Il piano per il ritorno del nucleare in Italia

Il governo italiano ha delineato un piano per il ritorno del nucleare nel paese entro il 2030, puntando all’installazione di almeno 15 mini reattori

Il piano per il ritorno del nucleare in Italia

Il governo italiano ha delineato un piano per il ritorno del nucleare nel paese entro il 2030, puntando all’installazione di almeno 15 mini reattori. Questa strategia è stata presentata dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha sottolineato l’importanza di nuove norme per regolare questa transizione.

Il Ministro ha dichiarato di aver avviato un gruppo di lavoro dedicato al quadro giuridico necessario per l’acquisizione e il funzionamento degli small modular reactors, o mini reattori. Questo gruppo, guidato dal giurista Giovanni Guzzetta, si occuperà di ridisegnare il quadro legislativo per facilitare l’introduzione di tali reattori nel panorama energetico italiano.

Pichetto Fratin ha fatto riferimento al centro Enea del Brasimone e a quello di Frascati, identificati come siti per la sperimentazione nel campo nucleare. Ha inoltre evidenziato il ruolo di Newcleo, una società italiana leader nel settore nucleare che si distingue per il suo approccio innovativo basato sull’utilizzo del piombo.

Tuttavia, non tutti concordano sulle tempistiche ottimistiche del piano. Stefano Buono, fondatore di Newcleo, prevede che i primi mini reattori saranno dispiegati non prima del 2033, definendo il piano come “ambizioso”.

Gli obiettivi del piano includono il contributo del nucleare al 20% del fabbisogno energetico nazionale, con particolare attenzione al supporto delle industrie ad alto consumo energetico. Parallelamente, si punterà alla decarbonizzazione tramite l’uso delle energie rinnovabili.

Entro giugno, il governo italiano prevede di presentare i dettagli del piano a Bruxelles, avendo già stanziato 135 milioni di euro per questo progetto. Si auspica anche una collaborazione europea nell’ambito dei piccoli reattori, in linea con gli obiettivi della Commissione Europea di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto al 1990.

Tuttavia, il piano per il ritorno del nucleare in Italia si scontra con l’opposizione delle associazioni ambientaliste, le quali promuovono l’uso delle energie rinnovabili e sollevano dubbi sui costi e sui tempi di realizzazione dei mini reattori. In particolare, sottolineano la persistente problematica delle scorie radioattive e l’assenza di soluzioni definitive per il loro smaltimento.

Il Ministero dell’Ambiente ha individuato 51 aree potenziali per lo stoccaggio delle scorie nucleari, ma molte di queste proposte sono osteggiate dalle comunità locali. Alcuni territori, soprattutto nel viterbese, si oppongono fermamente all’idea di ospitare un deposito nazionale per le scorie nucleari.

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