L’INPS lancia un allarme riguardo allo squilibrio crescente tra lavoratori e pensionati: entro il 2032, il bilancio potrebbe segnare un deficit di 20 miliardi di euro. Questo squilibrio è dovuto all’invecchiamento della popolazione e al calo demografico, che incideranno gravemente sul bilancio dell’INPS. Attualmente, il patrimonio dell’ente è positivo di 23 miliardi di euro, ma si prevede che passi a -45 miliardi di euro nel 2032, con risultati di esercizio che peggiorano da -3 miliardi a -20 miliardi nello stesso periodo. Questi dati sono stati presentati dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) dell’INPS, Roberto Ghiselli, durante un’audizione alla commissione di controllo sugli enti previdenziali.
Ghiselli ha spiegato che due principali tendenze stanno influenzando questa situazione: l’aumento della longevità e la bassa natalità, che stanno invertendo la piramide delle età. Nonostante il saldo positivo dei flussi migratori, non è sufficiente a compensare il saldo negativo della crescita naturale della popolazione. Questo squilibrio demografico porta a un numero crescente di pensionati rispetto ai lavoratori attivi, con un conseguente aumento della popolazione anziana.
Un ulteriore aspetto preoccupante è l’adeguatezza delle future prestazioni pensionistiche, legata non solo al sistema di calcolo delle pensioni, ma anche alle condizioni lavorative e reddituali durante la carriera lavorativa. La discontinuità lavorativa, i bassi livelli di reddito e l’irregolarità nei rapporti di lavoro sono fattori che potrebbero compromettere la sicurezza delle pensioni future.
Il report dell’Osservatorio INPS sul lavoro domestico evidenzia che nel 2023 ci sono stati 833.874 lavoratori domestici contribuenti, con una diminuzione del 7,6% rispetto al 2022. Questo calo segue una tendenza simile a quella del 2021, dopo gli incrementi registrati nel 2020-2021 dovuti alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro durante il lockdown e alla normativa sull’emersione del lavoro irregolare. Il rapporto mostra anche che la maggioranza dei lavoratori domestici sono donne, il cui numero è aumentato fino a rappresentare l’88,6% del totale nel 2023. D’altra parte, il numero di lavoratori domestici maschi è sceso sotto le 96.000 unità, registrando un decremento di oltre il 23% rispetto al 2022, suggerendo che il fenomeno della regolarizzazione ha riguardato maggiormente i lavoratori maschi.