A Durrington Walls, poche centinaia di metri dallo Stonehenge, è stata fatta un’importante scoperta su dei pozzi misteriosi
Stonehenge e i pozzi di Durrington Walls. Un gruppo di ricercatori dell’Università di St Andrews, Glasgow (Galles) e gli scienziati di Birmingham e Warwick hanno unito le loro conoscenze per studiare il sito di Durrington Walls, a poche centinaia di metri dallo Stonehenge.
Intorno all'”henge” di Durrington (una struttura architettonica preistorica circolare) è stato individuato un cerchio di 2 km di diametro e contrassegnato da buche circolari profonde 5 m e larghe 10 m. Sono già stati rinvenuti altri 20 di questi “pozzi” misteriosi.
Geologi e esperti di archeobotanica sono entusiasti perché avranno da lavorare per anni sugli ultimi ritrovamenti, invece i paleontologi sono perplessi e si chiedono: a cosa servivano quelle buche? Erano le basi di un enorme recinto di protezione? Per proteggere che cosa?
Cerimoniali religiosi
Gli uomini preistorici di quella zona innalzavano monoliti giganteschi dopo averli tagliati e trasportati per centinaia di chilometri, scavano enormi buche circolari, e erigevano tumuli che richiedevano il lavoro di migliaia di persone, solo per esigenze rituali o religiose.
Sempre per esigenze religiose, tra lo Stonehenge e il Durrington Walls, si trovano il Greater Cursus (una porzione di terreno del 3600 a.C., larga 150 m e livellata per una lunghezza di 3 km), il più piccolo Lesser Cursus, e ancora la Robin Hood’s Ball (un recinto neolitico del 4000 a.C.).
I passi avanti
Gli studiosi che hanno rinvenuto i pozzi di Durrington Walls appartengono a diverse discipline. Questo ha permesso di ottenere grandi passi avanti all’archeologia, nella catalogazione dei reperti trovati. Ad esempio, il Durrington Walls aveva tra il 2.800 e il 2.100 a.C. circa 1.000 abitazioni e 4.000 abitanti. Il villaggio era una metropoli del Nord Europa, racchiusa in un cerchio di 500 metri di diametro. Solo per scavare il fossato che lo circonda sarebbe occorso il lavoro di tutti gli abitanti. Quindi, aumentano gli interrogativi: chi cacciava? Chi coltivava? Chi difendeva il villaggio? Come hanno fatto?
Il dottor Richard Bates, della School of Earth and Environmental Sciences di St Andrews, ha detto: “L’approccio multidisciplinare ha aperto uno squarcio sul passato che ci rivela una società più complessa di quanto potessimo mai immaginare. Pratiche molto sofisticate dimostrano che queste persone erano in sintonia con gli eventi naturali in un modo che noi possiamo a stento concepire, nel mondo moderno nel quale viviamo“.
Secondo gli studiosi, lo Stonehenge non era un semplice complesso monumentale, ma faceva parte di un complesso più ampio (forse sorto prima), ma il cui significato ancora sfugge. Purtroppo, datare le pietre è molto complicato e si presta a errori. Le date potrebbero essere sbagliate, oppure gli esseri umani del Neolitico potrebbero avere abitato quei siti solo quando sono stati abbandonati dai loro ignoti costruttori.
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