I dati più recenti dell’Istat relativi al 2022 mostrano che in quell’anno c’erano quasi 15,8 milioni di pensionati in Italia, considerando tutte le tipologie di pensione, mentre il numero di occupati tra i 15 e gli 89 anni era di circa 23,1 milioni, una cifra quindi superiore a quella dei pensionati. In nessuna regione italiana, contrariamente a quanto dichiarato da Calenda, i pensionati superano il numero di lavoratori. Questo è ancor più vero se si considerano solo i circa 11 milioni di pensionati che ricevono una pensione di anzianità o vecchiaia.
Tuttavia, esistono differenze regionali significative. In alcune regioni, il rapporto tra pensionati e lavoratori è più alto rispetto ad altre. Per esempio, nel Lazio ci sono 2,6 lavoratori per ogni pensionato che percepisce una pensione di anzianità o vecchiaia, il numero più alto tra le regioni italiane, seguito da Campania (2,4) e Trentino-Alto Adige (2,2). Al contrario, regioni come Liguria, Piemonte, Calabria e Molise hanno un rapporto di 1,8 lavoratori per pensionato, il più basso in Italia.
Nonostante l’incremento del numero di occupati registrato negli ultimi anni, l’Italia rimane un Paese con una popolazione particolarmente anziana e una crisi demografica che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione nei prossimi anni. L’età mediana in Italia è di 48,4 anni, la più alta tra i 27 Paesi dell’Unione Europea. Inoltre, l’Italia è seconda solo alla Finlandia per quanto riguarda il rapporto di dipendenza degli anziani, che misura il numero di persone oltre i 65 anni rispetto a quelle tra i 15 e i 64 anni, ossia quelle considerate in età lavorativa. In Italia, questo rapporto è del 37,8%, mentre la media dell’Unione Europea è del 33,4%.
In questo contesto, la spesa pensionistica continua a crescere, e il numero di pensionati in rapporto alla popolazione generale è in aumento. Tuttavia, l’affermazione di Calenda secondo cui i pensionati superano i lavoratori in metà delle regioni italiane non trova riscontro nei dati.