ANSA – SEMPRE PIU’ DONNE ITALIANE EMIGRANO
Sempre più donne italiane emigrano, dati e storie. Alla data del primo gennaio 2023, i connazionali iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero erano quasi 6 milioni, pari al 10,1% dei 58,8 milioni di residenti in Italia. La presenza di italiani all’estero è aumentata dal 2006 del 91%, mentre quella delle donne è cresciuta del 99%. Questi dati sono parte del libro “Sulle ali del cambiamento. Narrazioni femminili dell’emigrazione italiana contemporanea” (Tau editrice) di Loredana Cornero, che esplora come nel XXI secolo le italiane continuino a emigrare, ma con motivazioni diverse rispetto al passato, come la ricerca di migliori opportunità lavorative e la fuga da discriminazioni di genere. Cornero spiega: “C’è una grandissima differenza tra l’emigrazione del ‘900 dove in prevalenza si partiva per sfuggire dalla povertà e per seguire il marito, e quella degli anni 2000. Oggi la motivazione principale della decisione di partire non è più quella della ricerca di un lavoro qualsiasi; si tratta di un’emigrazione più ragionata: la novità è che le donne partono per cercare un lavoro che rispetti maggiormente i loro studi, le esperienze, la professionalità e il merito. Sono tutti temi che qui in Italia non sono calcolati tanto che accade spesso che le donne laureate si trovano negli studi professionali a fare le passacarte”. Le donne che emigrano non fuggono più da una povertà estrema come accadeva in passato. “Si cerca fuori dai nostri confini la possibilità di essere pagate per quello che si vale. Ma non partono solo le donne con studi universitari. Quando ho chiesto a una ragazza a Berlino che puliva le stanze perché non fare lo stesso lavoro nel suo paese, mi ha spiegato che ‘qui non pagano in nero e non devo pregare per farmi pagare gli straordinari'”, continua Cornero, saggista ed esperta di media gender. Secondo il Global Gender Gap Report del 2023, l’Italia è passata dal 66esimo al 79esimo posto su 146 Paesi classificati, con un gap di genere del 70%. Questo peggioramento è dovuto principalmente a un calo significativo della presenza delle donne in politica. “Solo nel settore dell’economia, nel 2011 con la legge Golfo-Mosca, che imponeva quote di genere nei CDA delle società quotate, la presenza delle donne è aumentata. A dimostrazione che quello delle quote rosa è un meccanismo che può comunque incentivare la presenza delle donne nella società”, osserva Cornero. Il cuore del libro è rappresentato dalle storie di dieci donne con esperienze diverse che raccontano la loro scelta di emigrare e il loro inserimento nelle nuove realtà. Una giovane donna di Torino, ora in Australia, afferma: “Mi sento un’emigrata e non expat perché sono partita senza lasciarmi una casa a cui fare ritorno”. Un’altra donna, cinquantenne in Arizona da venticinque anni, ama l’Italia ma non vi tornerebbe perché trova l’ambiente universitario poco meritocratico. Anche altre storie evidenziano come molte abbiano lasciato il proprio paese con il focus su una leadership femminile ancora carente in Italia. “Nessuna delle dieci donne intervistate dice ‘vorrei tanto tornare in Italia’ – sottolinea Cornero – qualcuna dice magari in un futuro legato alla pensione: l’unico tema forte risulta l’invecchiamento dei genitori; altrimenti neanche quando si hanno i figli o quando si vuole lasciare il posto di lavoro si pensa a tornare nel paese d’origine”. Una ragazza di Napoli che fa l’imprenditrice nel settore alimentare in Costa Azzurra ha dichiarato di essere partita a 25 anni per uscire da situazioni difficili e ha seguito il marito in Francia senza sapere una parola di francese: “Mi voglio andare non per tornare a casa; forse andrò in Australia”. Cornero spiega: “Non pensano che l’Italia possa cambiare o riconoscere il loro lavoro. Questo è un dato comune a tutta l’emigrazione che parte da tutto il paese, soprattutto dalla provincia. Ho cercato di fare una lettura di genere sia attraverso i dati sia attraverso le storie, perché dietro i dati ci sono sempre le persone. L’emigrazione non ha mai avuto finora una lettura di genere”, afferma l’autrice, sottolineando l’importanza della storia dell’emigrazione femminile nel ventesimo secolo.
ANSA – IN ITALIA SI SPRECANO 4,2 MILIARDI DI PASTI OGNI ANNO (CIBO PER 4 MILIONI DI POVERI)
Nel mondo si sprecano 1.260 miliardi di pasti ogni anno, di cui 4,26 miliardi in Italia. Questi sono i dati riportati dall’Osservatorio Waste Watcher International in occasione della 5ª Giornata Mondiale di Consapevolezza degli Sprechi e delle Perdite Alimentari, che si celebra oggi. Secondo l’Osservatorio, in Italia si registra una preoccupante tendenza all’aumento degli sprechi alimentari da parte delle famiglie. L’Osservatorio ha calcolato che, basandosi su un peso medio di 500 grammi per pasto, come stimato dal Food Waste Index Report 2024 dell’Unep, il numero di pasti sprecati nel Paese potrebbe sfamare quasi 4 milioni di persone. Questo è più della metà delle persone in povertà alimentare in Italia, che, secondo i dati Caritas-Istat, sono salite a 6 milioni, pari al 10% della popolazione. “È scandaloso che di fronte alla povertà alimentare in aumento nel mondo e in Italia”, ha dichiarato Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher International, “si sprechino tanti pasti, questi numeri toccano le nostre coscienze. Se questo trend si mantiene, sarà impossibile per l’Italia raggiungere l’obiettivo Onu di sviluppo sostenibile che impone di dimezzare lo spreco domestico entro il 2030”. Andrea Segrè, fondatore della campagna di sensibilizzazione Spreco Zero, insieme alla chef Cristina Bowerman, ambasciatrice di sostenibilità della campagna, ha lanciato un appello attraverso un video. Entrambi chiedono con forza l’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole di tutto il mondo, per contrastare il problema degli sprechi alimentari.
SAVE THE CHILDREN – ITALIA: AUMENTA IL DIVARIO DEL SISTEMA SCOLASTICO TRA NORD E SUD
In Italia, il sistema scolastico è caratterizzato da profonde disuguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono il percorso di crescita di bambini e adolescenti, specialmente nelle regioni del Sud e delle Isole. Nonostante alcuni miglioramenti, in queste aree si registrano ancora tassi di dispersione scolastica tra i più alti in Europa. Le risorse e gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’istruzione, già avviati in queste zone, non sono sufficienti a colmare i gravi divari esistenti, nonostante gli sforzi compiuti. Questa è la preoccupazione sollevata da Save the Children, un’organizzazione che da oltre un secolo si impegna a garantire un futuro ai bambini. In occasione dell’inizio dell’anno scolastico, l’organizzazione ha diffuso il rapporto intitolato “Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre”. Il documento analizza le disuguaglianze territoriali nell’offerta di servizi scolastici come la mensa, il tempo pieno e le palestre, confrontando la distribuzione delle risorse a livello provinciale e valutando se gli interventi del PNRR possano davvero ridurre queste differenze. Secondo l’analisi di Save the Children, c’è una distribuzione irregolare delle risorse del PNRR nelle province più svantaggiate. Per esempio, alle regioni del Sud e delle Isole è stato destinato il 38,1% dei fondi per l’ampliamento delle mense scolastiche, anche se queste aree ospitano circa il 50% dei progetti finanziati. Questo ha portato a un impatto disomogeneo nella riduzione delle disuguaglianze territoriali. Le province di Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa, dove meno del 10% degli studenti usufruisce del servizio mensa, hanno ricevuto fondi per 49 interventi legati alla costruzione o riqualificazione delle mense, per un valore complessivo di circa 21,5 milioni di euro. In confronto, le province con il maggior numero di studenti che utilizzano la mensa, come Trento, Biella, Monza e Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano, hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 interventi. L’analisi evidenzia inoltre che nelle province dove il servizio mensa è meno diffuso si concentra anche una maggiore percentuale di studenti provenienti da famiglie con bassi livelli socioeconomici. Ad esempio, a Palermo, dove solo l’8,7% degli studenti usufruisce della mensa, sono stati stanziati circa 2 milioni di euro per sei interventi, mentre a Foggia, con una percentuale simile di studenti che accedono al servizio, sono stati destinati quasi 6,5 milioni di euro per 18 interventi. Il PNRR ha stanziato oltre 17 miliardi di euro per il Ministero dell’Istruzione e del Merito, un’occasione unica per garantire pari opportunità a tutti gli studenti, soprattutto nei territori con maggiori difficoltà economiche e con una maggiore incidenza di povertà minorile. Tuttavia, dall’analisi di Save the Children emerge che le risorse, sebbene utili, non sono sufficienti per garantire a tutti l’accesso ai servizi essenziali, come la mensa e il tempo pieno nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, né la disponibilità di palestre scolastiche, soprattutto nelle aree più svantaggiate. In Italia, solo poco più della metà dei bambini della scuola primaria ha accesso alla mensa scolastica (55,2%) e solo il 10,5% degli studenti della scuola secondaria di primo grado. Le differenze territoriali sono evidenti: nelle regioni del Centro e del Nord oltre il 50% degli studenti accede al servizio mensa, con picchi che superano il 90% nella Provincia Autonoma di Trento. Al contrario, nelle province del Sud, come Agrigento e Foggia, meno del 10% degli studenti usufruisce del servizio. Un altro aspetto critico è la possibilità di praticare attività sportiva a scuola. Attualmente, meno della metà delle scuole statali italiane dispone di una palestra. Dall’analisi dei 433 interventi del PNRR per la costruzione o la riqualificazione di palestre, emerge che il 62,8% degli interventi è stato avviato nelle regioni del Sud e delle Isole, a cui è stato destinato il 52,7% dei fondi complessivi. Tuttavia, anche in questo caso, la distribuzione delle risorse non è omogenea. La situazione delle palestre scolastiche riflette un’altra importante disparità. Province come Crotone, dove meno del 27% delle scuole ha una palestra, hanno ricevuto 14 interventi, mentre Palermo, con un numero maggiore di studenti e scuole, ha ottenuto solo sei interventi. A livello nazionale, gli interventi del PNRR per le strutture sportive scolastiche rappresentano un passo avanti, ma restano insufficienti per garantire la copertura necessaria e per ridurre i divari territoriali. In molte aree del Paese, la scuola rappresenta l’unica opportunità per bambini e adolescenti di praticare attività sportiva, soprattutto per chi proviene da famiglie con risorse economiche limitate. “Il problema non è solo garantire che le risorse del PNRR vengano spese, ma anche fare in modo che queste raggiungano i territori dove i bambini affrontano maggiori difficoltà nel percorso educativo”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice di Save the Children Italia. Anche Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children, ha sottolineato l’importanza di definire livelli essenziali delle prestazioni (LEP) per garantire a tutti uguali opportunità educative, a partire dalla mensa e dal tempo pieno nelle scuole primarie.
LASTAMPA – NEL 2050 GLI OVER 65 SARANNO IL 35% DELLA POPOLAZIONE ITALIANA
Gabriele Fava, neo presidente dell’INPS, ha rilasciato un’intervista in cui ha delineato alcune priorità per l’Istituto. Fava ha sottolineato l’importanza di allargare la base contributiva per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, in particolare per i giovani under 35. Secondo Fava, circa il 20% dei 7 milioni di giovani lavoratori italiani risulta precario o senza copertura assicurativa. Per assicurare loro un adeguato scenario pensionistico, è necessario garantire opportunità di lavoro ben retribuite e tutelate dal punto di vista previdenziale, supportandoli con misure di politiche attive del lavoro. Uno degli obiettivi dell’INPS sarà coinvolgere le giovani generazioni sulla “questione previdenziale” e aiutarli a costruire il proprio “salvadanaio previdenziale”. Fava ha anche affrontato il tema dell’invecchiamento della popolazione, sottolineando che nel 2050 gli over 65 rappresenteranno il 35% della popolazione italiana. Ciò richiede di ripensare l’attuale sistema di welfare, considerando gli anziani non più come un costo ma come una risorsa, sostenendo la “silver economy”. Per quanto riguarda il personale, l’INPS ha assunto oltre 5.000 persone lo scorso anno e entro fine 2024 bandirà concorsi per oltre 2.500 unità, di cui quasi 2.000 per competenze sanitarie e 400 ispettori di vigilanza previdenziale. Infine, Fava ha espresso il suo accordo sull’idea di devolvere obbligatoriamente parte del TFR dei dipendenti pubblici ai fondi pensione complementari, ritenendo questo il momento più opportuno per farlo.
ANSA – ISTAT: NEL 2050 IN ITALIA 4 MILIONI DI RESIDENTI IN MENO
Secondo i dati dell’Istat, la popolazione residente in Italia è destinata a diminuire significativamente nei prossimi decenni. Attualmente, nel gennaio 2023, la popolazione è di circa 59 milioni di persone, ma è prevista una riduzione a 58,6 milioni entro il 2030, a 54,8 milioni nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080. Il rapporto tra le persone in età lavorativa (15-64 anni) e quelle non in età lavorativa (0-14 anni e 65 anni e oltre) passerà da circa tre a due nel 2023, fino a diventare uno a uno entro il 2050. L’età media della popolazione aumenterà a circa 51,5 anni entro il 2050, con una crescita ancora più rapida nel Mezzogiorno. Tra vent’anni, si prevede che ci saranno circa un milione di famiglie in più rispetto ad oggi, ma queste saranno più piccole e frammentate. Il numero medio di persone per famiglia scenderà da 2,25 nel 2023 a 2,08 nel 2043. Inoltre, l’aumento della speranza di vita e l’instabilità coniugale porteranno a un incremento delle “micro-famiglie”, cioè delle persone che vivono da sole. Questi individui cresceranno del 15%, passando da 9,3 milioni nel 2023 a 10,7 milioni nel 2043. Si prevede anche una continua diminuzione delle famiglie con figli. Attualmente, quasi tre famiglie su dieci hanno figli (29,8%), ma questa percentuale potrebbe scendere a meno di un quarto (23,0%) nel 2043. Più di una famiglia su cinque non avrà figli tra vent’anni.
ANSA – IN ITALIA OGNI ANNO 40 MINORI MUOIONO ANNEGATI
In Italia, circa 400 persone perdono la vita ogni anno per annegamento, di cui circa 40 sono minori. Negli ultimi dieci anni, l’ospedale Bambino Gesù ha registrato circa 80 bambini e ragazzi vittime di incidenti di balneazione. In occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento, il 25 luglio, gli esperti dell’ospedale forniscono indicazioni per ridurre i rischi legati a questo fenomeno. Il dottor Sebastian Cristaldi, responsabile del DEA II Livello del nosocomio romano, sottolinea l’importanza di sorveglianza, prevenzione e rispetto delle regole per evitare incidenti. Secondo i dati dell’ISTAT, negli ultimi dieci anni in Italia si sono registrati 3.760 decessi per annegamento, di cui 429 riguardano bambini e ragazzi, con una media di circa 43 all’anno. Nel Lazio, la media annuale di decessi per annegamento è stata di 16. Tra il 2012 e il 2021, nel centro Italia sono morti 55 minori. Il rapporto dell’Osservatorio per la prevenzione degli annegamenti dell’Istituto Superiore di Sanità indica che ogni anno in Italia ci sono circa 800 ospedalizzazioni per annegamento, 60.000 salvataggi sulle spiagge e oltre 600.000 interventi di prevenzione da parte dei bagnini. La prevenzione è fondamentale per ridurre il rischio di annegamento tra bambini e ragazzi. Per garantire la sicurezza, è importante eliminare gli accessi non controllati all’acqua, utilizzando barriere fisiche e mantenendo chiuse porte e cancelli che conducono a mare o piscina. Le piscine devono essere coperte quando non sono in uso, e la temperatura dell’acqua deve essere controllata per evitare malori. È consigliato l’uso di braccioli e ciambelle per aiutare i bambini a rimanere a galla, e farli familiarizzare con l’acqua fin dai sei mesi, iniziando corsi di nuoto dai 2-3 anni. La sorveglianza è la forma di prevenzione più efficace. Questo significa non solo tenere d’occhio i bambini, ma anche essere pronti a intervenire in caso di imprevisti. Anche in pochi centimetri d’acqua, come in una vasca da bagno o in una piccola piscina gonfiabile, un bambino può trovarsi in difficoltà. È fondamentale che, fino ai 5-6 anni, ci sia sempre un genitore in acqua con i bambini, poiché anche i più grandi possono essere trascinati sott’acqua da un’onda o da una risacca.
WIRED – I CASI DI ANTISEMITISMO IN ITALIA SONO IN AUMENTO
Secondo l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, i casi di antisemitismo in Italia sono in aumento. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, gli episodi di discriminazione contro le persone di origine ebrea sono aumentati del 300%. Questo è stato sottolineato dal generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, durante una presentazione alla Commissione Segre, guidata dalla senatrice Liliana Segre. Dal 7 ottobre 2023 al 30 giugno 2024, sono stati registrati 406 incidenti discriminatori, un aumento significativo rispetto ai 98 del periodo precedente. Angelosanto ha evidenziato che, se in passato la maggior parte degli atti antisemiti avveniva online, ora vi è un aumento di quelli con partecipazione diretta, quindi offese personali. L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) ha documentato 235 episodi antisemiti nel 2023, che hanno portato a 51 denunce e 2 arresti. Dopo l’attacco di Hamas, sono stati registrati 406 casi, suddivisi in crimini d’odio, discorsi d’odio, hate speech online e hate incidents. In particolare, 369 casi riguardavano discriminazioni antisemite, prevalentemente tramite media e web. La senatrice Liliana Segre ha commentato di essere spesso accusata di vittimismo, ma ha ricordato che come sopravvissuta all’Olocausto, ha il dovere di testimoniare contro l’antisemitismo. Ha anche espresso preoccupazione per il riemergere dell’antisemitismo, evidenziato da recenti episodi nella sezione giovanile di Fratelli d’Italia, e ha apprezzato l’intervento della premier Meloni. I dati del Centro di documentazione ebraica mostrano che un quinto degli italiani è antisemita, con il 9% moderatamente e il 10% fortemente. Inoltre, il 30% minimizza l’Olocausto. Una ricerca dell’Unione giovani ebrei d’Italia ha rivelato che molti studenti ebrei delle scuole superiori e delle università si sentono insicuri, con oltre la metà degli intervistati che ritiene che la propria identità ebraica possa essere motivo di discriminazione in ambito lavorativo o accademico. Molti hanno anche cambiato alcune abitudini quotidiane per sentirsi più al sicuro. Il generale Angelosanto ha sottolineato che il 79% degli ebrei intervistati non ha segnalato l’episodio più grave di cui è stato vittima, indicando la necessità di offrire più canali per aumentare le segnalazioni.
ANSA – NEL 2025 LE FAMIGLIE ITALIANE AVRANNO BISOGNO DI CIRCA 2,3 MILIONI DI COLF E BADANTI
Nel 2025, le famiglie italiane avranno bisogno di circa 2 milioni e 288mila lavoratori domestici per soddisfare le loro esigenze di assistenza. Questa stima è contenuta nel 3° Paper del Rapporto 2024 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, presentato da Assindatcolf e dal Centro Studi e Ricerche Idos. Il fabbisogno include sia le famiglie con lavoratori regolari sia quelle con colf e badanti non contrattualizzati, oltre a coloro che vorrebbero assumere ma non possono farlo per vari motivi, inclusi quelli economici. Nel dettaglio, si prevede un fabbisogno di circa 1 milione e 25mila badanti, di cui 713mila straniere e 312mila italiane. La Lombardia è la regione con il maggior numero di lavoratori domestici, seguita da Campania, Sicilia, Lazio e Puglia. In Sardegna, Molise, Calabria e Sicilia, la percentuale di badanti straniere è inferiore al 50%, mentre in Emilia-Romagna e Lombardia supera l’85%. Per quanto riguarda le colf, nel 2025 si stima che saranno necessarie oltre 1 milione e 262mila unità, di cui 811mila straniere e 452mila italiane. Le regioni con il maggior fabbisogno sono Lombardia, Lazio, Sicilia, Campania e Puglia. Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, sottolinea l’importanza di fornire al Governo, Parlamento e Regioni un quadro chiaro delle esigenze delle famiglie in termini di assistenza domestica e welfare. Zini richiama l’attenzione sulla necessità di misure universali per sostenere i costi del personale domestico, sia contributivi sia retributivi. Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, evidenzia come l’aumento della domanda di assistenza domestica sia legato alla crisi demografica e all’invecchiamento della popolazione italiana. Di Sciullo suggerisce che una gestione più razionale delle politiche di ingresso e permanenza degli stranieri in Italia potrebbe migliorare la situazione, facilitando l’inserimento occupazionale degli immigrati.
ANSA – ISTAT: L’81% DELLE PERSONE MOLESTATE SUL LAVORO E’ DONNA
Secondo il report dell’Istat “Le molestie: vittime e contesto”, relativo agli anni 2022-2023, sono circa 2 milioni e 322mila le persone tra i 15 e i 70 anni che hanno subito una forma di molestia sul lavoro nel corso della vita. Di questi, l’81,6% sono donne (pari a circa 1 milione 895mila, il 13,5% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni). A queste si aggiungono le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro, pari a 298mila. Le donne tra i 15 e i 70 anni che hanno subito una qualche forma di molestia o un ricatto per ottenere un lavoro o avere un avanzamento di carriera costituiscono circa il 15% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni (circa 2 milioni 68mila donne), mentre gli uomini che hanno subito molestie sessuali nel mondo del lavoro (ad eccezione dei ricatti) sono il 2,4% (circa 427mila). Nel 2022-2023 si stima che il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell’intera vita (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%) e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. In particolare si tratta di sguardi offensivi, offese, proposte indecenti, fino ad atti più gravi come la molestia fisica. Limitatamente agli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, le quote si fermano al 4,2% per le donne e l’1% per gli uomini. Negli ultimi dodici mesi i tassi sono pari rispettivamente a 2,1% e 0,5%.
ANSA – IN UN ANNO CI SONO STATE 113 AGGRESSIONI AGLI INSEGNANTI (70 COMMESSE DA STUDENTI)
Nel periodo dall’1 gennaio 2023 al febbraio 2024, sono stati segnalati 133 casi di aggressioni fisiche all’interno delle scuole medie superiori, con insegnanti che hanno dovuto recarsi in ospedale per visite mediche. Secondo il capo della polizia, Vittorio Pisani, durante l’evento conclusivo dell’iniziativa “Nei panni di Caino per capire e difendere le ragioni di Abele” presso la scuola superiore di polizia a Roma, ben 70 di questi casi sono stati commessi da studenti, mentre un numero significativo è stato attribuito a genitori. Pisani ha sottolineato la gravità della situazione, suggerendo che il numero di casi denunciati potrebbe non riflettere completamente l’entità del problema, considerando le possibili aggressioni non segnalate dai docenti o quelle che non hanno richiesto cure ospedaliere.
ANSA – OMICIDI VOLONTARI IN ITALIA AUMNETATI DEL 15%
Gli omicidi volontari in Italia, nel quadriennio 2020-2023, sono aumentati del 15% (da 287 a 329). Le vittime femminili nel 2023 sono state 119 (numero stabile rispetto a 4 anni prima). Per quanto riguarda la violenza di genere (violenza fisica, sessuale, psicologica o economica contro una donna in quanto tale), si evidenzia nel quadriennio 2020-2023 un leggero decremento per le violenze sessuali e i maltrattamenti contro familiari e conviventi. In calo anche gli atti persecutori.
ANSA – APPROVATO IL DECRETO LEGGE PER LA PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO NELL’AREA DEI CAMPI FLEGREI
Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per la prevenzione del rischio sismico nell’area dei Campi Flegrei e per interventi di protezione civile. Il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha annunciato che il decreto prevede circa 440 milioni di euro per interventi pubblici e 20 milioni per privati, oltre all’istituzione di un commissario. È prevista anche un’attenzione particolare per gli edifici compromessi e per evitare abusi. Musumeci ha sottolineato che il governo non intende finanziare case abusive o seconde case, e che le persone costrette a lasciare le loro abitazioni riceveranno un contributo mensile variabile tra 400 e 900 euro. Ha ribadito che non ci saranno interventi per le proprietà private abusive e ha annunciato il divieto di costruzione di nuove abitazioni civili nell’area. Il ministro ha evidenziato le responsabilità della Regione Campania e dei comuni di Napoli, Pozzuoli e Bacoli per la gestione urbanistica disordinata e l’abusivismo edilizio, accusando gli enti territoriali di negligenza nella vigilanza e nella prevenzione dei rischi. La gestione degli interventi sarà affidata a un commissario straordinario, che sarà nominato entro 15 giorni. Il decreto rappresenta un passo significativo per affrontare le problematiche legate al fenomeno bradisismico nei Campi Flegrei e per garantire la sicurezza dei cittadini.
CORRIERE – UN SUICIDIO OGNI 6 GIORNI NELLE FORZE DELL’ORDINE
Un’Osservatorio permanente interforze sui suicidi, istituito nel 2019 dal prefetto Franco Gabrielli, ha rivelato che negli ultimi 5 anni si sono verificati 207 suicidi tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti penitenziari, salendo a 275 considerando anche la polizia locale e le Forze Armate. Questi dati indicano una media di un suicidio ogni sei giorni, sollevando gravi preoccupazioni sul benessere mentale dei membri delle forze di polizia e di difesa. In particolare, i carabinieri registrano la situazione più grave, con 78 suicidi dal gennaio 2019 a dicembre 2023, mentre altri corpi come l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica riportano numeri più bassi ma comunque significativi. La Polizia di Stato ha segnalato 75 suicidi negli ultimi cinque anni, con un aumento significativo nel 2023, mentre la Polizia Penitenziaria e le Fiamme Gialle hanno registrato rispettivamente 26 e 28 casi. Anche i vigili urbani, pur non facendo parte dell’Osservatorio, hanno segnalato 25 suicidi in cinque anni. Uno studio condotto da esperti ha identificato problemi personali e familiari come principali fattori scatenanti dei suicidi, insieme all’insorgenza di disturbi fisici o psichici. Tuttavia, l’ambiente lavorativo stressante e la totale disponibilità delle armi possono aggravare la situazione, portando a una sindrome da burnout e al distacco emotivo dagli altri. Per affrontare questo problema, le forze di polizia stanno implementando misure di prevenzione e sostegno, tra cui l’assunzione di psicologi aggiuntivi e progetti per il sostegno psicologico del personale. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per eliminare lo stigma associato al chiedere aiuto e per garantire un ambiente di lavoro più sano e inclusivo per i membri delle forze dell’ordine e della difesa.
L’INDIPENDENTE – ISTAT: IL SUD ITALIA HA PERSO CIRCA 550 MILA RESIDENTI IN 10 ANNI
Il Sud Italia continua a perdere residenti: in dieci anni, dal 2014 al 2023, ha visto un calo di circa 550 mila persone rispetto al Nord Italia. Durante questo periodo, ci sono stati circa 1,15 milioni di spostamenti verso le regioni del Centro-Nord e circa 600 mila nella direzione opposta. Inoltre, si sono registrati 1,8 milioni di espatri e 515 mila rimpatri. Anche gli stranieri trovano il Nord Italia attraente, con un aumento del 5,2 per mille dei residenti esteri. Secondo un nuovo rapporto dell’Istat, nel biennio 2022-23 sono stati particolarmente significativi gli arrivi di cittadini stranieri in Italia, con un totale di 697 mila immigrati. Il numero degli espatri è cresciuto del 10% rispetto al 2021, raggiungendo 207 mila unità. Anche la mobilità interna è aumentata leggermente, con una media annua di circa 1,45 milioni di trasferimenti, segnando un incremento del 2,4%. Nel 2023, i trasferimenti di residenza tra Comuni hanno coinvolto 1 milione e 444 mila cittadini, con un leggero calo dell’1,8% rispetto al 2022. La maggior parte di questi trasferimenti riguarda cittadini italiani, ma la propensione a spostarsi degli stranieri è più del doppio rispetto a quella degli italiani. Nel decennio scorso, il tasso medio di mobilità interna degli italiani è stato del 20,7 per mille, contro il 49,0 per mille degli stranieri. Un dato rilevante è che un trasferimento di residenza su tre avviene dal Mezzogiorno al Centro-Nord. Nel biennio 2022-23, si sono registrati 253 mila trasferimenti dal Sud al Centro-Nord, con una media annua di 127 mila movimenti, in aumento del 13,3% rispetto al 2021. Nello stesso periodo, i trasferimenti in senso opposto sono stati 124 mila. Tre partenze dal Mezzogiorno su dieci sono dirette in Lombardia, la meta preferita dai residenti del Sud. La Campania è la regione con il maggior numero di partenze verso il Centro-Nord, seguita da Sicilia e Puglia. Il Nord-Est continua a essere la zona più attrattiva della Penisola, con un tasso migratorio medio annuo di +2,4 per mille nel periodo 2022-2023. L’Emilia-Romagna primeggia in quest’area con un tasso migratorio interno netto di +3,6 per mille. Il Nord-Ovest registra un tasso migratorio interno inferiore (+1,8 per mille), con la Lombardia che da sola contribuisce con un +2 per mille. Il Centro ha un tasso migratorio positivo ma basso (+0,6 per mille), mentre il Sud e le Isole riportano tassi negativi, rispettivamente -3,5 e -2,7 per mille. Le regioni con le performance più negative sono Basilicata (-5,7 per mille), Calabria (-5,3 per mille), Molise (-4,4 per mille) e Campania (-4 per mille). La provincia con il più alto tasso di migrazione interna è Pavia (+5,1 per mille), seguita da Bologna (+4,4 per mille) e Ferrara (+4,3 per mille). Le province meno attrattive sono Caltanissetta (-7,1 per mille), Reggio di Calabria (-6,7 per mille) e Crotone (-6,3 per mille).
PAGELLAPOLITICA – GLI ITALIANI CON LA LICENZA PER IL PORTO D’ARMI SONO IL 2,5% DELLA POPOLAZIONE
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato in televisione che solo lo 0,02% della popolazione adulta in Italia possiede un’arma. Tuttavia, questo dato non è corretto. Attualmente non esiste un modo preciso per determinare il numero esatto di armi detenute legalmente e illegalmente nel paese. I dati relativi al numero effettivo di armi registrate e in circolazione o presenti nelle case degli italiani non sono disponibili. Possiamo, tuttavia, fare riferimento alle licenze per il porto d’armi, che autorizzano i cittadini a possedere e trasportare armi al di fuori delle proprie abitazioni. Nel 2022, il numero di licenze valide per il porto d’armi era di circa 1,2 milioni. Questo rappresenta circa il 2,5% della popolazione adulta, non lo “0,02%” indicato dal ministro Piantedosi. Le licenze per il porto d’armi possono essere concesse per vari motivi, tra cui la caccia, lo sport e la difesa personale. La maggioranza delle licenze è per la caccia e lo sport, mentre solo una piccola percentuale è per la difesa personale. Inoltre, oltre alle licenze per il porto d’armi, esiste anche il “nulla-osta”, che consente l’acquisto e il trasporto di armi al domicilio. Tuttavia, non sono disponibili dati pubblici sul numero di licenze approvate ogni anno. Infine, una singola licenza per il porto d’armi può consentire l’acquisto di più armi. Questo fattore aggiunge ulteriore incertezza nel determinare il numero totale di armi detenute legalmente. Alcune stime suggeriscono che il numero reale di armi in Italia, incluse quelle detenute illegalmente, potrebbe essere superiore a 1,2 milioni. Queste includono armi non registrate, armi con licenza scaduta e armi coinvolte nel traffico illegale gestito dalle organizzazioni criminali.
ANSA – LA RETE IDRICA ITALIANA DISPERDE UNA QUANTITA’ D’ACQUA TALE DA SODDISFARE LE ESIGENZE DI 43,4 MILIONI DI PERSONE
Il più recente rapporto dell’ISTAT sulla rete idrica italiana ha rivelato che nel 2022 è stata dispersa una quantità d’acqua tale da soddisfare le esigenze di 43,4 milioni di persone per un intero anno. Questi dati, resi pubblici dall’Istituto Nazionale di Statistica, riflettono le sfide significative che il sistema idrico italiano deve affrontare, come evidenziato anche nel Libro Bianco Valore Acqua 2024, redatto da The European House – Ambrosetti (TEHA). Secondo TEHA, nell’anno precedente all’analisi ISTAT, l’infrastruttura idrica italiana, descritta come “inefficiente ed obsoleta”, avrebbe disperso il 41% dell’acqua prelevata durante la distribuzione, pari a 8308m3/km, posizionando l’Italia all’ultimo posto in Europa per perdite idriche. Il rapporto di ISTAT è stato pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo. Secondo l’ISTAT, nel 2022, sono stati prelevati 9,14 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile in Italia, corrispondenti a 25 milioni di metri cubi al giorno, pari a 424 litri per abitante. Tuttavia, solo 214 litri di acqua sono stati effettivamente erogati. L’Italia si classifica come il terzo paese dell’Unione Europea per il prelievo di acqua potabile pro capite. Questo approvvigionamento non riguarda solo la popolazione, ma anche istituzioni pubbliche, piccole imprese, alberghi, servizi, attività commerciali, produttive, agricole e industriali collegate direttamente alla rete urbana. La fornitura è stata resa possibile grazie a oltre 37.000 fonti di approvvigionamento d’acqua attive, con una media di 12 fonti ogni 100 km2. Nel 2022, si è confermato un leggero calo nel prelievo d’acqua per uso potabile, accompagnato da un aumento della dispersione delle risorse idriche al 42,4%. Secondo l’ISTAT, nel 2021, il 21,8% della spesa per la protezione dell’ambiente è stato destinato ai servizi di gestione delle acque reflue, con una quantità di acqua trattata negli impianti di depurazione di tipo avanzato pari a 4,7 miliardi di metri cubi. La gestione delle acque reflue potrebbe rappresentare una importante fonte di approvvigionamento d’acqua “non convenzionale”, utile per integrare i volumi utilizzati per diverse finalità, escluso l’uso potabile, come ad esempio l’irrigazione dei campi. Il Libro Blu sottolinea l’importanza di investire in tecnologie avanzate per migliorare il processo di depurazione delle acque reflue, stimando una spesa complessiva di circa 5-6 miliardi di euro per l’implementazione di tali miglioramenti. Il miglioramento della gestione delle acque reflue potrebbe contribuire a limitare gli sprechi e a rendere più efficiente il sistema idrico italiano. Tuttavia, sono necessari cambiamenti più ampi nel modello di sfruttamento e consumo della risorsa idrica, che attualmente è strutturalmente poco sostenibile in Italia. L’Italia risulta al primo posto in Europa per consumo di acqua minerale in bottiglia, con 249 litri pro capite al giorno, e al terzo posto per consumo domestico pro capite. Inoltre, il paese investe solo 59 euro pro capite nel settore idrico, ben al di sotto della media di 82 euro pro capite nell’area UE-UK.
ANSA – L’ITALIA E’ PRIMA AL MONDO PER PRODUZIONE DI PASTA
L’Italia rimane in vetta alla produzione mondiale di pasta, con una produzione di 3,6 milioni di tonnellate e un fatturato che si avvicina ai 7 miliardi di euro. Questo dato conferma il ruolo preminente del paese nel settore alimentare. Gli italiani mantengono anche il primato nel consumo di pasta, con una media di circa 23 chili pro-capite all’anno e un consumo totale di 1,3 milioni di tonnellate. Tuttavia, è il settore dell’export a evidenziare la forza del Made in Italy nel mondo: oltre il 61% della produzione nazionale di pasta viene esportata all’estero. I dati raccolti da Unione Italiana Food su base Istat per il periodo gennaio-dicembre 2023 mostrano un’export di oltre 2,2 milioni di tonnellate di pasta, con un leggero calo dei volumi (-3,7% rispetto al 2022), ma un aumento del valore del 3% rispetto all’anno precedente, arrivando a 3,8 miliardi di euro. Le destinazioni principali dell’export italiano di pasta includono i paesi dell’Unione Europea, con circa 1,5 milioni di tonnellate, e i paesi terzi, con quasi 780.000 tonnellate. La domanda di pasta Made in Italy è in crescita in molte parti del mondo, con aumenti significativi in paesi come Brasile, Israele, Finlandia, e numerosi altri. Anche in alcuni paesi africani, come Camerun, Ruanda, Mozambico e Nigeria, si registra un aumento dei consumi, possibilmente favorito da un incremento del turismo in queste regioni.
ANSA – AUMENTANO LE DENUNCIE DI SCOMPARSI IN ITALIA: 29 MILA NEL 2023
Nel corso del 2023, le denunce di scomparsa hanno registrato un aumento significativo, arrivando a un totale di 29.315 segnalazioni, rispetto alle 24.369 dell’anno precedente. Quasi il 75% delle denunce riguardava minori, con 21.951 segnalazioni complessive. Di queste, 4.416 coinvolgevano minori italiani e 17.535 minori stranieri. Questi dati evidenziano un incremento soprattutto nelle segnalazioni riguardanti i minori stranieri rispetto all’anno precedente. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato l’impegno del Viminale nel fronteggiare questo fenomeno complesso, che coinvolge migliaia di persone ogni anno, soprattutto minori e soggetti vulnerabili, con ripercussioni significative sulle famiglie coinvolte. Piantedosi ha ringraziato il Commissario straordinario, le Prefetture e tutte le altre agenzie coinvolte, inclusi le Forze di Polizia, i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile, per il loro contributo nel sistema di ricerca delle persone scomparse e ha ribadito l’impegno del governo nel potenziare e migliorare continuamente gli strumenti di intervento per affrontare questo problema.
AGERSIR – NEL 2023 IN ITALIA SONO MORTE 415 PERSONE SEWNZA FISSA DIMORA
Un rapporto pubblicato dalla fio.PSD ha rivelato che nel 2023 sono decedute 415 persone senza fissa dimora in Italia. La tragedia colpisce in particolare durante i mesi invernali, con oltre 130 decessi registrati. Tuttavia, la Federazione ha sottolineato che questa “strage di invisibili” si verifica tutto l’anno, coinvolgendo 215 comuni italiani. La Lombardia e il Lazio hanno registrato il maggior numero di morti, rispettivamente il 21% e il 18%, seguite dall’Emilia Romagna, Campania e Veneto. Le città più colpite includono Roma, Milano, e Bergamo. Le vittime sono principalmente uomini (93%) di nazionalità straniera (58%), con un’età media di 47.3 anni. Le cause dei decessi sono varie: il 40% per problemi fisici e ipotermia, il 42% per eventi traumatici come aggressioni e cadute. I corpi vengono trovati per strada (33% dei casi), lungo corsi d’acqua, negli ospedali e nelle carceri. La presidente della Federazione, Cristina Avonto, ha sottolineato la necessità di un cambiamento politico e culturale. Le risorse disponibili devono essere utilizzate per implementare politiche abitative che forniscono una base stabile e sicura per chi è senza casa.
ILFATTOQUOTIDIANO – AUTO E SUV SEMPRE PIU’ GRANDI: SI ALLARGANO DI 1 CM OGNI 2 ANNI
Le nuove auto immatricolate in Europa sono sempre più grandi. Secondo uno studio realizzato dall’organizzazione Transport & Environment, si allargano mediamente di 1 centimetro ogni due anni. La tendenza è destinata a continuare, anche per l’aumento delle vendite di SUV, che rappresentano il 54% delle automobili acquistate in Italia. Il risultato è che, già ora, “circa la metà delle auto nuove vendute sono troppo larghe per lo spazio minimo di parcheggio su strada”, ha affermato il direttore di Transport & Environment, Julia Poliscanova. Secondo l’analisi, la larghezza media delle auto nuove è aumentata a 180,3 cm nella prima metà del 2023, in confronto ai 177,8 cm del 2018. Questa tendenza ha diversi risvolti negativi, tra cui: Difficoltà di parcheggio: le auto più grandi occupano più spazio, rendendo più difficile parcheggiare nelle strade strette e nei parcheggi sotterranei. Inquinamento: le auto più grandi consumano più carburante e quindi producono più emissioni di gas serra. Sicurezza stradale: le auto più grandi sono più difficili da controllare e quindi aumentano il rischio di incidenti. Transport & Environment ha invitato i governi europei a prendere provvedimenti per ridurre le dimensioni delle auto nuove, ad esempio attraverso misure fiscali o regolamentari.
TGCOM24 – IN ITALIA OLTRE 3,1 MILIONI DI PERSONE CHIEDE AIUTO PER MANGIARE
In Italia, la richiesta di sostegno alimentare è esplosa, superando i 3,1 milioni di individui che si affidano a mense per i bisognosi o a pacchi di viveri. Secondo le stime della Coldiretti, questa allarmante cifra è stata rilevata attraverso i dati del Fondo per l’Aiuto Europeo agli Indigenti (Fead), in concomitanza con la Giornata Mondiale dei Poveri promossa dal Papa. La situazione, basata su dati ufficiali, sottolinea una crisi crescente che impatta pesantemente sulla sicurezza alimentare di un numero sempre maggiore di cittadini italiani.