Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, dice che l’Italia è pronta per partecipare a una missione di peacekeeping in Ucraina. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, però, dice che è prematuro parlare di iniziative concrete, dato che le parti in conflitto sono lontane da un accordo
Il fronte in Ucraina continua a essere segnato dal conflitto e una tregua sembra ancora lontana. Tuttavia, il dibattito in Occidente comincia a concentrarsi già sul dopoguerra, con l’idea di inviare truppe di pace per gestire o favorire un eventuale cessate il fuoco. Questa proposta solleva cautele e distinguo tra i vari Paesi e all’interno delle stesse maggioranze nazionali, compresa l’Italia.
Da un lato, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato di essere pronto a un possibile ruolo di peacekeeping per l’Italia. Dall’altro lato, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato che la discussione è prematura, poiché i russi e gli ucraini sono ancora lontani da un tavolo per negoziare la pace. È ormai chiaro che l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina è sul tavolo delle cancellerie europee.
Il presidente francese Emmanuel Macron era stato il primo a non escludere uno schieramento di soldati già a febbraio, suscitando reazioni da parte dei principali partner, Italia inclusa, per le conseguenze che un coinvolgimento militare comporterebbe. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha proposto di lavorare sulla posizione di Macron riguardo alla presenza di truppe di alcuni Stati sul territorio ucraino per garantire la sicurezza del Paese, dato che Kiev non è ancora nella NATO.
Attualmente si discute di una forza militare internazionale per monitorare una pace già negoziata con Mosca. Questa possibilità è vista favorevolmente dal governo ucraino, che ha sottolineato la necessità di garanzie per evitare che Putin rompa nuovamente il cessate il fuoco. Secondo fonti dell’Afp, “Putin rompe sempre il cessate il fuoco. Ecco perché abbiamo bisogno di garanzie e la presenza di contingenti militari può essere una di queste”, considerando che l’ingresso nella NATO non è realizzabile nel breve termine.
Il premier polacco Donald Tusk ha confermato che si è discusso di peacekeeping durante un incontro con Macron a Varsavia, ma ha chiarito: “qualsiasi decisione sulle azioni polacche sarà presa a Varsavia e solo a Varsavia. E per il momento non stiamo pianificando azioni del genere”.
In Italia, Crosetto ha espresso “la speranza di parlare di pace e di peacekeeping il prima possibile in Ucraina” e ha evidenziato la disponibilità del Paese a svolgere questo ruolo. Tuttavia, Tajani ha commentato che prima bisogna raggiungere una pace giusta: “È prematuro parlare di qualsiasi iniziativa del giorno dopo”.
Tajani ha aggiunto: “Valuteranno i capi di Stato e di governo, ma intanto vediamo cosa accade, se e quando si concluderà la guerra”, durante la ministeriale a Berlino con cinque Paesi dell’Unione Europea, Regno Unito e Ucraina. Questa posizione sembra essere stata concordata con Giorgia Meloni.
In Germania, la proposta di inviare forze di pace in Ucraina ha suscitato aperture ma anche cautele. La ministra degli Esteri Annalena Baerbock non ha escluso l’invio di peacekeeper, mentre il cancelliere Olaf Scholz ha evitato risposte chiare sull’argomento, escludendo comunque un dispiegamento di truppe in questa fase del conflitto. Baerbock ha ribadito la disponibilità della Germania a partecipare a una forza di pace: “Ma occorre prima che Putin sia disposto a parlare di pace, e non è questo il caso”.
Anche Kaja Kallas, alto rappresentante dell’Unione Europea, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno innanzitutto della pace per poter avere missioni di peacekeeping sul posto. Per poterlo fare la Russia deve prima smettere di bombardare, ma non lo sta facendo. Fino a quel momento non c’è molto di cui parlare”.
Rimane difficile immaginare che Mosca possa accettare forze dei “nemici” occidentali in Ucraina come garanzia per una pace negoziata. Mosca considera inaccettabile l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, mentre il comunicato finale della ministeriale di Berlino afferma che questo percorso è ormai “irreversibile”, anche se non viene fornita una data specifica.