Notizia dell’ultima ora: Il Consiglio dei Ministri ha approvato la partecipazione militare a nuove missioni internazionali per il 2023 in Libia, Niger, Burkina Faso e Ucraina
4 MAGGIO 2023 – FONTEUFFICIALE – BREAKING NEWS – Il Consiglio dei Ministri ha approvato la partecipazione del personale militare italiano a nuove missioni internazionali per il 2023 in Libia, Niger, Burkina Faso e Ucraina. Per quanto riguarda quest’ultima, si tratta della missione di assistenza militare EUMAM Ucraina, il cui obiettivo principale è quello di fornire addestramento alle forze armate di Kiev nel territorio dei paesi membri dell’Unione europea. Anche le missioni in Libia e Niger sono coordinate a livello comunitario (EUBAM Libia ed EUMPM Niger), mentre in Burkina Faso si tratterà di un’ “intervento di sostegno bilaterale”. Lo scorso febbraio, le truppe francesi, presenti sul territorio burkinabé dal 2018 per “eradicare il fenomeno terroristico”, hanno definitivamente lasciato il paese dopo la mobilitazione popolare contro l’ex colonizzatore. Apparentemente, il governo italiano ha raggiunto un accordo con la giunta militare burkinabé per sostenere l’esercito regolare nella lotta contro i gruppi armati.
Il governo Meloni intende rafforzare la presenza dell’Italia nel “Mediterraneo esteso”, quella regione immaginaria che si estende lungo due direzioni: da est a ovest, dalle Isole Canarie e dalla costa occidentale dei paesi nordafricani fino al Mar Nero, e da nord a sud, partendo dall’Europa fino alla regione del Sahel. L’Italia lancerà due missioni proprio qui: una in Niger, coordinata a livello europeo, e l’altra in Burkina Faso, diretta in modo autonomo. Identificare le ragioni di questa scelta è semplice: il Sahel ha una importanza strategica per il mondo occidentale e quindi per l’Italia, comparabile quasi a quella assunta dalla Corea o dal Vietnam durante la Guerra Fredda. In quel caso, la caduta verso la “minaccia rossa” dei piccoli paesi asiatici avrebbe portato, almeno secondo la visione degli Stati Uniti, ad un effetto domino a favore di Mosca; oggi, il Sahel potrebbe rappresentare l’epicentro di fenomeni migratori e terroristici, che potrebbero diffondersi alle regioni circostanti e colpire direttamente il Mediterraneo.
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