L’11 dicembre, la macchina continua F3 della cartiera di Fabriano (Marche) si è fermata definitivamente, segnando la fine di cinquant’anni di attività ininterrotta. La cartiera cesserà ogni attività il 31 dicembre e dal primo gennaio i 173 dipendenti della Giano, la società del gruppo Fedrigoni che gestisce lo stabilimento, saranno in cassa integrazione
Alle ore 8 del mattino dell’11 dicembre, la macchina continua F3 della cartiera di Fabriano, nelle Marche, si è fermata definitivamente, segnando la fine di cinquant’anni di attività ininterrotta. La scena è stata carica di emozione: molti operai presenti hanno pianto, consapevoli che quel momento segnava non solo la fine di un macchinario ma anche di una lunga storia di lavoro e tradizione. La cartiera cesserà ogni attività il 31 dicembre e dal primo gennaio i 173 dipendenti della Giano, la società del gruppo Fedrigoni che gestisce lo stabilimento, saranno in cassa integrazione. Per 20 lavoratori interinali non sarà rinnovato il contratto.
La Giano è parte del gruppo Fedrigoni, un’azienda cartaria con sede a Verona che produce carta di alta qualità, conosciuta soprattutto per il marchio “Fabriano”. Il gruppo è di proprietà di due fondi d’investimento: Bain Capital, statunitense, e BC Partners, britannico. La Fedrigoni impiega circa 6.000 dipendenti in tutto il mondo, distribuiti tra 78 siti produttivi e centri di distribuzione in 28 Paesi. Nel 2002 l’azienda ha acquisito le Cartiere Miliani di Fabriano dall’Istituto Poligrafico dello Stato, assumendo il controllo della storica produzione di carta nella città marchigiana.
La macchina F3 era dedicata alla produzione della carta Fabriano Copy 2, destinata a fotocopiatrici e stampanti. La sua peculiarità risiedeva nel processo produttivo continuo: dalla lavorazione della polpa di cellulosa fino al prodotto finito, la macchina non si fermava mai dal 1976, data della sua installazione. La carta prodotta veniva inviata allo stabilimento di Rocchetta, dove veniva tagliata nel formato A4.
La crisi del settore ha portato l’amministratore delegato del gruppo, Marco Nespolo, a dichiarare che «il mercato della carta da fotocopie è in declino inarrestabile», con un calo del 42% nella produzione globale dal 2018. Nespolo ha assicurato che Fabriano manterrà la produzione di carta da disegno e investirà su carte artistiche e carte di sicurezza, come quelle utilizzate per i passaporti.
Alla fine di ottobre i lavoratori hanno ricevuto una comunicazione di licenziamento, ma le proteste e un incontro tenutosi il 10 dicembre presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno portato al ritiro dei licenziamenti. Nonostante questo, lo stabilimento sarà chiuso e i lavoratori riceveranno un assegno di cassa integrazione per un anno.
«Spegnere l’impianto subito dopo l’incontro con il governo è stato un gesto che potevano evitare», ha commentato la sindaca di Fabriano, Daniela Ghergo. La sindaca, avvocata ed ex collaboratrice di Romano Prodi, guida una lista civica di centrosinistra e si trova ad affrontare quella che definisce una «forte crisi identitaria ed economica» della città.
Fabriano, che un tempo vantava un’economia florida grazie alle cartiere e alle fabbriche di elettrodomestici, vede oggi un aumento della disoccupazione. Dal 2008, il numero degli abitanti è calato da 32.000 a 28.000, e molte famiglie si rivolgono alla Caritas per ricevere aiuto. «Abbiamo vissuto un passaggio dal benessere economico alla crisi in pochissimi anni», ha spiegato ancora la sindaca.
Il gruppo Fedrigoni ha fatto sapere che una ventina di lavoratori sarà prepensionata su base volontaria, mentre 55 dipendenti riceveranno proposte di trasferimento negli stabilimenti del gruppo in Friuli Venezia Giulia, Trentino e Verona, con agevolazioni come il pagamento del trasloco e un adeguamento temporaneo dello stipendio. Gli altri 105 lavoratori saranno ricollocati nelle cartiere della zona, con corsi di formazione pagati dalla Regione. L’azienda ha dichiarato che l’obiettivo è eliminare gli esuberi entro un anno.
Intanto, l’ultima risma di Fabriano Copy 2 è stata prodotta il 18 dicembre nello stabilimento di Rocchetta. I lavoratori hanno firmato la confezione, scrivendo la data di produzione, e hanno chiesto che sia conservata nel Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano insieme all’ultima bobina prodotta.
Il Museo della Carta e della Filigrana, situato in un antico convento dei Domenicani, custodisce documenti che raccontano la lunga storia della produzione di carta a Fabriano, iniziata nel 1264. Tra i tesori dell’archivio ci sono una lettera di Michelangelo Buonarroti e un manoscritto di Beethoven, entrambi realizzati su carta Fabriano.
Per molti, il declino della città è iniziato quando le aziende familiari sono state cedute ai fondi d’investimento, che, secondo la sindaca Ghergo, «agiscono con logiche finanziarie e non comprendono il valore simbolico della carta per questo territorio».