Far tornare in carcere un ottantenne, come accaduto a Caserta, è considerato una follia dal segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria
Far tornare in carcere un ottantenne, come accaduto a Caserta, è considerato una follia dal segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (S.pp.), Aldo Di Giacomo. Di Giacomo sottolinea che, con i problemi di sovraffollamento e di emergenza nelle carceri, confermare gli arresti domiciliari per un detenuto di questa età avrebbe comunque garantito l’espiazione della pena.
Nel 2023, i detenuti con 70 anni o più sono 1208, di cui 38 donne, mentre quelli tra i 60 e i 69 anni sono 4835. Questa situazione crea grandi problemi di assistenza sanitaria, poiché l’80% degli over 70 ha problemi di salute, e c’è una nota carenza di medici e personale sanitario nelle carceri. Le malattie più diffuse tra i detenuti sono quelle infettive, che colpiscono il 48%, seguite da disturbi psichiatrici (32%), malattie osteoarticolari (17%), cardiovascolari (16%), metaboliche (11%) e dermatologiche (10%).
Inoltre, il 40,3% dei detenuti assume sedativi e ipnotici, il 20% stabilizzanti dell’umore, ma solo il 9,3% ha diagnosi psichiatriche gravi. Un detenuto su tre ha una qualche dipendenza da sostanze stupefacenti. Questo quadro dovrebbe far riflettere i magistrati sull’aggravamento delle condizioni di detenzione, soprattutto per gli anziani, che vivono in condizioni di maggiore difficoltà, esclusi i capi clan e uomini di spicco della criminalità organizzata. Questa situazione aggrava ulteriormente il lavoro del personale penitenziario, che spesso deve fare da “badante” ai detenuti più anziani.
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