I test di medicina a Palermo e Napoli sono nuovamente al centro di polemiche per via dei punteggi “sospetti”. Molti candidati hanno ottenuto il punteggio massimo alla prima prova del test di maggio: 90 punti per 60 domande
I test di medicina a Palermo e Napoli sono nuovamente al centro di polemiche per via dei punteggi “sospetti”. Dopo lo scandalo della banca dati venduta su Telegram lo scorso anno, questa volta a sollevare dubbi sono i risultati dei candidati di alcune università. Molti candidati hanno ottenuto il punteggio massimo alla prima prova del test di maggio: 90 punti per 60 domande.
In particolare, gli atenei di Palermo e due di Napoli, la Federico II e la Vanvitelli, hanno registrato un numero record di compiti senza errori: 57 a Palermo e 76 alla Federico II, un numero triplo rispetto alla Statale di Milano. Inoltre, hanno riportato un punteggio medio molto superiore alla media nazionale già alta di quest’anno. Gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell, che lo scorso anno hanno denunciato la compravendita dei quiz e assistito oltre 3500 ricorrenti, hanno sottolineato che il test fosse una “mera prova mnemonica”.
Hanno inoltre denunciato la mancanza di controlli nelle sedi dei test, evidenziando che in assenza di metal detector e aule schermate, l’uso di smartphone e smartwatch era prevedibile, data la possibilità di accedere facilmente alla banca dati messa a disposizione dal Cineca. Secondo loro, non serve avere una buona memoria, ma solo saper copiare, mettendo in dubbio l’efficacia del metodo selettivo. Sostengono che bisogna premiare i più meritevoli, non i più furbi, affermando che chi bara oggi, non sarà un bravo medico domani.
Lo studio legale ha già raccolto numerose segnalazioni di candidati che hanno assistito alla “truffa dei test” e che depositeranno queste testimonianze nelle sedi opportune per difendere coloro che, in maniera onesta, hanno ottenuto un punteggio elevato, ma che rischiano di non essere immatricolati.
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