La COP 28 è l’evento organizzato dai paesi firmatari dell’UNFCCC, creato nel 1992 per affrontare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas serra
Cos’è la COP 28? La COP 28, la Conferenza delle Parti dell’Onu sul clima, si è svolta a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Ha coinvolto importanti leader mondiali e alti funzionari governativi. Questo incontro annuale è parte del trattato internazionale UNFCCC, creato nel 1992 per affrontare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas serra.
L’evento è organizzato dai paesi firmatari dell’UNFCCC, che comprendono i 193 Stati membri dell’ONU. La scelta di Dubai come sede della COP 28 è stata determinata dal turno assegnato al gruppo Asia-Pacifico, nonostante le critiche per l’aspetto non ecologico dell’area, uno dei principali produttori di petrolio.
La conferenza ha coinvolto oltre 70.000 delegati, inclusi numerosi leader mondiali come il primo ministro britannico Rishi Sunak e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Papa Francesco, che sarebbe stato il primo pontefice a partecipare, ha annullato la sua presenza per motivi di salute.
I temi centrali della COP 28 hanno riguardato il Global Stocktake, un esame periodico richiesto dall’Accordo di Parigi che valuta i progressi nel raggiungere gli obiettivi climatici. I risultati preliminari hanno evidenziato la necessità di azioni più incisive per evitare di superare il limite di riscaldamento di 1,5°C previsto dall’Accordo. Altri punti chiave dell’agenda hanno riguardato il finanziamento del fondo di compensazione per i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici e la graduale eliminazione dei combustibili fossili.
Cos’è stato deciso alla COP 28?
Uno degli appuntamenti più importanti di questa edizione della Cop 28 di Dubai è stata la terza e ultima fase del Global Stocktake (GST), il principale strumento previsto dall’accordo di Parigi per fare il punto sullo stadio di avanzamento delle politiche climatiche e a ricalibrare i piani d’azione nazionali (NDCs) che periodicamente, ogni 5 anni, gli Stati devono consegnare.
La prima fase, quella della raccolta dati, era iniziata appena dopo la Cop 26 di Glasgow e invitava i Paesi membri a inviare i propri piani d’azione climatica, che dovrebbero contenere un inventario delle emissioni prodotte, gli obiettivi per mitigarle a medio (2030) e lungo termine (2050), nonché i piani di adattamento.
Le conclusioni del rapporto di sintesi del GST, pubblicato a settembre 2023, erano che le emissioni globali di gas serra erano ancora in aumento e che il mondo era in linea per riscaldarsi di oltre 2,5°C entro fine secolo. Questo significava che l’accordo di Parigi era destinato a non venire rispettato, a meno che i Paesi non adottassero misure molto più ambiziose.
La seconda fase del GST, quella più tecnica, è stata conclusa e ha prodotto un documento di sintesi che valutava e riassumeva quanto fatto a livello globale dalla firma dell’accordo di Parigi, avvenuta alla Cop 21 nel 2015.
La terza e ultima fase, quella politica, si è svolta in questi giorni a Dubai. I delegati delle parti hanno discusso e concordato le diciture da inserire nel documento finale.
La questione più dibattuta riguardava l’abbandono o la riduzione graduale (phase-out o phase-down) dei combustibili fossili. I Paesi in via di sviluppo volevano vedere un esplicito riferimento all’abbandono, mentre i Paesi industrializzati preferivano una riduzione graduale, lasciando aperta la possibilità di continuare a utilizzare i combustibili fossili con sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS).
Altre questioni controverse riguardavano l’aumento delle rinnovabili, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la finanza climatica. I Paesi in via di sviluppo volevano vedere obiettivi più ambiziosi in questi ambiti, mentre i Paesi industrializzati preferivano mantenere un approccio più cauto.
Infine, i delegati hanno concordato di ospitare la Cop 29 a Bonn, in Germania, nel 2024.
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