale per trovare più facilmente ciò che si cerca. Invece di fornire una lista infinita di risultati, il sistema seleziona le informazioni più pertinenti e consente di seguire eventuali domande o ricerche correlate, come se si stesse chiedendo informazioni a una persona. Per raggiungere questo obiettivo, SearchGPT combina le capacità dei modelli di linguaggio più recenti, come GPT-4, con l’accesso a dati e informazioni aggiornati in tempo reale. Questo approccio differenziato mira a offrire un’alternativa al tradizionale elenco di risultati di ricerca. Nel video di esempio, si simula una ricerca di concerti musicali in una determinata località ad agosto. Il sistema propone una lista pronta con link di approfondimento per ogni evento, consentendo all’utente di chiedere ulteriori informazioni senza dover ridigitare il contesto. I link sono mostrati in modo chiaro e si può aprire una piccola anteprima posizionando il cursore sopra di essi. Al momento, è possibile mettersi in lista per avere la possibilità di provare SearchGPT nella sua fase preliminare. OpenAI sta lavorando per offrire un’alternativa innovativa al motore di ricerca dominante, sfruttando le capacità dell’intelligenza artificiale per migliorare l’esperienza di ricerca degli utenti.

ANSA – OPENAI SAREBBE PRONTA A LANCIARE UN MOTORE DI RICERCA

OpenAI si prepara a sfidare il predominio di Google nel campo dei motori di ricerca con l’imminente lancio di un nuovo prodotto. Secondo indiscrezioni emerse sui social media, l’azienda, guidata da Sam Altman, starebbe per introdurre un motore di ricerca basato sul modello ChatGPT. Il dominio https://search.chatgpt.com è stato segnalato da un utente di Reddit, sebbene al momento non sia ancora attivo e visualizzi un messaggio di “non trovato”. Fonti non ufficiali indicano il 9 maggio come data di lancio prevista per questa iniziativa. In una recente intervista, Altman ha espresso il desiderio di combinare i “large language models” con la funzionalità di ricerca, criticando il modello attuale di Google che mostra numerosi annunci e pochi risultati organici. Queste dichiarazioni sembrano rappresentare una sorta di dichiarazione di guerra al dominio di Google nel settore della ricerca online. Google, attivo nel mercato da quasi tre decenni, detiene attualmente una quota di mercato del 90% ed è diventato la scelta predefinita per la ricerca anche su dispositivi come gli iPhone di Apple, che riceve miliardi di dollari all’anno dall’azienda di Mountain View per questa partnership. Tuttavia, alla luce delle recenti innovazioni nell’intelligenza artificiale, Apple potrebbe considerare una possibile integrazione del modello ChatGPT di OpenAI nei propri dispositivi, secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg. Nel frattempo, Microsoft, che ha investito pesantemente in OpenAI, ha iniziato ad implementare l’intelligenza artificiale nel suo motore di ricerca Bing. Si prevede che Google risponderà a queste sfide con un aggiornamento relativo all’intelligenza artificiale durante la sua prossima conferenza per gli sviluppatori, programmata per il 14 maggio.

ILSOLE24ORE – SAM ALTMAN TORNA NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI OPENAI

Venerdì scorso, OpenAI, l’azienda di intelligenza artificiale dietro ChatGPT, ha annunciato ufficialmente il ritorno di Sam Altman nel consiglio di amministrazione, insieme a tre nuovi membri. Altman, precedentemente licenziato dal consiglio alla fine di novembre 2023, è ora tornato a dirigere la società, dopo una serie di polemiche e pressioni interne. L’annuncio del suo ritorno arriva dopo un periodo di tensioni e incertezze all’interno di OpenAI. Il consiglio aveva inizialmente licenziato Altman citando presunte questioni di trasparenza nelle sue decisioni, che avrebbero compromesso il controllo adeguato del consiglio. Tuttavia, una successiva indagine interna ha concluso che la condotta di Altman al momento del licenziamento non richiedeva la sua rimozione e che era la persona giusta per guidare l’azienda. Il licenziamento di Altman è stato seguito da una reazione immediata da parte dei dipendenti di OpenAI, che hanno firmato una lettera aperta chiedendo il suo ritorno e minacciando dimissioni di massa se ciò non fosse avvenuto. Questo evento ha evidenziato le tensioni esistenti all’interno dell’azienda e ha portato a una revisione del consiglio di amministrazione. Fonti anonime riportate dalla stampa statunitense suggeriscono che il licenziamento di Altman potrebbe essere stato influenzato da divergenze tra lui e il consiglio riguardo alla strategia di sviluppo e commercializzazione dei prodotti di intelligenza artificiale. Altman sembrava incline a una strategia più aggressiva per sfruttare la crescente visibilità di OpenAI e ChatGPT, mentre il consiglio avrebbe preferito una posizione più prudente.

WIRED – IL GARANTE DELLA PRIVACY DENUNCIA (DI NUOVO) CHATGPT

Il Garante della privacy italiano ha denunciato OpenAI, lo sviluppatore di ChatGPT, per violazione delle regole europee in materia di protezione dei dati personali. La denuncia arriva a valle dell’indagine condotta dall’autorità dopo che alla fine di marzo 2023 aveva imposto una limitazione temporanea dell’uso dei dati, perché in contrasto con le previsioni del Gdpr, il regolamento europeo in materia. Il Garante contesta a OpenAI una serie di illeciti, tra cui: la base giuridica del trattamento dei dati personali, che non sarebbe stata sufficientemente chiara; la questione delle “allucinazioni”, ossia le risposte inesatte prodotte dal chatbot che possono condurre a una gestione impropria delle informazioni; la trasparenza, in particolare per quanto riguarda le modalità di raccolta e utilizzo dei dati;
altre questioni minori. OpenAI ha 30 giorni per fornire le proprie contro-deduzioni e difendersi dalle accuse.

ILPOST – OPENAI STA TRATTANDO PER ADDESTRARE I SUOI SISTEMI DI IA CON I CONTENUTI DI ALCUNI EDITORI

OpenAI sta negoziando con diversi editori per utilizzare i loro contenuti nella formazione dei suoi sistemi di intelligenza artificiale. L’azienda, famosa per la creazione di ChatGPT, software in grado di rispondere a domande tramite IA, sta cercando accordi chiave per garantire a ChatGPT la capacità di fornire informazioni accurate e aggiornate. Recentemente, ha concluso accordi con editori come Axel Springer, editore di Politico e Bild, e con Associated Press, con accordi che hanno implicato pagamenti sostanziali, come “decine di milioni di dollari”. Tuttavia, non sono mancate controversie: a dicembre, il New York Times ha intentato una causa contro OpenAI, accusandola di utilizzare illegalmente i suoi articoli protetti da copyright per l’addestramento dell’IA. Situazioni simili si sono verificate con autori di romanzi come George R.R. Martin, John Grisham e Jonathan Franzen, oltre a diversi autori di saggi, che hanno avviato cause legali simili a causa dell’uso improprio dei loro contenuti.

WIRED – OPENAI CONCEDE L’USO DI CHATGPT PER SCOPI MILITARI

OpenAI ha apportato modifiche significative alle sue politiche d’uso, eliminando la restrizione sull’utilizzo di ChatGPT per scopi militari. Prima del 10 gennaio, la compagnia vietava esplicitamente l’uso della sua tecnologia per scopi bellici, inclusa la creazione di armi. Tuttavia, l’aggiornamento conserva il divieto generale di utilizzare il servizio per danneggiare se stessi o altri. Questa modifica ha suscitato l’attenzione degli esperti, soprattutto in un contesto in cui cresce l’interesse delle agenzie militari sull’uso dell’intelligenza artificiale. OpenAI afferma di non possedere una tecnologia per uso letale, ma riconosce l’ampio raggio di attività in cui ChatGPT potrebbe essere coinvolto per scopi discutibili. La società chiarisce che l’uso di ChatGPT per sviluppare o utilizzare armi, causare danni, distruggere proprietà o impegnarsi in attività non autorizzate non è consentito. L’aggiornamento mira a offrire chiarezza, permettendo nel contempo un utilizzo dell’intelligenza artificiale per casi legati alla sicurezza nazionale in linea con la missione di OpenAI. La collaborazione recente con DARPA per la sicurezza informatica ne è un esempio, concentrato su strumenti per proteggere le infrastrutture critiche.

APPLE

ANSA – APPLE SI “ALLEA” CON OPENAI PER PORTARE CHATGPT SU IPHONE, IPAD E MAC

Apple lancia “Apple Intelligence” e stringe un accordo con OpenAI per integrare ChatGPT nei suoi sistemi operativi. Questo popolare chatbot sarà disponibile nelle prossime versioni di iOS per iPhone, iPad e Mac. Siri subirà un importante aggiornamento, trasformandosi in un assistente vocale molto più avanzato. Durante la presentazione, il titolo Apple ha registrato una flessione del 2,4% a Wall Street. Tim Cook ha annunciato questa novità alla Conferenza degli sviluppatori a Cupertino, sottolineando che l’intelligenza artificiale di Apple sarà potente, intuitiva, integrata nei prodotti e rispettosa della privacy degli utenti. L’accordo con OpenAI, l’azienda madre di ChatGPT supportata da Microsoft, ricorda la storica collaborazione del 1997 tra Steve Jobs e Bill Gates. Il rinnovamento di Siri permetterà all’assistente di Apple di interagire con gli utenti in modo più naturale, comprendendo il contesto e integrandosi con altre app come Mail e Mappe. “È solo un primo sguardo a ciò che potremo fare con l’IA”, ha affermato Apple. Apple Intelligence porterà nuove funzionalità di intelligenza artificiale nei software dei dispositivi Apple, migliorando app esistenti come Messaggi, Email, Foto e Emoji, per attrarre un pubblico più giovane. Sam Altman, capo di OpenAI, ha dichiarato su X che è felice di collaborare con Apple per integrare ChatGPT nei dispositivi entro la fine dell’anno. Tuttavia, Elon Musk ha criticato duramente l’integrazione, minacciando di vietare i dispositivi Apple nelle sue aziende, definendola una “inaccettabile violazione di sicurezza”. Alla Conferenza degli sviluppatori, Apple ha anche presentato importanti aggiornamenti di iOS 18, che permetteranno agli utenti di personalizzare la schermata iniziale. È stata introdotta l’app Passwords per gestire le parole chiave e in Wallet sarà disponibile la nuova funzione Tap to Cash per inviare denaro avvicinando due iPhone. Anche l’app Foto è stata completamente riprogettata. Infine, Apple ha annunciato un aggiornamento per il visore Vision Pro, che sarà disponibile in nuovi mercati: dal 28 giugno in Cina, Singapore e Giappone, e dal 12 luglio in Australia, Canada, Francia, Germania e Gran Bretagna. Queste novità sull’intelligenza artificiale rafforzano un settore in rapida espansione: secondo GrandViewResearch, il mercato globale dell’IA, attualmente valutato oltre 196 miliardi di dollari, crescerà di oltre 13 volte nei prossimi sette anni.

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ANSA – APPLE ACCUSATA DAGLI USI DI MONOPOLIO NEL MERCATO DEGLI SMARTPHONE

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti insieme a procuratori generali di 16 stati hanno intentato una causa legale contro Apple, accusandola di violare le leggi antitrust e di aver acquisito una posizione di monopolio nel mercato degli smartphone negli Stati Uniti. L’accusa si basa sull’affermazione che Apple abbia ostacolato la concorrenza impedendo ad altre società di offrire applicazioni e prodotti per smartphone in competizione con i propri. Si sostiene che Apple abbia favorito i propri prodotti e servizi, rendendo più semplice la compatibilità con dispositivi come cuffie o smartwatch di marca Apple rispetto a quelli dei concorrenti. Apple ha sempre difeso tali pratiche sostenendo che sono volte a garantire la sicurezza dei dispositivi, ma l’accusa sostiene che ciò abbia il duplice effetto di limitare la concorrenza e di imporre prezzi più elevati ai consumatori. Questa non è la prima volta che Apple si trova sotto i riflettori per questioni legate alla concorrenza. Anche nell’Unione Europea, l’azienda è stata recentemente multata per 1,8 miliardi di euro per violazioni delle regole antitrust nel settore dello streaming musicale, accusata di ostacolare la concorrenza limitando la visibilità di servizi alternativi come Spotify. Inoltre, un nuovo regolamento europeo ha imposto ad Apple di consentire agli utenti di scaricare le applicazioni direttamente dai siti dei produttori, senza dover passare necessariamente dall’App Store gestito da Apple. Questa decisione, che entrerà in vigore entro la fine della primavera, permetterà agli utenti di iPhone di accedere a una maggiore varietà di applicazioni e ridurrà il controllo esercitato da Apple sulle operazioni di distribuzione delle app.

ANSA – GLI IPHONE SI POTRANNO RIPARARE CON PARTI DI RICAMBIO USATE

Apple ha annunciato una significativa modifica alla sua politica di riparazione degli iPhone, aprendo per la prima volta alla possibilità di utilizzare parti di ricambio usate per le riparazioni. Questa novità, introdotta giovedì, riguarderà inizialmente “alcuni” modelli a partire dall’autunno prossimo, secondo quanto riportato dal Washington Post. La decisione arriva in un momento in cui diversi stati americani stanno intraprendendo azioni per vietare il cosiddetto “pairing” dei componenti, una pratica che richiede il riconoscimento e l’approvazione delle parti di ricambio da parte del software di Apple. Questa politica è stata a lungo una fonte di frustrazione per i negozi di riparazione indipendenti e per gli utenti che preferiscono effettuare le riparazioni da soli. Apple ha affermato che il pairing è necessario per garantire la sicurezza e la funzionalità dei componenti, ma con l’introduzione di questa modifica consentirà alle parti usate di funzionare “proprio come i componenti nuovi originali”. Tuttavia, queste nuove regole non si applicheranno ai mercati secondari, il che ha deluso i sostenitori del diritto alla riparazione. Kyle Wiens, CEO di iFixit, ha definito questa mossa una “strategia di mezze promesse e barriere complicate” progettate per eludere i legislatori che cercano di vietare completamente il pairing delle parti di ricambio. Test condotti da iFixit sull’iPhone 15 hanno mostrato che la sostituzione di alcune parti può causare problemi come avvisi sullo schermo o il blocco di funzioni. Apple ha dichiarato che sarà possibile calibrare le parti di ricambio direttamente sul dispositivo una volta installate. La California ha recentemente approvato una legge che obbliga i produttori a rendere disponibili manuali e strumenti per riparare i dispositivi, e ora altri stati, come l’Oregon e il Colorado, stanno valutando proposte di legge simili. Apple ha anche annunciato aggiornamenti volti a scoraggiare il furto di iPhone, bloccando le parti provenienti da telefoni segnalati come rubati o smarriti e indicando nelle impostazioni se un componente è nuovo o usato.

ANSA – APPLE TRATTA CON GOOGLE PER PORTARE L’IA GEMINI SU IPHONE

Secondo quanto riportato da Bloomberg, Apple è attualmente impegnata in trattative con Google per portare l’intelligenza artificiale Gemini sull’iPhone, aprendo la strada a un accordo che potrebbe rivoluzionare il settore dell’intelligenza artificiale. Le due società stanno discutendo la possibilità di concedere ad Apple una licenza per utilizzare Gemini, il set di modelli di intelligenza artificiale generativa di Google, al fine di potenziare alcune nuove funzionalità previste per il software iPhone nel 2024. Bloomberg ha inoltre rivelato che Apple ha esplorato opzioni con OpenAI, sostenuta da Microsoft, per integrare i suoi modelli nel prossimo sistema operativo iOS 18. Apple sta lavorando su nuove funzionalità basate sui propri modelli di intelligenza artificiale, ma cerca un partner per potenziare le capacità generative, comprese la creazione di immagini e la scrittura di testi in base a istruzioni specifiche. Nonostante le trattative siano in corso, non è stata ancora raggiunta un’intesa definitiva e non sono stati stabiliti i dettagli relativi all’implementazione dell’intelligenza artificiale Gemini nell’iPhone. È improbabile che un accordo venga annunciato prima di giugno, poiché Apple tiene la sua conferenza mondiale degli sviluppatori in quel periodo. Attualmente, Google è il motore di ricerca predefinito sul browser Safari di Apple, grazie a un accordo esistente tra le due società. Apple è stata più lenta nel campo dell’intelligenza artificiale generativa rispetto ai suoi rivali, ma ha dichiarato di investire significativamente in questo settore e prevede di rivelare maggiori dettagli sui suoi piani entro la fine dell’anno. La collaborazione con Google per integrare Gemini potrebbe rappresentare un importante passo avanti per Apple nel campo dell’IA.

ANSA – APPLE PAGHERA’ 490 MILIONI DI DOLLARI PER RISOLVERE UNA CLASS ACTION

Apple ha deciso di versare la somma di 490 milioni di dollari per porre fine a una class action intentata da investitori che sostenevano di essere stati ingannati riguardo al calo delle vendite di iPhone in Cina. L’accordo è stato raggiunto dopo le dichiarazioni del CEO Tim Cook che, secondo la causa, avrebbero tratto in inganno gli investitori. La controversia ha avuto inizio nel 2018 quando Cook avrebbe indicato che le vendite di iPhone in Cina stavano procedendo bene, ma successivamente è emerso un calo significativo delle vendite. Questa revisione delle previsioni ha portato a una perdita di fiducia da parte degli investitori e a un crollo del valore delle azioni di Apple in borsa, causando una perdita di circa 74 miliardi di dollari di capitalizzazione. L’accordo preliminare presentato alla Corte federale è stato raggiunto sulla base delle accuse degli azionisti riguardanti le informazioni trasmesse da Apple sulle prestazioni degli iPhone in Cina. Cook aveva originariamente indicato che la Cina non sarebbe stata un problema per Apple, ma successivamente la società ha dovuto correggere drasticamente le previsioni di vendita, attribuendo la situazione economica del Paese a fattori esterni come la debolezza delle valute. La decisione di Apple di concordare un accordo finanziario punta a porre fine alla disputa legale e a risolvere le controversie con gli investitori.

EURONEWS – LA COMMISSIONE UE MULTA APPLE PER 1,8 MILIARDI DI EURO

La Commissione europea ha multato Apple per 1,8 miliardi di euro per violazioni delle regole sulla concorrenza nell’Unione Europea. L’azienda è stata accusata di abusare della sua posizione nel settore dello streaming musicale, favorendo il proprio servizio Apple Music a discapito di concorrenti come Spotify. Secondo la Commissione, Apple non ha informato correttamente gli utenti sulle alternative disponibili nell’App Store, rendendo difficile per loro scoprire servizi concorrenti come Spotify. Gli sviluppatori, inoltre, non potevano inserire link diretti ai propri siti web nelle loro app, limitando così la visibilità delle alternative. La multa di 1,8 miliardi di euro è stata aumentata significativamente rispetto alle stime iniziali per fungere da deterrente contro pratiche anti-concorrenziali simili in futuro. Le indagini sono state avviate nel 2019 dopo le denunce di Spotify, che ha accusato Apple di pratiche sleali sul mercato dello streaming musicale. Apple ha risposto sottolineando il successo di Spotify grazie all’App Store e ha difeso le proprie politiche di pagamento. La multa rappresenta un importante sviluppo nella regolamentazione delle grandi società tecnologiche nell’UE.

CORRIERE – SUGLI IPHONE SI POTRANNO INSTALLARE APP STORE DIVERSI DA QUELLO UFFICIALE

Giovedì, Apple ha annunciato un cambiamento epocale per gli utenti europei di iPhone: con l’aggiornamento del sistema operativo iOS 17.4, sarà possibile installare app store diversi da quello ufficiale dell’azienda. Questa decisione è stata presa in risposta al Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea, una normativa che regola il mercato di internet. Apple aveva tempo fino al 6 marzo per conformarsi alle nuove disposizioni. finora, sugli iPhone era possibile utilizzare solo l’app store ufficiale di Apple, ma con l’arrivo dell’aggiornamento, gli utenti potranno sfruttare il cosiddetto “sideloading”, ovvero scaricare app da store alternativi. Questa pratica, già comune su altri sistemi operativi come Android, consentirà agli sviluppatori di creare app store conformi a determinati standard di sicurezza e privacy. Gli utenti potranno scaricare app che potrebbero essere escluse dall’app store ufficiale per violazione delle linee guida di Apple. Inoltre, sarà possibile impostare un app store alternativo come predefinito sul dispositivo. Gli sviluppatori avranno la libertà di modificare le transazioni in-app, offrendo alternative ai metodi di pagamento predefiniti di Apple. Non ci saranno commissioni su app installate da store diversi da quello ufficiale, ma gli sviluppatori dovranno pagare una tassa chiamata Core Technology Fee (CTF) di 50 centesimi di euro per ogni nuova installazione dopo il primo milione. Il DMA è una serie di leggi finalizzate a limitare il monopolio delle grandi piattaforme digitali. Apple è una delle sei aziende “gatekeeper” soggette a regolamentazioni più severe, insieme a Alphabet (Google), Amazon, Microsoft, Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) e ByteDance (TikTok). Queste regole mirano a promuovere la concorrenza e a garantire una maggiore equità nel mercato digitale.

META

WIRED – WHATSAPP PERMETTERA’ DI CREARE UN ELENCO DI CONTATTI SEPARATO

WhatsApp ha introdotto una nuova funzione che consente agli utenti di salvare e gestire i contatti direttamente all’interno dell’app, in modo indipendente dalla rubrica del dispositivo. Tuttavia, l’app continuerà a utilizzare la rubrica del telefono per gestire le conversazioni. Questa nuova funzione si basa su un sistema di archiviazione avanzato nel cloud, che memorizza i dati in forma crittografata per garantire privacy e sicurezza. Gli ingegneri di Meta spiegano che gli utenti potranno creare una rubrica personale all’interno di WhatsApp, che sarà sincronizzata automaticamente con tutti i dispositivi collegati al loro profilo. “Se si dispone di più account sullo stesso telefono, ad esempio uno personale e uno lavorativo, sarà possibile personalizzare l’elenco dei contatti per ciascun account. Inoltre, in caso di perdita del telefono, sarà possibile ripristinare la rubrica su un nuovo dispositivo con un solo clic.” Per supportare questa nuova funzione, WhatsApp ha sviluppato un sistema di archiviazione crittografato chiamato Identity Proof Linked Storage (IPLS). L’efficacia di questo sistema è stata verificata da esperti esterni, tra cui i consulenti di sicurezza informatica del NCC Group Cryptography Services. L’IPLS utilizza una serie di chiavi crittografate per garantire la sicurezza dei dati. Quando un nuovo contatto viene aggiunto su WhatsApp, viene generato un codice crittografato unico, che viene memorizzato sul dispositivo dell’utente. Per accedere o recuperare i contatti, l’utente dovrà autenticarsi tramite codice, password o impronta digitale, a seconda delle impostazioni di sicurezza del dispositivo. WhatsApp ha collaborato con Cloudflare per garantire maggiore affidabilità a IPLS. Ogni volta che un contatto viene aggiunto o modificato, il sistema genera una firma digitale che impedisce modifiche non autorizzate. “Questo approccio offre agli utenti di WhatsApp più opzioni per gestire la propria rubrica su tutti i dispositivi e gli account, archiviando i dati in modo sicuro senza il rischio di perderli”, si legge in una nota diffusa dall’app. Un’altra novità riguarda l’introduzione della gestione dei nomi utente. Questa funzione, come spiegato dal team di sviluppo, “aggiunge un ulteriore livello di privacy, poiché non sarà necessario condividere il numero di telefono per avviare una conversazione con qualcuno”. Tuttavia, i dettagli sul rilascio e sulla disponibilità di queste nuove funzioni non sono ancora chiari. WhatsApp ha dichiarato che fornirà ulteriori informazioni nelle prossime settimane. Le novità introdotte sono progettate per migliorare la privacy e la sicurezza dell’app. Infatti, gli esperti di sicurezza hanno avvertito che basta una telefonata per rubare un account WhatsApp. In Messico, secondo il Consejo Ciudadano para la Seguridad y Justicia, i casi di violazione degli account WhatsApp sono aumentati del 672% nei primi due mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’uso dei nomi utente potrebbe anche ridurre i rischi di truffe e cyberbullismo. Secondo l’Istituto nazionale di statistica e geografia (Inegi), Facebook (37,8%) e WhatsApp (41,8%) sono le piattaforme più utilizzate per atti di molestie digitali.

Altre notizie:

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WIRED – META APRE ALLA REALTA’ VIRTUALE AI BAMBINI

Meta, la società proprietaria di Facebook, ha annunciato un ampliamento delle possibilità offerte ai bambini di età compresa tra 10 e 12 anni sui visori Quest di realtà virtuale, con l’approvazione dei genitori. Finora ai bambini non era consentito chattare o interagire con altri avatar sulle piattaforme del gruppo di Menlo Park. Con il nuovo aggiornamento, i genitori potranno aggiungere individualmente contatti approvati con cui i loro figli possono chattare, effettuare videochiamate, inviare o accettare inviti per unirsi a loro in esperienze VR, sempre approvate dai genitori. Meta spera che gli utenti più giovani familiarizzino con la tecnologia, rendendoli più propensi a usarla man mano che crescono. Questa mossa potrebbe anche aiutare l’azienda a competere con altre piattaforme popolari tra i giovani utenti, come Roblox e Minecraft di Microsoft. Tuttavia, non mancano preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei bambini nella realtà virtuale. In passato si sono verificati casi di molestie, come quello di una ragazza inglese di 16 anni vittima di un’aggressione online all’interno di una piattaforma digitale con visori VR. La decisione di Meta arriva mentre in Italia si torna a discutere a livello legislativo per regolamentare le attività dei minori online, come il fenomeno degli “sharenting” e dei “baby influencer”. Alcuni esperti ritengono che questa mossa dell’azienda possa far nascere già vecchi certi provvedimenti legislativi.

ILSOLE24ORE – SU WHATSAPP SI POTRANNO RICEVERE I MESSAGGI DI TELEGRAM

Ora è possibile ricevere su WhatsApp i messaggi provenienti da altre applicazioni, tra cui Telegram e Signal. Meta, l’ex-Facebook, ha introdotto questa novità che apre ufficialmente WhatsApp ad altre piattaforme di messaggistica. A partire dall’11 aprile, gli utenti possono decidere se ricevere all’interno di WhatsApp i messaggi provenienti da altre app. Questa opportunità nasce in risposta alla richiesta dell’Unione Europea di maggiore “interoperabilità” tra le piattaforme di messaggistica, come previsto nel Digital Markets Act, al fine di promuovere la concorrenza e la trasparenza. Tuttavia, ricevere i messaggi di Telegram su WhatsApp è completamente opzionale. Gli utenti troveranno una nuova voce di menu nelle Impostazioni che dovranno attivare per abilitare questa funzione. Inoltre, sono previsti altri cambiamenti per l’app di messaggistica più utilizzata al mondo. L’articolo 7 del Digital Markets Act regola i requisiti di interoperabilità, consentendo lo scambio di messaggi, foto, audio, video e altri file tra individui utilizzando app di messaggistica diverse. Entro due anni, questa opzione dovrebbe estendersi anche alle chat di gruppo e entro quattro anni alle chiamate vocali e video, sia singole che di gruppo. Tuttavia, l’attuazione di questa opzione richiederà del tempo. Meta richiede ai servizi terzi alcuni requisiti di sicurezza, e la domanda di integrazione partirà dai concorrenti anziché da WhatsApp. Inoltre, in Europa, WhatsApp adotterà uno stretto controllo sulla gestione dei dati dei clienti, conformemente all’accordo “Eu-Us Data Privacy Framework”, in vigore dal luglio scorso. Infine, l’età minima per utilizzare WhatsApp in Europa passerà da 16 a 13 anni. Per attivare questa nuova funzione, gli utenti dovranno seguire alcune istruzioni: Aprire l’app e accedere alle Impostazioni. Selezionare l’opzione Account. Attivare l’opzione Chat di terze parti. Selezionare le app di terze parti (come Telegram, Signal) con cui si desidera interagire. Una volta completata questa procedura, i messaggi provenienti da queste app saranno visibili in una sezione dedicata all’interno di WhatsApp. Meta si impegnerà nei prossimi mesi a garantire la sicurezza degli utenti e a effettuare test per assicurare il corretto funzionamento della funzione di interoperabilità.

WIRED – SU WHATSAPP ARRIVANO I CONTATTI PREFERITI

Due interessanti novità sono in fase di test sulle versioni beta di WhatsApp: i contatti preferiti e una maggiore sicurezza trasversale su tutti i dispositivi collegati. I contatti preferiti permetteranno di filtrare chat e contenuti in modo più preciso e semplice, creando una sorta di area dedicata alle persone più importanti per l’utente. La funzione è stata avvistata nelle versioni beta per iOS e WhatsApp Web, e si presume che permetterà di aggiungere i numeri preferiti facendo tap su un apposito pulsante nel menu “Preferiti”. I contenuti di questi contatti saranno poi raggruppati in un’area dedicata, evidenziata rispetto al resto. L’altra novità riguarda la sicurezza: WhatsApp starebbe lavorando per rendere le chat protette ovunque, su tutti i dispositivi collegati alla stessa utenza. In questo modo, i messaggi, foto e documenti inviati in una conversazione privata saranno accessibili solo su quell’ dispositivo, e non su altri device collegati come computer o tablet. Non c’è ancora una data ufficiale per il rilascio di queste due novità, ma è probabile che verranno implementate nelle prossime settimane con gli aggiornamenti dell’app. Le nuove funzioni promettono di migliorare l’esperienza utente di WhatsApp, offrendo maggiore personalizzazione e sicurezza. La possibilità di avere una sezione dedicata ai contatti preferiti è particolarmente interessante per chi utilizza l’app per comunicare frequentemente con un ristretto gruppo di persone. L’aumento della sicurezza, invece, è un passo avanti importante per la privacy degli utenti.

WIRED – CONSUMER REPORTS: FACEBOOK POTREBBE RACCOGLIERE DATI PERSONALI DA 48MILA AZIENDE DIVERSE

Un recente studio di Consumer Reports rivela che Facebook acquisisce dati da una media di 2.230 aziende per utente, con un picco in un caso di quasi 48.000 aziende coinvolte. Il dato emerge dall’analisi di 709 volontari che hanno condiviso i loro archivi dati di Facebook, svelando che complessivamente 186.892 aziende hanno inviato informazioni alla piattaforma. La scoperta più rilevante è il tracciamento server-to-server, una pratica in cui i dati personali degli utenti vengono trasferiti direttamente dai server di un’azienda a quelli di Meta (ex Facebook). Questa forma di tracciamento solitamente nascosta ha sollevato preoccupazioni sulla trasparenza e sulla gestione dei dati personali. Nonostante la difesa di Facebook tramite il portavoce Emil Vázquez, che sottolinea l’offerta di strumenti di trasparenza, Consumer Reports esprime dubbi sulla chiarezza delle aziende coinvolte. Oltre a giganti come Amazon e Walmart, più di 7.000 aziende sono identificate con denominazioni oscure, alcune caratterizzate da sequenze di numeri illeggibili. Ciò solleva preoccupazioni sulla possibilità che Facebook raccolga dati da fonti poco chiare, senza il consenso degli utenti e con potenziali rischi per la privacy.

WIRED – META ACCUSATA DI VIOLARE LE LEGGI UE CHIEDENDO AGLI UTENTI DI PAGARE PER NON ESSERE TRACCIATI

Meta, la società proprietaria di Facebook e Instagram, è stata accusata di violare le leggi europee sulla privacy. L’organizzazione Noyb, che si occupa della difesa dei diritti digitali, ha denunciato che la società rende difficile agli utenti europei ritirare il consenso al tracciamento per scopi pubblicitari. Attualmente, Meta richiede agli utenti che vogliono evitare di essere tracciati di sottoscrivere un abbonamento mensile al costo di 251,88 euro all’anno. Questa pratica, secondo Noyb, viola l’articolo 7 del Gdpr, che prevede che il consenso al trattamento dei dati personali possa essere revocato in qualsiasi momento con la stessa facilità con cui è stato prestato. “La legge è chiara – ha commentato Massimiliano Gelmi, avvocato specializzato nella protezione dei dati presso Noyb -. È dolorosamente ovvio che pagare 251,88 euro all’anno per revocare il consenso non è così facile come cliccare su un pulsante ‘Ok’ per accettare il tracciamento”. Meta rischia pesanti sanzioni per questa violazione. Il Gdpr prevede che le sanzioni per le violazioni accertate possano arrivare fino al 4% del fatturato annuo globale di un’azienda. Nel caso di Meta, questo significherebbe una sanzione di oltre 15 miliardi di euro. Oltre alle sanzioni pecuniarie, Meta potrebbe essere costretta a modificare la sua politica di tracciamento degli utenti europei. Se ciò dovesse accadere, la società potrebbe perdere una parte significativa delle sue entrate pubblicitarie, che in Europa ammontano a circa il 10% del totale.

CORRIERE – WHATSAPP CONSENTIRA’ DI RICEVERE E INVIARE MESSAGGI ANCHE DA ALTRE PIATTAFORME (COME SIGNAL, TELEGRAM E IMESSAGE)

A partire dal 7 marzo 2024, in ottemperanza al Digital Markets Act (DMA) europeo, gli utenti di WhatsApp (oltre 2 miliardi nel mondo) potranno comunicare con utenti di altre app come Signal, iMessage, Messenger e Telegram. L’interoperabilità permetterà di inviare e ricevere messaggi, immagini, video e file senza dover cambiare app, garantendo comunque la crittografia end-to-end per la privacy e la sicurezza degli utenti. L’utente avrà la scelta di aderire o meno al sistema interoperabile. I messaggi delle altre app saranno visualizzati in una sezione separata nella parte superiore dei messaggi in arrivo. L’obiettivo è di facilitare la comunicazione tra persone che utilizzano diverse app di messaggistica, eliminando le barriere e creando un sistema più aperto e interconnesso, simile a quanto avviene con la posta elettronica.

WIRED – FACEBOOK HA UNA CRONOLOGIA DEI LINK CHE HAI CLICCATO

Facebook ha lanciato una nuova funzione che permette di creare un archivio speciale di tutti i link su cui si fa click direttamente dall’app mobile del social. La funzione è attiva per impostazione predefinita, ma può essere disabilitata a discrezione degli utenti. I dati raccolti dalla cronologia dei link sono poi utilizzati dalla piattaforma per ottimizzare le campagne pubblicitarie degli inserzionisti, profilando annunci ben mirati per il loro pubblico. Proprio per questo, il rilascio della nuova funzione ha lasciato perplessi gli esperti di sicurezza. In un momento storico in cui le Big Tech si stanno impegnando a regolamentare i propri prodotti per tutelare la privacy degli utenti, Meta sembra fare esattamente l’opposto, incrementando gli strumenti per la raccolta dei dati. La piattaforma tiene traccia dei link visitati dagli utenti praticamente da sempre, e ora non sta facendo altro che chiedere l’autorizzazione per farlo. Quello che lascia perplessi, però, è come lo sta facendo. La “cronologia dei link” stabilisce impostazioni sulla privacy che vengono applicate solo ed esclusivamente all’app di Facebook, il che significa che non è possibile visualizzare questo archivio speciale da un computer o da un browser mobile. Inoltre, la piattaforma ha già un’impostazione simile – chiamata “Gestisci l’attività futura” -, che consente di gestire la raccolta dei propri dati di navigazione al di fuori dei prodotti di Meta. Questo significa che ora Facebook ha non solo due sezione separate in cui memorizza i dettagli sui siti web visitati, ma anche due impostazioni simili che consentono agli utenti di gestire la raccolta di questi dati. Entrambe difficili da trovare e da interpretare in modo corretto.

WIRED – META INVESTE MILIARDI PER CREARE UN’INTELLIGENZA ARTIFICIALE GENERALE OPEN SOURCE

Meta, l’azienda guidata da Mark Zuckerberg, ha annunciato un imponente investimento per sviluppare un’intelligenza artificiale generale (IAG) a lungo termine. L’obiettivo è costruire un sistema open source responsabile e ampiamente accessibile. Zuckerberg ha dichiarato che la missione è garantire che tutti possano beneficiare dell’intelligenza generale. Meta sta costruendo la sua infrastruttura potenziata da circa 350.000 Gpu H100 fornite da Nvidia entro la fine del 2024, raggiungendo complessivamente circa 600.000 unità di elaborazione grafica con l’apporto di altri fornitori. Questo sistema diventerebbe uno dei più grandi nel settore tecnologico. Nonostante non siano stati rivelati tutti i fornitori, si sa che AMD è coinvolta. L’azienda ha intensificato gli sforzi nell’intelligenza artificiale, vitale per lo sviluppo del metaverso. Integrando il team di ricerca Fair con il team di intelligenza artificiale generativa, Meta cerca di consolidare il suo arsenale informatico. L’iniziativa risponde anche alla necessità di migliorare l’integrazione della tecnologia nei prodotti di social media, hardware di realtà aumentata e virtuale. Le azioni già intraprese da Meta includono la versione commerciale del modello linguistico Llama, strumenti pubblicitari capaci di generare immagini da istruzioni di testo e il chatbot “Meta AI” accessibile attraverso gli occhiali intelligenti Ray-Ban. Questo impegno massiccio riflette la crescente importanza dell’IAG nel panorama tecnologico e il desiderio di Meta di rimanere un attore chiave in questo settore.

TIKTOK

BYTEDANCE FA RICORSO CONTRO LA LEGGE CHE IMPONE DI VENDERE TIKTOK NEGLI STATI UNITI
ByteDance, la società cinese proprietaria di TikTok, ha annunciato di aver fatto ricorso contro la recente legge degli Stati Uniti che le impone di vendere la sua divisione statunitense entro nove mesi. Il ricorso si basa sull’argomento della presunta incostituzionalità della legge stessa. La legge è stata promulgata dal presidente Joe Biden meno di due settimane fa, dopo essere stata approvata dal Congresso. ByteDance sostiene che questa legge violi il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce la libertà di espressione. Il ricorso è stato depositato presso la Corte d’Appello di Washington, anche se è probabile che il caso arrivi alla Corte Suprema degli Stati Uniti secondo esperti del settore legale. La legge impone a ByteDance di cedere il controllo di TikTok e tutte le sue tecnologie correlate, compreso l’algoritmo, a un acquirente non legato al governo cinese entro il termine di nove mesi (che potrebbero essere estesi a dodici). In caso di mancata vendita, la legge prevede il blocco della piattaforma TikTok negli Stati Uniti. Molti politici statunitensi sono preoccupati per i legami stretti tra ByteDance e il governo cinese, poiché TikTok raccoglie enormi quantità di dati sugli utenti. La legge è stata promulgata per timore che questi dati possano essere passati al governo cinese per scopi di intelligence. C’è anche preoccupazione che il governo cinese possa influenzare la popolazione americana attraverso l’utilizzo dell’algoritmo di TikTok, che suggerisce i contenuti agli utenti. ByteDance sostiene che vendere la sua divisione statunitense non sia praticabile per ragioni commerciali, tecnologiche e legali, considerando la natura globale del social network TikTok. La società afferma che il divieto di operare negli Stati Uniti costituirebbe una violazione della libertà di espressione.

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WIRED – TIKTOK CAMBIERA’ PER SEMPRE DOPO LA LEGGE APPROVATA DAL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI

TikTok è destinato a subire profonde trasformazioni negli Stati Uniti a seguito dell’approvazione di una nuova legge da parte del Congresso. Il presidente Joe Biden ha firmato un pacchetto di aiuti esteri da 95 miliardi di dollari, che include un ultimatum per TikTok: ByteDance, la società cinese proprietaria della piattaforma, dovrà cedere le sue quote dell’azienda entro 270 giorni o gli Stati Uniti bandiranno l’app a livello nazionale. Le possibili evoluzioni per il futuro di TikTok negli USA sono molteplici. Un’azienda o un fondo di private equity americani potrebbero acquistare TikTok e il suo algoritmo. Tuttavia, esiste il rischio che un potenziale acquirente possa ottenere solo la piattaforma, senza l’algoritmo che ne garantisce il funzionamento. ByteDance sta già valutando questa possibilità. Se non si trovasse un acquirente, TikTok potrebbe scomparire dagli Stati Uniti. Se TikTok o i suoi utenti non riuscissero a contestare la legge in tribunale (l’azienda ha annunciato l’intenzione di farlo), l’app subirebbe cambiamenti significativi. Se un’azienda tecnologica statunitense acquisisse TikTok e il suo algoritmo, potrebbe integrarli nei propri servizi. Tuttavia, l’acquisizione di un concorrente importante potrebbe sollevare preoccupazioni antitrust. Microsoft si è mostrata interessata all’acquisto di TikTok, ma la situazione rimane complessa. Se una società di private equity come Blackstone acquisisse TikTok senza l’algoritmo, ricostruire l’app potrebbe essere una sfida. In caso di mancato acquisto, agli utenti americani resterebbero solo alternative come Shorts di YouTube e Reels di Instagram, ma colmare il vuoto lasciato da TikTok non sarebbe semplice. TikTok ha definito la legge incostituzionale e intende contestarla in tribunale. Nonostante le sfide legali, TikTok è destinato a subire cambiamenti significativi negli Stati Uniti, e il suo futuro rimane incerto.

ANSA – SOSPESA IN EUROPA LA FUNZIONE DI TIKTOK LITE CHE OFFRE AGLI UTENTI RICOMPENSE ECONOMICHE

TikTok ha deciso di sospendere “volontariamente” in Europa la funzione della sua nuova app TikTok Lite, la quale offriva agli utenti ricompense di valore economico per guardare video e compiere altre azioni. Questa mossa è avvenuta in risposta alle preoccupazioni espresse dalla Commissione Europea riguardo ai potenziali rischi per la salute mentale degli utenti, in particolare dei minori. Il lancio di TikTok Lite in Spagna e in Francia il mese scorso ha sollevato dubbi sulla sua funzione chiamata “Task and Reward Program”. Questo programma consentiva agli utenti di guadagnare punti, chiamati “coins”, compiendo varie azioni come guardare video, mettere “mi piace”, seguire altri utenti e invitare amici a unirsi a TikTok. I punti potevano poi essere scambiati con premi come buoni Amazon o carte regalo su PayPal, o donati ad altri utenti. La Commissione Europea ha espresso preoccupazione per i potenziali rischi per la salute mentale degli utenti, specialmente dei minori, sostenendo che TikTok avrebbe violato il Digital Services Act (DSA), la legge europea che regola la sicurezza e la trasparenza dei servizi digitali. In particolare, TikTok non ha presentato una relazione sulla sicurezza e i potenziali rischi della sua nuova app TikTok Lite prima del lancio in Francia e in Spagna, come richiesto dal DSA per tutte le piattaforme online con più di 45 milioni di utenti attivi nell’Unione Europea. La sospensione della funzione delle ricompense economiche è una misura temporanea adottata da TikTok in attesa dell’esito delle indagini e delle valutazioni della Commissione Europea.

ADNKRONOS – IL SENATO USA APPROVA UNA NORMA PER METTERE AL BANDO TIKTOK

Il Senato degli Stati Uniti ha recentemente ratificato una norma volta a mettere al bando TikTok sul suolo statunitense. Questo atto legislativo conferma la decisione precedentemente presa dalla Camera dei Rappresentanti e si basa sul pacchetto di leggi che imporrebbe a TikTok di vendere le sue quote in mano a investitori cinesi entro un certo periodo di tempo, altrimenti il servizio sarebbe sospeso negli Stati Uniti. La società madre di TikTok, ByteDance, ha ora un periodo di 12 mesi per cercare acquirenti statunitensi per le proprie quote. Tuttavia, ci sono alcune complicazioni significative che potrebbero ostacolare questo processo. In primo luogo, potrebbe essere difficile trovare acquirenti con i fondi necessari per acquistare l’azienda. Inoltre, una legge cinese potrebbe impedire la cessione dell’algoritmo di TikTok assieme all’applicazione stessa. La decisione del Senato è stata interpretata come una mossa contro Pechino, ma potrebbe anche avere implicazioni sulla guerra dell’informazione in corso, in particolare favorendo Israele. Tuttavia, l’attenzione si è concentrata principalmente sulla sicurezza nazionale e sull’influenza negativa di TikTok sulla società statunitense. Sebbene ci siano state preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei dati degli utenti statunitensi, TikTok ha sostenuto che i dati vengono conservati al di fuori della Cina, in luoghi come Singapore e negli Stati Uniti. Inoltre, il social network ha aperto un centro dati in Irlanda per gestire i dati dei cittadini dell’UE. La normativa contro TikTok è stata giustificata anche dalle preoccupazioni sulla sicurezza nazionale e sulla potenziale minaccia che l’app rappresenta per gli Stati Uniti. Tuttavia, non tutti sono d’accordo su questa valutazione. Alcuni leader delle agenzie di intelligence statunitensi hanno descritto la minaccia come ipotetica, mentre altri hanno sollevato dubbi sulla necessità di vietare completamente l’app. Inoltre, sono emerse voci che collegano la decisione del Senato alla questione del sostegno degli Stati Uniti a Israele. Alcuni hanno sostenuto che l’oscuramento di TikTok o la sua cessione a investitori statunitensi potrebbero favorire Israele nella sua lotta dell’informazione, data la presenza di contenuti sulla piattaforma che critica Israele e sostiene la Palestina.

REUTERS – BYTEDANCE PREFERIREBBE CHIUDERE TIKTOK PIUTTOSTO CHE CEDERLO A UNA SOCIETA’ USA

Il Senato degli Stati Uniti ha recentemente ratificato una legge che metterebbe ByteDance, la società madre di TikTok con sede in Cina, sotto pressione per vendere la popolare piattaforma di social media o rischiare il divieto sul suolo statunitense. La legge è stata approvata con un voto di 79 a 18 e fa parte di un pacchetto di leggi più ampio. Questa decisione è stata accelerata dal fatto che i Repubblicani della Camera hanno allegato la legge su TikTok al pacchetto di leggi ad alta priorità, portando così ad un rapido passaggio al Congresso. La legge è stata quindi immediatamente firmata dal presidente Biden, rendendola ora operativa. Tuttavia, non è certo che ByteDance seguirà le disposizioni della legge e cederà TikTok. Ci sono voci secondo cui l’azienda potrebbe preferire chiudere completamente l’app negli Stati Uniti piuttosto che venderla senza i suoi algoritmi fondamentali. Gli algoritmi di TikTok sono considerati cruciali per ByteDance e la società potrebbe essere riluttante a cedere un “segreto” così prezioso. Sebbene TikTok rappresenti solo una piccola parte dei ricavi totali di ByteDance, l’azienda potrebbe comunque scegliere di chiudere l’app negli Stati Uniti piuttosto che cederla ad un acquirente statunitense. ByteDance ha già negato qualsiasi piano di vendita e si è dichiarata fiduciosa nel poter vincere le sfide legali contro il divieto imposto dagli Stati Uniti. Tuttavia, se ByteDance dovesse alla fine cedere a questa pressione legislativa, si troverebbe di fronte alla complessa questione del trasferimento degli algoritmi, che sono registrati come proprietà intellettuale in Cina. La Cina stessa si è opposta fermamente ad una cessione forzata di TikTok, complicando ulteriormente la situazione. La chiusura di TikTok negli Stati Uniti avrebbe un impatto significativo sull’azienda, ma non metterebbe in pericolo la sua sopravvivenza, poiché ByteDance continua a generare la maggior parte dei suoi guadagni in Cina attraverso altre piattaforme come Douyin.

WIRED – APPROVATA LA LEGGE CHE VIETEREBBE L’USO DI TIKTOK NEGLI USA

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una legge che potrebbe vietare l’uso nel paese di TikTok. La legge richiede a ByteDance (cinese) di vendere TikTok a un altro acquirente, approvato dal governo degli Stati Uniti, entro i prossimi 6 mesi. La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha votato a favore di una legge che vieterebbe TikTok, a meno che la società madre cinese, Bytedance, non si separi completamente dall’applicazione. Il provvedimento, noto come Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, è stato approvato con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni. Se la legge passerà anche al Senato, TikTok avrà circa sei mesi di tempo per dissociarsi da Bytedance. Durante i dibattiti prima del voto, i membri del Congresso hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza legate alla piattaforma, inclusa la possibilità di accesso ai dati degli utenti americani da parte di dipendenti di Bytedance e la diffusione di propaganda filo-cinese. La deputata democratica Sara Jacobs, che si è opposta alla legge, ha sottolineato che vietare TikTok non affronterà direttamente la disinformazione o l’abuso dei dati personali degli utenti. D’altra parte, la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene ha espresso timori sul possibile uso della legge per costringere la vendita di altre piattaforme di social media, come X, di proprietà di Elon Musk. La scorsa settimana, molti utenti TikTok hanno ricevuto avvisi sull’intenzione del Congresso di vietare il servizio, causando una serie di chiamate agli uffici del Congresso da parte di utenti preoccupati. Tuttavia, alcuni membri del Congresso hanno osservato che ciò dimostra come TikTok sia in grado di influenzare il comportamento degli utenti. La legge ora passerà al Senato, dove i senatori Mark R. Warner e Marco Rubio, presidente e vicepresidente della commissione sull’intelligence, hanno espresso preoccupazione per la minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata da TikTok. Si sono detti incoraggiati dal voto bipartitico della Camera e pronti a collaborare per far passare la legge al Senato. Questa non è la prima volta che negli Stati Uniti si cerca di regolamentare TikTok, considerato una potenziale minaccia alla sicurezza. L’anno scorso, Warner aveva proposto una legge simile. Anche il presidente Biden, sebbene abbia aperto un account TikTok durante la campagna presidenziale, ha dichiarato che firmerà la legge se verrà approvata dal Senato. TikTok non ha ancora risposto alle richieste di commento.

ANSA – TIKTOK HA RAGGIUNTO 16 MILIARDI DI DOLLARI DI RICAVI NEGLI STATI UNITI

Il Financial Times ha indicato che ByteDance, la società cinese dietro l’applicazione popolare, sta emergendo come un concorrente di spicco di Meta per quanto riguarda i ricavi derivanti dai social media. Le informazioni del quotidiano arrivano dopo che la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha dato il via libera a una possibile azione che potrebbe portare al blocco di TikTok nel paese nel caso in cui ByteDance non cedesse la proprietà dell’app entro sei mesi. Attualmente, l’ex Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steve Mnuchin, sta collaborando per formare un consorzio di investitori statunitensi per acquisire TikTok. Un portavoce di TikTok ha dichiarato: “Questo progetto è stato portato avanti segretamente e la proposta di legge è stata avanzata con un unico scopo: vietare TikTok. Speriamo che il Senato prenda in considerazione i fatti, ascolti i cittadini e comprenda l’impatto sull’economia, sulle sette milioni di piccole imprese e sui 170 milioni di americani che utilizzano la nostra piattaforma”.

WIRED – TIKTOK TESTA I VIDEO DA 30 MINUTI E SFIDA YOUTUBE

TikTok sta testando la possibilità di caricare video fino a 30 minuti di durata. La novità, individuata in fase di test da alcuni analisti, non è ancora ufficiale, ma è molto probabile che venga introdotta in futuro. L’estensione del limite massimo di caricamento dei video è un segnale importante della volontà di TikTok di diversificare la propria offerta di contenuti e attirare nuovi creator e utenti. La piattaforma, infatti, è nota per i suoi video brevi, ma la possibilità di caricare video più lunghi consentirebbe a TikTok di ospitare contenuti più articolati e coinvolgenti, come documentari, approfondimenti, anteprime di film e altro ancora. L’introduzione dei video da 30 minuti potrebbe inoltre consentire a TikTok di competere con YouTube, che è il leader indiscusso del mercato dei video online. YouTube, infatti, consente di caricare video fino a 12 ore di durata. Se TikTok deciderà di introdurre ufficialmente i video da 30 minuti, è probabile che la novità venga introdotta gradualmente, prima per un gruppo selezionato di utenti e poi per tutti.

WIRED – OPENAI HA SOSPESO L’ACCOUNT DI BYTEDANCE (TIK TOK)

OpenAI, la società di ricerca sull’intelligenza artificiale fondata da Elon Musk, ha sospeso l’account di ByteDance, la società madre di TikTok. La decisione è stata presa dopo che un rapporto pubblicato da The Verge ha rivelato che ByteDance stava utilizzando la tecnologia di OpenAI per sviluppare il proprio modello linguistico di grandi dimensioni (LLM). I termini di servizio di OpenAI vietano l’utilizzo del suo output per sviluppare modelli di intelligenza artificiale che competono con quelli della società. Nonostante ciò, i documenti interni di ByteDance rivelano che la società ha utilizzato l’API di OpenAI per sviluppare il proprio modello “Project Seed” in ogni singola fase della sua progettazione. Il rapporto di The Verge fa anche notare che i dipendenti di ByteDance erano consapevoli dell’uso illecito che la compagnia stava facendo della tecnologia di OpenAI. Alcune comunicazioni su Lark, la piattaforma interna della società cinese, riportano informazioni ben dettagliate su come “cancellare” le prove attraverso la “desensibilizzazione dei dati”. Solo quando le autorità di regolamentazione cinesi hanno approvato Doubao, il chatbot di proprietà di ByteDance, la società ha invitato i suoi dipendenti a smettere di utilizzare l’API di OpenAI. Tuttavia, la società ha negato qualsiasi illecito e ha dichiarato di aver ricevuto da Microsoft la licenza di utilizzare l’API Gpt “per alimentare prodotti e funzionalità nei mercati non cinesi”.

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ANDROID PERMETTERA' DI BLOCCARE LO SCHERMO IN CASO DI SMARTPHONE RUBATO

TOMSHW – ANDROID PERMETTERA’ DI BLOCCARE LO SCHERMO IN CASO DI SMARTPHONE RUBATO

Android introduce un nuovo pacchetto di funzionalità di sicurezza che attiva il blocco del dispositivo, in particolare dello schermo, quando viene rilevato un furto. Per realizzare questo, vengono utilizzati sia i componenti hardware interni, come giroscopio e accelerometro, sia l’intelligenza artificiale che analizza i dati raccolti. Questo sistema aggiunge una nuova barriera contro azioni illecite, proteggendo le informazioni sensibili e l’accesso alla memoria interna del dispositivo. Ecco la descrizione dei tre sistemi di protezione evoluta basati su intelligenza artificiale. Per funzionare, è necessario avere il sistema operativo aggiornato ad Android 10: Theft Detection Lock – Tradotto come Blocco per rilevamento furto, questa funzionalità utilizza l’intelligenza artificiale per riconoscere azioni insolite attraverso i vari sensori interni, come accelerometro e giroscopio. Ad esempio, se si sta effettuando una telefonata mentre si cammina e qualcuno strappa lo smartphone dalle mani, il dispositivo si blocca immediatamente. In caso di falso positivo, è possibile sbloccare il dispositivo con i metodi tradizionali. Offline Device Lock – Questo sistema impedisce a un malintenzionato di disconnettere lo smartphone dalla rete per un lungo periodo, eludendo i sistemi di protezione. Anche in questo caso, lo schermo si blocca automaticamente. Remote Lock – Come suggerisce il nome, questo sistema consente di bloccare il dispositivo da remoto utilizzando funzionalità già note come “Trova il mio dispositivo”. La diffusione delle tre opzioni è attualmente in corso a livello globale. Le prime segnalazioni indicano che la distribuzione è iniziata in Brasile, ma diversi utenti in Italia hanno già riferito di avere accesso a queste funzioni. I dispositivi Pixel di Google avranno la priorità nella ricezione delle nuove funzionalità, ma anche altri marchi, come gli ultimi modelli Sony Xperia, stanno già implementando queste opzioni. È consigliabile tenere aggiornato il sistema operativo all’ultima versione e Google Play Services per non perdere questa novità.

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ANSA – ACCORDO TRA GOOGLE E THE INTERNET ARCHIVE PER CERCARE I SITI WEB SCOMPARSI

Google ha avviato un’importante iniziativa in collaborazione con The Internet Archive per permettere agli utenti di accedere alle versioni storiche di siti web ormai scomparsi. Questo accordo mira a preservare il passato del web e a renderlo accessibile non solo per chi fa ricerca, ma anche per le future generazioni. The Internet Archive è un’organizzazione no-profit che, attraverso il suo progetto Wayback Machine, si occupa di archiviare e conservare una grande quantità di pagine web, molte delle quali non esistono più nella loro versione originale. La novità introdotta da questa collaborazione è che ora, cercando qualcosa su Google, gli utenti potranno facilmente accedere alle vecchie versioni dei siti web direttamente dai risultati di ricerca. Il procedimento è semplice: cliccando sul menu accanto al risultato, si potrà selezionare l’opzione “Scopri di più su questa pagina”, da cui sarà possibile collegarsi direttamente alla Wayback Machine per vedere le versioni precedenti della pagina ricercata. Il direttore della Wayback Machine, Mark Graham, ha spiegato il significato di questa operazione. “Il web sta invecchiando e, perciò, innumerevoli Url portano ormai a fantasmi digitali”, ha dichiarato. “Le aziende falliscono, i governi cambiano, i disastri colpiscono e i sistemi di gestione dei contenuti si evolvono: tutto ciò cancella parti della storia online. Questa capsula del tempo digitale trasforma la navigazione limitata al presente in un viaggio nella storia di Internet”. La Wayback Machine, infatti, ha lo scopo di garantire che miliardi di pagine web restino accessibili anche in futuro, sia per chi studia il passato digitale sia per chi è semplicemente curioso di esplorare il web del passato. Google, attraverso questa collaborazione, ha voluto sottolineare l’importanza di conservare il web. Gli utenti avranno un accesso facilitato ai contenuti archiviati, ampliando le possibilità di esplorazione del passato online. Tuttavia, l’Internet Archive ha chiarito che alcune pagine non saranno disponibili tramite questo collegamento se i titolari dei diritti hanno scelto di non far archiviare il proprio sito o se la pagina in questione viola le normative sui contenuti. In un’epoca in cui, secondo un rapporto del Pew Research Center, il 38% delle pagine web non esiste più, questa collaborazione tra Google e The Internet Archive rappresenta un passo significativo verso la conservazione e l’accessibilità della storia digitale.

WIRED – UNA SENTENZA HA STABILITO CHE GOOGLE E’ UN MONOPOLIO

Il giudice Amit P. Mehta della Corte distrettuale degli Stati Uniti ha stabilito che Google ha agito illegalmente per mantenere il suo monopolio nella ricerca online. Nella sentenza di 277 pagine, il giudice afferma: “Google è monopolista, e ha agito come tale per mantenere il suo monopolio”. Questa decisione arriva dopo un processo iniziato nel settembre 2023, durato dieci settimane, in cui Google ha affrontato il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Le accuse contro Google risalgono al 2020, quando il dipartimento di Giustizia ha sostenuto che l’azienda avesse mantenuto il suo monopolio pagando miliardi di dollari all’anno a compagnie come Apple, Samsung e Mozilla per diventare il motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi e browser. Nel 2021, Google ha speso 26 miliardi di dollari per questa posizione, e nel 2023 ha pagato 18 miliardi di dollari ad Apple. Il giudice Mehta ha rilevato che Google ha costruito un monopolio che ha ridotto le possibilità di competizione, aumentando le sue entrate e ottenendo accesso a un’enorme quantità di dati degli utenti. Nella sentenza si legge che “l’impostazione predefinita è una proprietà estremamente preziosa” e che Google riceve miliardi di query ogni giorno attraverso questi punti di accesso, utilizzando i dati per migliorare la qualità della ricerca. Mehta ha concluso che Google ha violato la Sezione 2 dello Sherman Act, che rende illegale monopolizzare un settore di mercato. Tuttavia, il giudice non ha ancora annunciato azioni specifiche contro Google. La società ha previsto che perdere il ruolo di motore di ricerca predefinito su Safari comporterebbe un calo significativo delle query e miliardi di dollari di mancati introiti. Il presidente degli affari globali di Google, Kent Walker, ha annunciato che l’azienda intende presentare ricorso contro la sentenza. Ha sottolineato che la Corte ha riconosciuto Google come “il motore di ricerca di maggiore qualità del settore” e ha affermato che continueranno a concentrarsi sulla realizzazione di prodotti utili e facili da usare.

WIRED – GOOGLE RENDE GRATIS PER TUTTI IL MONITORAGGIO DEL DARK WEB

Google ha annunciato che alla fine di agosto 2024 il suo servizio di monitoraggio del dark web, finora riservato solo agli utenti abbonati a Google One, diventerà disponibile gratuitamente per tutti gli utenti con un Account Google di tipo consumer in 46 paesi, inclusa l’Italia. Questa nuova funzionalità, chiamata “report del dark web”, permetterà agli utenti di scoprire se i loro dati personali, come indirizzi, numeri di telefono ed email, vengono visualizzati nei risultati di ricerca, consentendo loro di rimuoverli. Il monitoraggio del dark web consente infatti di sapere se le proprie informazioni personali sono state oggetto di violazioni di dati. L’aggiornamento di Google risulta molto utile in un momento in cui le vittime di hacking continuano ad aumentare. Servizi come ProtonMail e LastPass offrono già funzionalità simili di monitoraggio del dark web, quindi Google non poteva farsi trovare impreparata e ha deciso di rendere questa funzione accessibile a tutti i suoi utenti, così da garantire una maggiore tutela della privacy. L’ampliamento del servizio di monitoraggio del dark web rientra nell’ambito della sezione “Risultati che ti riguardano” di Google, che permette agli utenti di verificare e rimuovere i propri dati personali dai risultati di ricerca. Questa azione combinata delle due soluzioni consente agli utenti di mantenere al sicuro la propria esperienza di navigazione in rete.

MONEY – GOOGLE ELIMINA LA CRONOLOGIA DELLE POSIZIONI SUI SUOI SERVER

Google ha annunciato che eliminerà definitivamente la cronologia delle posizioni memorizzata sui suoi server, rappresentando un significativo passo avanti nella protezione dei dati personali e rispondendo alle crescenti preoccupazioni sulla privacy. La cronologia delle posizioni è un’opzione dell’Account Google che traccia e registra i luoghi visitati dagli utenti e i percorsi percorsi con i loro dispositivi. Questa funzione consente a Google di creare una mappa personale chiamata “Spostamenti”, che mostra i luoghi visitati e i percorsi effettuati. Per visualizzare la cronologia delle posizioni su Google, gli utenti possono accedere alla funzione “Spostamenti” su Google Maps, dove possono vedere una mappa con i loro movimenti recenti e i luoghi visitati. La cronologia delle posizioni è disattivata per impostazione predefinita, ma gli utenti possono attivarla o disattivarla in qualsiasi momento tramite le impostazioni dell’Account Google. Inoltre, è possibile gestire ed eliminare i dati della cronologia delle posizioni attraverso la funzione “Spostamenti” di Google Maps, consentendo agli utenti di eliminare tutta la cronologia o solo alcune parti di essa. Google ha annunciato che a partire dal 1° dicembre, eliminerà definitivamente la cronologia delle posizioni memorizzata sui suoi server. Questa mossa fa parte degli sforzi per ridurre la quantità di dati personali conservati e risponde alle preoccupazioni sulla privacy. Tuttavia, gli utenti avranno ancora la possibilità di eseguire un backup locale dei propri dati sui propri dispositivi.

WIRED – GOOGLE RENDE GRATIS PER TUTTI IL MONITORAGGIO DEL DARK WEB

Google ha annunciato che alla fine di agosto 2024 il suo servizio di monitoraggio del dark web, finora riservato solo agli utenti abbonati a Google One, diventerà disponibile gratuitamente per tutti gli utenti con un Account Google di tipo consumer in 46 paesi, inclusa l’Italia. Questa nuova funzionalità, chiamata “report del dark web”, permetterà agli utenti di scoprire se i loro dati personali, come indirizzi, numeri di telefono ed email, vengono visualizzati nei risultati di ricerca, consentendo loro di rimuoverli. Il monitoraggio del dark web consente infatti di sapere se le proprie informazioni personali sono state oggetto di violazioni di dati. L’aggiornamento di Google risulta molto utile in un momento in cui le vittime di hacking continuano ad aumentare. Servizi come ProtonMail e LastPass offrono già funzionalità simili di monitoraggio del dark web, quindi Google non poteva farsi trovare impreparata e ha deciso di rendere questa funzione accessibile a tutti i suoi utenti, così da garantire una maggiore tutela della privacy. L’ampliamento del servizio di monitoraggio del dark web rientra nell’ambito della sezione “Risultati che ti riguardano” di Google, che permette agli utenti di verificare e rimuovere i propri dati personali dai risultati di ricerca. Questa azione combinata delle due soluzioni consente agli utenti di mantenere al sicuro la propria esperienza di navigazione in rete.

HWUPGRADE – GOOGLE INTRODURRA’ L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL MOTORE DI RICERCA

Google ha annunciato martedì l’introduzione di una nuova funzionalità nel suo motore di ricerca, basata sull’intelligenza artificiale, chiamata AI Overviews. Questo strumento fornirà un breve riassunto delle risposte alle domande degli utenti in cima alla pagina dei risultati di ricerca, prima di visualizzare l’elenco dei siti web pertinenti. L’obiettivo è fornire agli utenti un’anteprima rapida e informativa delle informazioni cercate. La nuova funzionalità sarà inizialmente disponibile per gli utenti negli Stati Uniti e successivamente verrà estesa ad altri paesi, con l’obiettivo di raggiungere oltre un miliardo di persone entro la fine dell’anno. Tuttavia, questa introduzione solleva preoccupazioni tra gli editori dei siti web, poiché potrebbe influenzare il traffico verso i loro contenuti. Liz Reid, vicepresidente del settore motore di ricerca di Google, ha rassicurato che i riassunti generati includeranno i link alle fonti delle informazioni, incoraggiando gli utenti a esplorare ulteriormente i siti web elencati. Google ha anche annunciato altri strumenti basati sull’intelligenza artificiale, come un pianificatore di viaggi e un organizzatore di risultati di ricerca in categorie specifiche. Nonostante queste novità, sarà comunque possibile ottenere una classica lista di siti web nei risultati di ricerca, offrendo agli utenti la possibilità di scegliere il formato che preferiscono.

WIRED – GOOGLE HA AGGIUNTO 4 NUOVE FUNZIONI PER CONTROLLARE SITI E IMMAGINI

Google ha introdotto quattro nuove funzionalità volte a migliorare il controllo dei siti web e delle immagini durante le ricerche online. Queste innovazioni sono state annunciate in occasione della Giornata internazionale del fact checking, dedicata alla verifica dei fatti per contrastare la diffusione di notizie false su Internet. La prima novità è rappresentata dall’opzione “Informazioni su questo risultato”. Quando gli utenti effettuano una ricerca su Google e trovano siti di cui non conoscono l’affidabilità, possono ora cliccare sull’icona dei tre puntini accanto al risultato e selezionare questa opzione. In questo modo, riceveranno informazioni dettagliate sulla reputazione online del sito, comprese descrizioni tratte da Wikipedia, collegamenti ai profili social e recensioni da fonti affidabili come Trustpilot. Un’altra importante aggiunta è l’opzione “Informazioni su questa immagine”, che consente agli utenti di verificare lo sfondo e il contesto delle immagini che trovano online. Questa funzione fornisce accesso a dettagli utili come la cronologia dell’immagine e le descrizioni fornite da siti di notizie e fact checking. Sebbene sia stata lanciata lo scorso anno, è ora disponibile in altre 40 lingue in tutto il mondo, inclusi francese, tedesco, hindi, italiano, giapponese, coreano, portoghese, spagnolo e vietnamita. Google ha anche migliorato le funzionalità di fact checking direttamente nelle pagine dei risultati di ricerca. Ora, gli utenti potranno visualizzare un’anteprima delle notizie provenienti da fonti autorevoli e indipendenti, consentendo loro di identificare rapidamente le fake news. Inoltre, il tool Fact Check Explorer consente ora di verificare se un’immagine è stata utilizzata in articoli verificati da organizzazioni specializzate semplicemente caricando l’URL dell’immagine.

ANSA – GOOGLE SALVAVA I DATI ANCHE DI CHI USAVA LA MODALITA’ “IN INCOGNITO” DI CHROME

Google ha accettato di cancellare miliardi di dati sulle attività dei suoi utenti per risolvere una causa legale relativa alla violazione della privacy. La controversia ha origine da una class action del 2020, in cui si sosteneva che Google tenesse traccia delle attività di milioni di utenti sul browser Google Chrome, anche quando essi navigavano in modalità privata, conosciuta come “in incognito”. L’accordo, soggetto all’approvazione di un giudice federale della California, prevede la cancellazione dei dati relativi a circa 136 milioni di utenti. Questa pratica contestata riguarda il periodo successivo al primo giugno 2016. Se l’accordo sarà ratificato, Google dovrà anche modificare i suoi termini di utilizzo per fornire una definizione più chiara della navigazione “privata”. Inoltre, agli utenti che navigano in modalità incognito sarà permesso bloccare i cookie di terze parti per cinque anni. L’accordo chiude una causa che, secondo gli avvocati della class action, avrebbe potuto valere 5 miliardi di dollari. Tuttavia, le persone coinvolte non riceveranno compensazioni dirette da questo accordo, anche se avranno la possibilità di intraprendere azioni legali individuali. A dicembre, un accordo preliminare era stato raggiunto, ma i dettagli non erano stati resi pubblici. La ratifica finale dell’accordo è prevista in un’udienza programmata per il 30 luglio, dove la giudice federale Yvonne Gonzalez Rogers prenderà in considerazione l’approvazione del compromesso.

WIRED – LE AUTORITA’ FEDERALI USA HANNO CHIESTO A GOOGLE DI RIVELARE L’INDENTITA’ DI MOLTI UTENTI DI YOUTUBE

Le autorità federali degli Stati Uniti hanno richiesto a Google di fornire informazioni personali su diversi utenti di YouTube, sollevando preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla privacy. La richiesta è emersa da documenti giudiziari non sigillati visionati dalla testata Forbes. Secondo quanto riportato, le autorità chiedono a Google di divulgarne nomi, indirizzi, numeri di telefono e dettagli delle attività di determinati account che hanno guardato specifici video su YouTube nell’arco dell’1 e l’8 gennaio 2023. Questa richiesta fa parte di un’indagine su un individuo online identificato come “elonmuskwhm”, sospettato di coinvolgimento nella vendita di bitcoin in contanti, violando le leggi sul riciclaggio di denaro. L’indagine ha rivelato che il sospettato avrebbe diffuso link a video tutorial malevoli su YouTube riguardanti la mappatura con droni e software di realtà aumentata. Questi video, visualizzati complessivamente 30.000 volte, hanno coinvolto migliaia di utenti. Le autorità federali vogliono ora accedere alle informazioni private di un vasto numero di persone, ritenendo che possano essere rilevanti per l’indagine in corso. I documenti indicano che il tribunale ha approvato la richiesta delle autorità, ma ha ordinato a Google di mantenere la richiesta segreta. Non è chiaro se Google abbia effettivamente fornito i dati richiesti. La situazione ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti di sicurezza e privacy. Mentre Google afferma di seguire rigorosi processi per proteggere la privacy degli utenti, alcuni critici sostengono che le agenzie governative stiano oltrepassando i limiti nel loro sforzo di ottenere informazioni su persone non coinvolte in attività illegali. “Le nostre attività online possono rivelare informazioni profondamente personali su di noi. È giusto aspettarsi che le forze dell’ordine non abbiano accesso a tali informazioni senza una ragione plausibile”, ha commentato John Davisson, esperto di privacy, sulla questione.

WIRED – GOOGLE HA TROVATO IL MODO DI AGGIRARE LE NUOVE REGOLE EUROPEE?

Google sta apportando modifiche al design dei suoi risultati di ricerca per adattarsi alle nuove regole dell’Unione Europea, ma alcune aziende sostengono che queste modifiche possano penalizzarle ulteriormente anziché favorirle. In risposta al Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea, progettato per prevenire che i giganti tecnologici favoriscano i propri servizi, Google sta sperimentando un nuovo aspetto per i risultati di ricerca relativi a voli, treni, hotel, ristoranti e prodotti vari. Tuttavia, secondo Yelp, questo cambiamento ha avuto l’effetto opposto: i consumatori sembrano essere meno propensi a cliccare su piattaforme come Yelp o altri concorrenti di Google. Questo riscontro numerico fornito da Yelp alle autorità di regolamentazione europee evidenzia le preoccupazioni dei rivali di Google nei settori dei viaggi, dello shopping e dell’ospitalità. Le modifiche di Google mirano a fornire maggiori opportunità ai servizi concorrenti di comparire nei risultati di ricerca. Tuttavia, secondo le critiche, queste modifiche potrebbero causare danni maggiori rispetto alla situazione attuale. Yelp e altre aziende sostengono che gli sforzi di Google per adeguarsi al DMA siano insufficienti e rischiano di favorire ancora di più il gigante tecnologico piuttosto che garantire una concorrenza equa. Un portavoce di Google ha dichiarato che le modifiche apportate dalla società in risposta al DMA offrono maggiori opportunità ai servizi come Yelp di comparire nei risultati di ricerca. Tuttavia, i test condotti da Google sui nuovi design ispirati dal DMA mostrano un aumento dei clic verso i siti web di recensioni e confronti, ma ciò potrebbe significare una diminuzione delle visite dirette ai siti delle singole aziende. Google, che genera una grande parte delle sue entrate in Europa, sostiene che il DMA non tiene conto della sua esperienza nel soddisfare le richieste degli utenti. D’altra parte, le voci critiche come Yelp suggeriscono che Google a volte possa dirottare gli utenti verso contenuti meno affidabili, causando danni alle piattaforme concorrenti. Per studiare gli effetti delle modifiche introdotte da Google, Yelp ha collaborato con la società di ricerche Lyssna. I risultati indicano che la nuova impaginazione dei risultati di ricerca di Google potrebbe favorire ancora di più il gigante tecnologico, poiché la maggior parte dei consumatori sembra rimanere all’interno dell’ecosistema di Google invece di cliccare su piattaforme concorrenti. In risposta alle critiche, Google sta testando diverse varianti del nuovo design, ma le preoccupazioni sulle possibili conseguenze negative persistono. Alcune aziende, tra cui Yelp, hanno chiesto all’Unione Europea di indagare su Google quando il DMA diventerà ufficialmente legge il 7 marzo. Le autorità dell’UE hanno dichiarato di voler far rispettare il DMA per garantire un mercato aperto e opportunità di innovazione. Tuttavia, alcune modifiche proposte da Google potrebbero non essere sufficienti secondo le aziende concorrenti, che richiedono una regolamentazione più severa per garantire una concorrenza equa.

SCENARIECONOMICI – GOOGLE PERDE 70 MILIARDI DI VALORE PER I PROBLEMI GENERATI DALL’AI

Alphabet, la società madre di Google, ha registrato una perdita di oltre 70 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato in un solo giorno di negoziazione, a seguito delle preoccupazioni riguardanti il suo strumento di intelligenza artificiale, Gemini AI, accusato di creare immagini storicamente e fattualmente inaccurate. Il titolo di Alphabet è crollato del 4,4% a 138,75 dollari lunedì dopo che Google ha deciso di mettere in pausa il suo strumento di creazione di immagini a seguito delle controversie. Tra le immagini generate erroneamente dall’IA figuravano rappresentazioni di George Washington di colore, giocatori della NHL di sesso femminile, vichinghi neri e persino un nazista asiatico. Inoltre, il chatbot associato alla IA si è rifiutato di condannare la pedofilia e ha dichiarato che non esiste una risposta giusta o sbagliata alla domanda se fosse peggio Adolph Hitler o Elon Musk. Il disastro ha sollevato dubbi sull’affidabilità di Google come fonte di intelligenza artificiale, alimentando le preoccupazioni pubbliche riguardo alla sua neutralità e accuratezza. Ben Reitzes, analista di Melius Research, ha sottolineato che questo incidente potrebbe avere un impatto significativo sul comportamento degli utenti e sulle prospettive di Google nel settore dell’IA. Il CEO di Google DeepMind, Demis Hassabis, ha annunciato che Gemini sarà offline per alcune settimane mentre vengono affrontati i problemi relativi alle immagini generate in modo inaccurato. Tuttavia, il ritardo nell’applicazione dell’IA di Google e l’impatto negativo sulla reputazione dell’azienda sono evidenti. Durante il Mobile World Congress di Barcellona, Hassabis ha ammesso che lo strumento per le immagini dell’IA non funzionava come desiderato e che sono necessari ulteriori sforzi per risolvere questi problemi.

WIRED – LA FUNZIONE DI CHROME CHE PERMETTE ALL’AI DI SCRIVERE AL POSTO NOSTRO

Google ha rilasciato una nuova funzione per Chrome che permette agli utenti di chiedere all’intelligenza artificiale di scrivere il contenuto di caselle di testo al loro posto. Basta cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare l’opzione “Help Me Write”. L’AI di Google, basata sul modello linguistico Gemini, genererà un testo adatto all’occasione. L’obiettivo è di rendere l’intelligenza artificiale più accessibile e utile per le attività quotidiane, come la richiesta di informazioni su un acquisto o la vendita di un oggetto. Per ora la funzione è disponibile solo in inglese su Mac e PC Windows. Per attivarla, è necessario andare su Impostazioni > AI sperimentale e attivare “Help Me Write”. La nuova funzione di Google è uno strumento interessante che può aiutare gli utenti a scrivere testi più concisi e chiari. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di una tecnologia ancora in fase di sviluppo e che i risultati potrebbero non essere sempre perfetti. L’utilizzo di “Help Me Write” può far risparmiare tempo e fatica agli utenti, ma è importante che non si affidino completamente all’intelligenza artificiale. È sempre necessario rivedere e modificare i testi generati dall’AI per assicurarsi che siano corretti e adatti al contesto.

WIRED – GOOGLE AMMETTE DI TRACCIARE GLI UTENTI ANCHE NELLA NAVIGAZIONE IN INCOGNITO

Google sembra aver implicitamente riconosciuto il tracciamento degli utenti anche quando utilizzano la modalità di navigazione in incognito di Chrome. Recentemente, il gigante tecnologico ha apportato modifiche significative al disclaimer visualizzato dagli utenti nella versione sperimentale Canary di Chrome. Il nuovo messaggio afferma: “Gli altri che utilizzano questo dispositivo non vedranno la tua attività, quindi potrai navigare in modo più privato”, ma specifica che ciò non cambierà il modo in cui i dati vengono raccolti dai siti web e dai servizi, inclusi quelli di Google. La modifica è rilevante poiché il browser Chrome ora restituisce un messaggio diverso quando si attiva la modalità incognito, rispetto al passato. L’aggiornamento del disclaimer sembra essere attivo attualmente su Canary su Android e Windows, oltre alla versione di Chrome per Mac. Sebbene sia in fase di test, è probabile che Google lo implementerà globalmente a breve. Questa modifica segue un accordo in una causa collettiva del 2020, in cui Google era accusato di tracciare gli utenti in modalità incognito senza il loro consenso. Dopo il patteggiamento, Google ha aggiornato i termini di trattamento dati degli utenti, evidenziando l’attenzione crescente sulle pratiche di privacy e la trasparenza nell’uso dei dati.

WIRED – YOUTUBE UTILIZZA SISTEMI PER DISINCENTIVARE L’UTILIZZO DI ADBLOCK

YouTube sta adottando nuove misure per disincentivare l’utilizzo di adblock e altre estensioni da browser che eliminano le pubblicità. Come segnalato da alcuni utenti su Reddit e dal sito 9to5Google, il portale sta sperimentando un rallentamento della riproduzione dei video per chi utilizza l’adblock. Il fenomeno non riguarda tutti gli utenti, ma solo una parte di loro, e sembra essere in fase di test. Al momento, il rallentamento è di circa 10 secondi, ma potrebbe aumentare in futuro. In più, YouTube sta riscontrando alcuni malfunzionamenti collaterali, come la necessità di aggiornare la pagina quando si vuole aprire il video a schermo intero o con la modalità cinema. Queste misure sono volte a dissuadere gli utenti dall’utilizzo di adblock, che inficia i ricavi di YouTube. Il portale si sostiene in larga parte proprio sui ricavi pubblicitari, e la fetta di utenti che utilizza adblock è stimata in milioni di persone. L’obiettivo di YouTube è quello di spingere gradualmente sempre più utenti al piano Premium, che elimina gli annunci pubblicitari nei video in modo lecito e che apre a funzioni extra. Il costo è di 11,99 euro al mese in Italia, ma la fetta di abbonati è ancora piuttosto bassa.

ANSA – CORTE UE CONFERMA LA MULTA DA 2,4 MILIARDI A GOOGLE

L’avvocato generale Juliane Kokott ha proposto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di confermare l’ammenda di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per aver favorito il proprio servizio di comparazione di prodotti. La Commissione Europea aveva stabilito che Google avesse sfruttato la sua posizione dominante nei servizi di ricerca per favorire il suo comparatore di prodotti, posizionando i suoi risultati in modo preferenziale rispetto ai concorrenti. Secondo la Corte, ciò ha portato a una deviazione del traffico dalla pagina dei risultati generali di Google, non dovuta a una migliore qualità del servizio, ma all’autofavoritismo. Google ha risposto affermando di esaminare l’opinione dell’avvocato generale, continuando a investire nei rimedi e a collaborare con la Commissione Europea.

CORRIERE – GOOGLE PATTEGGIA IN UNA CAUSA DA 5 MILIARDI DI DOLLARI PER AVER TRACCIATO GLI UTENTI IN MODALITA’ INCOGNITO

Google ha accettato di patteggiare una causa da 5 miliardi di dollari per aver violato la privacy degli utenti del suo browser Chrome. La causa, intentata nel 2020, sostiene che Google abbia continuato a tracciare i dati di navigazione degli utenti anche quando questi si trovavano in modalità incognito, una modalità del browser che promette di garantire la privacy. I querelanti sostengono che Google abbia raccolto una “quantità incontrollabile di informazioni” sugli utenti, comprese “cose potenzialmente imbarazzanti”, che potrebbero essere utilizzate per vendere annunci pubblicitari. Google ha sempre sostenuto che la modalità incognito non impedisce ai siti web di raccogliere dati sulla navigazione degli utenti, ma che questi dati non vengono salvati sul dispositivo dell’utente. L’accordo tra Google e i querelanti non è ancora stato reso noto, ma si prevede che venga presentato al tribunale per l’approvazione entro il 24 febbraio. La notizia del patteggiamento è un duro colpo per Google, che ha sempre fatto della privacy una delle sue priorità. L’azienda è ora sotto la lente d’ingrandimento delle autorità di regolamentazione di tutto il mondo, che stanno indagando sulle sue pratiche di privacy.

MICROSOFT

ILSOLE24ORE – MICROSOFT SUPERA APPLE E DIVENTA LA SOCIETA’ CON IL PIU’ ALTO VALORE IN BORSA

Giovedì scorso, Microsoft ha conquistato il titolo di società con il più alto valore di borsa a livello globale, superando la rivale Apple. La capitalizzazione di Microsoft, ovvero il valore complessivo delle sue azioni, ha toccato quasi i 2.870 miliardi di dollari, mentre Apple ha visto un calo nelle azioni, portando la sua capitalizzazione sotto quella di Microsoft. Sebbene Apple fosse stata la prima a raggiungere i 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione nel 2023, recentemente ha mostrato risultati economici deludenti, specialmente nelle vendite di iPhone. Al contrario, Microsoft ha goduto di una costante crescita grazie al successo nei servizi cloud e agli investimenti nell’intelligenza artificiale. Gli analisti suggeriscono che questo sorpasso potrebbe riflettere una trasformazione più strutturale nelle dinamiche di mercato.

Altre notizie:

APRI/CHIUDI
SCENARIECONOMICI – ANTITRUST STA ESAMINANDO LA PARTNERSHIP MULTIMIARDARIA TRA OPENAI E MICROSOFT

Le autorità di regolamentazione della concorrenza nel Regno Unito e negli Stati Uniti stanno esaminando la partnership multimiliardaria di Microsoft con OpenAI, uno dei legami più redditizi dell’industria tecnologica. L’autorità britannica per la concorrenza e i mercati (CMA) ha dichiarato di aver avviato un “processo di raccolta di informazioni”, necessario per un’indagine formale che probabilmente inizierà l’anno prossimo. La CMA è la prima autorità di vigilanza sulla concorrenza a lanciare un’indagine ufficiale su Microsoft e OpenAI. L’indagine è stata avviata dopo lo sconvolgimento del mese scorso che ha portato l’amministratore delegato Sam Altman a essere estromesso dal consiglio di amministrazione e poi riassunto pochi giorni dopo. Microsoft, che insieme ad altri investitori aveva spinto per il reintegro di Altman, ha finito per assumere un posto di osservatore senza diritto di voto nel consiglio di amministrazione di OpenAI in seguito al fallimento. La CMA ha dichiarato di aver chiesto alle due società, nonché a “qualsiasi parte interessata” come concorrenti e clienti, se “la partnership tra Microsoft e OpenAI, compresi i recenti sviluppi, abbia dato luogo a una situazione di concentrazione rilevante”. Se la CMA stabilirà che l’accordo viola le leggi antitrust, potrebbe imporre a Microsoft di vendere parte della sua partecipazione in OpenAI o imporre altre misure per ridurre la sua influenza sulla società. Un’indagine negativa potrebbe anche avere un impatto negativo sul mercato dell’intelligenza artificiale, rendendo più difficile per le aziende collaborare e condividere le risorse.

X (EX TWITTER)

AGI – X AUTORIZZA UFFICIALMENTE I CONTENUTI PORNOGRAFICI

X, il social network ex Twitter, ha ufficialmente autorizzato la pubblicazione di contenuti erotici e pornografici sulla sua piattaforma. Questa decisione è stata presa per permettere agli utenti di creare, trasmettere e visualizzare contenuti sessuali, purché siano prodotti e distribuiti in modo consensuale. Secondo la pagina “contenuti per adulti” del regolamento aggiornato, X crede che gli utenti debbano essere in grado di creare, trasmettere e visualizzare contenuti sessuali, purché siano prodotti e distribuiti in modo consensuale. Tuttavia, il social network afferma di impedire che tali contenuti siano visualizzati da bambini o da utenti adulti che non desiderano esservi esposti. X ha anche stabilito che i contenuti erotici e pornografici devono essere etichettati come “sensibili” e che gli utenti che li condividono devono cambiare le loro impostazioni per nascondere i contenuti dietro un avviso di contenuto che richiede di essere riconosciuto prima di poterli visualizzare. Inoltre, gli utenti under 18 o quelli che non hanno fornito la loro data di nascita non possono visualizzare i contenuti erotici e pornografici. La decisione di X di autorizzare i contenuti erotici e pornografici è stata presa per permettere una maggiore libertà di espressione e per permettere agli utenti di discutere e condividere esperienze sessuali in modo consensuale. Tuttavia, il social network ha anche stabilito che i contenuti che promuovono lo sfruttamento, i reati contro i minori e i comportamenti osceni sono vietati. X ha già precedentemente toccato l’argomento, annunciando un divieto per le immagini che includono “comportamenti sessuali violenti” a partire dal 1 gennaio 2020. D’ora in poi, le foto o i video che ritraggono nudità adulte o atti sessuali di natura pornografica o suscettibili di suscitare eccitazione sessuale saranno chiaramente autorizzati. Questa regola si applica anche ai contenuti generati dall’intelligenza artificiale, all’animazione e all’hentai. Il social network afferma di vietare i contenuti che promuovono lo sfruttamento, i reati contro i minori e i comportamenti osceni. Facebook, Instagram e Snapchat hanno introdotto severe restrizioni sui contenuti erotici o pornografici. Da quando ha assunto il controllo di Twitter, ora X, nel 2022, Elon Musk ha cercato di rendere il social network uno spazio di libera espressione, anche se questo significa ridurre la moderazione dei contenuti.

Altre notizie:

APRI/CHIUDI
ANSA – TWITTER E’ DEFINITIVAMENTE MIGRATO SU X.COM

Il social network precedentemente noto come Twitter è definitivamente migrato su X.com. Questa transizione è stata annunciata dal proprietario Elon Musk, che ha acquistato la società per 44 miliardi di dollari alla fine del 2022 e ha cambiato il nome in X nel luglio 2023. Nonostante il logo e il marchio fossero già stati aggiornati a “X”, il dominio era rimasto Twitter.com fino alla migrazione definitiva. Elon Musk ha confermato che tutti i sistemi principali sono ora su X.com, condividendo un’immagine del nuovo logo: una X bianca su un cerchio blu. La lettera X ha un significato particolare per Musk, che l’aveva già utilizzata nel 1999 per un progetto di negozio finanziario online chiamato X.com. Quando ha acquisito Twitter, ha creato una società chiamata X Corp per concludere l’affare. Musk ha espresso l’intenzione di trasformare “X” in una super-app simile a WeChat, offrendo non solo servizi di social media, ma anche chiamate vocali e video, pagamenti mobili, giochi, notizie, prenotazioni online e altri servizi. Inoltre, ha introdotto su X un chatbot di intelligenza artificiale chiamato Grok, che dopo il lancio negli Stati Uniti, è ora disponibile anche in Europa.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

ANSA – “SISTEMA 0”, L’IBRIDO TRA INTELLIGENZA UMANA E ARTIFICIALE

Una nuova forma di intelligenza, frutto dell’interazione tra il cervello umano e l’intelligenza artificiale, è stata chiamata “Sistema 0”. Questo tipo di intelligenza promette di potenziare le capacità cognitive umane, a patto che sia governata correttamente. La teoria è stata pubblicata sulla rivista Nature Human Behaviour, ed è frutto di una ricerca condotta dall’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con varie discipline, tra cui neuropsicologia, informatica, filosofia e linguistica. Il Sistema 0 rappresenta una nuova forma di pensiero ibrido, considerata rivoluzionaria, che si distingue sia dal pensiero intuitivo (noto come Sistema 1), sia da quello analitico e riflessivo (conosciuto come Sistema 2). Secondo i ricercatori, questo tipo di intelligenza potrebbe segnare “un passo in avanti epocale nell’evoluzione della nostra capacità di pensare e prendere decisioni”. Così affermano Giuseppe Riva, direttore dello Humane Technology Lab dell’Università Cattolica di Milano e del Laboratorio di tecnologia applicata per la Neuropsicologia presso l’Istituto Auxologico Italiano di Milano, e Mario Ubiali, fondatore e CEO della start-up Thimus. “Sarà compito dell’umanità – aggiungono – garantire che questo progresso sia utilizzato in modo da migliorare la nostra autonomia cognitiva, senza comprometterla.” L’importanza della gestione umana del Sistema 0 I ricercatori avvertono che il futuro di questo sistema ibrido dipende dalla capacità dell’essere umano di gestire correttamente l’interazione con l’intelligenza artificiale. “Il rischio è di affidarsi troppo al Sistema 0 senza esercitare un pensiero critico”, spiegano gli studiosi. “Se ci limitassimo ad accettare passivamente le soluzioni offerte dall’intelligenza artificiale, potremmo perdere la nostra capacità di ragionare autonomamente e di sviluppare idee innovative.” In un mondo sempre più dominato dall’automazione, è fondamentale che l’uomo continui a interrogarsi e a mettere in discussione i risultati prodotti dall’intelligenza artificiale. Un aspetto essenziale sottolineato dal gruppo di ricerca è che “il Sistema 0 non potrà mai sostituirsi alla nostra capacità di pensiero critico, ma solo aiutarla”. Tra i membri del team di ricerca ci sono anche Massimo Chiriatti del gruppo Infrastructure Solutions Group di Lenovo, Marianna Ganapini del dipartimento di Filosofia dello Union College di New York, ed Enrico Panai, della Facoltà di Lingue Straniere e Linguaggio della Scienza dell’Università Cattolica di Milano. Ruolo dell’IA e importanza del pensiero umano Il Sistema 0 prevede che l’intelligenza artificiale funga da enorme “hard disk esterno”, capace di immagazzinare grandi quantità di dati e di elaborare calcoli complessi in modo rapido. Tuttavia, spetta sempre al pensiero umano il compito di interpretare i dati e organizzare le informazioni. Il pensiero critico rimane cruciale anche per garantire la trasparenza dei sistemi di intelligenza artificiale e per mantenere il controllo sui propri comportamenti. Le potenzialità e la sfida del Sistema 0 La sfida principale per l’umanità sarà riuscire a sfruttare gli aspetti positivi di questa interazione, come il potenziamento delle capacità di risolvere rapidamente problemi complessi e l’analisi di grandi quantità di dati. Tuttavia, sarà necessario un equilibrio per evitare di diventare troppo dipendenti dalle soluzioni proposte dall’intelligenza artificiale, preservando così la capacità umana di innovare e pensare in modo autonomo.

Altre notizie:

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SKYTG24 – APPROVATE NUOVE NORME PER REGOLAMENTARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Il Consiglio dei ministri ha recentemente varato una serie di nuove norme volte a regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e a prevenire l’abuso di questa tecnologia. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha annunciato che chi diffonde immagini o video alterati o falsificati mediante l’uso di sistemi di IA, causando un danno ingiusto, potrebbe essere punito con la reclusione da 1 a 5 anni. Nordio ha sottolineato che questa norma è stata introdotta per proteggere le persone dalla creazione e dalla diffusione di contenuti falsi o manipolati che potrebbero danneggiare la reputazione o la privacy degli individui. Le nuove regole includono anche disposizioni che disciplinano l’ingresso dell’IA nei settori come la sanità e il diritto d’autore. Inoltre, definiscono chi è responsabile della strategia relativa all’IA (Palazzo Chigi) e stabiliscono chi deve monitorare e vigilare sull’uso di questa tecnologia (l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che diventeranno Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale). L’obiettivo è garantire un uso responsabile e sicuro dell’IA in diversi settori. Per incentivare gli esperti di IA a tornare in Italia, il governo ha esteso le agevolazioni fiscali per gli impatriati anche a coloro che hanno lavorato all’estero nel campo della ricerca sull’IA. Questa misura mira a promuovere il talento nel settore dell’IA e a sfruttare le competenze degli esperti per sviluppare ulteriormente questa tecnologia nel paese. Inoltre, come annunciato dalla premier Giorgia Meloni il mese scorso, il governo italiano ha destinato un miliardo di euro allo sviluppo dell’IA. Questo investimento sarà gestito da Cdp Venture Capital e mira a sostenere la nascita e la crescita delle startup che operano nell’ambito dell’IA. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha spiegato che il finanziamento aiuterà anche le piccole e medie imprese a utilizzare appieno le tecnologie dell’IA, consentendo loro di rimanere competitive sul mercato internazionale.

EURONEWS – IL PARLAMENTO UE APPROVA IL TESTO FINALE DELL’AI ACT

Il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’AI Act con una schiacciante maggioranza di 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni. Questa legislazione, la prima del suo genere al mondo, regola lo sviluppo e l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) nell’Unione Europea. Prima di entrare in vigore, il testo deve essere approvato dal Consiglio dell’Unione Europea. Secondo Brando Benifei, relatore all’Eurocamera per l’AI Act e capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, questa è una giornata storica. Benifei ha sottolineato l’importanza della legislazione, definendola “la prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale”. Ha esortato a concentrarsi sull’attuazione, sugli investimenti e sulla cooperazione internazionale per sviluppare un modello di sviluppo dell’IA che metta al centro l’essere umano. L’AI Act suddivide i sistemi di apprendimento automatico in quattro categorie principali in base al rischio potenziale che rappresentano per la società. I sistemi ad alto rischio saranno soggetti a regole severe prima di essere introdotti sul mercato dell’UE. Le norme generali sull’IA entreranno in vigore nel maggio 2025, mentre gli obblighi per i sistemi ad alto rischio saranno applicati entro tre anni. Questi sistemi saranno supervisionati dalle autorità nazionali, supportate dall’ufficio dedicato della Commissione europea. Gli Stati membri dovranno istituire agenzie nazionali di supervisione entro 12 mesi. Cecilia Bonefeld-Dahl, responsabile dell’organizzazione commerciale dell’Ue Digital Europe, ha evidenziato la necessità che le aziende europee accedano al mercato globale dell’IA senza essere intrappolate nella burocrazia. Attualmente, solo il 3% degli unicorni mondiali dell’IA ha sede nell’UE, mentre gli investimenti privati nell’IA sono molto superiori negli Stati Uniti e in Cina. Si prevede che entro il 2030 il mercato globale dell’IA raggiungerà i 1.500 miliardi di dollari. Ursula Pachl, vicedirettrice generale dell’Organizzazione europea dei consumatori, ha accolto con favore l’approvazione della legge. Ha sottolineato che questa legislazione aiuterà i consumatori a unirsi in richieste di risarcimento collettivo nel caso subiscano danni causati da sistemi di intelligenza artificiale.

REPUBBLICA – VIA LIBERA DEI PAESI EUROPEI ALL’AI ACT (LE NORME SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE)

Il Consiglio europeo ha approvato all’unanimità l’Ai Act, il pacchetto di norme sull’intelligenza artificiale proposto dalla Commissione europea tre anni fa. Si tratta di un passo avanti fondamentale verso la creazione di uno standard globale per questa tecnologia. Le norme dell’Ai Act si applicano a tutti i sistemi di intelligenza artificiale sviluppati, venduti o utilizzati nell’Unione Europea. L’obiettivo è di garantire che l’IA sia sviluppata e utilizzata in modo sicuro, responsabile ed etico. Il testo approvato dal Consiglio europeo è in linea con l’accordo politico raggiunto a dicembre. Le norme stabiliscono diversi livelli di rischio per i sistemi di IA, a seconda del loro potenziale impatto sulla società. I sistemi ad alto rischio, come quelli utilizzati per la sorveglianza o la valutazione del credito, saranno soggetti a requisiti più severi. L’Ai Act vieta l’uso di sistemi di IA per scopi di sorveglianza di massa, di punteggio sociale e di manipolazione subliminale. Inoltre, introduce norme rigorose per l’utilizzo dell’IA in ambito militare, criminale e di sicurezza. L’Ai Act dovrà ora essere approvato dal Parlamento europeo e dalle commissioni parlamentari competenti. Tuttavia, è molto probabile che la legge entrerà in vigore prima dell’estate e che si applicherà dal 2026.

SCENARIECONOMICI – REGNO UNITO: TESTATO IL PRIMO ROBOT CHE AGGIUSTA LE BUCHE DA SOLO

Un robot in grado di riparare le buche nelle strade da solo è stato testato per la prima volta nel Regno Unito. Il robot, denominato ARRES Prevent, è stato sviluppato dall’azienda tecnologica Robotiz3d e dagli accademici dell’Università di Liverpool. ARRES Prevent utilizza l’intelligenza artificiale per rilevare le crepe e le buche stradali. Una volta individuate, il robot le riempie autonomamente con un materiale speciale che impedisce la formazione di nuove buche. Secondo i suoi sviluppatori, ARRES Prevent potrebbe rivoluzionare la manutenzione stradale. Il robot è in grado di lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e può riparare le buche in modo rapido ed efficiente, con un notevole risparmio di costi per le amministrazioni locali. Il primo test di ARRES Prevent è stato condotto in una strada residenziale dell’Hertfordshire. Il robot ha riparato con successo diverse buche in pochi minuti. Se i test continueranno a dare esito positivo, ARRES Prevent potrebbe essere utilizzato in tutto il Regno Unito e nel mondo. Il robot potrebbe contribuire a rendere le strade più sicure e a migliorare la qualità della vita degli automobilisti.

AGI – NEURALINK INSTALLA IL PRIMO IMPIANTO CEREBRALE IN UN ESSERE UMANO

L’imprenditore Elon Musk ha dichiarato che Neuralink, la sua azienda specializzata in impianti cerebrali collegati ai computer, ha effettuato con successo il primo impianto su un essere umano. Mentre i dettagli sull’operazione sono scarsi, Musk ha indicato che è avvenuta domenica, con il paziente che si sta riprendendo con risultati iniziali promettenti, anche se i dati completi richiederanno mesi. Neuralink, operativa dal 2016, ha ricevuto l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti a maggio 2023 per condurre test sugli esseri umani. L’impianto rientra nei test clinici autorizzati dalla FDA e sarà soggetto a controlli approfonditi. Se dimostrati sicuri ed efficaci, Neuralink potrebbe richiedere l’approvazione per la commercializzazione. L’azienda mira a sviluppare interfacce neurali per collegare il cervello ai dispositivi esterni, come computer. Inizialmente, l’obiettivo è consentire a pazienti con paralisi di controllare il cursore di un computer con la mente, migliorando la comunicazione e le funzionalità quotidiane. Neuralink si distingue per elettrodi di minuscole dimensioni, impiantabili con un procedimento meno invasivo grazie a un sistema robotizzato preciso. Questi elettrodi più flessibili riducono il rischio di danni durante l’impianto. Le precedenti sperimentazioni riguardavano animali, ma la recente attenzione è stata attirata dalle indagini sulle morti di alcune scimmie nei laboratori di Neuralink. Musk ha negato il coinvolgimento della società, ma le autorità sanitarie statunitensi indagano su circostanze complesse. Il successo di questa fase sperimentale potrebbe aprire la strada a trattamenti per le paralisi, mentre Neuralink ha visioni più ambiziose, aspirando a potenziare le capacità cerebrali umane.

WIRED – L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE HA IL 5% DI POSSIBILITA’ DI CAUSARE L’ESTENZIONE UMANA

Un recente studio condotto da ricercatori delle università di Oxford e Berkeley ha sollevato preoccupazioni riguardo al futuro dell’intelligenza artificiale (AI). Secondo il documento, basato su interviste a 2778 esperti del settore tech, esiste una probabilità del 5% che l’AI diventi così incontrollabile da portare all’estinzione umana. Sebbene la percentuale possa sembrare bassa, ha attirato grande attenzione. Gli esperti, tuttavia, hanno evidenziato anche possibili impatti positivi dell’AI, come la creazione di hit pop mondiali o la produzione di bestseller letterari. Pur sottolineando l’importanza delle previsioni degli esperti, i ricercatori hanno ribadito la necessità di non sottovalutare i rischi associati allo sviluppo dell’AI. L’80% dei professionisti intervistati ha espresso preoccupazione per l’impiego dell’AI nella diffusione della disinformazione, il controllo delle popolazioni da parte di governi autoritari e la creazione di nuovi virus. Nonostante ciò, le grandi compagnie del settore, come OpenAI e Anthropic, stanno lavorando per garantire la sicurezza degli utenti e migliorare la funzionalità dei modelli AI. Il rapporto prevede che entro il 2033 l’AI potrà assemblare mattoncini Lego e sviluppare videogiochi, mentre tra circa quarant’anni potrebbe persino sostituire un chirurgo in sala operatoria. Nonostante le possibili minacce, gli sforzi nel settore mirano a bilanciare la sicurezza con l’avanzamento tecnologico.

SKYTG24 – FMI: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE POTREBBE SOSTITUIRE IL 60% DEI POSTI DI LAVORO

L’intelligenza artificiale (IA) avrà un impatto significativo sull’occupazione nelle economie avanzate, sostituendo fino al 60% dei posti di lavoro, secondo un nuovo rapporto del Fondo monetario internazionale (FMI). Il rapporto, intitolato “L’intelligenza artificiale e il futuro del lavoro”, afferma che l’IA è destinata a trasformare il modo in cui lavoriamo, con un impatto significativo sui posti di lavoro, le competenze e la distribuzione del reddito. “Siamo sull’orlo di una rivoluzione tecnologica che potrebbe far ripartire la produttività, stimolare la crescita globale e aumentare i redditi in tutto il mondo”, ha affermato la direttrice generale del FMI, Kristalina Georgieva. “Tuttavia, l’IA potrebbe anche sostituire i posti di lavoro e approfondire le disuguaglianze”. Il rapporto del FMI identifica tre principali canali attraverso i quali l’IA potrebbe avere un impatto sull’occupazione: Automatizzazione: l’IA potrebbe automatizzare attività che attualmente vengono svolte dagli esseri umani, come la produzione, la logistica e i servizi. Disintermediazione: l’IA potrebbe sostituire intermediari umani, come agenti di viaggio o consulenti finanziari. Nuova domanda: l’IA potrebbe creare nuovi posti di lavoro in settori come la tecnologia, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Il rapporto rileva che l’impatto dell’IA sull’occupazione varierà a seconda del settore e delle competenze. I settori più a rischio di automazione includono la produzione, la logistica e i servizi amministrativi. I settori meno a rischio includono l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la creatività. Il rapporto del FMI conclude che le politiche pubbliche sono necessarie per garantire che l’IA benefici tutti. Queste politiche dovrebbero concentrarsi su: Istruzione e formazione: per aiutare le persone a sviluppare le competenze necessarie per lavorare nell’economia dell’IA. Riprotezione sociale: per fornire un sostegno alle persone che perdono il lavoro a causa dell’IA. Regolamentazione: per garantire che l’IA sia utilizzata in modo responsabile e sostenibile.

ILSOLE24ORE – COLLOQUI SEGRETI TRA USA E CINA SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Secondo il Financial Times, Cina e Stati Uniti hanno tenuto colloqui segretissimi a Ginevra per trovare un accordo sull’intelligenza artificiale. L’incontro, organizzato dal Gruppo Shaikh, ha coinvolto eminenti scienziati e politici delle due superpotenze, con il benestare delle rispettive intelligence. L’obiettivo degli incontri era sviluppare in sicurezza tecnologie AI più avanzate, affrontando le sfide legate alla diffusione di disinformazione e alle minacce alla coesione sociale. Il Gruppo Shaikh, noto per la mediazione in regioni di conflitto, ha facilitato il dialogo. Salman Shaikh, CEO del gruppo, ha sottolineato l’importanza di evidenziare le vulnerabilità e gli opportunità legate all’ampia diffusione di modelli di intelligenza artificiale. Sebbene non siano emersi dettagli specifici sull’accordo, sembra che le due nazioni abbiano trovato terreno comune su questioni cruciali, nonostante le divergenze su altri fronti.

WIRED – UN MODELLO DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE E’ RIUSCITA A IMITARE LA CAPACITA’ DI ASTRAZIONE UMANA

Un gruppo di ricercatori della New York University e dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona ha sviluppato un modello di intelligenza artificiale (AI) capace di generalizzazione sistematica, ovvero di capire e produrre nuove combinazioni linguistiche a partire da componenti note. La generalizzazione sistematica è una capacità fondamentale del linguaggio umano, che ci permette di comprendere e utilizzare parole e frasi in contesti nuovi, anche se non le abbiamo mai sentite prima. Ad esempio, se impariamo cosa significa “saltare”, possiamo intuire facilmente anche cosa vuol dire “saltare all’indietro” o “saltare due volte attorno a un cono”. I modelli di AI attuali, invece, hanno bisogno di un altissimo numero di esempi per poter imparare come applicare concetti in contesti nuovi. Questo rende difficile l’utilizzo di queste tecnologie in applicazioni reali, come la traduzione automatica o la generazione di testi creativi. Il modello sviluppato dai ricercatori di New York e Barcellona, invece, è in grado di generalizzare sistematica già dopo aver appreso un numero relativamente piccolo di esempi. Questo risultato è stato ottenuto grazie a un nuovo approccio al training delle AI, chiamato “meta-learning for compositionality” (Mlc). Nel corso di questa procedura, la rete neurale apprende una nuova parola (per esempio, “salta”) e successivamente viene istruita a utilizzarla per generare nuove combinazioni con altre parole già conosciute, come ‘salta due volte’ o ‘salta due volte a destra’. Questo processo si ripete con altre parole, perfezionando progressivamente la sua abilità nella creazione di composizioni. I ricercatori hanno sottoposto il loro modello a un test insieme a venticinque soggetti umani per confrontare le diverse capacità cognitive di comprensione del linguaggio tra uomo e macchina. L’esperimento ha utilizzato uno pseudo-linguaggio, un insieme costruito di parole inventate, in modo che i partecipanti stessero veramente imparando questi termini per la prima volta. I risultati dell’esperimento hanno dimostrato che il modello di AI è in grado di generalizzare sistematica con una precisione simile a quella degli esseri umani. Questo risultato è importante perché dimostra che le AI possono essere in grado di imitare le capacità cognitive del cervello umano, e apre la strada allo sviluppo di sistemi di AI più avanzati ed efficienti.

ANSA – NEI PROSSIMI 3 ANNI SARANNO COMMERCIALIZZATI UN MILIARDO DI SMARPHONE CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Counterpoint Research prevede l’arrivo sul mercato di oltre 1 miliardo di smartphone, dal 2024 al 2027, con intelligenza artificiale generativa simile a ChatGPT. Nel 2024 si stima la distribuzione di oltre 100 milioni di dispositivi GenAI, con previsioni di crescita annuale dell’83%, raggiungendo 522 milioni di unità entro il 2027. Questi smartphone, definiti come utilizzatori di intelligenza artificiale generativa per creare contenuti originali, superano i tradizionali assistenti per offrire personalizzazione, immagini create al momento e traduzioni istantanee. Samsung e Qualcomm saranno le aziende leader iniziali, secondo Counterpoint. Peter Richardson di Counterpoint afferma che gli smartphone GenAI rappresentano un cambiamento radicale: “Non sarà più l’utente a doversi adattare al dispositivo, ma il contrario”. Questa nuova era potenzialmente trasforma l’interazione tra utente e smartphone.

WIRED – L’ONU PUBBLICA LE LINEE GUIDA SULLA GESTIONE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Il comitato dell’ONU sull’intelligenza artificiale ha presentato le prime direttive per la gestione responsabile delle tecnologie IA. Il rapporto preliminare arriva due mesi dopo la formazione del comitato, invitando contributi esterni fino al 31 marzo 2024 tramite il sito ufficiale. La versione finale, considerando questi feedback, sarà presentata nel settembre 2024 durante il Vertice del Futuro. Basate sui principi dell’ONU, come la Carta e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, le linee guida puntano all’allineamento tra norme e sviluppo dell’IA. Cinque principi-guida guidano il rapporto, incluso l’accesso equo, la tutela dell’interesse pubblico, la sicurezza dei dati e la partecipazione globale nelle norme di regolamentazione. Il documento evidenzia sette funzioni chiave per gli organi che gestiranno l’IA, delineando l’armonizzazione degli standard di sicurezza, la collaborazione internazionale e l’identificazione dei pericoli. L’istituzione di controllo finale sarà proposta nel rapporto conclusivo, che attualmente non vincola le raccomandazioni preliminari.

WIRED – L’UE STA COSTRUENDO UNA RETE DI SUPERCOMPUTER

L’Unione europea sta accelerando la sua strategia per il supercalcolo, con l’obiettivo di colmare il ritardo rispetto agli Stati Uniti, al Giappone e alla Cina. La strategia prevede la costruzione di una rete di supercomputer exascale, capaci di eseguire un miliardo di miliardi di operazioni al secondo. Il primo supercomputer exascale europeo, Jupiter, sarà inaugurato in Germania entro la fine del 2024. Inoltre, l’Unione europea sta investendo nella produzione di processori europei per supercomputer. Il primo supercomputer exascale europeo completamente basato su processori europei, Jules Verne, sarà inaugurato in Francia nel 2025. La strategia per il supercalcolo è fondamentale per la ricerca scientifica e industriale europea. I supercomputer sono infatti utilizzati per simulare processi complessi, come il clima, la formazione di nuove molecole o il comportamento dei mercati finanziari. In particolare, i supercomputer sono fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’addestramento di grandi modelli di intelligenza artificiale richiede infatti grandi quantità di dati e di calcoli, che possono essere eseguiti solo su supercomputer.

CYBER SICUREZZA

WIRED – SAMBASPY, IL MALWARE CHE COLPISCE SOLO GLI UTENTI ITALIANI

I ricercatori di Kaspersky hanno identificato una nuova campagna malware che colpisce esclusivamente gli utenti italiani. Questo malware, chiamato SambaSpy, è un Trojan di accesso remoto (RAT) che offre funzionalità come il controllo della webcam, il furto di password e la gestione del desktop da remoto. La particolarità di SambaSpy è che è stato progettato per attaccare solo i sistemi operativi impostati in italiano, aumentando così le probabilità di successo tra gli utenti di questa nazione. La modalità di attacco non si discosta da altre campagne malware già conosciute. Il processo inizia con l’invio di un’email di phishing, apparentemente proveniente da una società immobiliare, che invita le vittime a visualizzare una fattura. Cliccando sul link presente nell’email, gli utenti vengono reindirizzati a un server web dannoso dove il malware SambaSpy viene scaricato automaticamente. Una volta completato il download, il malware può operare indisturbato, senza che le vittime si rendano conto di quanto stia accadendo. I ricercatori di Kaspersky sospettano che questa campagna possa essere stata orchestrata da attori brasiliani, poiché nel codice malevolo sono presenti alcuni termini in portoghese brasiliano. Per proteggersi da SambaSpy, gli utenti italiani sono invitati a seguire alcune misure preventive. È fondamentale mantenere aggiornate le VPN commerciali e altre soluzioni software per garantire la sicurezza dei propri dispositivi. Inoltre, è consigliabile utilizzare servizi specifici per bloccare gli attacchi malware nelle fasi iniziali e formare i dipendenti su questioni di sicurezza informatica.

Altre notizie:

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DDAY – ARRIVA LA “MODALITA’ LADRO” SUI TELEFONI ANDROID

Presto tutti i cellulari Android avranno una nuova modalità di sicurezza chiamata “modalità ladro”, ideata per proteggere i dispositivi in caso di furto. La funzione è stata presentata durante l’evento “Google For Brasil 2024” e combina tecnologie avanzate basate sull’intelligenza artificiale per aumentare la sicurezza dei dati personali degli utenti. Il Brasile sarà il primo paese a testare questa nuova modalità, dato che è uno dei mercati più grandi per Android e ha un alto tasso di furti di cellulari, con circa un milione di furti all’anno. I cosiddetti “ladri ciclisti” di San Paolo, noti per la loro abilità nel rubare rapidamente i cellulari, sono stati una fonte di ispirazione per lo sviluppo di questa tecnologia. La fase di test inizierà a luglio e successivamente la modalità ladro sarà disponibile a livello globale su tutti i dispositivi Android moderni. La modalità ladro utilizza l’intelligenza artificiale di Google per rilevare quando uno smartphone viene sottratto bruscamente dalle mani dell’utente. In tal caso, lo schermo si blocca immediatamente per impedire l’accesso ai dati personali. La riattivazione del dispositivo richiederà una password o un altro metodo di autenticazione. Quando si attiva il blocco, un messaggio informerà l’utente del possibile furto e del blocco automatico per proteggere i dati. Google ha introdotto altre novità per migliorare la sicurezza degli utenti, come la possibilità di bloccare il dispositivo da remoto tramite una pagina web dedicata, anche senza connessione internet, semplicemente inserendo il numero di telefono. Inoltre, il dispositivo si bloccherà automaticamente se la scheda SIM viene rimossa o se c’è una prolungata disconnessione da internet. Anche i tentativi di autenticazione falliti ripetutamente attiveranno il blocco del cellulare. Per attivare la modalità ladro, gli utenti dovranno accedere alle impostazioni del loro dispositivo.

MONEY – UN ATTACCO HACKER HA COMPROMESSO I DATI DI 2,9 MILIARDI DI PERSONE

Un attacco hacker ha compromesso i dati di 2,9 miliardi di persone, con informazioni personali come nomi completi, indirizzi e numeri di previdenza sociale. I dati sono stati rubati a un fornitore di registri pubblici statunitense, il National Public Data, e sono stati messi in vendita nel dark web per 3,5 milioni di dollari. Le informazioni risalgono a circa 30 anni fa e, a causa del numero elevato di dati, è probabile che non provengano solo dagli Stati Uniti. La notizia è stata riportata da Bloomberg, che ha anche comunicato che è stato presentato un reclamo alla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida. Non è chiaro come gli hacker siano riusciti a ottenere questi dati, ma si sospetta che il furto sia stato effettuato da un gruppo di criminali informatici noto come USDoD. L’azienda National Public Data ha raccolto queste informazioni tramite una tecnica chiamata scraping, utilizzata per estrarre dati da siti web e fonti online. Molte persone hanno presentato denuncia contro National Public Data, chiedendo l’eliminazione dei dati ottenuti senza consenso e un risarcimento per la violazione della loro privacy. Gli hacker potrebbero utilizzare questo vasto database per attività fraudolente, e la vendita dei dati nel dark web rappresenta un grave rischio per la sicurezza personale degli individui coinvolti. National Public Data non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda, ma la situazione ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla sicurezza dei dati e alla protezione della privacy. Si consiglia di prestare attenzione a dove si inseriscono i dati personali online e di essere cauti nei confronti di email sospette e link potenzialmente pericolosi. Tuttavia, anche con le dovute precauzioni, i dati possono comunque essere vulnerabili agli attacchi informatici, come dimostrato da questo caso.

WIRED – AZIENDE ITALIANE ACCUSATE DI USARE SPYWARE PER CONTROLLARE I “DISSIDENTI”

Google e Meta accusano alcune aziende italiane di aver utilizzato spyware per controllare milioni di telefoni, tra cui quelli di attivisti, politici, giornalisti e dissidenti. Lo spyware, software dannoso che installabile a insaputa dell’utente, permette di monitorare le attività online e sottrarre informazioni sensibili. Le aziende italiane avrebbero creato falsi profili social e applicazioni infette per installare lo spyware sui dispositivi. I dati raccolti includono posizione, email, sms, audio e video. Le attività di spionaggio si sarebbero concentrate in Italia, ma avrebbero interessato anche cittadini di altri Paesi. Cy4Gate, una delle aziende accusate, ha negato le accuse e ha affermato che i suoi servizi sono utilizzati solo da forze dell’ordine e autorità giudiziarie per contrastare la criminalità. L’uso di spyware da parte delle istituzioni è legale e regolamentato in Italia.

ANSA – UN TERZO DEL TRAFFICO INTERNET PROVIENE DA BOT

Il rapporto Imperva Bad Bot di Thales ha rivelato che nel 2023 il 32% di tutto il traffico Internet è generato da bot dannosi, sistemi automatizzati progettati per creare danni ai siti web, perpetrare truffe, diffondere disinformazione o inviare spam via email. Questo rappresenta un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Allo stesso tempo, il traffico causato dagli utenti umani rappresenta solo il 50,4% del totale, mentre la presenza complessiva di bot, inclusi quelli non dannosi, ha raggiunto il 49,6% del traffico globale. Nanhi Singh, General Manager di Imperva, ha sottolineato che i bot rappresentano una delle minacce più diffuse e in crescita che le organizzazioni devono affrontare. Dai tentativi di web scraping alla generazione di account dannosi, allo spam, i bot hanno un impatto negativo sulle operazioni online e richiedono notevoli risorse per essere contrastati. L’uso di modelli di Intelligenza Artificiale sempre più sofisticati ha contribuito alla crescita del traffico generato dai bot. Questi sistemi sono in grado di simulare il comportamento umano, eludere le misure di sicurezza informatica e causare danni significativi. Alcuni paesi, come l’Irlanda e la Germania, hanno registrato picchi di traffico generato da bot dannosi. Settori come il gaming, le vendite al dettaglio, i viaggi e i servizi finanziari sono particolarmente colpiti dal fenomeno, con una percentuale significativa di traffico generato da bot. Singh ha avvertito che i bot automatizzati presto supereranno la percentuale di traffico Internet proveniente dagli esseri umani, portando a cambiamenti nel modo in cui le organizzazioni producono e proteggono i propri siti web e applicazioni.

ANSA – L’ITALIA E’ IL PAESE D’EUROPA PIU’ COLPITO DA ATTACCHI MALWARE

Secondo uno studio condotto da Trend Micro Research, per il terzo anno consecutivo, l’Italia è risultata essere il paese più colpito in Europa e il quarto nel mondo dagli attacchi malware. Nel corso del 2023, sono stati intercettati complessivamente 277.616.731 malware in Italia, in aumento rispetto ai 246.941.068 registrati nel 2022. Questa analisi rivela che l’Italia si colloca dietro solo a Giappone, Stati Uniti e India per il numero di attacchi subiti. Gli esperti di sicurezza informatica evidenziano un cambiamento nelle tattiche utilizzate dai cybercriminali, che ora mirano a obiettivi specifici anziché lanciare campagne di hacking generiche. I settori più colpiti dagli attacchi includono sanità, settore bancario e pubblica amministrazione. Inoltre, l’Italia si posiziona al settimo posto a livello mondiale per le infezioni da macro malware, una minaccia particolarmente sofisticata capace di agire come software normale, persino di compiere azioni come la scrittura e l’invio di documenti via email. Nel 2023, l’Italia ha subito 8.343 attacchi di questo tipo. Risulta preoccupante anche il numero di ransomware diffusi verso gli utenti italiani, che ha raggiunto quota 19.632, mentre le minacce tramite posta elettronica ammontano a 206.694.717. Gli esperti di Trend Micro sottolineano un aumento del 10% nei tentativi di infezione rispetto al 2022. “Assistiamo a un cambiamento nel panorama delle minacce”, affermano da Trend Micro, “con i criminali che privilegiano la qualità delle campagne rispetto alla quantità. Invece di mirare a un vasto numero di utenti, vengono lanciati attacchi più sofisticati e mirati, eludendo così i tradizionali sistemi di rilevamento precoce come filtri di rete e di posta elettronica”.

WIRED – ARCHIVIO DI 12 TERABYTE DIFFUSO IN RETE: IL PIU’ GRANDE FURTO DI DATI DELLA STORIA

Un archivio di 12 terabyte contenente 26 miliardi di dati è trapelato in rete, diventando la più grande fuga di dati della storia. Il set di dati, soprannominato “MOAB” (Mother of all breaches), includerebbe informazioni personali di utenti di tutto il mondo, tra cui nomi, indirizzi, numeri di telefono, credenziali di accesso e dati finanziari. I dati sembrerebbero essere stati raccolti da un’ampia gamma di fonti, tra cui piattaforme di social media, servizi di messaggistica, aziende tecnologiche e organizzazioni governative. La fuga di dati è particolarmente preoccupante per il fatto che includerebbe anche dati sensibili di organizzazioni governative. Gli esperti di sicurezza hanno avvertito che i dati trapelati potrebbero essere utilizzati per una serie di attacchi, tra cui furti di identità, phishing, attacchi informatici mirati e accesso non autorizzato ad account personali e sensibili.

ANSA – CYBER ATTACCHI: IN ITALIA 4 VOLTE DI PIU’ CHE NEL RESTO DEL MONDO

Un’allarmante escalation degli attacchi cyber si è verificata in Italia, con un aumento del 40% nei primi sei mesi del 2023 rispetto all’anno precedente, quattro volte superiore alla media globale (+11%). Secondo il rapporto del Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, le vittime italiane rappresentano il 9,6% del totale nel periodo da gennaio a giugno. La ricerca evidenzia anche che in contesti di conflitti internazionali, l’Italia è stata bersagliata dal 37% degli attacchi con finalità di ‘hacktivism’ (unione delle parole hacker e attivismo), diretti contro organizzazioni italiane. La situazione richiede una rafforzata vigilanza e protezione digitale.

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