La corsa contro il tempo per sbloccare i crediti del Superbonus 110%

La scadenza dell’anno per usufruire del superbonus al 110% sta mettendo in moto una corsa contro il tempo per molti condomini e aziende, ma il Decreto Cessioni del 16 febbraio ha complicato le cose

La corsa contro il tempo per sbloccare i crediti del Superbonus 110%
234 LUGLIO 2023FONTEUFFICIALEBREAKING NEWS – La scadenza dell’anno per usufruire del superbonus al 110% sta mettendo in moto una corsa contro il tempo per molti condomini e aziende, desiderosi di completare i cantieri delle ristrutturazioni edili in tempo. Tuttavia, il Decreto Cessioni del 16 febbraio scorso ha complicato le cose, chiudendo i rubinetti del credito e rendendo difficile reperire i fondi necessari per avviare o concludere i lavori. A rischio c’è anche la percentuale del superbonus, che scenderebbe dal 110% al 70% se i ponteggi non venissero smontati entro il 31 dicembre, con pesanti ripercussioni finanziarie per le famiglie coinvolte.

Nel corso del 2022, le richieste di autorizzazioni (Cilas) per accedere al superbonus presso il Comune sono aumentate considerevolmente, passando da 117 dell’anno precedente a 553. Tuttavia, non è ancora possibile stabilire quanti cantieri siano stati effettivamente conclusi o quanti devono ancora iniziare. Questa incertezza, unita ai continui cambiamenti delle regole, ha spinto circa un terzo dei condomini a rinunciare al superbonus. Le restrizioni sul credito imposte dalle banche, la mancata possibilità di cedere il credito d’imposta alle aziende e i problemi di liquidità delle imprese hanno rallentato i lavori, costringendo il Governo a cercare soluzioni adeguate.

Il rischio di contenziosi è reale, soprattutto per i condomini con cantieri già avviati ma non ancora completati. Alcune aziende hanno richiesto contributi ai condomini, ma non tutti sono stati disposti a fornirli. Le difficoltà economiche delle famiglie e i continui cambiamenti legislativi hanno messo a repentaglio l’intero processo di riqualificazione energetica degli immobili.

L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) ha proposto una proroga di sei mesi per il completamento dei cantieri in corso. Secondo loro, il superbonus è stato una misura eccezionale per rilanciare l’economia durante la crisi, ma ora è necessario stabilizzare gli incentivi fiscali e introdurre nuovi meccanismi per sostenere l’efficientamento e la sicurezza delle abitazioni. Nel 2030, sarà in vigore una norma europea che richiede una classe energetica minima D per gli immobili, e l’Italia dovrà affrontare il problema del patrimonio immobiliare obsoleto.

Senza un adeguato supporto finanziario da parte delle banche o l’introduzione di nuovi meccanismi, i condomini che potranno avviare nuovi progetti di riqualificazione saranno quelli in grado di contribuire con maggiore sostegno economico o quelli che avranno creato un fondo destinato ai lavori con largo anticipo. La situazione rischia di tornare alla normalità pre-Covid se non si agisce in modo tempestivo.

In diverse città italiane, ci sono state manifestazioni organizzate dai comitati degli “esodati” del Superbonus. Questi “esodati” sono persone che hanno subito le conseguenze dei cambiamenti delle regole del Superbonus effettuati dai governi di Mario Draghi e Giorgia Meloni. Molti cantieri sono stati abbandonati, lasciando alcuni proprietari impossibilitati ad accedere al beneficio o costretti a utilizzare i loro risparmi per coprire le spese non più coperte dai crediti.

Il Superbonus al 110% è stato introdotto nel 2020 dal secondo governo di Giuseppe Conte e prevedeva il rimborso delle somme spese per la ristrutturazione residenziale più il 10% di contributo aggiuntivo. La possibilità di cedere il credito fiscale alle banche o ad altre imprese ha favorito l’apertura dei cantieri. Tuttavia, i continui cambiamenti normativi hanno bloccato il mercato dei crediti, portando molte aziende edili a fermare i cantieri e a non poter pagare gli stipendi.

Il governo ha tentato diverse correzioni per stimolare il mercato dei crediti, ma senza successo. Attualmente, solo il primo modo di riscossione del Superbonus (tramite detrazione fiscale diretta ai proprietari delle case) è ancora attivo. Le altre due modalità (sconto in fattura e cessione del credito di imposta) sono state cancellate da un decreto-legge nel febbraio scorso.

Il mercato dei crediti si è intasato nel 2022, e molte banche e intermediari hanno smesso di acquistare crediti a causa del continuo cambio di regole e della mancanza di spazio fiscale. Si stima che ci siano 4,42 miliardi di euro di crediti bloccati relativi al Superbonus, ma secondo le associazioni di categoria, la cifra potrebbe essere ancora maggiore.

L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) ha proposto alcune soluzioni per sbloccare il mercato dei crediti, come consentire alle banche di usare i crediti per pagare non solo le tasse, ma anche quelle pagate dai loro clienti attraverso i modelli F24 gestiti dalle banche. Tuttavia, il governo non ha preso in considerazione queste proposte. L’ANCE ha anche sottolineato il rischio di speculazione sulle offerte di acquisto dei crediti bloccati delle aziende.

L’associazione suggerisce una riflessione sul futuro del Superbonus e propone una struttura più stabile con due sole aliquote (70% e 100%), limitazioni in base al reddito e il ripristino della cessione dei crediti e dello sconto in fattura. Inoltre, l’ANCE propone l’istituzione di mutui “verdi” per finanziare lavori di riqualificazione energetica garantiti dallo Stato con tassi di interesse inferiori ai valori di mercato. Secondo le stime, ciò permetterebbe di finanziare circa 120mila interventi all’anno con un investimento statale di 20 miliardi di euro. Tuttavia, il governo sembra propenso a destinare solo 3 miliardi di euro all’anno per finanziare i bonus edilizi.

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