L’accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani e la tregua a Gaza è ora considerato “più vicino che mai”. Il secondo scambio di prigionieri, il primo in oltre 14 mesi di conflitto, potrebbe avvenire entro la festa ebraica di Hannukkah, che inizia il 25 dicembre. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha alimentato l’ottimismo riguardo a questo accordo. Tuttavia, rimangono da risolvere questioni importanti, come il numero di ostaggi da liberare e i nomi dei detenuti palestinesi che potrebbero essere rilasciati
L’accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani e la tregua a Gaza sarebbe “più vicino che mai”. Il secondo scambio di prigionieri, che si verifica dopo oltre 14 mesi di conflitto, potrebbe realizzarsi entro la festa ebraica di Hannukkah, che quest’anno inizia il 25 dicembre. Questo ottimismo è stato alimentato dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, il quale ha condiviso queste informazioni durante un intervento alla Commissione Esteri e Difesa della Knesset. Tuttavia, permangono delle questioni da risolvere, in particolare riguardo al numero di ostaggi da liberare e ai nomi dei detenuti palestinesi che potrebbero essere rilasciati da Israele. Tra questi, si parla anche del noto leader di Fatah, Marwan Barghouti.
Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha mostrato una crescente determinazione nel voler riportare gli ostaggi a casa prima del suo insediamento previsto per il 20 gennaio. Trump ha indicato questa data come un ultimatum per Hamas, avvertendo che “si scatenerà l’inferno” se non si raggiungerà un accordo. La situazione a Gaza è drammatica, con oltre 45mila morti e più di 106mila feriti secondo il Ministero della Sanità di Hamas. Gli attacchi israeliani continuano senza sosta, e un raid notturno su una scuola gestita dall’UNRWA a Khan Yunis ha causato la morte di almeno 20 persone, tra cui bambini. Israele sostiene che la scuola fosse stata utilizzata come centro di comando da parte di Hamas.
Il conflitto continua a imperversare. Nonostante le operazioni militari in corso e le sirene d’allerta suonino nuovamente a Tel Aviv a causa di un missile lanciato dallo Yemen, Hamas crede che un accordo possa essere raggiunto prima della fine dell’anno. Resta da risolvere la questione del numero di ostaggi da liberare e i nomi dei detenuti palestinesi da rilasciare. Secondo quanto riportato dal sito Walla, il ministro Katz ha affermato che l’intesa attualmente in discussione è sostenuta dalla maggior parte della coalizione di governo e non dovrebbe incontrare ostacoli interni.
Un altro segnale che potrebbe indicare una svolta nella situazione è il rinvio dell’udienza prevista per domani nel processo contro Benjamin Netanyahu. Alcuni osservatori interpretano questo rinvio come un’opportunità concessa al primo ministro per concentrarsi su questioni urgenti come l’accordo per gli ostaggi. Il team di difesa di Netanyahu ha richiesto il rinvio e la giudice Rivka Friedman-Feldman ha accettato senza specificare pubblicamente i motivi della sua decisione, parlando solo di “circostanze speciali”. Le famiglie degli ostaggi, sempre più frustrate dalla situazione, sperano che queste circostanze possano portare buone notizie. Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan, ha dichiarato: “Se mio figlio dovesse tornare in un sacco per cadaveri o a pezzi, non vi porterò a processo, ma mi farò giustizia da sola”, esprimendo così la sua angoscia e la sua determinazione.