Il 23 aprile è iniziata la raccolta firme per i referendum abrogativi “Italia per la pace”

I referendum abrogativi sono tre e riguardano il rafforzamento della sanità pubblica, la revoca dell’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina e il divieto di esportazione di armi ai Paesi in stato di conflitto armato

Il 23 aprile è iniziata la raccolta firme per i referendum abrogativi Italia per la pace
Il 23 aprile è iniziata la raccolta firme per i referendum abrogativi “Italia per la pace“, promossi dal Comitato di Generazioni Future e sostenuti da personalità accademiche e culturali.

La raccolta firme si svolgerà tramite banchetti nelle principali città italiane, uffici elettorali dei comuni di residenza o sulla piattaforma Itagile.it, dove sarà possibile firmare digitalmente pagando 1,50 euro per firma.

Il comitato ha 90 giorni per raccogliere 500mila firme, al termine dei quali la Corte di Cassazione valuterà la conformità alla legge delle richieste di referendum ricevute. Successivamente, la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità dei quesiti entro il 10 febbraio. Il Presidente della Repubblica convocherà il referendum in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno se il risultato sarà positivo. Infine, per la validità del referendum, occorrerà la partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto al voto. I referendum riguardano la sanità pubblica, l’invio di armi in Ucraina e la pace.

I referendum
Rafforzamento della sanità pubblica

Il primo referendum chiede di abrogare il comma 13 dell’articolo 1 del decreto legislativo n. 502/1992, che disciplina la programmazione sanitaria nazionale e la definizione dei livelli uniformi di assistenza. In particolare, si vuole eliminare la possibilità che le strutture private accreditate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possano partecipare a determinati piani sanitari territoriali, che dovrebbero essere riservati esclusivamente alle strutture pubbliche.

La motivazione del referendum è il progressivo indebolimento della sanità pubblica a favore delle spese militari e la necessità di porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità. Inoltre, l’abrogazione di questo comma renderebbe più chiara e trasparente la ripartizione dei fondi pubblici destinati alla sanità, impedendo che vengano destinati a strutture private che possono avere interessi economici divergenti rispetto al benessere della collettività.

In sostanza, il referendum mira a rafforzare la sanità pubblica, escludendo le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali e garantendo una distribuzione più equa dei fondi pubblici destinati alla sanità.

Revoca dell’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina

Il secondo referendum riguarda la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina. Questo trasferimento di armi è stato autorizzato dal governo italiano attraverso il decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023. Il referendum chiede ai cittadini italiani se desiderano abrogare l’art. 1 di questa legge, che prevede la proroga dell’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, nei termini e con le modalità ivi stabilite.

In sostanza, il quesito referendario chiede ai cittadini se vogliono revocare l’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina che è stata concessa dal governo italiano con il decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023. Se la maggioranza dei votanti risponderà “” al quesito referendario, l’art. 1 della legge sarà abrogato e di conseguenza sarà revocata l’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina.

Divieto di esportazione di armi ai Paesi in stato di conflitto armato

Il terzo referendum riguarda l’abrogazione di una parte dell’art. 1, comma 6, lettera a) della legge n. 185 del 9 luglio 1990, che disciplina il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. In particolare, il quesito referendario si concentra sulla parte della norma che consente al Consiglio dei Ministri di derogare al divieto di esportazioni di armi verso i Paesi in stato di conflitto armato, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia, o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere.

I promotori del referendum intendono abrogare la parte di norma che consente al Consiglio dei Ministri di derogare al divieto di esportazioni di armi mediante la semplice informativa al Parlamento, ritenendo che ogni decisione futura volta a inviare armi in teatri di guerra dovrebbe richiedere una legge formale e la piena assunzione di responsabilità politica del Parlamento.

Il quesito referendario chiede se si vuole abrogare la parte della norma che recita: “o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere“. In caso di esito favorevole del referendum, il divieto di esportazione di armi ai Paesi in stato di conflitto armato diventerebbe assoluto e non potrebbe essere derogato dal Consiglio dei Ministri senza una legge formale approvata dal Parlamento.

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