La Turchia è diventata il maggiore produttore di energia da carbone in Europa, un fatto significativo considerando la tendenza dei paesi dell’Unione Europea a ridurre l’uso del carbone in favore delle energie rinnovabili. Nei primi quattro mesi del 2024, la Turchia ha superato la Germania come principale produttore di energia elettrica da carbone in Europa, secondo i dati di Ember, un think tank energetico.
Questo cambiamento evidenzia le divergenze nelle strategie energetiche tra l’Unione Europea e la Turchia. Mentre l’UE mira a ridurre la dipendenza dal carbone, la Turchia sta aumentando la sua produzione di energia da carbone, spinta dalla convenienza economica di questa fonte rispetto al gas naturale importato.
La Turchia, infatti, ha visto un aumento della dipendenza dalle importazioni di carbone dalla Russia, mantenendo relazioni commerciali e diplomatiche amichevoli con Mosca nonostante il conflitto in Ucraina. Le importazioni di carbone russo rappresentano circa il 73% della generazione di energia elettrica della Turchia.
Mentre i prezzi del carbone sono diminuiti rispetto al gas naturale dopo il 2022, la Turchia ha registrato una diminuzione della generazione di energia elettrica a gas per il secondo anno consecutivo nel 2023, segnando i costi di generazione elettrica più bassi degli ultimi quattro anni.
Questo aumento dell’uso del carbone da parte della Turchia è stato criticato dagli esperti, poiché allontana il paese dai suoi obiettivi di transizione verso fonti energetiche più pulite. A differenza dell’UE, la Turchia non ha impedito le importazioni di prodotti energetici russi, consentendole di importare carbone russo a basso costo.
Mentre la Turchia si afferma come leader nella produzione di energia da carbone, la Germania continua il suo cammino verso la decarbonizzazione, chiudendo ulteriori impianti a carbone e pianificando di eliminare completamente il carbone entro il 2030. Allo stesso tempo, la Polonia si prepara a investire in energia pulita, sperando di ridurre la sua dipendenza dal carbone e ampliare l’accesso ai mercati finanziari.