WIRED – ESA HA PUBBLICATO 3 IMMAGINI DEL SOLE CON LA RISOLUZIONE PIU’ ALTA MAI OTTENUTA
L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha pubblicato quattro immagini eccezionali del Sole, tre delle quali rappresentano la superficie della nostra stella con la risoluzione più alta mai ottenuta. La quarta ritrae invece la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole. Le immagini sono state realizzate grazie agli strumenti a bordo della missione Solar Orbiter. Le immagini sono state prodotte combinando 25 scatti ciascuna, acquisiti con il Polarimetric and Helioseismic Imager (PHI) e l’Extreme Ultraviolet Imager (EUI), due dei sei strumenti di imaging della sonda Solar Orbiter. Le tre immagini ad alta risoluzione della superficie sono state catturate dal PHI, mentre la visione della corona solare è stata realizzata grazie all’EUI. Daniel Müller, project scientist del Solar Orbiter, ha spiegato: “Queste nuove mappe ad alta risoluzione dello strumento PHI del Solar Orbiter mostrano con grande dettaglio la bellezza del campo magnetico superficiale del Sole e dei suoi flussi. Allo stesso tempo, sono fondamentali per dedurre il campo magnetico nella corona calda del Sole, che il nostro strumento EUI sta fotografando”. Müller ha aggiunto: “Il campo magnetico del Sole è fondamentale per comprendere la natura dinamica della nostra stella, dalle scale più piccole a quelle più grandi”. Le fotografie sono state scattate quando la sonda si trovava a una distanza di 74 milioni di chilometri dal Sole. Si tratta di una distanza relativamente ridotta, considerando che il raggio del Sole è di ben 696.000 chilometri, oltre 100 volte quello della Terra. A causa della vicinanza, ogni immagine cattura solo una piccola porzione della superficie solare. Per questo motivo, ciascuna delle immagini pubblicate è stata creata assemblando 25 scatti. Le tre immagini ottenute con il PHI mostrano: La superficie del Sole nello spettro visibile, in cui si distinguono le caratteristiche generali della fotosfera. Una mappa magnetica (o magnetogramma), che evidenzia come il campo magnetico sia più concentrato nelle regioni delle macchie solari. Una mappa di velocità, che mostra il movimento del materiale che compone la superficie del Sole. Nella mappa di velocità, i colori sono utilizzati per indicare il movimento: Il blu rappresenta il materiale che si sposta verso il Solar Orbiter. Il rosso indica invece il materiale che si allontana. Dall’analisi emerge che, in generale, il plasma superficiale segue la rotazione del Sole intorno al proprio asse. Tuttavia, nelle aree con macchie solari, il plasma tende a essere spinto verso l’esterno. La quarta immagine, acquisita con l’EUI, mostra la corona del Sole, dove sono visibili flussi di plasma e altre dinamiche che si estendono verso lo spazio. Questi fenomeni sono influenzati direttamente dal campo magnetico della stella, fornendo indizi fondamentali per comprendere l’attività solare.
WIRED – L’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA HA PUBBLICATO LA PRIMA PARTE DELLA MAPPA DELL’UNIVERSO
Nel luglio del 2023, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha lanciato il telescopio spaziale Euclid con l’obiettivo di mappare in dettaglio miliardi di galassie, per creare una mappa tridimensionale dell’Universo fino a 10 miliardi di anni luce di distanza. Questo lavoro permetterà di osservare la distribuzione e l’evoluzione delle strutture galattiche negli ultimi miliardi di anni, aiutando così a comprendere fenomeni come la materia oscura, l’energia oscura e la gravità stessa. Euclid impiegherà circa 6 anni per completare la mappa. Oggi, al Congresso Astronautico Internazionale di Milano, il direttore generale dell’ESA, Josef Aschbacher, e la direttrice scientifica Carole Mundell hanno presentato la prima parte di questa mappa. Ecco una descrizione dettagliata. Il primo rilascio di Euclid consiste in un mosaico di immagini con un totale di 208 miliardi di pixel, derivati da 260 osservazioni effettuate tra il 25 marzo e l’8 aprile 2024. In sole due settimane, Euclid ha osservato una porzione di cielo australe pari a 500 volte l’area della Luna piena: si tratta solo dell’1% dell’intera mappa, ma le immagini mostrano già oltre 14 milioni di galassie, offrendo dettagli straordinari. Nella porzione del mosaico, con uno zoom di 3 volte rispetto all’immagine originale, si possono distinguere numerose stelle della Via Lattea in primo piano. Tuttavia, sullo sfondo sono visibili galassie lontane, e sulla destra appare l’ammasso di galassie Abell 3381. Con un ingrandimento 12x, Euclid ci mostra dettagli ancora più sorprendenti. Nella parte centrale, a sinistra, si distingue la galassia a spirale NGC 2188, visibile di taglio, situata a circa 25 milioni di anni luce dalla Terra. In alto a destra, si può osservare nuovamente l’ammasso Abell 3381, che si trova a una distanza di 678 milioni di anni luce. Con uno zoom a 36 volte, Euclid entra nel cuore dell’ammasso Abell 3381, sempre a 678 milioni di anni luce di distanza. In questa immagine si vedono diverse galassie di varie forme e dimensioni, tutte legate tra loro dalla forza di gravità, creando uno spettacolo cosmico di incredibile bellezza. Con un ingrandimento di 150 volte rispetto all’immagine complessiva del mosaico, nella parte sinistra dell’immagine si possono notare due galassie che stanno interagendo tra loro, mentre sulla destra è visibile, come in altre immagini, l’ammasso Abell 3381. Le due galassie in interazione sono più vicine a noi dell’ammasso, a una distanza di 420 milioni di anni luce. Con un ingrandimento di ben 600 volte, Euclid rivela dettagli estremamente precisi che rappresentano solo lo 0,0003% dell’intero mosaico iniziale. La galassia in primo piano è ESO 364-G036, situata a 420 milioni di anni luce di distanza, e i dettagli rimangono impressionanti nonostante il livello di ingrandimento estremo.
SCENARIECONOMICI – ITALIA E STATI UNITI SIGLANO ACCORDI PER COOPERARE NELLE POLITICHE DI DIFESA E SVILUPPO NEL SETTORE SPAZIALE
Dopo un incontro tra i responsabili di Italia e Stati Uniti, i due paesi hanno annunciato una nuova collaborazione per rafforzare le politiche di difesa e sviluppo nel settore spaziale. Tra i motivi della cooperazione, il fatto che l’Italia sia uno dei pochi paesi a gestire una propria flotta di satelliti per la ricognizione e la comunicazione. Durante il primo dialogo spaziale bilaterale, tenutosi a Roma l’11 e 12 ottobre, le delegazioni italiane e statunitensi hanno siglato un accordo il 15 ottobre per ampliare la collaborazione in ambito spaziale, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza nazionale e favorire l’integrazione commerciale. Nella dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro, è riportato: “Lo scopo del dialogo spaziale USA-Italia è rafforzare la cooperazione e far progredire la collaborazione bilaterale nelle questioni spaziali”. La dichiarazione aggiunge: “Entrambe le parti hanno ribadito la loro forte determinazione ad espandere la già solida cooperazione bilaterale in una serie di settori, tra cui affrontare la crisi climatica e l’uso sostenibile e sicuro dello spazio esterno, preservare il patrimonio spaziale esterno, promuovere la cooperazione spaziale in materia di sicurezza nazionale e la condivisione delle informazioni e rafforzare la cooperazione spaziale commerciale bilaterale”. Nel 2020, l’Italia ha istituito un nuovo Comando operativo spaziale e nel 2023 ha firmato un accordo per assegnare un ufficiale di collegamento al Comando spaziale statunitense. L’Italia è inoltre uno dei pochi paesi europei a gestire una propria flotta di satelliti militari per comunicazioni e rilevamento a distanza. Tra i progetti in corso del Ministero della Difesa italiano c’è una versione aggiornata dei satelliti Sicral per le telecomunicazioni riservate. Anche l’Agenzia Spaziale Italiana è coinvolta nel miglioramento della capacità spaziale nazionale: ha infatti firmato un accordo con le Forze Armate per sviluppare una nuova generazione di satelliti radar ad apertura sintetica (SAR) a doppio uso (civile/militare) che sostituiranno la costellazione COSMO-SkyMed con la nuova costellazione CSG, più avanzata e moderna. La dichiarazione congiunta tra Italia e Stati Uniti sottolinea la necessità di una collaborazione più stretta tra i due paesi, entrambi membri della NATO, data “la crescente portata delle minacce contro-spaziali e di quelle ad esse correlate e del crescente uso dello spazio da parte di potenziali avversari per tracciare e potenzialmente colpire” le forze alleate. In questo contesto, le due nazioni si impegnano a “rafforzare il coordinamento delle attività spaziali di sicurezza nazionale con altri alleati e partner in tutto il mondo, anche sfruttando le innovative capacità spaziali commerciali, per garantire l’accesso ai servizi critici basati sullo spazio e migliorare la consapevolezza del dominio spaziale” e la sicurezza informatica dei satelliti. Il comunicato spiega che Italia e Stati Uniti stanno discutendo un “accordo di salvaguardia tecnologica”, che fornirebbe una base giuridica e tecnica per consentire il lancio di sistemi spaziali commerciali statunitensi dall’Italia e per facilitare collaborazioni commerciali su sistemi satellitari e spaziali. Questo accordo permetterebbe al Pentagono e alla Forza Spaziale degli Stati Uniti di accedere a una più ampia base industriale, contribuendo a realizzare un’architettura spaziale “ibrida” che collega satelliti di governi e aziende private, creando una rete satellitare più vasta e flessibile, riducendo i costi. Le due nazioni si sono inoltre impegnate a sostenere la promozione di norme volontarie per le attività in orbita, incluso il supporto all’appello statunitense per una moratoria ONU sui test dei missili antisatellite che generano detriti spaziali. Inoltre, con riferimento alla Russia, accusata dagli Stati Uniti di sviluppare un’arma nucleare spaziale, la dichiarazione congiunta riafferma il sostegno di Italia e Stati Uniti al Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che vieta il posizionamento in orbita di armi nucleari o di distruzione di massa.
ANSA – E’ PARTITA LA MISSIONE HERA DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA
Alle 16:52 di ieri, ora italiana, è partita da Cape Canaveral in Florida la missione Hera dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). La sonda ha il compito di verificare le condizioni dell’asteroide Dimorphos, che era stato deviato dalla sonda DART della NASA nell’autunno del 2022. Il lancio è stato effettuato grazie a un razzo Falcon 9 dell’azienda privata SpaceX, che è riuscito a partire nonostante le difficili condizioni meteo dovute alla stagione degli uragani. Hera impiegherà circa due anni per raggiungere il suo obiettivo, che si trova a circa 195 milioni di chilometri dalla Terra. La storia della missione Hera è legata a quella della missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA. Nel 2022, DART aveva come obiettivo deviare un asteroide innocuo, Dimorphos, per testare la possibilità di evitare future collisioni con la Terra in caso di corpi celesti sulla stessa traiettoria del nostro pianeta. Il test consisteva nello schiantare una sonda su Dimorphos, un asteroide largo circa 151 metri che orbita intorno a un corpo più grande, Didymos, del diametro di 780 metri. L’impatto aveva modificato il periodo orbitale di Dimorphos, ovvero il tempo impiegato per orbitare intorno a Didymos, confermando che l’asteroide si era avvicinato al suo compagno. Il cambiamento orbitale era stato superiore alle aspettative e misurato da vari telescopi, ma per ottenere dati più dettagliati sarebbe stato necessario osservare più da vicino. Lo scopo di Hera è appunto quello di raccogliere ulteriori informazioni sugli effetti dell’impatto e di studiare le caratteristiche dei due asteroidi. La sonda raggiungerà Dimorphos e Didymos nell’ottobre del 2026. Una volta lì, utilizzerà i suoi strumenti per analizzare la forma, la massa e i movimenti degli asteroidi, mantenendosi a una distanza iniziale di circa 20-30 chilometri dalla loro superficie. In una seconda fase, Hera si avvicinerà fino a 8-10 chilometri per misurare dettagliatamente la superficie. Infine, la sonda proverà a compiere passaggi ancora più ravvicinati per rilevare il punto esatto dell’impatto di DART e tentare un atterraggio su Didymos. Questa parte della missione è sperimentale, quindi potrebbe non riuscire nell’atterraggio, dato che Didymos è il più piccolo asteroide mai visitato da una sonda spaziale. Hera ha una massa di circa una tonnellata e una forma quasi cubica, con dimensioni di 1,6 x 1,6 x 1,7 metri. È alimentata da pannelli solari, che una volta aperti raggiungono un’area di 13 metri quadrati. Assieme alla sonda principale ci sono anche due piccoli satelliti chiamati CubeSat, grandi come una scatola da scarpe, che effettueranno misurazioni aggiuntive e testeranno nuovi sistemi di comunicazione. Il CubeSat chiamato Juventas è stato progettato per studiare la gravità esercitata dagli asteroidi, mentre Milani raccoglierà dati sulla composizione superficiale e verificherà la presenza di polveri residue dall’impatto di DART due anni fa. Milani, in particolare, è stato sviluppato in Italia con il contributo della Finlandia ed è dedicato alla memoria di Andrea Milani Comparetti, un noto astronomo e matematico italiano che ha dato importanti contributi allo studio degli asteroidi e delle comete, in particolare i NEO (Near-Earth Objects), ossia quei corpi celesti che rappresentano un rischio maggiore di avvicinamento alla Terra. Alla fine della missione, Juventas e Milani tenteranno di posarsi su Dimorphos e di trasmettere i dati raccolti a Hera. Il sistema di comunicazione tra i due piccoli satelliti e la sonda sarà fondamentale per il successo di queste operazioni. L’intera missione ha un costo di circa 350 milioni di euro e ha coinvolto 18 stati membri dell’ESA e oltre 100 aziende europee. Per l’Italia, hanno partecipato aziende come Avio, Leonardo, Tyvak International e TSD-Space. Nel nostro sistema solare, attorno al Sole, esistono miliardi di asteroidi e loro frammenti. Si ritiene che siano i resti del “disco protoplanetario”, una massa di polveri e gas da cui si sono formati i pianeti miliardi di anni fa. La maggior parte degli asteroidi si trova nella “fascia principale”, un anello di detriti situato tra Marte e Giove. Tuttavia, alcuni asteroidi possono essere deviati e avvicinarsi alla Terra, motivo per cui vengono costantemente monitorati. Finora sono stati catalogati quasi diecimila asteroidi con un diametro di almeno 140 metri, che potrebbero causare devastazioni regionali in caso di impatto. Per affrontare questo rischio, gli scienziati hanno sviluppato tecniche per “deviare” gli asteroidi, tra cui l’impattatore cinetico, che consiste nel colpire un asteroide con una sonda per modificare la sua orbita. DART ha dimostrato l’efficacia di questa tecnica su piccola scala, e Hera consentirà di capire meglio gli effetti dell’impatto, avvenuto a milioni di chilometri dalla Terra.
WIRED – I DETRITI DELL’IMPATTO CON L’ASTEROIDE DELLA MISSIONE DART PRODURRANNO UNA PIOGGIA DI METEORE SULLA TERRA
La missione Dart (Double Asteroid Redirection Test) della NASA ha avuto un impatto significativo non solo per la difesa planetaria, ma anche per la possibilità di generare una pioggia di meteore sulla Terra. Lanciata il 24 novembre 2021, la sonda ha colpito l’asteroide Dimorphos il 26 settembre 2022, riuscendo a modificarne con successo l’orbita. Questo esperimento rappresenta il primo test di una strategia di difesa contro asteroidi potenzialmente pericolosi. I dati raccolti dalla missione saranno ulteriormente analizzati dalla missione Hera dell’Agenzia Spaziale Europea, prevista per il 2026. Secondo uno studio a cui ha partecipato il Politecnico di Milano, la missione Dart potrebbe aver creato una pioggia di meteore artificiali, visibili nei cieli della Terra nei prossimi dieci anni. La ricerca si è basata sui dati forniti dal LICIACube, un piccolo satellite che ha accompagnato la sonda Dart nel suo viaggio di undici milioni di chilometri. Analizzando le informazioni registrate durante l’impatto, i ricercatori hanno potuto calcolare le condizioni iniziali dei detriti generati e simulare le loro traiettorie. I supercomputer della NASA hanno tracciato la traiettoria di oltre tre milioni di particelle distaccatesi dall’asteroide al momento dell’impatto. Queste particelle variano in dimensione, dalle più grandi di 10 centimetri alle più piccole di 30 micrometri, che sono comunque capaci di produrre un effetto visibile all’ingresso nell’atmosfera terrestre. Le simulazioni indicano che alcune di queste particelle potrebbero raggiungere la Terra e Marte entro circa dieci anni. Sebbene i detriti più veloci, che viaggiano a 1,5 chilometri al secondo, possano arrivare in circa sette anni, è più probabile che le prime meteore artificiali siano osservabili in un arco di tempo di circa trenta anni. I ricercatori hanno rassicurato che i detriti generati dall’esperimento Dart sono di dimensioni e velocità insufficienti per causare danni sulla superficie terrestre, limitandosi a creare alcune stelle cadenti in più nel cielo. Inoltre, nel 2022, per la prima volta, l’aborto farmacologico, che utilizza la pillola Ru486, ha superato la tecnica chirurgica. Questo metodo può ora essere eseguito anche in regime ambulatoriale. Tuttavia, le regioni italiane stanno procedendo lentamente nell’adeguamento alle nuove disposizioni ministeriali, e sarebbe necessario migliorare l’accesso a questo servizio per tutte le donne. Nonostante una circolare del ministero della Salute del 2020 abbia modificato le modalità di esecuzione dell’aborto farmacologico, solo poche regioni hanno iniziato a offrire questo servizio in ambulatori o consultori. Infine, l’indagine ha rivelato che la presenza di consultori è insufficiente rispetto ai bisogni della popolazione. La legge prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti, ma a livello nazionale nel 2021 ce n’era uno ogni 30.000, con solo cinque regioni che rispettano lo standard raccomandato.
WIRED – EFFETTUATO IL PRIMO LANCIO DELLA COSTELLAZIONE QIANFAN (RIVALE CINESE DI STARLINK)
È stato effettuato il primo lancio della costellazione Qianfan, il rivale cinese di Starlink, presso il centro di lancio di Taiyuan. Questa nuova rete di satelliti è progettata per fornire connessione internet veloce a livello globale, anche in aree rurali e remote. La costellazione, supportata dalla società SpaceSail di Shanghai, prevede un totale di 15.000 satelliti una volta completata. Il lancio, avvenuto il 5 agosto, ha visto il posizionamento di 18 satelliti, utilizzando un vettore Long March 6A, interamente realizzato in Cina. Il programma prevede l’incremento delle unità satellitari, con l’obiettivo di lanciare 648 satelliti entro la fine del 2025 e 1.296 entro la fine del 2027. La costellazione Qianfan mira a raggiungere un totale di 15.000 satelliti entro la fine del 2030, posizionandoli a un’altitudine di 1.150 km per evitare conflitti con altri servizi satellitari, come Rivada. I satelliti sono stati realizzati dalla società Genesat, una joint venture tra la Chinese Academy of Sciences Shanghai Engineering Center for Microsatellites e Shanghai Aerospace Investment Limited. Attualmente, non sono stati resi noti i costi commerciali del servizio né la disponibilità effettiva in termini di copertura e tempistiche.
FOCUS – LA RUSSIA COSTRUIRA’ UNA SUA STAZIONE SPAZIALE A PARTIRE DAL 2027
La Russia ha annunciato la costruzione di una nuova stazione spaziale, prevista per iniziare nel 2027. Questo progetto, che utilizzerà nuove tecnologie, ospiterà astronauti solo quando strettamente necessario. La decisione arriva in un contesto di riflessione sull’utilità di una stazione spaziale di grandi dimensioni, dopo l’esperienza della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che verrà dismessa nel 2031. La nuova stazione, nota come Stazione di Servizio Orbitale Russa (ROSS), sarà costruita per affiancarsi alla stazione spaziale cinese già operativa e a future stazioni spaziali private. L’annuncio è stato fatto dai vertici dell’Agenzia Spaziale Russa, Roscosmos, il cui sito web è attualmente inaccessibile per gli utenti occidentali. Il primo modulo della ROSS, progettato per la ricerca scientifica e per fornire energia, sarà lanciato in un’orbita quasi polare nel 2027. Entro il 2030, la Russia prevede di completare quattro moduli principali, seguiti da altri due entro il 2033. Roscosmos ha comunicato che i primi cosmonauti arriveranno nella stazione nel 2028, ma la struttura potrà funzionare anche senza equipaggio, riducendo così i costi. Gli astronauti potrebbero essere inviati solo per avviare esperimenti, che poi potrebbero continuare senza la loro presenza, intervenendo solo in caso di necessità. La ROSS orbiterà a circa 400 km dalla superficie terrestre, nella stessa orbita della ISS, e sarà utile per osservare l’intera superficie del pianeta e aree di interesse per la Russia, come il Mare del Nord. Il costo stimato per la costruzione della ROSS è di circa 7 miliardi di dollari. Tuttavia, la realizzazione del progetto dipenderà anche dal successo del razzo pesante Angara A5, che ha già effettuato alcuni test di volo. Inoltre, la Russia sta considerando di collaborare con paesi come Brasile, India, Cina e Sudafrica per il progetto. Nel frattempo, continuerà a lavorare con le nazioni coinvolte nella ISS fino al 2028, anno in cui la stazione attuale inizierà il processo di smantellamento previsto per il 2031.
ASKANEWS – EFFETTUATO IL PRIMO LANCIO NELLO SPAZIO DEL RAZZO EUROPEO ARIANE 6
Mercoledì sera dalla Guyana francese è stato effettuato il lancio inaugurale del razzo Ariane 6, realizzato nell’ambito del programma spaziale “Ariane” dal consorzio europeo Arianespace per conto dell’Agenzia Spaziale Europea. L’Ariane 6 è il più potente razzo costruito finora dal consorzio e il suo lancio è importante perché dovrebbe consentire di gestire lanci spaziali a prezzi più economici e competitivi rispetto ai razzi Falcon 9 di SpaceX. Il programma “Ariane” consiste in una serie di razzi a uso civile, e l’Ariane 6 rappresenta un passo avanti in questa direzione . Il lancio inaugurale di mercoledì sera dalla Guyana francese è stato quindi un momento significativo per il programma spaziale europeo
SCENARIECONOMICI – LA NASA INVESTE SU UN MOTORE INNOVATIVO CHE POTREBBE PORTARE L’UOMO SU MARTE
La NASA sta investendo 725.000 dollari in un nuovo motore a plasma pulsante (PPR) che potrebbe ridurre drasticamente il tempo necessario per inviare esseri umani su Marte, permettendo anche la colonizzazione del sistema solare. Con le attuali tecnologie, un viaggio di andata e ritorno verso Marte richiederebbe quasi due anni, esponendo gli astronauti a rischi significativi come le radiazioni spaziali, la gravità zero e l’isolamento prolungato. Le radiazioni, in particolare, rappresentano una minaccia grave, con esposizioni paragonabili a 1.000 radiografie al torace in soli sei mesi, aumentando il rischio di cancro, danni al sistema nervoso, perdita di tessuto osseo e malattie cardiache. Il nuovo motore PPR, sviluppato da Troy Howe di Howe Industries, utilizza impulsi di plasma surriscaldato per generare una spinta molto efficiente, con l’obiettivo di ridurre il viaggio di andata e ritorno verso Marte a soli due mesi. Questo motore è attualmente nella fase due di sviluppo, finanziata dal Programma Innovative Advanced Concepts (NIAC) della NASA. Il PPR genera 10.000 newton di spinta con un impulso specifico di 5.000 secondi, permettendo a un veicolo spaziale di viaggiare a circa 150.000 km all’ora. L’energia necessaria è fornita da un reattore a fissione avanzato HALEU, che crea il plasma e fornisce l’energia per il suo riscaldamento. Lo studio di fase due, che inizia questo mese, si concentrerà sull’ottimizzazione del design del motore, sull’esecuzione di esperimenti di prova e sulla progettazione di un’astronave schermata con motore PPR per missioni umane su Marte. Nonostante i progressi, ci vorranno ancora alcuni decenni prima che il PPR sia pronto per l’uso. Tuttavia, una volta disponibile, questa tecnologia potrebbe espandere significativamente le possibilità di esplorazione spaziale umana, inclusa la possibilità di missioni su Plutone, aprendo nuove frontiere per l’esplorazione e la colonizzazione del sistema solare.
ASTROSPACE – SPACEX VINCE L’APPALTO PER “DISTRUGGERE” LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE
SpaceX di Elon Musk ha ottenuto un importante contratto dalla NASA, del valore di quasi un miliardo di dollari, per lo sviluppo di un “veicolo di de-orbita” destinato a guidare la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) fuori dall’orbita entro la fine del decennio. La NASA ha dichiarato che questo veicolo garantirà una discesa controllata della ISS, minimizzando i rischi per le aree popolate. La ISS, operativa dal 1998, ha recentemente esteso la sua vita utile fino al 2030. La Russia ha annunciato che nei prossimi anni si ritirerà dal progetto della ISS per concentrarsi sulla costruzione di una propria stazione spaziale. Il veicolo sviluppato da SpaceX dirigerà la ISS verso un rientro controllato nell’Oceano Pacifico. Secondo Ken Bowersox, amministratore associato per la Direzione di Missione Operazioni Spaziali della NASA, la scelta di un veicolo di rientro statunitense è cruciale per garantire una transizione sicura e responsabile al termine delle operazioni della stazione. Questo passo è in linea con i piani della NASA per future destinazioni commerciali e per l’uso continuativo dello spazio vicino alla Terra. Nel contesto dei lanci spaziali, SpaceX si distingue nettamente, avendo lanciato circa 429.125 kg di navicelle spaziali nel primo trimestre, molto più della China Aerospace Science and Technology Corporation, che ha lanciato solo 29.426 kg nello stesso periodo. SpaceX sta inoltre vendendo azioni degli amministratori a 112 dollari per azione, valutando l’azienda circa 201 miliardi di dollari. Nel frattempo, Elon Musk ha condiviso sui social media le immagini spettacolari degli atterraggi dei booster di SpaceX, evidenziando i continui progressi dell’azienda nel campo dei voli spaziali riutilizzabili.
EURONEWS – LA MISSIONE SPAZIALE CINESE CHANG’E 6 PORTA SULLA TERRA CAMPIONI DEL SUOLO LUNARE
La missione spaziale cinese Chang’e 6 ha riportato sulla Terra alcuni campioni di suolo lunare. Martedì 25 giugno, poco dopo le 8 del mattino, la capsula della missione lunare cinese senza equipaggio è atterrata nella Mongolia Interna, una regione autonoma della Cina, dopo essere stata rallentata nella sua discesa da un paracadute. I campioni, prelevati dall’emisfero nascosto della Luna, saranno recuperati e analizzati per studiare le caratteristiche del suolo di una zona raramente esplorata. È la prima volta che il suolo di questa parte della Luna viene trasportato sulla Terra. Chang’e 6 è la sesta missione del Programma cinese per l’esplorazione lunare, iniziato nel 2007 con Chang’e 1, la prima iniziativa per raggiungere l’orbita lunare. “Chang’e” è il nome della dea della Luna nelle mitologie cinesi e, missione dopo missione, questo programma ha permesso alla Cina di compiere notevoli progressi nelle complesse operazioni necessarie per raggiungere il suolo lunare. Il primo allunaggio controllato della Cina è stato realizzato da Chang’e 3 nel 2013, rendendo la Cina il terzo paese nella storia, dopo Stati Uniti e Russia (all’epoca Unione Sovietica), a compiere tale impresa.
ANSA – LANCIATO IL SATELLITE EARTHCARE CHE AIUTERA’ A CAPIRE IL CLIMA CHE CAMBIA
Il satellite EarthCare è stato lanciato con successo dalla base californiana di Vandenberg utilizzando un razzo Falcon 9. Questo satellite ha il compito di raccogliere dati su nuvole e aerosol per comprendere meglio i cambiamenti climatici. EarthCare rappresenta una delle missioni più ambiziose nella storia dell’osservazione terrestre. Frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’agenzia spaziale giapponese JAXA, la missione studierà le nubi e gli aerosol grazie ai suoi quattro strumenti all’avanguardia. Josef Aschbacher, direttore generale dell’ESA, ha dichiarato: “Nuvole, aerosol e radiazioni saranno presto compresi in modo molto più chiaro, poiché un mix unico di quattro strumenti a bordo di EarthCare lavorerà per risolvere alcuni degli aspetti più misteriosi della nostra atmosfera”. La missione è stata progettata e realizzata da un consorzio di oltre 75 aziende, con Airbus come appaltatore principale. L’Agenzia Spaziale Italiana e l’industria italiana, rappresentata da Leonardo, hanno fornito componenti chiave per due strumenti di bordo, pannelli solari e un sensore speciale per orientare il satellite. Dopo il lancio, EarthCare si è separato con successo dal razzo e ha raggiunto l’orbita prestabilita a circa 400 chilometri dalla Terra. La stazione di Hartebeesthoek in Sudafrica ha confermato l’entrata in orbita del satellite. Questa missione promette di fornire preziosi dati sul ruolo delle nuvole e degli aerosol nel riscaldamento e raffreddamento dell’atmosfera terrestre. JAXA ha soprannominato il satellite ‘Hakuryu’, che significa ‘Drago bianco’ a causa del suo aspetto. Simonetta Cheli, direttrice dei programmi di Osservazione della Terra dell’ESA, ha sottolineato l’importanza di questa missione per comprendere e affrontare i cambiamenti climatici. Eiichi Tomita, responsabile scientifico del radar di JAXA, ha evidenziato come EarthCare permetterà di migliorare l’accuratezza dei modelli climatici globali, aiutando a prevedere meglio il clima futuro e a adottare misure di mitigazione. Il satellite è dotato di strumenti avanzati: un radar capace di misurare il flusso ascendente e discendente all’interno delle nuvole, un lidar atmosferico che utilizza un laser per misurare i profili di nubi sottili e aerosol, un imager multispettrale per una panoramica in diverse lunghezze d’onda, e un radiometro a banda larga per misurare la radiazione solare riflessa e la radiazione infrarossa in uscita.
ANSA – LA NASA LAVORA ALLA PRIMA RETE FERROVIARIA SULLA LUNA
La NASA è attualmente impegnata nella progettazione della prima rete ferroviaria sulla Luna, un ambizioso progetto che prevede l’utilizzo di piste srotolabili e robot a levitazione magnetica per il trasporto di carichi pesanti nelle future basi lunari. Questo progetto, denominato Float (Flexible Levitation on a Track), è uno dei sei studi visionari che hanno superato la prima fase di selezione all’interno del programma Innovative Advanced Concepts (Niac) della NASA. Guidato dall’ingegnere meccanico Ethan Schaler presso il Jet Propulsion Laboratory in California, il progetto Float si propone di realizzare il primo sistema ferroviario lunare, offrendo un mezzo di trasporto affidabile, autonomo ed efficiente per le operazioni future sulla Luna. Secondo Schaler, un sistema di trasporto robotizzato durevole sarà cruciale per le attività quotidiane di una base lunare sostenibile nei prossimi anni Trenta. Il sistema Float si basa sull’impiego di robot magnetici non alimentati, in grado di levitare su una pista costituita da tre strati di pellicola flessibile. Questi strati includono uno strato di grafite che consente ai robot di levitare, uno strato flessibile che genera una spinta elettromagnetica per il movimento dei robot e, opzionalmente, uno strato di pannelli solari per generare energia per la base lunare. Una caratteristica fondamentale di questi robot Float è la mancanza di parti mobili, il che riduce al minimo l’usura dovuta alla polvere lunare. Le piste ferroviarie si srotolano direttamente sulla superficie lunare, evitando la necessità di importanti lavori di costruzione in loco. Inoltre, le piste possono essere arrotolate e riconfigurate per adattarsi alle diverse esigenze operative. I robot Float saranno in grado di trasportare carichi utili di varie forme e dimensioni, con una capacità di oltre 30 chili per metro quadro, e raggiungeranno velocità utili superiori a 0,5 metri al secondo. Un sistema ferroviario lunare su larga scala, come quello proposto dal progetto Float, potrebbe trasportare fino a 100.000 chili per più chilometri al giorno, facilitando il trasporto di regolite e di carichi utili tra la base lunare e altre zone di interesse. Oltre al progetto Float, il programma Niac della NASA ha selezionato altre tecnologie innovative, tra cui un telescopio spaziale basato su liquidi ionici e un razzo al plasma pulsato per accelerare i viaggi verso Marte. Questi progetti riceveranno finanziamenti fino a 600 mila dollari per ulteriori due anni di sviluppo, in vista di una possibile implementazione nelle future missioni spaziali.
PUNTOINFORMATICO – EFFETTUATA LA PRIMA CONNESSIONE VIA BLUETOOTH DALLO SPAZIO ALLA TERRA
La Hubble Network ha compiuto un importante passo avanti nel campo delle telecomunicazioni spaziali, effettuando la prima connessione Bluetooth verso la Terra da una distanza di oltre 600 km nello spazio. Questo risultato, ottenuto attraverso due satelliti lanciati come parte della missione Transporter-10 di SpaceX il 4 marzo dalla base spaziale Vandenberg in California, segna un punto di svolta significativo per l’industria delle comunicazioni spaziali. Fondata nel 2021 da Alex Haro, Ben Wild e John Kim, la Hubble Network si è posta l’arduo obiettivo di migliorare le connessioni Bluetooth, spesso soggette a interferenze e limitate nel raggio d’azione, anche a distanze terrestri molto limitate. La dimostrazione di poter stabilire una connessione Bluetooth affidabile e stabile da una distanza così considerevole rappresenta un notevole successo per l’azienda. Questo risultato è particolarmente significativo data la complessità delle connessioni Bluetooth, che tendono a essere instabili anche in ambienti ravvicinati. Ben Wild, uno dei fondatori dell’azienda, ha espresso il suo stupore iniziale quando ha sentito parlare per la prima volta di questa possibilità, ma le sue esperienze nel settore dell’Internet delle cose (IoT) lo hanno convinto della necessità di sviluppare soluzioni più efficienti e globali. La chiave per superare questa sfida è stata l’implementazione di connessioni Bluetooth a basso consumo energetico, come quelle sviluppate dalla Hubble Network. Questo successo ha ribaltato le aspettative di molti scettici, dimostrando che l’invio e la ricezione di segnali direttamente dai chip Bluetooth nello spazio sono fattibili e affidabili. Guardando al futuro, la Hubble Network ha ambiziosi piani di espansione. Entro la fine di quest’anno, prevede di lanciare un terzo satellite come parte della sua costellazione ‘beta’ e di continuare a implementare nuovi satelliti nei mesi successivi per completare la rete. Alla fine del 2025 o all’inizio del 2026, l’azienda mira a lanciare 32 satelliti contemporaneamente per creare una costellazione completa e funzionale. Una volta completata, la costellazione Hubble consentirà connessioni Bluetooth affidabili e regolari con un satellite almeno otto volte al giorno. Questa rete potrebbe essere utilizzata per una varietà di scopi, tra cui il monitoraggio del suolo e servizi che richiedono una copertura continua, come il monitoraggio delle cadute negli anziani. Hubble non ha inventato la tecnologia Bluetooth, ma l’ha migliorata. I suoi satelliti utilizzano chip Bluetooth standard già presenti nei telefoni e nei computer, aggiornati solo tramite software per comunicare su lunghe distanze a bassa potenza, incluso un satellite in orbita nello spazio. L’antenna phased array del satellite funziona come una sorta di lente d’ingrandimento, permettendo di rilevare i segnali a bassa potenza provenienti dai chip a terra. Il team ha risolto anche le sfide legate al cambiamento di frequenza nella comunicazione, poiché i dati vengono scambiati tra oggetti in movimento ad alta velocità. L’azienda afferma di aver affrontato con successo il problema della connettività globale, riducendo il consumo energetico del 20% e i costi operativi del 50%. Il suo obiettivo è connettere un miliardo di dispositivi in tutto il mondo e rivoluzionare vari settori con questa tecnologia. Haro, portavoce dell’azienda, ha dichiarato: “La nostra missione di creare la prima rete veramente globale, economica ed efficiente dal punto di vista energetico ha compiuto un significativo passo avanti con questa scoperta tecnologica”. L’azienda ha già avviato collaborazioni con clienti pilota in diversi settori, tra cui dispositivi di consumo, costruzioni, infrastrutture, catena di approvvigionamento, logistica, agricoltura, petrolio e gas e difesa.
SCENARIECONOMICI – LA STARTUP MAX SPACE VUOLE REALIZZARE STAZIONI SPAZIALI GONFIABILI PER LA COLONIZZAZIONE DELLO SPAZIO
Max Space, una startup emergente nel campo dell’esplorazione spaziale, ha recentemente annunciato un progetto ambizioso che potrebbe rivoluzionare la colonizzazione dello spazio: la realizzazione di stazioni spaziali gonfiabili. Questi moduli abitativi, simili a palloni, sono progettati per essere trasportati nello spazio tramite un singolo viaggio e potrebbero rappresentare un’alternativa economica e efficiente alle stazioni spaziali tradizionali. La tecnologia degli habitat gonfiabili offre numerosi vantaggi. In primo luogo, i moduli possono essere facilmente riposti e trasportati nello spazio, occupando meno spazio all’interno dei veicoli spaziali e riducendo i costi di lancio. Inoltre, sono progettati per essere altamente resistenti e sicuri, offrendo un ambiente abitativo robusto e affidabile per gli astronauti. La startup prevede di lanciare il primo modulo gonfiabile su un viaggio in condivisione di SpaceX nel 2026. Questo modulo sarà in grado di trasformarsi in una stazione spaziale grande quanto uno stadio sportivo, offrendo un ampio spazio abitativo e di stoccaggio. Uno dei principali vantaggi di questa tecnologia è la sua capacità di essere assemblata in un unico lancio. Questo riduce significativamente i costi e i tempi di costruzione rispetto alle stazioni spaziali tradizionali, che richiedono numerosi viaggi spaziali per essere completate. Inoltre, Max Space spera di offrire queste stazioni spaziali a un costo molto più basso rispetto alle alternative attuali. La tecnologia utilizzata da Max Space si basa sull’architettura isotensoide, che consente alle strutture di rimanere libere e di assumere una forma ideale per massimizzare la loro capacità di carico. Inoltre, la startup utilizza un sistema multistrato di schermatura balistica a base di fibre per garantire la sicurezza e la resistenza dei moduli. Max Space non è l’unica azienda a sviluppare stazioni spaziali gonfiabili. Sierra Space, un’altra importante azienda aerospaziale, sta lavorando a un progetto simile chiamato Large Integrated Flexible Environment (LIFE). Questa stazione spaziale a tre piani potrebbe diventare operativa entro il 2030 e offre una concorrenza significativa a Max Space nel campo degli habitat gonfiabili.
WIRED – LA NASA LANCIA UN PICCOLO SATELLITE PER STUDIARE LE ESPLOSIONI NELL’UNIVERSO
La NASA ha lanciato con successo un piccolo satellite chiamato BurstCube, destinato a studiare le esplosioni più potenti dell’Universo, in particolare i cosiddetti short gamma-ray burst. Il satellite è stato incluso nel carico della navicella Dragon di SpaceX, partita il 21 marzo verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). BurstCube, delle dimensioni approssimative di una scatola di scarpe, una volta giunto sull’ISS, verrà disimballato e rilasciato nell’orbita prestabilita per intercettare i lampi di raggi gamma di breve durata. Questi fenomeni, con energie luminose estreme e durate inferiori ai 2 secondi, sono solitamente generati da collisioni tra stelle di neutroni, che rappresentano il residuo di stelle massicce collassate. L’obiettivo principale di BurstCube è contribuire alla cosiddetta “astronomia multimessaggera”, che si basa sull’osservazione simultanea di diversi segnali provenienti dallo spazio, inclusi fotoni, onde gravitazionali e neutrini. Questa combinazione di dati permette una comprensione più approfondita dei fenomeni cosmici. Finora, l’osservazione congiunta di onde gravitazionali e onde luminose è stata limitata, ma il lancio di BurstCube mira ad ampliare tale possibilità. Il satellite è equipaggiato con quattro rilevatori sensibili a raggi gamma con energie comprese tra 50.000 e 1 milione di elettronvolt. Quando un raggio gamma viene rilevato, attraversa uno scintillatore che lo converte in luce visibile, la quale viene poi convertita in impulsi elettrici. Israel Martinez, ricercatore e membro del team BurstCube, ha sottolineato l’importanza del satellite nel migliorare la copertura del cielo osservabile, aumentando così le probabilità di catturare eventi cosmici correlati con le onde gravitazionali. Attualmente, le missioni di rilevamento dei raggi gamma coprono solo circa il 70% del cielo, ma BurstCube promette di estendere tale copertura e migliorare la comprensione dei fenomeni celesti più energetici.
ANSA – IL CARGO DRAGON DI SPACEX STA RIENTRANDO SULLA TERRA
Il cargo Dragon della SpaceX ha lasciato la Stazione Spaziale Internazionale per fare ritorno sulla Terra, trasportando un carico prezioso che include fibre ottiche prodotte nello spazio e minuscole navette per terapie anticancro. A bordo della navetta senza equipaggio vi sono circa 2 tonnellate di materiali scientifici provenienti dagli esperimenti condotti a bordo della ISS, destinati alla NASA e agli altri partner della stazione. Dopo essere giunta alla ISS il 23 marzo, la navetta si è sganciata in modo automatico dal modulo Harmony della stazione spaziale, ricevendo il comando dal centro di controllo della SpaceX in California. L’ammaraggio è previsto per il 30 aprile al largo delle coste della Florida. Tra gli esperimenti che faranno ritorno sulla Terra, vi sono oltre quattro chilometri di fibra ottica prodotti nello spazio nell’ambito dell’esperimento Flawless Space Fibers-1, che ha permesso di aumentare significativamente il ritmo di produzione in orbita. Tornano anche i batteri dell’esperimento Gears (Genomic Enumeration of Antibiotic Resistance in Space) per studiare l’adattamento dei microrganismi allo spazio, con l’obiettivo di proteggere gli astronauti nelle future missioni di lunga durata. Inoltre, i materiali dell’esperimento Misse-18 (Materials International Space Station Experiment-18-NASA) che hanno affrontato le condizioni estreme dello spazio faranno ritorno sulla Terra. A bordo della Dragon sono presenti anche campioni dell’esperimento Immune Cell Activation dell’Agenzia Spaziale Europea, finalizzato a comprendere se la microgravità faciliti il trasferimento di farmaci incapsulati in nanoparticelle magnetiche nelle cellule umane, con potenziali implicazioni per futuri trattamenti contro i tumori.
REUTERS – SPACEX DI ELON MUSK STA COSTRUENDO SATELLITI SPIA PER GLI STATI UNITI
Secondo quanto riportato in esclusiva da Reuters, la SpaceX di Elon Musk sta attualmente costruendo una rete di centinaia di satelliti spia per conto degli Stati Uniti. La notizia è stata confermata da cinque fonti anonime e si riferisce a un contratto stipulato con il National Reconnaissance Office (NRO), un’agenzia di intelligence affiliata al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, responsabile della gestione dei satelliti spia. L’unità aziendale Starshield di SpaceX è incaricata della costruzione di questa rete di satelliti, nell’ambito di un contratto del valore di 1,8 miliardi di dollari. Secondo le fonti citate, il programma avrebbe lo scopo di migliorare notevolmente la capacità del governo e delle forze armate statunitensi nell’individuare rapidamente potenziali obiettivi in tutto il mondo. I satelliti consentirebbero agli Stati Uniti di acquisire immagini dettagliate delle attività a terra in tempo quasi reale, contribuendo alle operazioni di intelligence e militari. Questa notizia giunge dopo che il Wall Street Journal aveva riportato a febbraio l’esistenza di un contratto segreto del medesimo valore tra Starshield e un’agenzia di intelligence non specificata. Tuttavia, il Wall Street Journal non aveva chiarito gli obiettivi precisi del programma. Reuters ha tentato di contattare SpaceX per un commento sulla questione, ma la società non ha fornito alcuna risposta. D’altra parte, il National Reconnaissance Office ha riconosciuto il proprio impegno nello sviluppo di un sistema satellitare sofisticato, ma ha declinato il commento sull’esclusiva di Reuters, affermando che il loro obiettivo è quello di sviluppare il sistema di intelligence, sorveglianza e ricognizione spaziale più avanzato e resistente mai visto fino ad ora.
WIRED – RUSSIA E CINA VOGLIONO COSTRUIRE UNA CENTRALE NUCLEARE SULLA LUNA
La Russia, in collaborazione con la Cina, sta valutando seriamente la possibilità di costruire una centrale nucleare sulla Luna entro il 2035. Yuri Borisov, capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, ha annunciato che l’energia nucleare potrebbe essere utilizzata per fornire elettricità alle future colonie lunari. Secondo Borisov, l’installazione di una centrale nucleare sulla superficie lunare potrebbe avvenire tra il 2033 e il 2035, in collaborazione con la Cina. Questo progetto è considerato fondamentale dato che i pannelli solari non sarebbero sufficienti per soddisfare il fabbisogno energetico delle future strutture sulla Luna. L’obiettivo sarebbe quello di realizzare un sistema automatizzato per la costruzione e il funzionamento della centrale nucleare, senza la necessità di presenza umana diretta. Borisov ha anche accennato alla possibilità di sviluppare un’astronave cargo a propulsione nucleare per trasportare grandi carichi da un’orbita all’altra, oltre ad affrontare altre sfide nello spazio, come la raccolta di detriti spaziali. Si prevede di lanciare ulteriori missioni lunari e di esplorare la possibilità di una missione congiunta russo-cinese con equipaggio, mentre la Cina mira a inviare il suo primo astronauta sulla Luna entro il 2030.
WIRED – LA NASA CERCA VOLONTARI PER SIMULARE UN ANNO DI VITA SU MARTE
La NASA ha aperto un bando per reclutare quattro volontari disposti a vivere per un anno in un habitat simulato di Marte, in vista della futura esplorazione umana del pianeta rosso. La simulazione, chiamata Chapea 2 (Crew Health and Performance Exploration Analog), durerà circa 12 mesi e inizierà nella primavera del 2025. I dati raccolti sulla salute, le prestazioni fisiche e il comportamento dei partecipanti saranno utili a definire i piani dell’agenzia spaziale per le missioni su Marte. L’habitat di 15 metri quadrati, chiamato Mars Dune Alpha, si trova presso il Johnson Space Center della NASA a Houston, in Texas. Ricrea le condizioni di vita su Marte, con scarsità di risorse, guasti alle apparecchiature, ritardi nelle comunicazioni e altri fattori di stress. La loro dieta sarà a base di cibo disidratato con scorte limitate di cibo fresco. La NASA monitorerà l’equipaggio con telecamere e videochiamate con medici. I volontari avranno un contatto limitato con le loro famiglie. Le candidature possono essere inviate dal 16 febbraio al 2 aprile. I volontari saranno retribuiti, ma la NASA non ha fornito dettagli sull’ammontare. La prima missione Chapea è ancora in corso. L’equipaggio è entrato nell’habitat il 25 giugno 2023 e la simulazione terminerà il 6 luglio. I partecipanti hanno già coltivato pomodori, peperoni e verdure a foglia. L’obiettivo di Chapea è di far avanzare la conoscenza della NASA su come gli esseri umani possono vivere e lavorare in un ambiente marziano. I dati raccolti aiuteranno l’agenzia a sviluppare tecnologie e procedure per le future missioni su Marte.
ANSA – STARSHIP HA RAGGIUNTO LO SPAZIO
Dopo due tentativi non riusciti, l’astronave Starship di SpaceX ha finalmente raggiunto lo spazio in una storica giornata per l’azienda aerospaziale privata statunitense. Il test, avvenuto senza equipaggio a bordo, ha segnato un importante passo avanti nello sviluppo del sistema di lancio spaziale più potente mai costruito. Il lancio, inizialmente programmato per le 13:00 ora italiana, è stato avviato con successo alle 14:25. Il grande razzo Super Heavy, che propulsava Starship nelle prime fasi del volo, ha acceso i motori e ha portato l’astronave verso est. Dopo circa 3 minuti, Super Heavy si è separato da Starship, che ha continuato il suo viaggio nello spazio. Durante la missione, sono state sperimentate diverse innovazioni, tra cui un nuovo sistema di rifornimento rapido e potente per i serbatoi di metano liquido e ossigeno liquido a Boca Chica, la base di lancio di SpaceX in Texas. Inoltre, sono stati testati sistemi per l’apertura e la chiusura del portellone dell’astronave, nonché il rifornimento in orbita di Starship, fondamentale per le future missioni lunari e oltre. Tuttavia, non tutti i test pianificati sono stati completati. SpaceX avrebbe dovuto accendere nuovamente alcuni motori di Starship nello spazio per verificare il loro funzionamento, ma a causa di un imprevisto questo test non è stato eseguito. Dopo aver raccolto una vasta quantità di dati durante il volo, Starship ha iniziato il suo rientro controllato nell’atmosfera terrestre. La parte dell’astronave dotata di uno scudo termico è stata orientata verso la Terra per resistere alle alte temperature generate durante il rientro. Tuttavia, nonostante il successo complessivo del lancio, Starship si è disintegrata durante il turbolento rientro nell’atmosfera e non è stata recuperata.
ANSA – LANDER NOVA-C (SOPRANNOMINATO ODYSSEUS) ATTERRA SULLA LUNA
Il lander Odysseus della società privata statunitense Intuitive Machines ha compiuto con successo un allunaggio controllato sulla Luna, segnando un importante traguardo nella storia dell’esplorazione spaziale. Questo evento storico rappresenta il primo allunaggio controllato effettuato da un’azienda privata e il primo di un veicolo spaziale statunitense dal lontano 1972, durante la missione Apollo 17. Il lander Odysseus, senza equipaggio a bordo, ha raggiunto il suolo lunare utilizzando un sistema automatico di navigazione. L’allunaggio è stato preceduto da un periodo di attesa, durante il quale i tecnici di Intuitive Machines hanno monitorato attentamente il veicolo spaziale dal centro di controllo sulla Terra. Dopo alcuni minuti, è stato confermato il successo dell’allunaggio quando il lander ha iniziato a trasmettere segnali verso la Terra. Questo risultato è stato ottenuto grazie ai sofisticati sistemi di navigazione e alle tecnologie avanzate impiegate nel lander Odysseus. Il veicolo spaziale, parte della classe di veicoli Nova-C sviluppati da Intuitive Machines, ha una massa di quasi 2 tonnellate, un diametro di 2 metri e un’altezza di circa 3 metri. La missione IM-1, come è stata denominata, ha lo scopo principalmente di dimostrare le capacità di allunaggio automatico del sistema e di trasportare strumentazioni scientifiche e esperimenti sulla Luna. La missione di Odysseus fa parte del programma Commercial Lunar Payload Services (CLPS) della NASA, che mira a inviare sulla Luna piccoli robot automatici per esplorare il suolo lunare e raccogliere dati scientifici. Questo programma rappresenta un cambio di paradigma nell’esplorazione spaziale, coinvolgendo attivamente aziende private nella progettazione e nell’esecuzione di missioni spaziali. Intuitive Machines ha ricevuto un finanziamento di 118 milioni di dollari dalla NASA per la missione IM-1, che prevede il trasporto di sei strumenti scientifici sulla Luna. Tra questi strumenti vi è una speciale fotocamera progettata per riprendere la nube di polveri sollevata durante l’allunaggio, fornendo così importanti informazioni per le future missioni di esplorazione lunare. L’area scelta per l’allunaggio di Odysseus, nelle vicinanze del cratere Malapert A, è di grande interesse scientifico poiché si ritiene possa contenere risorse preziose come acqua ghiacciata. Queste risorse potrebbero essere cruciali per le future missioni spaziali con equipaggio umano o per la costruzione di basi lunari.
WIRED – SAMANTHA CRISTOFORETTI GUIDERA’ LO SVILUPPO DI NAVETTE CARGO EUROPEE PER LE STAZIONI SPAZIALI
L’astronauta italiana Samantha Cristoforetti guiderà la Low Earth Orbit (Leo) Cargo Return Initiative dell’Esa per la creazione di un servizio di consegna merci da e verso le stazioni spaziali in orbita bassa. Il progetto rappresenta un primo passo verso un futuro veicolo europeo per il trasporto di equipaggi. Il sogno di AstroSamantha: “Sogno che l’Europa abbia la propria astronave, come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e presto l’India”, ha dichiarato Cristoforetti. “Sogno equipaggi internazionali che volino nello spazio non solo su veicoli privati statunitensi, ma anche su veicoli europei”. Il progetto: L’iniziativa era stata annunciata a maggio 2023. La prima fase consisterà nella selezione di partner industriali europei per realizzare un primo volo dimostrativo verso la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) entro il 2028. L’idea è di sviluppare veicoli di trasporto merci adattabili al trasporto di astronauti. Attualmente l’Europa dipende da partner internazionali per il trasporto di carichi e astronauti nello spazio. In passato l’Esa ha già fornito servizi di questo tipo, come l’Automated Transfer Vehicle, che ha trasportato oltre 30.000 kg di merci sulla Iss tra il 2008 e il 2015. L’Europa ha le capacità per le operazioni di docking e di rientro dalle stazioni in orbita bassa. “Ora è giunto il momento per la nostra industria di mettere insieme tutti gli elementi e sviluppare un servizio end-to-end competitivo e conveniente”, ha affermato Cristoforetti. Prospettive a breve e lungo termine: A breve termine, l’Europa potrebbe sviluppare rapporti vantaggiosi con i fornitori delle future stazioni spaziali commerciali, assicurando il trasporto di merci in cambio di opportunità di ricerca e voli di astronauti. “Perché vogliamo essere partner, non solo clienti”, ha sottolineato Cristoforetti. A lungo termine, il veicolo cargo potrebbe diventare un veicolo per equipaggi o arrivare a servire destinazioni cislunari. “Non vediamo l’ora di ricevere le proposte industriali entro la fine di febbraio e poi selezionare i partner industriali che si imbarcheranno con noi in questa avventura di squadra!” ha concluso Cristoforetti.
TGCOM24 – OLEG KONOMENKO STABILISCE IL RECORD DI PERMAMENZA NELLO SPAZIO TRASCORRENDO IN ORBITA 878 GIORNI
Il cosmonauta russo Oleg Kononenko, 59 anni, ha ufficialmente stabilito un nuovo record mondiale di permanenza nello spazio, trascorrendo più di 878 giorni in orbita durante varie missioni. L’annuncio è stato fatto dall’Agenzia spaziale russa (Roscosmos) domenica scorsa. Kononenko, attualmente in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dal settembre scorso, supera il precedente record detenuto dal cosmonauta russo Gennady Padalka. Il cosmonauta mira a raggiungere un totale di mille giorni nello spazio il 5 giugno, con la possibilità di accumulare un totale di 1.110 giorni entro la fine di settembre. Kononenko ha espresso il suo orgoglio per il successo e sottolineato l’importanza del record per la durata totale della permanenza umana nello spazio, sottolineando la tradizione russa nel campo. Attualmente, il record mondiale di permanenza ininterrotta nello spazio appartiene a un altro cosmonauta russo, Valeri Polyakov, che nel 1995 rimase a bordo della stazione spaziale russa Mir per 437 giorni.
WIRED – LA MISSIONE PER PRODURRE ENERGIA SOLARE NELLO SPAZIO
La prima missione per produrre energia solare nello spazio è stata un successo. Lo Space solar power demonstrator (Sspd-1), un prototipo spaziale sviluppato dal California Institute of Technology (Caltech), è tornato sulla Terra dopo un anno in orbita. Durante la sua missione, l’Sspd-1 ha condotto tre esperimenti per testare la tecnologia di produzione di energia. Uno degli esperimenti ha riguardato il dispiegamento di Dolce, una struttura di quasi due metri per due che è stata progettata per raccogliere energia solare. Dolce ha dovuto affrontare alcuni intoppi durante l’esperimento, ma gli ingegneri del Caltech sono riusciti a risolverli. Un altro esperimento ha riguardato la prova di 32 tipi diversi di celle fotovoltaiche. Gli ingegneri hanno scoperto che alcune celle sono più efficienti di altre, ma che tutte sono in grado di produrre energia solare in modo affidabile. Il terzo esperimento ha riguardato la trasmissione di energia solare dalla Terra. Il prototipo ha utilizzato una serie di trasmettitori di energia a microonde per trasmettere energia verso la Terra. I trasmettitori hanno funzionato correttamente, ma gli ingegneri stanno lavorando per migliorare le loro prestazioni. In generale, i risultati della missione Sspd-1 sono positivi. Dimostrano che la produzione di energia solare nello spazio è possibile e che questa tecnologia potrebbe essere un’importante fonte di energia pulita per il futuro. Il Caltech sta già pianificando la prossima missione, che sarà più grande e complessa dell’Sspd-1. Questa missione testerà nuove tecnologie e contribuirà a rendere la produzione di energia solare nello spazio più efficiente e conveniente.
ANSA – MISSIONE SPAZIALE SLIM DEL GIAPPONE RAGGIUNGE LA LUNA
Venerdì pomeriggio, la missione spaziale SLIM dell’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA) ha compiuto un atterraggio controllato sulla Luna, rendendo il Giappone uno dei pochi paesi a tentare questa impresa. Tuttavia, si sono verificati imprevisti, in quanto i pannelli solari del lander non generano energia elettrica, impedendo il caricamento delle batterie. Il veicolo spaziale SLIM (Smart Lander for Investigating Moon) è stato lanciato il 6 settembre 2023 e ha raggiunto l’orbita lunare il 25 dicembre. I motori del lander sono stati attivati intorno alle 16 (ora italiana) di venerdì per iniziare la discesa controllata. Tuttavia, sono sorti dubbi sulla corretta orientazione del veicolo durante l’allunaggio, compromettendo i pannelli solari. La JAXA sta attualmente conducendo verifiche sulle condizioni degli strumenti del lander, che ha impiegato un sistema di navigazione automatica ad alta precisione. La sperimentazione di questo sistema era fondamentale per future missioni lunari. SLIM ha anche lanciato due lander più piccoli, LEV-1 e LEV-2, poco prima dell’allunaggio, i quali saranno oggetto di valutazioni simili nei prossimi giorni. Nonostante gli ostacoli tecnici, il successo di SLIM nel raggiungere la Luna rappresenta un importante passo avanti per il programma spaziale giapponese. La JAXA prevede ulteriori analisi e valutazioni per determinare le modalità d’uso del lander e risolvere le problematiche riscontrate durante questa missione cruciale per lo studio della Luna e lo sviluppo di tecnologie spaziali avanzate.
WIRED – LANCIATI I PRIMI SATELLITI STARLINK IN GRADO DI CONNETTERSI AI CELLULARI
SpaceX ha lanciato il primo stormo di satelliti Starlink per connettere direttamente i cellulari alla rete. Il servizio, che verrà testato nel corso dell’anno, è in collaborazione con la compagnia telefonica statunitense T-Mobile e altre società di telecomunicazioni di Australia, Canada e Giappone. In totale saranno coinvolti 840 satelliti, che trasmetteranno un segnale 4G a circa 2 mila smartphone non modificati. L’azienda ha spiegato che i satelliti funzioneranno come “torri telefoniche nello spazio”. Il test si svolgerà in tre fasi. Nella prima, che dovrebbe concludersi entro il mese di luglio, verrà verificata solo l’effettiva capacità di connessione diretta tra satelliti e smartphone e la stabilità del collegamento. Nella seconda fase, prevista entro la fine dell’anno, SpaceX punta a garantire l’attivazione dei servizi di messaggistica, mentre entro il 2025 potrebbero già arrivare anche le chiamate, la connessione dati e con l’internet delle cose. Se tutto dovesse funzionare come previsto, SpaceX potrà richiedere l’approvazione al governo degli Stati Uniti per lanciare il servizio commerciale. SpaceX è una delle diverse aziende che stanno lavorando a soluzioni per portare la connessione internet satellitare a banda larga su scala globale. Oltre a SpaceX, anche l’operatore telefonico Lynk e Amazon, con il suo Project Kupier, stanno tentando di accaparrarsi una quota di questo nuovo mercato.
SCENARIECONOMICI – L’UE INVESTE 6 MILIARDI IN IRIS², LA COSTELLAZIONE SATELLITARE EUROPEA
L’Unione Europea ha annunciato un investimento di 6 miliardi di euro per la creazione di una costellazione satellitare internet denominata IRIS². La nuova rete, che dovrebbe essere operativa entro il 2027, è stata concepita per rivaleggiare con i progetti di Elon Musk e Jeff Bezos, Starlink e Kuiper. Tuttavia, IRIS² rischia di nascere già superata. A differenza delle sue concorrenti commerciali, la costellazione europea sarà realizzata da un consorzio di aziende guidate da Airbus e sarà composta da un numero di satelliti molto inferiore. Questo potrebbe limitare l’uso di IRIS² a scopi governativi e militari. Inoltre, lo sviluppo del sistema è stato rimandato di due mesi, a fine febbraio. Questo potrebbe essere un segnale che le cose non stanno andando esattamente come dovrebbero. L’ESA ha dichiarato che il lavoro verrà affidato gradualmente ad aziende più piccole una volta aggiudicato il contratto principale di IRIS². Tuttavia, questo processo potrebbe richiedere del tempo e potrebbe non essere sufficiente per garantire la competitività della costellazione europea.
L’INDIPENDENTE – I DETRITI SPAZIALI ATTORNO ALLA TERRA SONO OLTRE 170 MILIONI
Il numero di detriti spaziali che ruotano intorno alla Terra è aumentato esponenzialmente negli ultimi decenni, raggiungendo oggi oltre 170 milioni. Questi detriti, che vanno da piccole macchie di vernice a vecchi satelliti abbandonati, rappresentano una minaccia per le attività spaziali, come le missioni orbitali e le passeggiate spaziali. L’ultimo detrito spaziale a entrare a far parte di questo numero è una borsa degli attrezzi, persa accidentalmente dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) questo mese. La borsa, del valore di circa 100.000 dollari, è ora in orbita attorno alla Terra e potrebbe rimanere lì per anni. La pulizia dello spazio intorno alla Terra è una sfida complessa, che richiede lo sviluppo di nuove tecnologie e la collaborazione tra agenzie spaziali e aziende private. Per ora, le agenzie spaziali stanno collaborando con alcune aziende per creare strumenti in grado di “afferrare” i detriti e trascinarli in orbita. Le istituzioni europee, invece, stanno progettando nuove regole per la gestione del traffico spaziale.