Secondo i dati dell’Istat, l’attività sessuale tra i giovani in Italia inizia sempre più precocemente e coinvolge un numero crescente di partner. Questo cambiamento è associato al rinvio della maternità, il che significa che le donne si trovano a gestire un lungo periodo, circa dodici anni, in cui devono limitare il rischio di gravidanze indesiderate. In contemporanea, il ricorso all’aborto è in costante diminuzione. Infatti, tra il 1980 e il 2022, il numero di aborti è calato del 68%, passando da 208.000 a poco più di 65.000. Questo suggerisce che l’aborto non viene utilizzato come un metodo per limitare le nascite, ma piuttosto come una misura di emergenza.
Nel 2022, il 21,6% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze hanno dichiarato di aver avuto il primo rapporto sessuale completo prima dei 16 anni. L’uso di metodi contraccettivi, in particolare della pillola d’emergenza, è aumentato, contribuendo a ridurre le gravidanze indesiderate. Tuttavia, l’Istat sottolinea che c’è ancora molto da fare per raggiungere una vera e propria rivoluzione contraccettiva. Dal 2015 al 2018, le vendite della pillola del giorno dopo sono aumentate del 79%, in seguito all’eliminazione dell’obbligo di prescrizione sia per le maggiorenni sia per le minorenni.
Un altro problema riguarda l’obiezione di coscienza. Negli ultimi anni, la percentuale di medici obiettori è diminuita, arrivando al 63,4% nel 2021. Nonostante il numero di interruzioni volontarie di gravidanza sia diminuito considerevolmente, più che dimezzandosi tra il 2005 e il 2021, le criticità maggiori si riscontrano nelle regioni del Centro e del Sud Italia. Solo in tre strutture si superano i dieci aborti settimanali per ginecologo, situate in Abruzzo, Campania e Sicilia.
Per quanto riguarda l’aborto farmacologico, nel 2022 ha superato per la prima volta la tecnica chirurgica ed è ora possibile eseguirlo anche in regime ambulatoriale. Tuttavia, le regioni stanno procedendo lentamente nell’adeguamento alle disposizioni ministeriali, e sarebbe necessario migliorare l’accesso a questo servizio per tutte le donne. Una circolare del ministero della Salute del 12 agosto 2020 ha modificato le modalità di esecuzione dell’aborto farmacologico, estendendo il termine per l’esecuzione fino alla nona settimana di gestazione e permettendo l’esecuzione anche in strutture ambulatoriali pubbliche attrezzate.
Nonostante queste modifiche, poche regioni hanno iniziato a offrire l’aborto farmacologico in ambulatori o consultori. Nel 2020, solo la Toscana ha iniziato a fornire questo servizio negli ambulatori, seguita nel 2021 dal Lazio e nel 2023 dall’Emilia-Romagna. Anche se nel 2024 sono stati annunciati nuovi punti di accesso in diverse regioni, il numero di consultori rimane insufficiente rispetto ai bisogni della popolazione. Secondo una indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2021 si registrava un consultorio ogni 30.000 abitanti, mentre la legge prevede uno ogni 20.000. Solo cinque regioni rispettano questo standard.