Con l’introduzione della Legge di bilancio 2025, il governo ha intenzione di apportare modifiche al Superbonus. Uno dei principali cambiamenti riguarda coloro che hanno usufruito del superbonus nel 2023
Con l’introduzione della Legge di bilancio 2025, il governo ha intenzione di apportare modifiche significative al superbonus, l’incentivo fiscale legato alle ristrutturazioni edilizie. Come riportato dal Corriere della Sera, uno dei principali cambiamenti riguarda coloro che hanno usufruito del superbonus nel 2023. A causa dei problemi legati alla cessione del credito, questi contribuenti sono stati costretti a chiedere la detrazione diretta nella dichiarazione dei redditi. La nuova normativa permetterà loro di spalmare il credito con il Fisco in dieci anni, invece che nei quattro inizialmente previsti.
Questa possibilità, prevista nel nuovo disegno di legge, sarà esercitabile attraverso una dichiarazione integrativa. Tale disposizione rappresenta un aiuto importante per quei contribuenti, in particolare quelli incapienti, che altrimenti rischierebbero di perdere parte delle detrazioni.
Un esempio pratico
Per capire meglio l’impatto di questa modifica, si può prendere come esempio un contribuente con un’Irpef calcolata su un reddito imponibile di 30mila euro, al netto di altre deduzioni e detrazioni, e ipotizzare che abbia sostenuto spese per il superbonus 110% per un totale di 50mila euro. L’imposta su 30mila euro ammonta a 7.400 euro. Se il rimborso fosse distribuito su quattro anni, il contribuente avrebbe diritto a 13.750 euro, perdendo però di fatto 6.350 euro. Con la detrazione spalmata in dieci anni, il rimborso annuale sarebbe di 5.500 euro, consentendo di usufruire pienamente della cifra.
Per un contribuente con un reddito imponibile di 50mila euro, invece, l’imposta dovuta sarebbe di 14.400 euro, permettendo la compensazione completa in quattro anni. Il Corriere della Sera sottolinea come questi numeri dimostrino che il superbonus, in assenza della cessione del credito, favorisca i redditi più alti, risultando quindi fiscalmente regressivo. Le simulazioni fatte si riferiscono all’Irpef relativa ai redditi prodotti nel 2023 e, con molta probabilità, anche per quelli del 2024. Per i redditi del 2025, tuttavia, le nuove regole sulle detrazioni saranno oggetto della prossima manovra finanziaria.
Cambio di regole
La nuova norma copre il vuoto normativo tra le regole valide per il 2022 e quelle in vigore per il 2024. Per le spese sostenute nel 2022, la possibilità di spalmare il rimborso su dieci anni era stata introdotta dal cosiddetto decreto blocca cessioni. Tuttavia, questo decreto prevedeva che l’avvio dei rimborsi fosse posticipato di un anno. I rimborsi relativi al 2022 sono stati richiesti nella dichiarazione dei redditi presentata nel 2023, mentre per le spese del 2024 il rimborso sarà necessariamente decennale. Inoltre, l’aliquota del superbonus per il 2024 è stata ridotta al 70%.
Il superbonus al 110%, introdotto dal secondo governo Conte su forte richiesta del Movimento 5 Stelle, ha avuto un impatto rilevante sui conti pubblici italiani. Al 31 marzo 2024, il costo complessivo per lo Stato è stato di quasi 129 miliardi di euro. Questo dato risulta significativo se confrontato con i 500 milioni di euro di risparmio previsti dalla riduzione del numero di parlamentari, evidenziando una discrepanza tra le promesse fatte dai pentastellati in campagna elettorale e i costi reali generati dal superbonus.
Il governo Meloni ha messo fine alla misura il 26 marzo 2024, eliminando la possibilità di usufruire dello sconto in fattura e della cessione del credito. Tuttavia, già da agosto 2021, l’Agenzia Enea aveva iniziato a pubblicare aggiornamenti mensili sui costi del superbonus, permettendo un monitoraggio costante dell’andamento della spesa pubblica legata a questo incentivo.
Disparità regionali
A livello regionale, l’uso del superbonus ha mostrato notevoli variazioni. Il costo pro capite è oscillato dai 4.780 euro della Valle d’Aosta ai 1.534 euro della Sicilia, con una media nazionale di 2.182 euro. Questi dati rivelano una distribuzione economica disomogenea dell’impatto del superbonus su tutto il territorio nazionale.
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