L’assassinio di Claudia e Livia Ornesi

La mattina del 21 luglio 2011, i corpi senza vita di Claudia Ornesi, 43 anni, e di sua figlia di 2 anni e mezzo, Livia, furono scoperti in un’abitazione situata in via Dogali a Crema. Il 18 gennaio 2013, Maurizio Iori viene condannato all’ergastolo

L'assassinio di Claudia e Livia Ornesi

La mattina del 21 luglio 2011, intorno alle 8:30, i corpi senza vita di Claudia Ornesi, una donna di 43 anni, e della sua bambina di due anni e mezzo, Livia, furono scoperti in un’abitazione situata in via Dogali a Crema, in provincia di Cremona. La scoperta avvenne grazie al padre di Claudia, che si era preoccupato dopo non aver ricevuto risposte ai suoi tentativi di contattarla.

Quando i soccorritori arrivarono, trovarono Claudia e Livia distese sul letto. Le indagini rivelarono che entrambe erano morte a causa dell’inalazione di gas proveniente da fornelletti da campo che erano stati lasciati accesi e collegati a bombole. L’autopsia mostrò che erano state gravemente intossicate da elevate quantità di alprazolam, un principio attivo presente in diversi farmaci, tra cui lo Xanax. Claudia aveva assunto anche una piccola dose di diazepam, noto come Valium.

La storia di Claudia inizia nel settembre del 2007, quando incontra Maurizio Iori, un primario oculista di 49 anni, che stava per divorziare dalla moglie. Claudia e Maurizio iniziarono una relazione, e poco dopo Claudia gli comunicò di essere incinta. Iori, però, non desiderava avere un’altra figlia e cercò in vari modi di convincere Claudia ad abortire, temendo che la gravidanza potesse influenzare il suo divorzio e l’affidamento dei suoi due figli.

Nonostante le pressioni, Claudia decise di portare avanti la gravidanza, sostenuta dalla sua famiglia, e nacque Livia. Nel maggio del 2011, Claudia scoprì che Maurizio si era sposato con un’altra donna e aveva avuto un quarto figlio.

Dopo il ritrovamento dei corpi, inizialmente si ipotizzò un omicidio-suicidio, con Claudia che avrebbe lasciato accesi i fornelletti per uccidere la figlia e togliersi la vita. Maurizio accennò a una possibile depressione di Claudia, ma questa affermazione fu smentita dai familiari e dalle amiche, che la descrissero come una persona felice e già in procinto di partire per le vacanze ad agosto.

Maurizio Iori fu iscritto nel registro degli indagati per istigazione al suicidio, ma la sua posizione si aggravò nel tempo. Il 14 ottobre 2011, circa tre mesi dopo il tragico evento, Iori fu arrestato con l’accusa di duplice omicidio. Gli investigatori ritennero che avesse pianificato l’omicidio per liberarsi di Claudia e della figlia non desiderata. A incastrarlo fu una lettera inviata da Claudia a Maurizio il 30 giugno, in cui lei affermava che la dignità di Livia doveva essere riconosciuta come quella degli altri figli di Iori.

Iori pensava di essere l’unico a conoscere quella lettera, ma Claudia l’aveva mostrata a sua madre, che la trascrisse e la consegnò alla polizia. Nella lettera, Claudia scrisse: «Tu volevi che io abortissi ponendomi come motivazione la tua reputazione. Poi, paradossalmente, nell’arco di quattro mesi, hai messo incinta un’altra mettendo al corrente la tua famiglia (mentre per me era cosa impossibile). Improvvisamente per l’altra le tue motivazioni sono svanite…». Claudia descrisse il dolore e la sofferenza che aveva vissuto durante la gravidanza e il desiderio che Livia avesse un padre presente e responsabile. La lettera si chiudeva con un appello alla responsabilità di Maurizio nei confronti della figlia.

L’omicidio di Claudia e Livia sollevò interrogativi e portò a un lungo processo che mise in luce la complessità delle relazioni e delle responsabilità familiari. Maurizio Iori, il padre di Livia, aveva riconosciuto la bambina e si era impegnato nel suo mantenimento, mettendo a disposizione di Claudia un appartamento. Tuttavia, Claudia gli fece notare che non aveva mai dimostrato un reale interesse per la figlia. Durante il processo, la sorella di Claudia testimoniò che i rapporti tra Iori e Claudia erano diventati tesi, specialmente dopo che Claudia scoprì che Iori aspettava un figlio da un’altra donna e che l’aveva sposata. La sorella dichiarò: “Claudia si era stancata”.

Claudia desiderava che Maurizio si assumesse le sue responsabilità di padre, ma la sorella continuò raccontando che Iori non la ascoltava e la minacciava. In un’occasione, le aveva detto: “Guarda che tu non sai di cosa sono capace. So essere anche diabolico. Io i miei problemi li cancello”.

Le indagini rivelarono che Iori aveva pianificato il duplice omicidio di Claudia e Livia in modo subdolo. Prima di ucciderle, le aveva stordite somministrando loro sostanze tranquillanti mescolate nel cibo. Successivamente, aveva fatto respirare loro il gas butano proveniente dai fornelletti da campo che aveva portato nell’appartamento di via Dogali a Crema, dove vivevano le vittime. Il duplice omicidio avvenne nella notte tra il 20 e il 21 luglio 2011.

Il 16 luglio, Iori aveva già messo in atto una sorta di prova generale del delitto. In quella occasione, Claudia riferì alla madre di aver mangiato un’insalata di riso dal sapore strano e di essersi poi addormentata profondamente. Gli investigatori accertarono che, nella stessa giornata, Iori aveva acquistato quattro bombole e tre fornelletti da campo al Carrefour di Carugate, Milano, dello stesso lotto di quelli rinvenuti nell’abitazione delle vittime. Il 19 luglio, si recò al Bennet di Pieve Fissiraga, Lodi, per procurarsi un quarto fornelletto.

Le indagini stabilirono che Iori aveva cenato nell’appartamento di via Dogali la sera del 20 luglio. Inizialmente, l’uomo negò di essere presente, ma poi ammise di aver cenato con Claudia, sostenendo di essersene andato lasciandola viva. Iori proclamò sempre la sua innocenza, affermando che era stata Claudia a ideare il piano omicida.

Durante il processo, i legali della difesa cercarono di ottenere l’assoluzione, sostenendo che non esisteva un movente per l’omicidio. Secondo la difesa, Iori non aveva alcun interesse a eliminare Claudia e Livia e non possedeva le chiavi dell’appartamento, il che complicava la possibilità di somministrare le sostanze tranquillanti. Inoltre, su tutti gli oggetti repertati nella casa non c’erano impronte di Iori, solo quelle di Claudia e Livia.

Il 18 gennaio 2013, Maurizio Iori fu condannato all’ergastolo e a due anni di isolamento diurno dalla Corte d’Assise di Cremona. Fu riconosciuto colpevole di duplice omicidio pluriaggravato e simulazione di reato, considerati uniti da un unico disegno criminoso. La sentenza sottolineò la brutalità della condotta di Iori, definita “di un irraggiungibile grado di efferatezza, molto superiore a quella di chi uccide con una pistola o un coltello”. I giudici evidenziarono come Iori avesse ingannato le persone a lui care e avesse assistito alla morte lenta di Claudia e Livia senza fermarsi.

La sentenza di primo grado fu confermata il 6 giugno 2014 dalla Corte d’Appello di Brescia e, in via definitiva, il 10 dicembre 2015 dalla Corte di Cassazione.

Video

L'informazione è di parte! Ci sono giornali progressisti e giornali conservatori. La stessa notizia ti viene raccontata in modo diverso. Se cerchi un sito che ti spieghi le cose con semplicità, e soprattutto con imparzialità, allora questo è il posto giusto per te. Cerchiamo notizie e fatti social del momento e li rimettiamo in circolo, senza giri di parole e senza influenzarti con le nostre opinioni.

FONTEUFFICIALE.it riassume le notizie pubblicate dalle agenzie di stampa e da altri media autorevoli (come Ansa, Agi, AdnKronos, Corriere della Sera, ecc..), quindi non è direttamente responsabile di inesattezze. Se, però, ritieni che un nostro articolo debba essere modificato o eliminato puoi farne richiesta [ scrivendo qui ].

Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News.
Potrebbero interessarti anche questi articoli: