Come procede l’inchiesta sui presunti dossieraggi

Nell’ambito dell’inchiesta sui presunti dossieraggi, la procura di Perugia ha rivelato che sono emerse prove di accessi abusivi a informazioni riservate riguardanti 172 personalità, tra cui politici, manager, imprenditori e calciatori

Come procede l'inchiesta sui presunti dossieraggi

Nell’ambito dell’inchiesta sui presunti dossieraggi, il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari per Pasquale Striano e Antonio Laudati, due dei principali indagati. La procura di Perugia ha rivelato che sono emerse prove di accessi abusivi a informazioni riservate riguardanti 172 personalità, tra cui politici, manager, imprenditori e calciatori. Il pubblico ministero ha sottolineato che le indagini sono ancora in corso per chiarire le motivazioni di Striano nel compiere un numero così elevato di accessi, non solo per conto di giornalisti, ma anche per soggetti legati a organismi istituzionali.

Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ha affermato che l’inchiesta non è conclusa e che ci sono ulteriori episodi di accessi abusivi da esaminare, grazie alla collaborazione con la Direzione nazionale antimafia. La giudice Elisabetta Massini ha evidenziato la complicità di Laudati, ex sostituto procuratore nazionale, che avrebbe dovuto vigilare sull’attività di polizia giudiziaria ma, secondo l’accusa, ha invece favorito Striano.

Nonostante il giudice abbia negato il rischio di inquinamento probatorio, ha riconosciuto che ci sono “plurimi, gravi e precisi indizi di reità” a carico degli indagati. Le indagini hanno accertato che Striano ha effettuato accessi abusivi a dati riguardanti una vasta gamma di soggetti, non limitandosi ai giornalisti, ma includendo anche persone collegate a enti istituzionali.

Dall’ordinanza emergono dettagli sulle coperture e sugli stratagemmi utilizzati per condurre questa attività illegittima, che sono stati rivelati dopo la denuncia del ministro Crosetto, in seguito alla pubblicazione di articoli su di lui nel 2022. Dopo il primo accesso abusivo ai database riservati, Laudati ha cercato di difendersi, presentando informazioni false e cercando di distaccarsi dalla responsabilità, attribuendo la decisione di riportare Striano alla Dna a un altro magistrato.

La giudice ha anche messo in discussione le dichiarazioni di Laudati riguardo alle modalità di selezione delle segnalazioni di operazioni sospette, definendo il suo operato come illegittimo. In un caso specifico, Laudati ha proposto un atto investigativo su un sospetto di riciclaggio legato a un clan camorristico, ma le modalità di approccio sono state giudicate non veritiere. Inoltre, in un’altra proposta riguardante presunti atti di corruzione, è emerso che le informazioni non provenivano da indagini della Procura di Salerno, come sostenuto da Laudati, ma da incontri con un soggetto in conflitto con il presidente della Federcalcio, Gravina.

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