La linea che si profila in modo sempre più chiaro all’interno delle politiche UE sulla gestione dell’immigrazione è quella dell’esternalizzazione delle frontiere e delle deportazioni
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha delineato chiaramente una politica sempre più orientata verso il controllo dell’immigrazione attraverso maggiori controlli, frontiere più sicure e investimenti crescenti nell’esternalizzazione delle frontiere e nelle deportazioni. L’ultima svolta in questa direzione è rappresentata dall’esternalizzazione delle richieste di asilo a Paesi terzi, una mossa che sta guadagnando terreno tra gli Stati membri.
L’Italia, recentemente, ha stretto un accordo con l’Albania per la gestione dei migranti, annunciato dalla Premier Giorgia Meloni. L’intenzione è quella di istituire due centri in Albania con giurisdizione italiana, dove i migranti salvati in mare verranno temporaneamente collocati in attesa della valutazione delle loro richieste di asilo, la quale sarà processata in un Paese terzo.
L’Austria, a sua volta, ha firmato un accordo con il Regno Unito riguardante la cooperazione su “migrazioni e sicurezza”, adottando un piano simile, seppur con alcune differenze, per la gestione delle domande di asilo. L’Austria si impegna a esercitare pressioni sull’Unione Europea affinché adotti politiche analoghe.
Questi passi seguono l’esempio britannico, che prevedeva il trasferimento di fondi considerevoli al Ruanda per gestire le pratiche di asilo dei richiedenti arrivati nel Regno Unito. Tuttavia, il piano britannico è attualmente sospeso in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema sulla sua legittimità entro la fine dell’anno.
Anche la Danimarca aveva espresso l’intenzione di collaborare con il Ruanda per la gestione dei migranti sul suo territorio, ma la proposta è stata accantonata dopo le elezioni nel Paese.
Nonostante le richieste di asilo dell’Austria siano diminuite, il paese sembra deciso a seguire questa nuova forma di controllo. Tuttavia, la Commissione UE ha sollevato dubbi sulla sua legalità, affermando che attualmente il diritto d’asilo dell’UE si applica solo alle domande presentate sul territorio di uno Stato membro.
Per superare questo ostacolo legale, Austria e Regno Unito stanno incoraggiando altri paesi europei a rinnovare gli accordi internazionali sui diritti, inclusi quelli sulla migrazione. Questo solleva preoccupazioni riguardo a possibili deroghe ai diritti umani e cambiamenti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati.
Dopo un incontro a Copenaghen, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda hanno concordato una stretta collaborazione per l’espulsione dei richiedenti asilo respinti e altri stranieri senza permesso di soggiorno. Le iniziative mirano al rafforzamento dei progetti di reintegrazione nei paesi d’origine, all’organizzazione di voli di espulsione congiunti con Frontex e alla fornitura di assistenza ai migranti irregolari bloccati in Nord Africa che desiderano tornare nei loro paesi.
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