Alla stazione centrale di Amburgo (Germania) è stato segnalato un caso sospetto di virus Marburg

Un caso sospetto di virus Marburg è stato segnalato alla stazione centrale di Amburgo, in Germania. Un giovane studente di medicina di 26 anni, tornato dal Ruanda, ha mostrato sintomi. La malattia è causata dal Marburg marburgvirus (MARV), appartenente alla stessa famiglia del virus Ebola

Alla stazione centrale di Amburgo (Germania) è stato segnalato un caso sospetto di virus Marburg

Un caso sospetto di virus Marburg è stato segnalato alla stazione centrale di Amburgo, in Germania. Un giovane studente di medicina di 26 anni, tornato dal Ruanda, ha mostrato sintomi influenzali mentre viaggiava in treno con la sua fidanzata. Entrambi sono stati trasferiti all’ospedale universitario di Eppendorf per accertamenti. Il virus Marburg ha causato recenti focolai in Ruanda, con 26 casi confermati e 8 decessi. I binari 7 e 8 della stazione sono stati chiusi per ore mentre le autorità sanitarie hanno gestito la situazione. I risultati dei test per il virus sono ancora in attesa.

Cos’è il virus Marburg?

La malattia da virus Marburg (MVD), nota anche come febbre emorragica di Marburg, è causata dal Marburg marburgvirus (MARV), appartenente alla stessa famiglia del virus Ebola, i Filoviridae. Sebbene i due virus siano distinti, causano malattie simili con tassi di letalità altrettanto elevati. Il virus colpisce sia esseri umani che primati non umani.

Il virus Marburg fu scoperto per la prima volta nel 1967, in seguito a due epidemie di febbre emorragica avvenute in laboratori a Francoforte e Marburg (Germania), e a Belgrado (Serbia, ex-Jugoslavia). Durante quell’epidemia si registrarono 31 infezioni e 7 decessi. Da allora, ci sono stati focolai sporadici in diversi paesi dell’Africa subsahariana, o in viaggiatori che tornavano da quei paesi.

Sintomi e decorso clinico

Il periodo di incubazione varia generalmente da 5 a 10 giorni, ma può andare dai 2 ai 21 giorni. I sintomi iniziano improvvisamente con febbre alta (39-40°C), grave cefalea, brividi, malessere e dolori muscolari. Dopo tre giorni possono comparire crampi addominali, nausea, vomito e diarrea che può durare fino a una settimana. Dal quinto al settimo giorno possono comparire rash cutanei e sintomi più gravi come petecchie, emorragie mucosali e gastrointestinali, e sanguinamenti dai punti di prelievo venoso. In fasi più avanzate, possono manifestarsi sintomi neurologici come disorientamento, convulsioni e coma.

Il tasso di letalità è intorno al 50%, ma può variare tra il 24% e l’88%, a seconda della gestione terapeutica e del ceppo virale. Nei casi più gravi, il decesso può avvenire entro 8-16 giorni dall’inizio della malattia, principalmente a causa di disidratazione, emorragie interne e insufficienza multiorgano.

Trasmissione

Il virus Marburg è trasmesso principalmente da pipistrelli della specie R. aegyptiacus, considerati i principali serbatoi naturali. Gli esseri umani possono contrarre il virus attraverso il contatto con pipistrelli infetti, ma la trasmissione interumana avviene per contatto diretto con fluidi corporei infetti (sangue, saliva, urina, feci, vomito, sperma) o superfici contaminate.

Il rischio di contagio è più alto nelle fasi avanzate della malattia, quando sono presenti vomito, diarrea o emorragie. Durante il periodo di incubazione, il rischio di trasmissione è molto basso.

Diagnosi

Diagnosticare la malattia può essere difficile, poiché i sintomi sono simili a quelli di altre malattie infettive come la malaria o la febbre tifoide. Tuttavia, ci sono diversi test di laboratorio che possono confermare l’infezione. L’isolamento del virus è uno dei metodi più affidabili, ma richiede laboratori altamente specializzati. I test molecolari come la RT-PCR sono spesso utilizzati per diagnosticare rapidamente la malattia nelle prime fasi.

Prevenzione e trattamento

Interrompere la trasmissione interumana è la priorità in caso di focolai. Misure chiave includono il rapido isolamento dei casi, il tracciamento dei contatti e l’uso di dispositivi di protezione individuale. È anche importante evitare ambienti a rischio come grotte o miniere popolate da pipistrelli durante i viaggi in Africa subsahariana.

Attualmente, non esistono trattamenti specifici né vaccini contro il virus Marburg. La terapia di supporto, che include il mantenimento dell’idratazione e delle funzioni vitali, può migliorare le possibilità di sopravvivenza.

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