Durante il G20 a Rio de Janeiro, si è discussa per la prima volta l’idea di una patrimoniale globale sui super-ricchi, con il Brasile che ha proposto una tassa del 2% sui patrimoni ultra-miliardari. Nonostante le opposizioni, in particolare dagli Stati Uniti, la dichiarazione finale ha aperto la strada a una possibile tassazione dei super-ricchi
Durante il G20 a Rio de Janeiro, si è discussa per la prima volta l’ipotesi di una patrimoniale globale sui super-ricchi. L’incontro dei ministri delle finanze si è concluso con una “dichiarazione fiscale autonoma e completa”, che riconosce l’importanza che tutti i contribuenti, inclusi quelli con un patrimonio netto molto elevato, paghino la giusta quota di tasse. Questa dichiarazione segna una svolta significativa nella discussione sulla tassazione dei patrimoni degli ultra-miliardari, in un contesto in cui le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza stanno diventando sempre più evidenti.
Il Brasile, paese ospitante, ha proposto di introdurre una tassa globale del 2% sui patrimoni degli ultra-miliardari. Nonostante le opposizioni, in particolare da parte degli Stati Uniti, il documento finale ha aperto la discussione sulla possibilità di tassare i super-ricchi. I ministri hanno concordato di attuare misure coordinate per garantire che i più ricchi paghino le tasse, inclusi sistemi di controllo anti-evasione.
Sebbene la dichiarazione non presenti proposte pratiche concrete, rappresenta un primo passo verso la tassazione dei patrimoni individuali. Attualmente esistono forme di tassa globale minima per le multinazionali, ma la tassazione dei patrimoni individuali è ancora in discussione. Diverse organizzazioni, tra cui Oxfam, hanno sostenuto la necessità di introdurre una tassa sui patrimoni per affrontare le disuguaglianze. Secondo uno studio di Oxfam, l’1% più ricco ha accumulato enormi ricchezze negli ultimi dieci anni, mentre il 50% più povero ha visto crescere la propria ricchezza in modo esponenzialmente inferiore.
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