In Italia, circa 7 milioni di persone soffrono di incontinenza, ma molti non ne parlano per vergogna. Questo problema, che coinvolge principalmente le donne, colpisce il 22-25% della popolazione femminile, l’8-10% di quella maschile e almeno il 50% degli anziani. Nonostante sia un argomento tabù, è importante discuterne con il proprio medico perché l’incontinenza può essere trattata e, in alcuni casi, curata.
Secondo la Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico (Fincopp), i costi legati all’incontinenza ammontano a circa 3 miliardi di euro, considerando sia le spese del Servizio sanitario nazionale che quelle private. L’incontinenza può essere gestita parlando apertamente con il medico, che potrà indirizzare i pazienti verso ambulatori o centri specialistici. Ogni Regione dovrebbe avere una rete assistenziale integrata per la prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza, garantendo a tutti i pazienti un percorso diagnostico-terapeutico adeguato.
Chi soffre di incontinenza ha diritto a dispositivi medici gratuiti, come cateteri, traverse e pannoloni, inclusi nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Tuttavia, possono verificarsi problemi nella fornitura adeguata di questi dispositivi, come nel caso di bambini con spina bifida che necessitano di più cateteri al giorno rispetto a quelli forniti dall’Asl.
L’associazione dei pazienti chiede l’istituzione di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza in tutte le Regioni, la semplificazione dell’iter burocratico per ottenere dispositivi medici e la trasformazione del Tavolo di lavoro sull’incontinenza in un Osservatorio permanente. Inoltre, è necessaria una campagna di comunicazione nazionale per superare il tabù dell’incontinenza e informare correttamente la popolazione.