Cos’è la strategia della tensione?

La “strategia della tensione” fu un periodo turbolento della storia italiana, specialmente negli “anni di piombo”. Aveva lo scopo di destabilizzare gli equilibri stabiliti attraverso azioni eversive

Cos'è la strategia della tensione?
Cos’è la strategia della tensione? La strategia della tensione in Italia fu un periodo molto turbolento nella storia della Repubblica Italiana, specialmente negli anni settanta del XX secolo, noti come gli “anni di piombo“. Questa strategia aveva lo scopo di destabilizzare gli equilibri stabiliti attraverso azioni eversive.

Questo periodo storico va dalla strage di piazza Fontana (avvenuta il 12 dicembre 1969) alla strage di Bologna (avvenuta il 2 agosto 1980), anche se alcuni studiosi fanno risalire l’inizio di questa strategia al Piano Solo del 1964, che fu un fallito colpo di Stato progettato dal generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni de Lorenzo.

Le origini della strategia della tensione

Negli anni ’60 e ’70, in Italia, si sviluppò una strategia chiamata “strategia della tensione“. Questo approccio prevedeva una serie di attacchi terroristici mirati a seminare paura e insicurezza nella popolazione. L’obiettivo era creare una situazione in cui si richiedessero soluzioni politiche autoritarie. Questa strategia poteva anche implicare il commettere attentati e attribuirli ad altri come parte di una tattica militare.

Questa strategia fu teorizzata in un documento chiamato “Notre action politique“, scritto da Yves Guillou, anche conosciuto come Yves Guérin-Sérac. Guillou era un ex capitano militare coinvolto in conflitti in Indocina, Corea e Algeria. Era anche un membro dell’organizzazione paramilitare clandestina OAS e fondatore della Aginter Press. È deceduto nel marzo 2022.

Questo periodo in Italia è stato caratterizzato da violente azioni terroristiche condotte da gruppi neofascisti, insieme a un presunto coinvolgimento di settori militari e politici nel sostenere un’agenda anticomunista. Questo particolare clima si accentuò dopo gli eventi del movimento del Sessantotto e l’autunno caldo.

Il terrorismo durante questo periodo si manifestò principalmente attraverso attacchi indiscriminati contro cittadini comuni e militanti di sinistra o antifascisti. Alcuni ritengono che questo abbia contribuito alla decisione di alcuni gruppi di sinistra extraparlamentari di adottare la lotta armata e il terrorismo come risposta contro lo Stato italiano.

Verso la fine degli anni ’70, si incoraggiò una radicalizzazione della lotta armata sia da parte delle fazioni di estrema destra che di sinistra, con entrambe che rispondevano con violenza alle azioni dell’altra fazione.

Contesto storico della strategia della tensione

La “strategia della tensione” aveva come obiettivo destabilizzare la situazione politica in Italia per influenzare il sistema democratico e renderlo instabile. Questo avveniva in un periodo in cui la Guerra Fredda aveva un forte impatto a livello internazionale. L’instabilità politica avrebbe ostacolato il progressivo spostamento delle dinamiche politiche verso l’estrema sinistra. Dopo gli eventi del Sessantotto e l’autunno caldo, l’estrema sinistra aveva guadagnato terreno nella società italiana.

C’è stata speculazione riguardo al coinvolgimento del SID (Servizio Informazioni Difesa) in questa strategia, a causa di collegamenti con gruppi neofascisti o ispirati al neofascismo che erano responsabili di attacchi terroristici. Questi attacchi, condotti da gruppi come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Movimento di Azione Rivoluzionaria, La Fenice e i Nuclei Armati Rivoluzionari, avevano lo scopo di seminare il terrore per giustificare un governo autoritario o colpi di stato.

La strategia della tensione ha radici ideologiche che risalgono alla metà degli anni ’60, legate a eventi come il fallito colpo di Stato del 1964 (“Piano Solo”) e il convegno dell’hotel Parco dei Principi nel 1965 che aveva come tema la “guerra rivoluzionaria” anticomunista.

Questa strategia non si limitava agli attentati e alle stragi, ma comprendeva anche l’operato di organizzazioni paramilitari segrete come Rosa dei Venti, Nuclei di Difesa dello Stato, Gladio e Noto Servizio, oltre all’infiltrazione della loggia massonica P2 con finalità politiche anticomuniste e l’organizzazione di colpi di stato come il golpe Borghese del 1970 e il golpe bianco del 1974.

Nel periodo tra il 1969 e il 1975, si registrarono ben 4.584 attentati, l’83% dei quali attribuiti all’estrema destra eversiva, con un saldo di 113 morti e 351 feriti. Si sospettava che i servizi segreti fornissero coperture a questi movimenti eversivi.

Attentati e stragi ascrivibili alla strategia della tensione

Durante la strategia della tensione, si verificarono una serie di stragi ed attentati, principalmente con l’uso di esplosivi in luoghi pubblici o sui mezzi di trasporto di massa. La maggior parte di questi attacchi non furono rivendicati, ma sembrano essere stati compiuti per favorire piani di colpo di stato o come minaccia verso il fronte antifascista di sinistra. Eccezione è la bomba del 1984, collegata alla mafia.

  • Nel 1969, una bomba esplose al padiglione FIAT della Fiera di Milano, ferendo gravemente diverse persone ma senza causare morti. Altre bombe furono trovate nella stazione Centrale.
  • Nel dicembre 1969, una bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, causando molte vittime e feriti. Nello stesso giorno, altre bombe esplosero a Roma.
  • Nel luglio 1970, un treno deragliò a Gioia Tauro a causa di binari sabotati, causando sei morti e numerosi feriti.
  • Nel maggio 1972, una Fiat 500 imbottita di esplosivo esplose a Peteano, uccidendo tre carabinieri e ferendone altri due.
  • Nel maggio 1973, un individuo lanciò una bomba durante una cerimonia davanti alla Questura di Milano, causando morti e feriti.
  • Tra il 1974 e il 1975, una serie di esplosioni a Savona causarono morti e feriti.
  • Nel maggio 1974, una bomba esplose durante una manifestazione sindacale a Brescia, uccidendo otto persone e ferendone molte altre.
  • Nel agosto 1974, una bomba esplose su un treno Italicus vicino a Bologna, causando numerose vittime e feriti.
  • Nel agosto 1980, una bomba esplose nella stazione di Bologna, uccidendo molte persone e ferendone molte altre.
  • Nel dicembre 1984, una bomba esplose su un treno presso San Benedetto Val di Sambro, causando numerose vittime e feriti.

Alcuni eventi, come la strage di Alcamo Marina, l’omicidio di Giorgiana Masi e l’aggressione all’attrice Franca Rame, sono stati considerati parte della strategia della tensione o correlati. Giudici che indagavano su legami tra neofascismo e stragismo, come Vittorio Occorsio e Mario Amato, furono assassinati da militanti di estrema destra.

Le condanne legate alla strategia della tensione

Le condanne definitive legate a queste stragi e attentati sono state poche e hanno coinvolto principalmente gli esecutori materiali o colpevoli marginali.

I presunti mandanti, al contrario, sono stati spesso assolti o non definitivamente identificati come tali dalle decisioni dei tribunali.

  • Per le bombe sui treni del 1969, che sono precedenti alla strage di Piazza Fontana e che hanno causato feriti ma non morti, furono condannati Franco Freda e Giovanni Ventura, membri della cellula veneta di Ordine Nuovo.
  • Per la strage di Piazza Fontana, Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini (ex agente del SID) sono stati assolti per mancanza di prove riguardo all’accusa di strage. Gli ex ufficiali del SID Gianadelio Maletti e Antonio Labruna sono stati condannati per falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini.
  • Per la strage di Gioia Tauro, i neofascisti Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella sono stati riconosciuti come esecutori materiali, ma sono deceduti prima della sentenza definitiva.
  • Per la strage della Questura di Milano, Gianfranco Bertoli, che si definiva individualista stirneriano, è stato condannato. Era stato arrestato in flagranza di reato e aveva confessato.
  • Per la strage di Peteano, sono stati condannati Vincenzo Vinciguerra (che aveva confessato), Ivano Boccaccio (riconosciuto colpevole dopo la sua morte) e Carlo Cicuttini. I carabinieri Antonio Chirico, Dino Mingarelli e Giuseppe Napoli sono stati condannati per aver depistato le indagini.
  • Per la strage dell’Italicus, è stata confermata la responsabilità del movimento Ordine Nero, ma gli imputati (i neofascisti Mario Tuti, Piero Malentacchi e Luciano Franci) sono stati tutti assolti, in quanto non è stato possibile stabilire la loro specifica colpevolezza.
  • Per la strage di piazza della Loggia, è stata riconosciuta la colpevolezza di Carlo Digilio (che aveva confessato), mentre Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati sono stati riconosciuti colpevoli dopo la loro morte. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, sono stati assolti. In seguito, nel 2015, sono stati condannati in appello Carlo Maria Maggi come mandante e Maurizio Tramonte (ex informatore del SID con lo pseudonimo di “Tritone”) come uno degli esecutori.
  • Per la strage di Bologna, sono stati condannati come esecutori Luigi Ciavardini, Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (membri dei NAR). L’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza (collaboratore del SISMI) sono stati condannati per depistaggio. Alcune teorie suggeriscono il coinvolgimento del terrorismo palestinese o dei servizi segreti libici come vendetta per eventi legati alla strage di Ustica.
  • Per la strage del Rapido 904, sono stati condannati il boss mafioso Giuseppe Calò e altri personaggi legati a lui (Guido Cercola, Franco Di Agostino e l’esperto tedesco di esplosivi Friedrich Schaudinn). Cosa Nostra organizzò la strage per distrarre l’attenzione dalle indagini sul pool antimafia e sulle testimonianze dei collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Il boss Salvatore Riina, accusato come mandante, è stato assolto nel 2015.

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