E’ stato introdotto l’aumento della tassazione, portando l’aliquota dal 21% al 26%, ma questa variazione si applica solo ai casi in cui si affitti una seconda casa
Le regole sugli affitti brevi hanno subito delle modifiche a partire dal 2024. E’ stato introdotto l’aumento della tassazione, portando l’aliquota dal 21% al 26%, ma questa variazione si applica solo ai casi in cui si affitti una seconda casa. La decisione di adottare questa modifica spetta al proprietario dell’immobile.
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la nuova aliquota più elevata riguarda i redditi maturati a partire dal 2024, anche se i contratti di locazione erano già attivi e i pagamenti erano stati effettuati in precedenza. È importante segnalare nella dichiarazione dei redditi quale tra gli immobili affittati usufruirà dell’aliquota ridotta al 21%.
Le nuove disposizioni, stabilite dalla legge di Bilancio 2024 e dettagliate nella circolare 10/E pubblicata il 10 maggio 2024, riguardano esclusivamente gli affitti con durata non superiore ai 30 giorni. La legge prevede che la ritenuta fiscale sia sempre del 21%, indipendentemente dalla situazione fiscale del beneficiario.
Le nuove regole sugli “affitti brevi”
La riforma delle locazioni brevi e l’aumento della tassazione sono stati introdotti con la legge di bilancio per il 2024. Secondo le nuove disposizioni, gli affitti brevi sono ora soggetti a un’imposta sostitutiva nella forma della cedolare secca, che è stata aumentata dal 21% al 26%. Tuttavia, il primo immobile locato rimane escluso da questo aumento e continua a essere tassato al 21%.
Il legislatore ha concesso al locatore la possibilità di scegliere quale immobile applicare l’aliquota ridotta del 21%. Questa scelta deve essere indicata nella dichiarazione dei redditi del periodo in cui i canoni sono stati percepiti. Di conseguenza, le prime decisioni riguardanti questa scelta saranno effettuate nelle dichiarazioni del 2025.
Se il proprietario mette in locazione diverse unità, può optare per l’applicazione dell’aliquota del 21% su una di esse. Questa selezione deve essere segnalata nella dichiarazione dei redditi.
Queste regole si applicano solo a coloro che possiedono fino a 4 immobili affittati. Tuttavia, a partire dal quinto immobile, diventa obbligatorio registrarsi come titolare di Partita IVA e i redditi derivanti dalla locazione sono soggetti a tassazione come reddito d’impresa.
Per quanto riguarda il periodo di validità delle nuove norme fiscali sugli affitti brevi, la circolare dell’Agenzia delle Entrate precisa che, a meno che non vi siano disposizioni diverse, le nuove regole entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2024, data di attuazione della legge di Bilancio 2024. Di conseguenza, l’aliquota del 26% si applicherà ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve maturati dal 1° gennaio 2024 in poi. È importante notare che né la data di stipula dei contratti né il momento del pagamento dei canoni verranno considerati per la determinazione dell’imponibile.
Le modifiche apportate non coinvolgono solo i proprietari, ma anche gli intermediari e i portali online che gestiscono gli affitti brevi. Questi intermediari, agendo come sostituti d’imposta, dovranno applicare una ritenuta d’acconto del 21% sui redditi percepiti, indipendentemente dal regime fiscale del beneficiario.
Una peculiarità delle nuove disposizioni riguarda gli intermediari non residenti, in risposta a una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea del 22 dicembre 2022, relativa al caso Airbnb. Gli intermediari che, pur non risiedendo in Italia, hanno una stabile organizzazione nel paese e ricevono canoni o pagamenti relativi agli affitti brevi, devono conformarsi agli obblighi di ritenuta e trasmissione dei dati imposti dalla legislazione italiana.
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