Il piano di evacuazione attuale è stato messo in atto nel 2019. La zona dei Campi Flegrei è suddivisa in zona rossa e zona gialla
Nella notte tra martedì e mercoledì, una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 ha svegliato migliaia di residenti nella zona dei Campi Flegrei, situata nel quartiere napoletano di Bagnoli e nei comuni circostanti di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, e Giugliano. Nonostante l’allarme suscitato da questo evento, non sono stati riportati danni o feriti. Tuttavia, questa scossa si aggiunge a una serie di terremoti che, dall’inizio dell’anno, stanno alimentando preoccupazioni riguardo a una possibile eruzione vulcanica.
I sindaci dei comuni circostanti, da tempo, sollecitano un aggiornamento del piano di evacuazione, datato al 2019. Anche il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha recentemente sostenuto questa richiesta, evidenziando i dubbi espressi da alcuni esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sulle attuali misure di sicurezza.
I terremoti nella zona dei Campi Flegrei sono attribuibili al bradisismo, un fenomeno di sollevamento del suolo causato da gas e fluidi caldi. Gli studi condotti negli ultimi decenni hanno cercato di comprendere le cause di questo sollevamento, con diverse teorie in campo. Il magma in profondità rilascia vapore acqueo, riscaldando le rocce circostanti e causando deformazioni nel terreno, scosse e un’attività più intensa delle fumarole.
Il piano di evacuazione attuale, complesso e articolato, è stato messo in atto nel 2019. La zona dei Campi Flegrei è suddivisa in zona rossa e zona gialla, interessando circa 500.000 e 800.000 persone rispettivamente. La zona rossa è più esposta al rischio di colate piroclastiche, mentre la zona gialla potrebbe essere interessata da cadute di ceneri vulcaniche.
Il processo di evacuazione, previsto in caso di allarme, è dettagliato. Tuttavia, alcuni esperti, tra cui Giuseppe Mastrolorenzo dell’INGV, sollevano dubbi sulla validità di un piano basato su uno scenario probabilistico. Mastrolorenzo suggerisce un approccio più realistico e pragmatico, considerando anche l’evacuazione durante una fase eruttiva in corso.
Il 18 settembre, Giuseppe De Natale dell’INGV ha inviato una mail alla prefettura di Napoli, avvertendo delle conseguenze del bradisismo in corso e chiedendo la verifica della stabilità degli edifici e l’evacuazione preventiva delle case nell’area di Agnano-Solfatara, particolarmente colpita dai terremoti.
L’esperienza passata, come l’intasamento delle strade nel 2015, ha evidenziato la necessità di una revisione dei piani di emergenza. I sindaci sottolineano anche l’importanza della manutenzione delle vie di fuga, spesso compromise da cantieri o chiusure parziali.
Nonostante le preoccupazioni, gli esperti attuali consigliano alla popolazione di mantenere la calma, poiché le continue rilevazioni sull’area non indicano un’imminente eruzione. Antonio Di Vito, direttore dell’osservatorio vesuviano, rassicura che la scossa recente è segno di una “lieve accelerazione” del bradisismo, ma al momento non ci sono elementi che suggeriscano un cambiamento imminente della situazione.
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