Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, ha lanciato un chiaro allarme sul divario economico e sociale tra Nord e Sud Italia, descrivendolo come una potenziale frattura che minaccia di compromettere le fondamenta economiche e sociali del paese, aggravando le disuguaglianze esistenti. Secondo l’indice del divario economico e sociale (INDES) sviluppato dall’istituto, nel 2023 la forbice tra le due regioni è stata la più ampia registrata nel decennio precedente, con un punteggio di 100 punti rispetto ai 92,5 del 2013.
L’INDES considera sette fattori chiave, tra cui occupazione, disoccupazione, reddito disponibile familiare, speranza di vita, sanità, ricchezza pro-capite e povertà. Questi indicatori sono stati selezionati da Demoskopika per la loro reperibilità storica, l’ufficialità delle fonti e la rilevanza socio-economica.
Nonostante il recente aumento percentuale della crescita nel Sud rispetto al Nord, come riportato dal rapporto Svimez dell’anno scorso, l’indagine di Demoskopika evidenzia una divisione sempre più profonda in Italia. Tuttavia, un dato positivo emerge dalla ricerca: il tasso di occupazione, che potrebbe fungere da base per una ripresa economica nelle regioni meridionali.
Occupazione e disoccupazione in Italia
Il rapporto dell’INDES evidenzia un miglioramento nel tasso di occupazione sia nel Nord che nel Sud Italia nel 2023, sebbene il divario tra le due regioni rimanga significativo. Nel Nord, il tasso di occupazione è del 69,4%, mentre nel Mezzogiorno è del 48,2%, segnando un divario di 21,2 punti percentuali rispetto ai 22,4 del 2013. Questo indica un progresso nell’accesso al mercato del lavoro nel Sud, anche se ci sono ancora 5,8 milioni di occupati in meno rispetto al Nord.
Anche la disoccupazione ha registrato una riduzione in entrambe le aree, sebbene il Sud mostri tassi ancora molto più alti. Nel 2023, la disoccupazione è stata del 4,6% nel Nord e del 14% nel Mezzogiorno, con un divario di 9,4 punti percentuali rispetto agli 11,5 del 2013. Nonostante il miglioramento, rimane un divario significativo: nel Sud, i disoccupati sono quasi il doppio rispetto al Nord, con oltre un milione di persone in cerca di lavoro, rispetto alle 592mila nel Nord, per un divario di 433mila individui.
Il rapporto di Demoskopika evidenzia che quattro degli altri cinque indicatori considerati – reddito disponibile familiare, speranza di vita, sanità e ricchezza pro-capite – hanno raggiunto il massimo punteggio di 100 punti, contribuendo ad aumentare il divario complessivo. L’indicatore delle persone a rischio di povertà ha toccato un picco negativo nel 2019, con un valore di 97,9 punti.
Reddito e povertà al Nord e al Sud
Nel 2023, il divario del reddito disponibile familiare tra Nord e Sud Italia si è ampliato ulteriormente. La differenza è passata dai 12.969 euro del 2013 ai 16.916 euro del 2023, rappresentando un aumento delle disparità economiche del 30,4%. L’indice di riferimento è salito da 76,7 punti nel 2013 a 100 punti nel 2023, indicando un maggiore potere d’acquisto per le famiglie del Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno.
Anche il prodotto interno lordo (PIL) pro capite ha mostrato una crescita disuguale tra le due aree. Nel Nord, il PIL pro capite è aumentato da 32.919 euro nel 2013 a 36.904 euro nel 2023, mentre nel Mezzogiorno è passato da 17.980 euro a 19.821 euro nello stesso periodo. Il divario assoluto è quindi aumentato a 17.083 euro nel 2023.
In termini INDES, il punteggio è passato da 87,4 nel 2013 a 100 punti nel 2023, riflettendo una maggiore capacità del Nord di generare ricchezza rispetto al Sud. Per ridurre questo divario, sarebbero necessarie politiche di sviluppo economico mirate, come l’attrazione di investimenti e il supporto all’imprenditorialità nel Mezzogiorno.
Dal punto di vista della povertà, la situazione conferma le disuguaglianze. Nel 2023, nel Mezzogiorno quasi 4 milioni di persone in più erano a rischio povertà rispetto al Nord: 6,7 milioni nel Sud contro poco più di 2,7 milioni nel Nord. Il tasso di povertà era del 9,9% nel Nord e del 33,7% nel Mezzogiorno, con un divario di 23,8 punti percentuali rispetto ai 22,9 del 2013. L’indice di povertà è salito da 94,2 nel 2013 a 97,9 punti nel 2023, evidenziando che una parte significativa della popolazione del Mezzogiorno vive in condizioni di povertà.
Al Sud si vive un anno e mezzo in meno
Nel 2023, l’indagine di Demoskopika ha evidenziato che la speranza di vita nel Nord Italia è più elevata rispetto al Mezzogiorno. Mentre nel Nord si registra un’aspettativa di vita di 83,6 anni, nel Sud si riduce a 82,1 anni, il che significa che mediamente si vive un anno e mezzo in meno nel Mezzogiorno. Dieci anni prima, nel 2013, la differenza era meno accentuata, con un’aspettativa di vita di 82,7 anni nel Nord e 81,6 anni nel Sud, con un divario di 1,1 anni.
Negli ultimi dieci anni, la differenza si è dunque ampliata, con il Mezzogiorno che ha perso circa cinque mesi di longevità rispetto al Nord. In termini di INDES, l’indice sulla speranza di vita è aumentato da 68,8 punti nel 2013 a 100 punti nel 2023, indicando un peggioramento relativo delle condizioni nel Sud.
Un fattore significativo è rappresentato dalla situazione della sanità pubblica, che sebbene sia problematica anche al Nord, è considerata un vero dramma nel Sud. La combinazione di povertà e ospedali al collasso ha un impatto negativo sulla speranza di vita nel Mezzogiorno, indipendentemente dalla qualità della vita quotidiana dei suoi residenti.
Differenze nella sanità tra Nord e Sud Italia
Le differenze nella sanità tra Nord e Sud Italia sono evidenziate dall’indicatore sanitario di Demoskopika, che valuta i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) misurando la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari.
Nel 2022, l’indice sanitario ha registrato un significativo divario tra Nord e Sud, con un punteggio di 100 punti nel Nord rispetto ai 68,3 punti nel Sud. Questo rappresenta un aumento della forbice Nord-Sud di oltre dieci punti percentuali rispetto ai 57,2 punti del 2017, indicando una crescente disparità nell’accesso e nella qualità dei servizi sanitari nel corso degli ultimi cinque anni.
Queste differenze hanno effetti rilevanti sulla salute della popolazione del Mezzogiorno, contribuendo a una minore speranza di vita e a un generale peggioramento della qualità della vita. Affrontare questa disparità richiede un aumento degli investimenti nella sanità nel Mezzogiorno e l’assicurazione che i Livelli Essenziali di Assistenza siano uniformemente rispettati in tutto il paese.
La questione dell’autonomia differenziata, che potrebbe creare cittadini di serie diversa di fronte a un diritto costituzionalmente garantito come la salute, è stata oggetto di critiche e controversie anche a livello politico. Tuttavia, la Commissione Ue ha espresso preoccupazioni in merito, bocciando l’autonomia differenziata proposta.
Le disparità in termini di speranza di vita e qualità dei servizi sanitari rappresentano una sfida significativa per il sistema sanitario nazionale, richiedendo un approccio integrato e sostenibile. Politiche di lungo termine dovrebbero includere miglioramenti delle infrastrutture sanitarie, aumento del personale qualificato, accesso uniforme ai farmaci e tecnologie mediche, campagne di prevenzione e monitoraggio continuo per valutare l’efficacia delle politiche adottate.
Commento di Raffaele Rio, presidente Demoskopika
Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, ha sottolineato l’importanza di cambiare rotta in base ai risultati dell’indagine condotta. Ha enfatizzato la necessità di superare le divisioni ideologiche e avviare un processo di autonomia consapevole, che garantisca un accesso equo ai servizi essenziali per tutti i cittadini. Rio ha suggerito che sia fondamentale definire in modo chiaro e preventivo i livelli essenziali delle prestazioni, assicurando anche la copertura finanziaria necessaria.
Secondo Rio, le politiche economiche e sociali dovrebbero concentrarsi su due ambiti principali:
Miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione pubblica attraverso una riforma della governance degli interventi statali, potenziamento delle risorse umane e tecnologiche della pubblica amministrazione, e un forte orientamento verso il raggiungimento degli obiettivi con sistemi di incentivazione.
Potenziamento dell’iniziativa privata per ridurre i deficit infrastrutturali nel Mezzogiorno, valorizzando il potenziale delle aree urbane e migliorando la qualità del tessuto produttivo.
Il presidente ha avvertito sul rischio di un aumento delle tensioni tra Nord e Mezzogiorno, sottolineando la necessità di un maggiore pragmatismo istituzionale per evitare conflitti interni che potrebbero avere conseguenze devastanti per l’intero paese, soprattutto per i segmenti più vulnerabili della popolazione e i sistemi più fragili.
Queste osservazioni di Rio riflettono una preoccupazione condivisa anche dall’Unione Europea, evidenziando la necessità di affrontare le disparità interne in modo costruttivo per garantire un futuro più equo e stabile per l’Italia nel suo complesso.