La teoria secondo cui i nostri antenati rischiarono l’estinzione

Secondo uno studio pubblicato su Science un evento catastrofico ha quasi portato all’estinzione l’essere umano come lo conosciamo oggi

La teoria secondo cui i nostri antenati rischiarono l'estinzione
La teoria secondo cui i nostri antenati rischiarono l’estinzione. Uno studio pubblicato la scorsa settimana su Science ha proposto una nuova ipotesi sulla storia dell’evoluzione umana che, se confermata da altre ricerche, potrebbe farci scoprire qualcosa dell’ultimo antenato comune a noi e ai Neanderthal, la specie molto vicina alla nostra che visse tra mezzo milione e qualche decina di migliaia di anni fa.

Lo studio, realizzato da un gruppo di ricerca internazionale, ha gettato nuova luce sulla nostra storia evolutiva, rivelando che circa 930mila anni fa, una specie di ominini da cui discendiamo rischiò l’estinzione, arrivando a contare meno di 1.300 individui, forse a causa di un cambiamento climatico. E solo dopo 117mila anni la popolazione si riprese, aumentando di numero.

L’ipotesi è basata su un’analisi statistica del DNA di 3.154 persone viventi che provengono da 50 diverse zone del mondo. Questo studio è stato condotto da un gruppo di scienziati provenienti da diverse istituzioni accademiche, tra cui l’Accademia cinese delle scienze, l’Università normale orientale di Shanghai, l’Università del Texas, l’Università La Sapienza di Roma e l’Università di Firenze.

Prendendo in considerazione le differenze tra i genomi esaminati, il gruppo di ricerca ha indagato sulle possibili dinamiche demografiche responsabili dell’attuale diversità genetica tra le popolazioni umane. Ha poi concluso che a un certo punto del nostro passato accadde qualcosa che fece da “collo di bottiglia” alla variabilità genetica, cioè la contenne, e causò una grossa differenza tra il DNA dei nostri antenati e quello degli altri primati.

Il collo di bottiglia sarebbe stato appunto una grande diminuzione della popolazione della specie da cui poi si evolse Homo sapiens, la nostra. Gli autori dello studio, tra cui scienziati cinesi e italiani, hanno stimato che la popolazione si ridusse del 98,7 per cento, lasciando in vita meno di 1.280 individui. Rischiò dunque di estinguersi: se fosse successo, Homo sapiens non sarebbe mai esistito.

Secondo le ipotesi degli scienziati, a partire da sette milioni di anni fa, alcuni primati che vivevano in Africa svilupparono un cervello di grandi dimensioni e un’altezza superiore agli altri. Secondo la nuova ipotesi, 930mila anni fa una specie discendente da questo ramo evolutivo dovette affrontare una grave carenza di cibo dovuta a un cambiamento climatico, una fase di raffreddamento che conosciamo grazie agli studi geologici. Secondo la teoria, tale cambiamento causò la morte della stragrande maggioranza dei nostri antenati diretti, ma circa 1.300 di loro sopravvissero. Passarono poi circa 117mila anni prima che la popolazione tornasse a espandersi in modo significativo verso l’Asia e l’Europa, dando origine a specie diverse: i Neanderthal (Homo neanderthalensis), i Denisovani e una popolazione che restò in Africa da cui discenderebbero gli Homo sapiens. I ricercatori hanno anche ipotizzato che l’ultimo antenato comune sarebbe una specie già nota e identificata come Homo heidelbergensis.

L’ipotesi comunque resta da dimostrare. A sostegno delle conclusioni del gruppo di ricerca, ci sarebbe il fatto che in Africa sono stati trovati pochissimi fossili di specie antenate della nostra risalenti al periodo compreso tra 950mila e 650mila anni fa. Se l’ipotesi del nuovo studio fosse corretta, questo si spiegherebbe col fatto che essendoci pochissimi individui le possibilità che i resti di alcuni di loro si fossilizzassero erano molto basse.

Il collo di bottiglia però è solo una possibile ipotesi per spiegare l’origine della varietà genetica umana attuale. Alcuni esperti suggeriscono che le differenze nei genomi di oggi siano dovute a separazioni delle popolazioni antiche e a loro riunificazioni successive. Quindi, c’è bisogno di ulteriori ricerche per confermare o respingere questa nuova teoria.

L’identificazione di questo “collo di bottiglia” nella storia evolutiva umana solleva nuove domande sulla nostra sopravvivenza e adattamento in un passato lontano. Gli scienziati si stanno interrogando su come i nostri antenati abbiano fatto per superare questa difficile fase di quasi estinzione, con l’ipotesi che il controllo del fuoco e il cambiamento verso un clima più ospitale abbiano giocato un ruolo chiave. Questa scoperta potrebbe portare a una comprensione più approfondita della nostra storia evolutiva e delle origini dell’Homo sapiens.

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