La Geo Barents (la nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere) interromperà le sue operazioni nel Mediterraneo centrale

La Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere, ha annunciato di dover interrompere le sue operazioni nel Mediterraneo centrale. L’organizzazione ha spiegato che questa decisione è dovuta a “leggi assurde e insensate”, in particolare al decreto Piantedosi del gennaio 2023 e al suo inasprimento del dicembre 2024. Medici senza frontiere ha soccorso oltre 12.675 persone in 190 operazioni di salvataggio dal giugno 2021

La Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (MSF), ha annunciato la conclusione delle sue operazioni nel Mediterraneo centrale. Questa decisione arriva dopo che l’organizzazione ha soccorso oltre 12.675 persone in 190 operazioni di salvataggio dal giugno 2021. MSF ha dichiarato che deve interrompere il proprio lavoro “per colpa di leggi assurde e insensate, dal decreto Piantedosi del gennaio 2023 al suo inasprimento del dicembre 2024”.

Juan Matias Gil, capomissione di MSF per la ricerca e il soccorso in mare, ha affermato che l’organizzazione tornerà “il prima possibile” per continuare a salvare vite nel Mediterraneo centrale. Gil ha anche sottolineato l’importanza di testimoniare e denunciare le violazioni commesse contro le persone migranti dall’Italia, dagli stati membri dell’Unione europea e da altri attori. Il Mediterraneo centrale è considerato una delle rotte migratorie più pericolose al mondo, con oltre 31.000 persone morte o disperse tra il 2014 e il 2024, secondo dati che MSF considera sottostimati.

L’ultimo naufragio segnalato è avvenuto l’8 dicembre, quando una bambina di 11 anni è stata soccorsa e portata a Lampedusa come unica superstite di un gruppo di 45 persone. La Geo Barents ha subito diverse sanzioni da parte delle autorità italiane negli ultimi due anni, con un totale di 160 giorni di fermo amministrativo per aver svolto il proprio dovere umanitario di salvare vite in mare.

MSF ha evidenziato che le politiche italiane hanno reso difficile il lavoro delle navi umanitarie. In particolare, la prassi delle autorità italiane di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse ha ridotto la capacità della Geo Barents di intervenire in situazioni di emergenza. Juan Matias Gil ha dichiarato che “dall’entrata in vigore del decreto Piantedosi, la Geo Barents ha trascorso metà dell’anno navigando da e verso porti lontani invece di assistere le persone in difficoltà”.

Le nuove misure contenute nel decreto flussi complicano ulteriormente la situazione per le organizzazioni non governative, prevedendo detenzioni più lunghe e una maggiore facilità nella confisca delle navi e degli aerei utilizzati per le missioni di soccorso. Le ONG hanno denunciato che queste norme mirano a limitare la presenza delle navi umanitarie nel Mediterraneo e a ostacolare i soccorsi.

In un comunicato congiunto, diverse organizzazioni non governative hanno affermato che l’approvazione del decreto flussi ha come vero obiettivo non la gestione dei soccorsi in mare, ma piuttosto limitare e ostacolare l’operato delle navi umanitarie. Le ONG hanno sottolineato che continuano a impegnarsi per salvare vite umane e denunciare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo centrale.