Cos’è il “premierato”?

Il premierato indica un sistema di governo in cui il presidente del Consiglio ha maggiori poteri, ma rimane legato ad un rapporto di fiducia con il Parlamento

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Cos’è il “premierato”? In Italia, il presidente del Consiglio viene nominato dal presidente della Repubblica sulla base del risultato delle elezioni, e la persona individuata deve ottenere la fiducia del Parlamento. Il termine “premierato” si riferisce a sistemi in cui il presidente del Consiglio ha più poteri rispetto all’Italia, come quello di revocare i ministri, rimanendo legato a un rapporto di fiducia con il Parlamento, o a sistemi in cui il presidente del Consiglio viene eletto direttamente dal popolo.

Il premierato non va confuso con i sistemi di governo presidenziali o semipresidenziali, in cui il capo dello Stato è eletto direttamente dai cittadini e detiene il potere esecutivo.

Il governo guidato da Giorgia Meloni starebbe progettando una riforma costituzionale che mira a introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio e a ridurre i poteri del presidente della Repubblica. La bozza del disegno di legge costituzionale, redatta dal ministro delle Riforme Maria Elisabetta Casellati, prevede l’elezione diretta del premier con un sistema di ballottaggio nel caso in cui nessun candidato ottenga il 40% dei voti validi. Inoltre, attribuisce a Palazzo Chigi i poteri di nomina, revoca dei ministri e di scioglimento delle Camere, che attualmente spettano al presidente della Repubblica.

Il presidente della Repubblica manterrebbe un potere formale, con la possibilità di posticipare lo scioglimento delle Camere per un massimo di 6 mesi, ma perderebbe gran parte dei poteri esecutivi attualmente detenuti. La proposta prevede inoltre un meccanismo di sfiducia costruttiva del premier, che può essere presentata solo un anno dopo la formazione del governo e deve essere approvata da una maggioranza assoluta per costringere il premier alle dimissioni.

La bozza del disegno di legge costituzionale è stata presentata nell’ambito dell’obiettivo di approvarla entro settembre, e l’entrata in vigore sarebbe prevista per la prossima legislatura, ma non prima di 60 giorni dalla data di entrata in vigore.

Ora, dopo 10 mesi di discussioni e negoziati, venerdì il testo della riforma costituzionale è stato approvato dai leader di maggioranza, riuniti a Palazzo Chigi con la premier Meloni. La prossima tappa prevede la presentazione del disegno di legge costituzionale al Consiglio dei ministri, da cui partirà il percorso attraverso il Parlamento, coinvolgendo quattro passaggi tra Camera e Senato.

La riforma, supportata dai 4 partiti che compongono l’esecutivo e rappresentati da Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, mira a cambiare il modo in cui il capo del governo viene eletto. Invece dell’elezione del presidente della Repubblica, come previsto inizialmente, ora si punta a scegliere il premier direttamente dai cittadini, in un unico turno e per un mandato di 5 anni. L’obiettivo è rafforzare il ruolo del capo del governo senza stravolgere l’architettura costituzionale.

Inoltre, tra le modifiche più significative, si prevede l’abolizione dei senatori a vita nominati per “alti meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario“. Questo implicherà che le nomine come quella di Liliana Segre potrebbero essere le ultime di questo genere. Ciò comporterebbe anche una perdita di prerogative per il capo dello Stato, la cui influenza sarebbe ridimensionata rispetto al passato, specialmente all’interno delle dinamiche parlamentari.

Le opposizioni, rappresentate da Pd, M5s e Sinistra italiana, dicono che, sebbene presentata come una misura per garantire stabilità ai governi italiani, essa modifichi in modo “pericoloso” gli equilibri della Costituzione. Secondo loro, il capo dello Stato rischia di perdere forza e autorevolezza, mentre si afferma che questa riforma costituzionale minacci la democrazia italiana.

In particolare, il Partito Democratico al Senato, tramite il capogruppo Francesco Boccia, afferma che si tratta di una riforma che andrebbe a stravolgere la democrazia italiana. Anche il Movimento 5 Stelle critica fortemente la riforma, definendola un “pastrocchio costituzionale“.

Cos’è il “premierato”?

Il termine “premierato” fa riferimento a varianti della forma di governo parlamentare che presentano caratteristiche specifiche. Queste caratteristiche possono includere l’indicazione del capo di governo da parte dell’elettorato o un ruolo più forte del capo di governo nei confronti del parlamento.

A seconda di quali di queste caratteristiche sono presenti, il concetto di premierato può essere associato a diverse forme di governo. Ad esempio, può sovrapporsi alla forma di governo neoparlamentare, in cui il capo di governo è eletto direttamente, o al cancellierato, in cui il capo di governo (chiamato cancelliere) ha un ruolo preminente e una certa legittimazione popolare. Può anche essere collegato al parlamentarismo a prevalenza del governo, in cui il capo di governo riceve un’investitura popolare, anche se indiretta, e il suo rapporto con la maggioranza parlamentare garantisce una certa stabilità al sistema.

Il concetto di premierato è spesso associato al sistema di governo del Regno Unito, noto come sistema Westminster, che è una forma di governo parlamentare in cui il Primo Ministro (il “premier”) ha un ruolo centrale nel governo e nell’orientamento politico del paese.

Secondo il costituzionalista Mauro Volpi, il termine “premieratopuò essere usato per descrivere anche un sistema in cui il presidente del Consiglio viene eletto direttamente dal popolo, senza il bisogno di un rapporto di fiducia con il Parlamento. Questo tipo di sistema è anche noto come “sindaco d’Italia“, in quanto il presidente del Consiglio verrebbe eletto direttamente dai cittadini in modo simile all’elezione dei sindaci delle città con più di 15.000 abitanti. Tuttavia, il sistema di governo dei comuni e il parlamentarismo che vige attualmente a livello nazionale sono sistemi diversi tra loro e non è possibile sovrapporli completamente.

Infine, il premierato si differenzia dal presidenzialismo, in cui il presidente della Repubblica ha maggiori funzioni politiche, viene eletto direttamente dai cittadini e ha una concentrazione più marcata di poteri nelle sue mani. Il presidenzialismo può essere di diversi tipi, dal sistema americano in cui non c’è rapporto di fiducia tra il capo dello Stato e le Camere, a quello francese (semipresidenzialismo).

Quali Stati hanno il premierato?

In alcuni Paesi il premierato è associato alla monarchia costituzionale, in cui il monarca è il capo dello Stato ma il potere effettivo è nelle mani del capo del governo.

Uno dei Paesi in cui il premierato è presente è la Germania, dove il cancelliere ha poteri più ampi rispetto al presidente del Consiglio italiano. In Germania solo il cancelliere deve ottenere la fiducia del Parlamento e non tutto il governo. Il cancelliere ha il potere di nominare e revocare i ministri, cosa che non è prevista in Italia. Inoltre, in Germania esiste l’istituto della cosiddetta “sfiducia costruttiva”, che permette al Parlamento di sfiduciare il governo solo se c’è già la maggioranza per un altro esecutivo. Questo sistema è stato usato due volte in Germania, nel 1982 e nel 2005, ma ha avuto successo solo nel 1982.

In Spagna, come in Germania, esiste il premierato. In particolare, in Spagna il capo del governo ha il potere di nominare e revocare i ministri. Inoltre, in Spagna esiste l’istituto della cosiddetta “sfiducia costruttiva”, che permette al Parlamento di sfiduciare il governo solo se c’è già la maggioranza per un altro esecutivo. Tuttavia, a differenza della Germania, in Spagna ci sono stati 5 tentativi di sfiducia, ma solo quello del 2018 ha avuto successo, portando alla caduta di Mariano Rajoy e all’arrivo al governo di Pedro Sánchez.

L’unico esperimento di premierato inteso come elezione diretta del presidente del Consiglio si è verificato in Israele. In questo Paese, il premierato è stato introdotto nel 1992 e prevedeva l’elezione popolare del capo del governo. Tuttavia, il sistema è stato abolito nel 2002 perché il sistema politico israeliano era rimasto multipartitico, i governi erano sempre di coalizione e il capo dell’esecutivo rimaneva in balia delle scelte dei partiti se sostenere o meno i governi.

Il premierato nella bicamerale del 1997

Il premierato nella bicamerale del 1997 si riferisce al tentativo di riforma costituzionale che ebbe luogo in Italia nell’ambito della Commissione per le riforme istituzionali del 1997. Tale commissione, voluta dall’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema, era composta da 70 tra senatori e deputati, nominati dai presidenti della Camera e del Senato.

La Commissione bicamerale individuò 2 possibili tipologie di riforma della Costituzione: una simile al premierato, che avrebbe assegnato più poteri al presidente del Consiglio, come la nomina e la revoca dei ministri, ma senza prevederne l’elezione diretta, e l’altra più vicina a un modello semipresidenzialista. Il 4 giugno 1997 le due ipotesi furono messe ai voti e prevalse il modello semipresidenzialista con 36 voti a favore, contro i 31 del premierato (tre astenuti).

Successivamente, la Commissione bicamerale lavorò per un anno a un testo di riforma costituzionale di tipo semipresidenziale senza nessun risultato. A giugno del 1998 i lavori della commissione si interruppero a causa di divergenze politiche tra centrodestra e centrosinistra.

Cos’è il sindaco d’Italia?

Il sindaco d’Italia” è una proposta di riforma politica avanzata dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nel febbraio del 2020, durante un’ospitata televisiva a “Porta a Porta“. Secondo questa proposta, il presidente del Consiglio dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini, sul modello dell’elezione dei sindaci delle città con più di 15 mila abitanti. In questi comuni, il sindaco viene eletto direttamente dai cittadini, con un eventuale secondo turno di ballottaggio tra i due candidati più votati se nessuno raggiunge il 50 per cento più uno dei voti al primo turno.

L’idea di Renzi di eleggere direttamente il presidente del Consiglio ha ricevuto poco seguito parlamentare fino ad oggi, tuttavia la proposta è stata accolta da Azione ed è stata inserita nel programma elettorale dei due partiti per le elezioni politiche del settembre 2022.

Secondo il politologo Giovanni Orsina, l’introduzione di un “sindaco d’Italia” potrebbe portare a una semplificazione del sistema politico italiano, rendendo il governo più efficiente e aumentando la responsabilità del presidente del Consiglio nei confronti dei cittadini. Tuttavia, ci sono anche preoccupazioni riguardo alla possibilità di un potenziale aumento del potere del presidente del Consiglio a discapito del Parlamento e dei partiti politici, nonché alla complessità dell’adattamento delle norme elettorali per includere questa nuova figura istituzionale.

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