L’emergenza siccità in Italia è totale e tra le ipotesi c’è anche quella di un razionamento diurno dell’acqua
L’emergenza siccità in Italia spiegata brevemente. I prossimi giorni saranno decisivi per la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità. Il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha detto che probabilmente entro “un paio di settimane” si arriverà a dichiarare l’emergenza, quando saranno chiare le misure da mettere in campo: “I criteri li stiamo definendo con le regioni e soprattutto le misure. Penso nelle prossime giornate, al massimo prossime due settimane avremo chiare le misure e potremo fare la dichiarazione dello stato di emergenza. […] Bisognerà capire i segnali metereologici delle prossime settimane. Avremo anche dei momenti in cui l’acqua arriverà e probabilmente arriverà tutta insieme“.
“Sono anni che parliamo di cambiamenti climatici, si discute su cosa siano i cambiamenti climatici, di come impattano sul nostro territorio questo periodo è una fotografia fedele di questi ragionamenti. La fotografia italiana è un 40-50% di quantità di acqua piovuta in meno quest’anno rispetto alle medie degli ultimi anni. Abbiamo avuto fino al 70% di neve in meno. Abbiamo fiumi come il Po, per esempio, uno dei fiumi più importanti a livello nazionale per le vita che intorno a quel fiume si sviluppa, che ha portate fino all’80% in meno. Quindi abbiamo una situazione generalizzata di carenza di risorse idriche, quindi generale carenza di pioggia. In alcune aree diventa impattante in maniera assolutamente importante a livello agricolo, a livello ittico, produzione dell’energia elettrica. La situazione è generalmente complessa in tutto il Paese“.
“Gli incendi sono più del doppio dell’anno scorso e oltre 6 volte di più del 2020. Dal 15 di giugno a ieri ci sono state 199 schede di intervento contro le 80 del 2021 e le 30 del 2020. Siamo molto preoccupati“.
La situazione nelle regioni
Il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, ha chiesto alle Regioni di evitare “guerre dell’acqua“, proponendo l’istituzione di un tavolo di coordinamento centrale. “Dobbiamo metterci nella prospettiva che questa non è un’emergenza di quest’anno e dobbiamo adoperarci per risolvere strutturalmente” la crisi idrica.
Intanto, però, in attesa di un provvedimento nazionale, i singoli territori stanno agendo in autonomia per fare fronte all’emergenza acqua.
Emilia Romagna
Il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha firmato il decreto per la dichiarazione dello stato d’emergenza regionale. Tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna sono stati invitati a emettere ordinanze per la riduzione degli utilizzi non indispensabili.
Lombardia
Anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha dichiarato lo stato di emergenza sul territorio regionale. Il governatore ha detto che “una crisi idrica di questo tipo non si è mai verificata nella storia“.
Ai Comuni è stato raccomandato di limitare l’impiego dell’acqua potabile per attività per le quali non ne sia necessario l’uso.
Il decreto del governatore Fontana stabilisce, inoltre, che la Regione metta a disposizione dei sindaci uno schema di ordinanza su risparmio idrico e limitazioni per l’uso dell’acqua potabile, raccomandandone l’adozione, inviandone copia all’ente per monitorarne l’adozione sul territorio. Il decreto prevede ancora che “i concessionari delle utenze irrigue diano priorità al servizio irriguo, tenendo conto delle culture e della loro fase fenologica“, attivando anche delle campagne di sensibilizzazione nei confronti dei consorziati.
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha firmato un’ordinanza che prevede la chiusura di tutte le fontane (fatte salve quelle dove sia presente fauna e flora e i laghetti/rogge dei parchi cittadini), la sospensione dell’irrigazione a spruzzo dei prati e delle aree verdi (eccetto l’irrigazione a goccia che interessa i nuovi impianti di alberi che devono essere preservati), la raccomandazione di mantenere la temperatura di uffici, negozi, abitazioni a 26 gradi per ridurre i consumi di energia e quindi per abbassare il rischio di blackout. I negozi dovranno tenere le porte chiuse anche in presenza di lame d’aria e mantenere la temperatura non al di sotto dei 26 gradi.
Lazio
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha proclamato lo stato di “calamità naturale” per l’intero territorio della Regione fino al 30 novembre “a causa della grave crisi idrica determinatasi per l’assenza di precipitazioni meteorologiche ed in conseguenza della generalizzata difficoltà di approvvigionamento idrico da parte dei Comuni“.
Liguria
La Regione Liguria ha inviato ai Comuni e agli enti di governo degli Ambiti per il servizio idrico integrato le linee guida alle quali attenersi. Tra le indicazioni figurano: il divieto di irrigazione e annaffiatura di giardini e prati, il divieto di lavaggio di cortili e piazzali, il divieto di lavaggio di autoveicoli con esclusione degli autolavaggi, il divieto di riempimento di piscine private, fontane ornamentali e vasche da giardino.
Friuli Venezia Giulia
Anche in Friuli Venezia Giulia è arrivata la dichiarazione di “sofferenza idrica“. Il governatore Massimiliano Fedriga ha parlato di taglio dei rilasci di acqua obbligatori verso valle, per rispondere alle esigenze irrigue dell’agricoltura a cui si aggiunge una limitazione della risorsa idrica per uso domestico, il tutto accompagnato da una forte campagna di sensibilizzazione e informazione rivolta ai cittadini per eliminare ogni forma di spreco.
Il decreto stabilisce una deroga alla norma in vigore che prevede un deflusso minimo vitale di acqua all’interno dei fiumi, stabilendo che questa quantità possa giungere, in alcuni casi, anche ad un valore pari a zero.
Sul fronte domestico, il provvedimento obbliga un’amministrazione corretta del flusso proveniente dai pozzi artesiani, viene quindi consentito un prelievo d’acqua ai soli fini civili e limitato a 200 litri al giorno per abitante.
Per tutto il periodo della siccità, l’amministrazione regionale effettuerà una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini. Inoltre nell’ambito dell’attività di vigilanza, il corpo forestale regionale dedicherà particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua, segnalando eventuali situazioni anomale; dal canto suo, l’Ente Tutela Patrimonio Ittico, in caso di necessità, interverrà per il recupero della fauna ittica, avvalendosi anche della collaborazione della Protezione civile regionale.
Trentino Alto Adige
In Trentino, alcuni Comuni della Vallagarina hanno disposto limitazioni nell’utilizzo dell’acqua. A Pomarolo l’uso dell’acqua potabile dagli acquedotti di Pomarolo, Savignano e Serbia è consentito solo di notte. A Brentonico è vietato il consumo di acqua per innaffiare orti e giardini, il lavaggio di veicoli e il riempimento di vasche, piscine e fontane ornamentali. A Nogaredo già da fine maggio l’uso di acqua per per necessità non domestiche è consentito solo in alcune fasce orarie. A Terragnolo è vietato usare l’acqua delle fontane pubbliche per usi non domestici e potabili. A Ronzo Chienis dal 21 giugno è sospesa la fornitura di acqua potabile di notte. A Vallarsa è stata disposta la chiusura delle fontane pubbliche e la limitazione dell’uso di acqua potabile agli usi domestici. A Isera sono vietati “prelievi anomali dagli acquedotti“. I sindaci dei Comuni di Villa Lagarina ed Ala raccomandano di evitare gli sprechi, mentre a Trambileno sono attesi provvedimenti per fronteggiare la carenza d’acqua negli acquedotti.
Basilicata
Il presidente della Basilicata, Vito Bardi, ha annunciato di essere pronto a firmare un provvedimento per dare l’acqua alle imprese lucane prima che a quelle di altre regioni (come ad esempio la vicina Puglia).
L’Italia rischia la desertificazione?
Più di 1/5 del territorio italiano è a rischio desertificazione e la situazione idrica è peggiorata in seguito a un inverno secco che ha visto le precipitazioni ridursi di 1/3 rispetto al normale.
Erasmo D’Angelis, tra i massimi esperti di acque, ha detto: “Noi abbiamo più piogge, più corsi d’acqua di ogni altro paese europeo: ne abbiamo 7.596, di cui 1.242 sono fiumi. Ma tutti i nostri corsi d’acqua, di cui oggi la gran parte sono in secca, alcuni sono addirittura polvere, hanno ( unico paese europeo di queste dimensioni) un carattere torrentizio, non fluviale come sono i grandi fiumi europei, che sono lunghi oltre mille chilometri, larghi che sembrano enormi laghi. Ma in Italia se c’è pioggia hanno acqua, se non c’è vanno in secca subito. Infatti rischiamo le alluvioni proprio perché d’improvviso non ce la fanno ad assorbire l’acqua, spiega Erasmo D’Angelis tra i massimi esperti di acque“.
La situazione in Italia
Sono circa 200 i Paesi e 1 miliardo le persone interessate dal processo di desertificazione nel mondo (tra cui Cina, India, Pakistan, diversi stati di Africa, America Latina, Medio-oriente, ma anche l’Europa mediterranea come Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Italia).
La situazione in Italia, secondo l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, è la seguente: in Sicilia il 70% della superficie presenta un grado medio-alto di vulnerabilità ambientale, seguono Molise (58%), Puglia (57%), Basilicata (55%). 6 regioni (Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania) presentano una percentuale di territorio a rischio desertificazione, compresa fra il 30% e il 50%, mentre altre 7 (Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte) sono fra il 10% ed il 25%.
In Italia il consumo pro capite di acqua potabile si attesta (dato Istat 2018) a 215 litri per abitante al giorno, contro la media europea di 125 litri.
I principali consumi dell’acqua riguardano:
- Irrigazione 51%;
- Industriale al 21%;
- Civile 20%;
- Energia 5%;
- Zootecnica 3%.
Le fonti di approvvigionamento di acqua per uso civile sono:
- Per l’84,3% acque sotterranee;
- Per il 15,6% acque superficiali (corsi d’acqua, laghi e invasi artificiali);
- Per l’0,1% acque marine o salmastre.
Quali sono le soluzioni alla siccità in Italia?
Gli interventi di emergenza necessari sono di 2 tipi. Il primo riguarda l’agricoltura. Potrebbero essere previsti risarcimenti alle imprese che hanno subito danni per il mancato raccolto, “qualora il danno provocato dalla siccità superi il 30% della produzione lorda vendibile“, mentre si sta facendo il possibile per garantire l’irrigazione nell’immediato.
Il secondo intervento necessario dovrebbe riguardare l’emergenza idropotabile, cioè garantire l’approvvigionamento a quelle zone che potrebbero rimanere senza acqua nelle case. Razionamenti e diminuzione di pressione sono già cominciati in alcune aree del Piemonte e del Lazio. In alcuni i problemi sono legati all’emergenza del Po: buona parte delle province di Ravenna e Ferrara è servita dai potabilizzatori che pescano dal grande fiume. Se nella parte finale del Po dovesse ulteriormente calare la portata potrebbero cominciare i problemi.
Riuso dell’acqua
Una soluzione per compensare periodi come questi (e che dovrebbe diventare strutturale), è il riuso di acque depurate in agricoltura. Secondo dati dell’Ue, ogni anno in Europa vengono “trattati” nei depuratori più di 40 miliardi di metri cubi di acque reflue, ma ne vengono “riusati” soltanto 964 milioni di metri cubi. In Italia si trattano e si riusano ogni anno 233 milioni di metri cubi di acque reflue. Secondo Utilitalia bisogna applicare all’acqua gli stessi principi dell’economia circolare per ottenere effetti virtuosi.
Dissalazione
Un altro tema al centro dell’attenzione è quello della “dissalazione” che, grazie all’evoluzione tecnologica del settore e all’abbattimento dei costi, punta all’idea di pensare al mare come il più grande serbatoio d’acqua potabile. Al momento in Italia, le acque marine o salmastre rappresentano soltanto lo 0,1% delle fonti di approvvigionamento idrico. Impianti simili sono presenti solo in Sicilia, in Sardegna e in alcune piccole isole.
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