Irpef, taglio al cuneo fiscale e flat tax del 15% sugli straordinari sono solo alcune delle misure che potrebbero essere contenute nella Legge di Bilancio 2025
La Legge di Bilancio 2025 è attualmente in fase di elaborazione e prevede diverse novità significative. Tra queste, si parla di un possibile intervento sull’Irpef, con un taglio al cuneo fiscale e l’introduzione di una flat tax al 15% sugli straordinari. Queste misure sono solo alcune delle ipotesi che potrebbero essere incluse nella manovra.
Il governo ha l’obbligo di inviare a Bruxelles, entro il 20 settembre 2024, il Piano Strutturale di Bilancio (Psb). Questo documento servirà a definire gli obiettivi programmatici pluriennali e i limiti entro cui dovrà muoversi la Legge di Bilancio di fine anno. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha intenzione di presentare il Piano al Consiglio dei Ministri a metà settembre. Una volta inviato, il Piano sarà esaminato dalla Commissione Europea, il che spinge il governo a limitare le spese previste nella Legge di Bilancio 2025.
Prima di stabilire quali misure saranno effettivamente incluse nella manovra, è essenziale determinare le risorse disponibili. Si stima che per le sole misure ipotizzate saranno necessari circa 25 miliardi di euro.
La Legge di Bilancio 2025 e il debito pubblico
La Legge di Bilancio 2025 si inserisce in un contesto di preoccupazione per l’elevato debito pubblico italiano, che costituisce un fattore di vulnerabilità per il Paese. Per questo motivo, il governo sta perseguendo un percorso di risanamento volto a ridurre il debito pubblico, con conseguenze sugli interventi che potranno essere inclusi nella manovra finanziaria del prossimo anno. In particolare, gli interventi in disavanzo saranno molto limitati.
Tuttavia, se il governo riuscirà nel suo ambizioso piano di riduzione del debito pubblico, avrà l’opportunità di disegnare un futuro più roseo per l’Italia. A tal fine, il governo dovrà aggiustare il tiro, riducendo il PIL di almeno 0,5-0,6 punti percentuali all’anno, il che comporta una spesa di circa 10 miliardi di euro. Questa correzione era già stata prevista nel Documento di Economia e Finanza (DEF), ma rimane comunque un fattore di vulnerabilità, in quanto limita gli interventi in disavanzo che possono essere effettuati con la manovra.
Nonostante queste sfide, il governo sta valutando diverse misure da inserire nel testo della Legge di Bilancio 2025. Tra queste, si sta considerando l’estensione a sette anni dell’aggiustamento di finanza pubblica per mettere il debito su un sentiero di riduzione, in accordo con la Commissione Europea. Inoltre, il futuro Piano Strutturale di Bilancio di medio termine da sottoporre all’UE “non potrà che partire dai risultati già conseguiti con il PNRR”, consolidando gli investimenti e le riforme su transizione ecologica e digitale, rispondendo alle esigenze di investimento della difesa e agli obiettivi di miglioramento dell’equità sociale e di ripresa demografica del Paese.
Taglio al cuneo fiscale
La riconferma del taglio al cuneo fiscale rappresenta l’unica certezza attuale riguardo alla Legge di Bilancio 2025. Si prevede che circa 10,8 miliardi dei 18 miliardi stimati per il rinnovo della misura siano destinati a questo intervento. Tuttavia, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) ha sollevato preoccupazioni riguardo alla decontribuzione per i redditi compresi tra 25.000 e 35.000 euro. Questa misura potrebbe creare una distorsione per coloro che superano i 35.000 euro lordi all’anno, comportando una perdita di circa 1.100 euro nel corso di un anno.
Se la decontribuzione rimane una misura temporanea, la distorsione non dovrebbe destare eccessive preoccupazioni. Tuttavia, se dovesse diventare un intervento strutturale, potrebbe trasformarsi in una trappola. Infatti, ci sarebbe un disincentivo a lavorare di più, come nel caso di straordinari o aumenti di stipendio. Questo scenario potrebbe rendere difficile raggiungere un accordo per il rinnovo contrattuale, poiché i lavoratori potrebbero essere riluttanti a cercare aumenti di stipendio o a svolgere ore extra di lavoro.
Il governo, quindi, deve affrontare una sfida significativa nel gestire il taglio del cuneo fiscale, cercando di bilanciare le esigenze di sostenere i lavoratori con quelle di mantenere la stabilità finanziaria. La questione si complica ulteriormente considerando che il debito pubblico italiano continua a crescere, superando la soglia dei 3.000 miliardi di euro nel 2025. Questo contesto richiede una pianificazione attenta e misure che possano realmente supportare l’economia senza aggravare ulteriormente la situazione del debito.
Riduzione tasse ceto medio
Una delle misure fortemente volute dalla maggioranza di governo per la Legge di Bilancio 2025 è la riduzione delle tasse per il ceto medio. Questa proposta prevede l’abbassamento dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, con un contestuale ampliamento dello scaglione fino a 60.000 euro.
Tuttavia, questa misura richiede fondi che al momento non sono disponibili. Per reperire le risorse necessarie, il governo sta puntando sul concordato preventivo biennale, un accordo con l’Unione Europea per la riduzione del debito pubblico. L’esito di questo negoziato sarà noto solo dopo il 31 ottobre 2024.
La riduzione delle tasse per il ceto medio è una priorità per la maggioranza, che ritiene sia necessario alleggerire il carico fiscale per questa fascia di contribuenti. Tuttavia, la fattibilità della misura dipenderà in larga parte dall’esito del concordato preventivo biennale e dalla capacità del governo di trovare le risorse necessarie senza compromettere gli obiettivi di riduzione del debito pubblico.
Bonus mamma in busta paga
L’obiettivo dichiarato del governo è quello di incentivare la natalità per affrontare il problema del calo demografico in Italia. Una delle misure introdotte per raggiungere questo scopo è il bonus mamme in busta paga, che prevede uno sgravio totale dei contributi previdenziali, fino a un massimo di 3.000 euro all’anno, per le lavoratrici dipendenti che hanno almeno tre figli. Questa misura è stata prevista fino al 31 dicembre 2026. Per il 2024, in via sperimentale, il bonus è stato esteso anche alle madri con due figli.
L’intenzione del governo è di prorogare la decontribuzione per le mamme con due figli anche per il prossimo anno, a condizione che ci siano fondi disponibili. Inoltre, si sta valutando la possibilità di estendere il beneficio anche alle lavoratrici autonome.
Il bonus mamme è pensato per alleviare il carico fiscale sulle madri lavoratrici, contribuendo a sostenere le famiglie e a incentivare la natalità. Tuttavia, affinché questa misura possa avere un impatto significativo, è necessario che le lavoratrici interessate facciano richiesta del bonus e che siano informate sui requisiti necessari per accedervi. La misura è stata accolta con interesse, ma è fondamentale che venga comunicata in modo chiaro per garantire che tutte le potenziali beneficiarie possano usufruirne.
Le pensioni
Nella Legge di Bilancio di fine anno, un capitolo importante è dedicato alle pensioni. Questo è un tema delicato, poiché le risorse disponibili per il settore previdenziale sono spesso limitate, in quanto le priorità del governo tendono a concentrarsi su spese indifferibili, come il rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici. Di conseguenza, le risorse che rimangono a disposizione per le pensioni sono generalmente insufficienti per attuare interventi significativi.
Attualmente, si sta discutendo la possibilità di rinnovare alcune misure esistenti, come la Quota 103, l’Opzione Donna e l’Ape Sociale, ma con alcune restrizioni aggiuntive. Inoltre, si prevede un allungamento della finestra di accesso alla pensione anticipata ordinaria. Tuttavia, è importante sottolineare che queste sono solo ipotesi, poiché il confronto su questi temi è appena iniziato.
Le pensioni rappresentano un argomento complesso e le decisioni che verranno prese nella Legge di Bilancio 2025 dovranno tenere conto delle esigenze dei pensionati, delle risorse disponibili e delle priorità economiche del Paese. La mancanza di risorse adeguate potrebbe limitare la capacità del governo di attuare riforme che possano realmente migliorare la situazione previdenziale. Pertanto, il dibattito su come affrontare il tema delle pensioni è destinato a proseguire nei prossimi mesi, con l’obiettivo di trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti i soggetti coinvolti.
Detassazione straordinari
Un’altra misura che il governo sta considerando per aumentare i salari dei lavoratori dipendenti è la detassazione degli straordinari attraverso l’introduzione di una flat tax al 15%. Questa proposta è simile a quella già applicata per i medici. La flat tax si applicherebbe esclusivamente al salario relativo alle ore di lavoro straordinario, cioè quelle che superano le ore stabilite dal contratto di lavoro. In pratica, per ogni 100 euro guadagnati per straordinari, il dipendente dovrebbe versare solo il 15% di tasse, il che comporterebbe un guadagno netto di almeno l’8% per coloro che si trovano nel primo scaglione di reddito, tassato al 23%. Per i lavoratori con redditi più elevati, il vantaggio sarebbe maggiore.
È importante notare che le ore di straordinario sono già retribuite con una maggiorazione rispetto alle ore ordinarie. Pertanto, l’introduzione di una norma di questo tipo potrebbe avere un impatto significativo sui salari dei lavoratori, incentivando anche la disponibilità a svolgere ore di lavoro supplementari.
Tuttavia, l’attuazione di questa misura presenta delle sfide, poiché comporta costi importanti per il governo. La decisione finale dipenderà da vari fattori, tra cui la disponibilità di risorse finanziarie e le priorità economiche del governo. Pertanto, sebbene la detassazione degli straordinari possa rappresentare un’opportunità per migliorare i redditi dei lavoratori, la sua realizzazione dovrà essere valutata attentamente nel contesto della Legge di Bilancio 2025.
Tetto unico ai fringe benefit
Nella Legge di Bilancio 2025, si sta considerando la possibilità di rimodulare i fringe benefit, che sono quelle componenti della retribuzione corrisposte ai lavoratori dipendenti sotto forma di beni e servizi. Esempi comuni di fringe benefit includono l’auto aziendale e il cellulare forniti dall’azienda.
La maggioranza di governo sta valutando l’introduzione di un tetto unico di esenzione fiscale per questi benefici, che potrebbe essere fissato tra 1.500 e 2.000 euro. Nella precedente Legge di Bilancio, era stata stabilita una soglia di esenzione di 1.000 euro per la maggior parte dei lavoratori, mentre per quelli con figli a carico la soglia era di 2.000 euro. Prima di questo intervento, la normativa prevedeva una soglia esentasse di 258,23 euro per i lavoratori senza figli a carico e di 2.000 euro per coloro che avevano figli a carico.
La rimodulazione dei fringe benefit potrebbe avere un impatto significativo sulla retribuzione netta dei lavoratori, poiché una maggiore esenzione fiscale potrebbe incentivare le aziende a offrire questi benefici. Tuttavia, la decisione finale su questa misura dipenderà da diversi fattori, tra cui le risorse disponibili e le priorità del governo. La discussione su come gestire i fringe benefit è quindi destinata a continuare nei prossimi mesi, con l’obiettivo di trovare un equilibrio che soddisfi le esigenze dei lavoratori e delle aziende.
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