Dal 8 agosto 2024, il sistema di riscossione delle imposte in Italia è cambiato. Con le nuove norme, molte tipologie di atti (come quelli relativi al recupero delle tasse, alle imposte su automobili, successioni e donazioni), non verrà più inviata la cartella esattoriale. L’Agenzia delle Entrate potrà procedere direttamente con un semplice “accertamento esecutivo”
Dal 8 agosto 2024, il sistema di riscossione delle imposte in Italia è cambiato. Con le nuove norme, l’elenco degli atti emessi dall’Amministrazione Finanziaria per cui non sarà più necessario lo strumento del ruolo è stato ampliato. In sostanza, per molte tipologie di atti, come quelli relativi al recupero delle tasse, alle imposte su automobili, successioni e donazioni, non verrà più inviata la cartella esattoriale. L’Agenzia delle Entrate potrà procedere direttamente con un semplice «accertamento esecutivo», semplificando così il processo di riscossione.
La dott.ssa Daniela Delfrate, commercialista e revisore dei conti di AndPartners, spiega cosa è cambiato: «In estrema sintesi, per comprendere la portata della novità, è necessario premettere che nel sistema del ruolo, notificato l’atto impositivo e in assenza di pagamento, le somme vengono iscritte a ruolo e portate a conoscenza del contribuente mediante la notifica della cartella di pagamento ad opera dell’Agente della Riscossione. Nel sistema dell’accertamento esecutivo, la procedura è più “snella”: non vi è più la cartella di pagamento, e le somme, se non corrisposte nei termini di legge, vengono affidate direttamente in riscossione senza la notifica della cartella di pagamento».
Per chiarire meglio: il ruolo è un elenco che contiene i nominativi dei debitori, il tipo di credito e le somme dovute. Questo elenco viene creato dall’ente creditore e inviato all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che poi elabora e notifica la cartella di pagamento per recuperare le somme indicate. Tuttavia, con le nuove modifiche legislative, questa procedura non è più necessaria per una serie più ampia di atti impositivi.
«Queste modifiche – continua Delfrate – sono volte a rendere più efficiente il processo di riscossione, permettendo un avvio più rapido delle procedure necessarie per garantire il recupero dei crediti. L’esigenza di intervenire in tal senso è stata recentemente messa in luce dagli allarmanti dati contenuti nel Rapporto di verifica, elaborato dal Dipartimento delle finanze e condiviso con l’Agenzia delle Entrate, sulle risultanze della gestione 2023 dell’Agenzia della Riscossione».
Secondo il Rapporto, l’indice di riscossione, ovvero il rapporto tra il totale delle somme riscosse dal 2000 al 2023 rispetto al carico netto dei ruoli consegnati nello stesso periodo, si attesta all’8,47%. Si tratta di un leggero aumento rispetto all’8,1% dell’anno precedente. Il carico netto da riscuotere ammonta a circa 1.045 miliardi di euro. Inoltre, il tempo medio di riscossione nel 2023 è stato di circa 5,1 anni, in linea con il 2022, ma in calo rispetto ai 6 anni registrati nel 2021.
Tuttavia, queste modifiche comportano una riduzione delle possibilità di difesa per i contribuenti. Daniela Delfrate sottolinea: «Tali modifiche volte a razionalizzare il processo di riscossione comportano sicuramente una compressione della tutela dei diritti del contribuente: diminuiscono le occasioni in cui potersi difendere visto che, venendo meno l’iscrizione a ruolo e la notifica della cartella di pagamento, viene anche meno la possibilità di eccepirne i relativi vizi in sede giurisdizionale».
I contribuenti, oggi come in passato, devono prestare particolare attenzione quando ricevono un atto di recupero, come un atto di recupero del credito d’imposta, per poter intervenire tempestivamente. «È in tale fase iniziale il momento in cui è necessario intervenire per cercare di risolvere le problematiche: attendere la fase della riscossione può, a volte, essere troppo tardi», conclude Delfrate.
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